Veglia di preghiera

Nonostante ci incontriamo ancora su una piattaforma online a causa della pandemia, vogliamo ugualmente condividere uno dei momenti più significativi del Convegno pregando insieme, semplicemente, ciascuno nella propria casa e partecipando attivamente pregando davvero tutti nello stesso momento, guidati dallo scorrere dei testi e dei racconti che vi proporremo.

Così, vi invitiamo a preparare il luogo della preghiera mettendo sul tavolo o sulla scrivania una Bibbia aperta, una icona e una candela accesa. Se siete in comunità, vi suggeriamo di disporre le sedie in semicerchio davanti allo schermo in modo che le immagini possano abitare tra voi come se fossero degli invitati accolti nella vostra casa. Se siete soli, disponetevi comodi, come per una serata di incontro tra amici, una chiacchierata fraterna, un momento intimo di condivisione tra chi si vuole bene. Scarica qui il pdf con i testi della preghiera.

Invocazione allo Spirito Santo

Iniziamo la preghiera e invochiamo lo Spirito nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Amen.

Dio, nostro Padre,
manda su di noi il tuo Spirito Santo
perché spenga il rumore delle nostre parole,
faccia regnare il silenzio dell’ascolto
e accompagni la tua Parola
dai nostri orecchi fino al nostro cuore:
così incontreremo Gesù Cristo
e conosceremo il suo amore
che ci fa riconoscere e sostiene
la nostra vocazione.
Amen.

Liberamente adattata dalla Liturgia di Bose

 

Da Evangelii gaudium

«La missione al cuore del popolo non è una parte della mia vita, o un ornamento che mi posso togliere, non è un’appendice, o un momento tra i tanti dell’esistenza. È qualcosa che non posso sradicare dal mio essere se non voglio distruggermi. Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo. Bisogna riconoscere sé stessi come marcati a fuoco da tale missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare. Lì si rivela l’infermiera nell’animo, il maestro nell’animo, il politico nell’animo, quelli che hanno deciso nel profondo di essere con gli altri e per gli altri. Tuttavia, se uno divide da una parte il suo dovere e dall’altra la propria vita privata, tutto diventa grigio e andrà continuamente cercando riconoscimenti o difendendo le proprie esigenze. Smetterà di essere popolo. Per condividere la vita con la gente e donarci generosamente, abbiamo bisogno di riconoscere anche che ogni persona è degna della nostra dedizione. Non per il suo aspetto fisico, per le sue capacità, per il suo linguaggio, per la sua mentalità o per le soddisfazioni che ci può offrire, ma perché è opera di Dio, sua creatura. Egli l’ha creata a sua immagine, e riflette qualcosa della sua gloria. Ogni essere umano è oggetto dell’infinita tenerezza del Signore, ed Egli stesso abita nella sua vita» (Francesco, Evangelii gaudium, 273-274).

 

Dal Vangelo di Marco

«Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno» (Mc 16,14-18).

 

Da Christus vivit

«I Padri sinodali hanno evidenziato con dolore che «molti giovani vivono in contesti di guerra e subiscono la violenza in una innumerevole varietà di forme: rapimenti, estorsioni, criminalità organizzata, tratta di esseri umani, schiavitù e sfruttamento sessuale, stupri di guerra, ecc. Altri giovani, a causa della loro fede, faticano a trovare un posto nelle loro società e subiscono vari tipi di persecuzioni, fino alla morte […]. Molti giovani sono ideologizzati, strumentalizzati e usati come carne da macello o come forza d’urto per distruggere, intimidire o ridicolizzare altri. E la cosa peggiore è che molti si trasformano in soggetti individualisti, nemici e diffidenti verso tutti, e diventano così facile preda di proposte disumanizzanti e dei piani distruttivi elaborati da gruppi politici o poteri economici […]. Non possiamo essere una Chiesa che non piange di fronte a questi drammi dei suoi figli giovani. Non dobbiamo mai farci l’abitudine, perché chi non sa piangere non è madre. Noi vogliamo piangere perché anche la società sia più madre, perché invece di uccidere impari a partorire, perché sia promessa di vita. Piangiamo quando ricordiamo quei giovani che sono morti a causa della miseria e della violenza e chiediamo alla società di imparare ad essere una madre solidale […]. Certe realtà della vita si vedono soltanto con gli occhi puliti dalle lacrime. Invito ciascuno di voi a domandarsi: io ho imparato a piangere?» (Francesco, Christus vivit, 72-75).

 

Dalla Lettera ai Romani

«La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità. Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile. Non stimatevi sapienti da voi stessi. Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti» (Rm 12,9-17).

 

 

Da Christus vivit

«Non sempre un giovane ha la possibilità di decidere a che cosa dedicare i suoi sforzi, per quali compiti spendere le sue energie e la sua capacità di innovazione. Perché, al di là dei propri desideri e molto al di là delle proprie capacità e del discernimento che una persona può maturare, ci sono i duri limiti della realtà. È vero che non puoi vivere senza lavorare e che a volte dovrai accettare quello che trovi, ma non rinunciare mai ai tuoi sogni, non seppellire mai definitivamente una vocazione, non darti mai per vinto. Continua sempre a cercare, come minimo, modalità parziali o imperfette di vivere ciò che nel tuo discernimento riconosci come un’autentica vocazione […]. Sapere che non si fanno le cose tanto per farle, ma con un significato, come risposta a una chiamata che risuona nel più profondo del proprio essere per dare qualcosa agli altri, fa sì che queste attività offrano al proprio cuore un’esperienza speciale di pienezza. Questo è ciò che diceva l’antico libro biblico del Qoèlet: «Mi sono accorto che nulla c’è di meglio per l’uomo che godere delle sue opere» (3,22)» (Francesco, Christus vivit, 272-273).

 

Dalla Lettera di Giacomo

«Lo sapete, fratelli miei carissimi: ognuno sia pronto ad ascoltare, lento a parlare e lento all’ira. Infatti l’ira dell’uomo non compie ciò che è giusto davanti a Dio. Perciò liberatevi da ogni impurità e da ogni eccesso di malizia, accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza. Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi; perché, se uno ascolta la Parola e non la mette in pratica, costui somiglia a un uomo che guarda il proprio volto allo specchio: appena si è guardato, se ne va, e subito dimentica come era. Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla» (Gc 1,19-25).

 

 

Da Nuove vocazioni per una nuova Europa

«La Parola di Dio si fa compagna di viaggio dell’uomo e lo incrocia lungo le vie per rivelargli il progetto del Padre come condizione della sua felicità. Ed è esattamente la Parola tratta dalla lettera di Paolo ai cristiani della Chiesa di Efeso, che conduce anche noi oggi, popolo di Dio in Europa, a scoprire quanto forse non è subito visibile a prima vista, ma che pure è evento, è dono, è vita nuova: “Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio” (Ef 2, 19). Non è, evidentemente, parola nuova, ma è parola che ci fa guardare in modo nuovo alla realtà della Chiesa del vecchio continente, che è tutt’altro che “Chiesa vecchia”. Essa è comunità di credenti chiamati alla “giovinezza della santità”, alla vocazione universale alla santità, sottolineata con forza dal Concilio e ribadita in svariate circostanze dal Magistero successivo. È tempo, ora, che quell’appello riprenda forza e raggiunga ogni credente, perché ognuno sia “in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità” (Ef 3, 18) del mistero di grazia affidato alla propria vita. È tempo ormai che quell’appello susciti nuovi disegni di santità, perché l’Europa ha bisogno soprattutto di quella particolare santità che il momento presente esige, originale quindi e in qualche modo senza precedenti. Occorrono persone, capaci di ‘gettare ponti’ per unire sempre più le Chiese e i popoli d’Europa e per riconciliare gli animi. Occorrono padri e madri aperti alla vita e al dono della vita; sposi e spose che testimonino e celebrino la bellezza dell’amore umano benedetto da Dio; persone capaci di dialogo e di ‘carità culturale’, per la trasmissione del messaggio cristiano mediante i linguaggi della nostra società; professionisti e persone semplici capaci d’imprimere all’impegno nella vita civile e ai rapporti di lavoro e d’amicizia la trasparenza della verità e l’intensità della carità cristiana; donne che riscoprano nella fede cristiana la possibilità di vivere in pieno il loro genio femminile; presbiteri dal cuore grande, come quello del Buon Pastore; diaconi permanenti che annuncino la Parola e la libertà del servizio per i più poveri; apostoli consacrati capaci d’immergersi nel mondo e nella storia con cuore di contemplativo, e mistici così familiari col mistero di Dio da saper celebrare l’esperienza del divino e indicare Dio presente nel vivo dell’azione. L’Europa ha bisogno di nuovi confessori della fede e della bellezza del credere, di testimoni che siano credenti credibili, coraggiosi fino al sangue, di vergini che non siano tali solo per se stessi, ma che sappiano indicare a tutti quella verginità che è nel cuore d’ognuno e che rimanda immediatamente all’Eterno, fonte d’ogni amore. La nostra terra è avida non solo di persone sante, ma di comunità sante, così innamorate della Chiesa e del mondo da saper presentare al mondo stesso una Chiesa libera, aperta, dinamica, presente nella storia odierna d’Europa, vicina ai dolori della gente, accogliente verso tutti, promotrice della giustizia, attenta ai poveri, non preoccupata della sua minoranza numerica né di porre paletti di confine alla propria azione, non spaventata dal clima di scristianizzazione sociale (reale ma forse non così radicale e generale) né dalla scarsità (spesso solo apparente) dei risultati. Sarà questa la nuova santità capace di rievangelizzare l’Europa e di costruire la nuova Europa!» (Pontificia Opera per le Vocazioni Ecclesiastiche, Nuove vocazioni per una nuova Europa, 12).

 

 

Intercessioni

Affidiamo al Signore il nostro Papa Francesco, i nostri vescovi, i nostri parroci, i nostri amici sacerdoti e diaconi. Sostienili, Signore con la forza del tuo Spirito.

Affidiamo al Signore tutti i consacrati e le consacrate, i nostri amici frati, suore e membri degli istituti secolari. Sostienili, Signore con la forza del tuo Spirito.

Affidiamo al Signore tutte le monache e i monaci, i nostri amici e le nostre amiche che vivono nelle comunità di vita contemplativa maschili e femminili. Sostienili, Signore con la forza del tuo Spirito.

Affidiamo al Signore tutti gli sposi cristiani, le nostre famiglie e i laici e le laiche non sposati che hanno scelto di vivere la loro vocazione battesimale. Sostienili, Signore con la forza del tuo Spirito.

Affidiamo al Signore i seminaristi, i novizi e le novizie, i fidanzati tutti i nostri amici e le nostre amiche che hanno iniziato un cammino di discernimento sulla propria vocazione. Illuminali, Signore con la forza del tuo Spirito.

Affidiamo al Signore tutti i bambini, gli adolescenti e i giovani. Custodiscili, Signore con la forza del tuo Spirito.

Affidiamo al Signore i politici, gli amministratori, gli insegnanti e tutti i lavoratori. Sostienili, Signore con la forza del tuo Spirito.

Affidiamo al Signore tutti gli sposi, i presbiteri, i consacrati e le consacrate che faticano nella loro vocazione o che l’hanno abbandonata. Dona loro, Signore, il sollievo e la speranza del tuo Spirito.

Affidiamo al Signore i poveri, i carcerati, i migranti, coloro che sono sfruttati. Guarisci, Signore, i nostri occhi con la luce del tuo Spirito.

Padre Nostro…

 

Preghiera per la 59a Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni

Signore,
Dio del tempo e della storia,
Dio della vita e della bellezza,
Dio del sogno e della realtà,
ascoltaci, ti preghiamo:
insegnaci a tessere e intrecciare
trame e ricami d’amore,
profondi e veri
con te e per te,
con gli altri e per gli altri;
immergici nell’operosità delle tue mani,
nella creatività dei tuoi pensieri,
nell’arte amorosa del tuo cuore
perché ogni vita annunci bellezza
e ogni bellezza parli di te.
Regalaci il coraggio dell’inquietudine,
l’intrepido passo dei sognatori,
la felice concretezza dei piccoli
perché riconoscendo nella storia
la tua chiamata
viviamo con letizia
la nostra vocazione.

Amen.

 

Per i canti si ringrazia la Comunità Monastica delle Monache Agostiniane dei Santi Quattro Coronati in Roma