N.06
Novembre/Dicembre 2021

Rallegrarsi

«La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre rinasce la gioia» (Francesco, Evangelii gaudium, 1). Così papa Francesco, nella sua enciclica programmatica, lega strettamente gioia e vocazione facendoci fare memoria in una sola riga degli episodi di vocazione di tutto il Vangelo e in particolare dei racconti della Pasqua laddove, all’apparire del Cristo Risorto, il cuore dei discepoli si riempie di gioia. 

Il sapore racchiuso dall’invito del padre al fratello maggiore della parabola che fa da titolo a questo numero della nostra rivista affida alla nostra vocazione il compito di custodire la gioia. Il termine ‘rallegrarsi’ – spesso nel Nuovo Testamento declinato all’imperativo – affida un impegno e una responsabilità vocazionale: la gioia ricevuta è da conservare, da proteggere, da difendere, da salvaguardare sia nella dimensione personale della vita quanto in quella comunitaria. La gioia dell’incontro con Gesù, la letizia della propria vocazione è come la linfa che la sostiene. 

La gioia della vocazione può assumere – soprattutto agli inizi – i colori luccicanti dell’entusiasmo che divampa di fervore, fa muovere passi mai immaginati prima, accende di passione: somiglia, la consolazione dell’inizio, a un temporale estivo – suggerisce sant’Ignazio nei suoi Esercizi Spirituali – che giunge inatteso e si scatena pieno di energia. L’acqua che feconda la terra sul lungo periodo, però, è quella che scende lieve, giorno per giorno, goccia dopo goccia e rallegra quasi senza farsi sentire.  

Il servizio alla vocazione – la nostra vocazione personale e la vocazione della nostra comunità – deve prendersi soprattutto cura di questa gioia lieve, di questa letizia feriale, quotidiana, che emerge dalle cose di ogni giorno, è nascosta nei compiti più semplici e mai banali che costituiscono la materia, l’occasione per acconsentire all’opera di Dio, quella di trasfigurare la storia, di fare che la terra diventi sempre più simile al Cielo. 

È l’invito che la Liturgia ci propone nel tempo di Avvento invitandoci a liberare gli occhi e il cuore dalle mille pesantezze e dissipazioni della vita per allenarsi a riconoscere che il Regno di Dio che è vicino non solo nel tempo ma anche nello spazio. La gioia della vocazione viene dal riconoscere il bene nascosto nelle cose e che emerge come un puntino luminoso nella notte, come una stella nella buia coperta del cielo.