“…Ti ha amato per primo”. Al cuore di “Evangelizzazione e testimonianza della carità”.
Con il titolo “Evangelizzazione e testimonianza della carità” i Vescovi Italiani hanno recentemente offerto alle loro Chiese gli “Orientamenti pastorali per gli anni ‘90”.
Un testo impegnativo, pur nella sua agilità strutturale, che si qualifica non tanto come un vero e proprio “piano”, come nei decenni precedenti, ma sopratutto come degli “orientamenti”, che s’innestano nel cammino postconciliare fin qui percorso dalle nostre chiese, con l’intento d’imprimergli nuovo slancio nella prospettiva dell’inizio del terzo millennio.
“Non si tratta – affermano, infatti, i nostri Vescovi – di un documento sulla carità, o sull’evangelizzazione, o comunque di un testo con pretese di completezza, ma della proposta di alcune linee essenziali dell’impegno pastorale per il prossimo decennio. L’esperienza e la creatività delle singole chiese particolari e sopratutto l’inesausta novità dello Spirito daranno respiro e concretezza alle nostre parole”[1].
Il “Vangelo della carità” – questa espressione è il leitmotiv che riassume e ritma da cima a fondo il tema “Evangelizzazione e testimonianza della carità” – permette anche di sottolineare alcune dimensioni essenziali della vita cristiana che è indispensabile proporre nell’educazione dei giovani alla fede: “innanzi tutto – si afferma negli Orientamenti – la sua costitutiva risonanza vocazionale. La vocazione cristiana è fondamentalmente unica e coincide con la sequela di Cristo e la perfezione della carità. Siamo però chiamati a vivere questa medesima vocazione lungo diversi cammini: nelle vie del matrimonio e dell’impegno laicale, o in quelle del presbiterato, della vita religiosa, degli istituti secolari e di altre forme di speciale donazione. Ci rivolgiamo con fiducia ai giovani e alle giovani, perché sappiano puntare in alto e non abbiano timore a seguire con generosità la via della consacrazione totale a Dio, quando avvertono la sua chiamata, rispondendo all’amore con l’amore”[2].
Proprio su quest’aspetto teologico – pastorale – “rispondere all’amore con l’amore” – s’innesta la riflessione della prossima Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni che quest’anno si celebra Domenica 21 Aprile.
Gli “Orientamenti per gli anni 90” e il Tema della “Giornata”
Il Centro Nazionale Vocazioni da anni è solito seguire due precisi criteri nello studio e nella proposta alla comunità ecclesiale italiana del tema e della relativa sussidiazione per l’annuale celebrazione della “Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni”: una particolare attenzione al cammino pastorale o “piano” della Chiesa Italiana da un lato e dall’altro al mondo giovanile dei nostri giorni.
Alla luce di tali criteri – che favoriscono un’aderenza alla vita reale delle nostre comunità parrocchiali – il tema di quest’anno è riassunto nel seguente slogan: “…Ti ha amato per primo”.
Tale tema di preghiera e di catechesi, mentre aderisce agli orientamenti pastorali dell’episcopato Italiano per gli anni ‘90 “Evangelizzazione e Testimonianza della Carità”, intende offrirne una prima lettura e mediazione vocazionale annunciandone i valori vocazionali impliciti.
In particolare, questa prima lettura tende ad evidenziare che non può esserci accoglienza del “Vangelo della carità”, annunciato da Gesù di Nazareth; che non può reggere a lungo una pur generosa “testimonianza della carità” e, sopratutto non può esserci risposta vocazionale, se non a partire dalla motivazione che “noi amiamo, perché Egli ci ha amati per primo”. Questo è il messaggio a tutta la comunità cristiana e, in essa, ai giovani e alle ragazze, soggetti naturali di vocazione, che vuole annunciare il tema della Giornata delle Vocazioni: “… Ti ha amato per primo”.
È, infatti, dalla scoperta che “Dio ci ha amati per primo” che prende senso e si motiva ogni gesto quotidiano e ogni scelta di vita.
La pastorale delle vocazioni quindi, leggendo gli orientamenti pastorali “Evangelizzazione e testimonianza della carità” alla luce del tema “… Ti ha amato per primo”; intende sottolineare subito un dato di partenza: la testimonianza della carità è caratteristica, potremmo dire, costitutiva delle chiamate di Dio che costituiscono alcuni negli stati di vita propri della consacrazione e del ministero ordinato. A tal punto che è inimmaginabile che possano sorgere vocazioni consacrate che non abbiano questo, come dato di partenza. Ma la pastorale vocazionale percepisce con facilità un rischio di fondo nell’affrontare, per i prossimi dieci anni, un tema tanto importante: quello di scivolare su un concetto di “carità” inadeguato e non sufficientemente motivato. Una cosa, infatti, è la Carità, come primato della grazia di Dio in Cristo, vita stessa di Dio e virtù teologale per l’uomo, e una cosa è la carità come risvolto operativo della vita stessa di Dio che ci inabita. La testimonianza della carità, per i cristiani, è trasparenza della stessa vita di Dio in noi che si fa “opere” ma che in esse non si identifica né si esaurisce.
Il tema della Giornata delle Vocazioni mette subito in chiaro che “noi amiamo perché egli ci ha amati per primo” (1Gv 4,19) e che la testimonianza della carità è l’atto con il quale le vocazioni consacrate dicono al mondo l’amore di Dio e con il quale sono coinvolte nell’amore stesso di Dio per il mondo.
D’altra parte un’impostazione del genere è importantissima per le nuove generazioni e per un annuncio della vocazione di speciale consacrazione da parte della comunità cristiana alle stesse nuove generazioni: s’intende, infatti, dire ai nostri giovani che la risposta ad una chiamata speciale non è altro che la risposta ad un Amore che ci precede, ci chiama, ci sorregge, ci invia! Diventare preti, religiosi, missionari, laici consacrati è scegliere ciò che Dio ha già scelto: è lasciarsi conquistare da questo amore per diventarne testimoni con la vita, con tutta una vita.
Ecco allora che la scelta di questo tema risponde pienamente alla finalità propria della giornata che, oltre che essere giornata di preghiera, è anche giornata di riflessione sulla vocazione consacrata.
I “sussidi” preparati dal Centro Nazionale Vocazioni per aiutare la comunità cristiana ad accogliere tale messaggio vocazionale – e che qui di seguito proponiamo – vanno tuttavia accolti nel loro servizio specifico che intendono offrire: non sono tanto dei sussidi fine a se stessi e che servono per l’occasione ma, essendo già di per sé frutto di esperienza pastorale, vogliono essere ed offrire dei veri e propri “itinerari di fede vocazionali” per tutta la comunità cristiana e le varie categorie in essa presenti.
Infatti un dato è ormai maturato ed è patrimonio acquisito in questi ultimi anni nella pastorale delle vocazioni della Chiesa Italiana: una scelta vocazionale non matura soltanto attraverso esperienze episodiche di fede, ma attraverso un paziente cammino spirituale. Fare quindi proposte vocazionali ai giovani d’oggi significa dunque indicare un “cammino spirituale” ovvero un cammino di fede in chiave vocazionale.
È quanto si propongono di essere i “sussidi vocazionali” della Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni da accogliere dagli operatori pastorali non come sussidi fine a se stessi, ma tali da sostenere ed accompagnare dei veri e propri “itinerari di fede vocazionali” nella comunità cristiana.
Il Messaggio del S. Padre
Il messaggio del Papa per la XXVIII Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni è quest’anno incentrato – in felice coincidenza con il tema del Convegno dei primi d’anno del Centro Nazionale Vocazioni – sulla catechesi come via d’annuncio e proposta vocazionale.
Come è emerso anche dal Convegno – le cui linee essenziali possano essere ritrovate nel messaggio rivolto ai catechisti a conclusione dei lavori e che pubblichiamo all’interno di questo stesso numero di Vocazioni – la pastorale vocazionale sortisce effetti positivi, se si situa entro la catechesi, la quale va considerata preziosa opportunità di maturazione cristiana e vocazionale.
E ciò, queste mi sembrano le indicazioni portanti del Messaggio del S. Padre, se si avverano alcune condizioni.
– Il cammino della catechesi come “itinerario di fede” per “l’orientamento nella scelta dello stato di vita”.
“Nella catechesi la Chiesa guida i fedeli, mediante un itinerario di fede e di conversione, verso l’ascolto responsabile della parola di Dio… Specialmente in alcuni momenti dell’età evolutiva, c’è bisogno di catechesi per l’orientamento nella scelta dello stato di vita… È necessario che i credenti, specialmente i giovani, siano guidati a comprendere che la vita cristiana è anzitutto risposta alla chiamata di Dio e a riconoscere, in tale prospettiva, il peculiare carattere delle vocazioni presbiterali, diaconali, religiose, missionarie, consacrate nella vita secolare e la loro importanza per il Regno di Dio”[3].
– II cammino della catechesi come “scuola di preghiera”
“Il cammino della catechesi raggiunge un suo momento particolarmente qualificante quando si fa scuola di preghiera, cioè di formazione al colloquio con Dio”[4].
– Il cammino della catechesi animato da catechisti “pedagoghi validi e credibili”.
“Il vostro ministero di catechisti sia compiuto nella fede, alimentato dalla preghiera e sorretto da una coerente vita cristiana. Siate esperti nel portare ai giovani d’oggi, pedagoghi validi e credibili nel presentare l’ideale evangelico come universale vocazione e nell’illustrare il senso e il valore delle vocazioni consacrate”[5].
Note
[1] CEI, Evangelizzazione e testimonianza della carità, n.2
[2] CEI, idem, n.46
[3] Giovanni Paolo II, cfr. Messaggio per la XXVIII Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, n.1, 2 e 4
[4] Giovanni Paolo II, idem, n.2
[5] Giovanni Paolo II, idem, n.4