N.02
Marzo/Aprile 1991

Il CDV della diocesi di Bologna

Più che la storia del CDV di Bologna, credo possa essere utile dare alcune informazioni sul servizio che il CDV in questi anni sta portando avanti in diocesi.

La sua attività si concentra soprattutto su alcuni appuntamenti della vita diocesana e della Chiesa: la giornata del seminario (ultima domenica di Gennaio), la festa della vita consacrata (2 Febbraio), la giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. Queste giornate, già di per sé cariche di valenza vocazionale, nella nostra Chiesa sono arricchite con altri momenti: nella giornata del seminario il vescovo conferisce il ministero del Lettorato ad alcuni seminaristi, nella giornata mondiale delle vocazioni c’è la candidatura al presbiterato, di seminaristi e la presentazione di coloro che durante l’anno hanno fatto o faranno la Professione religiosa perpetua, inoltre il conferimento dell’Accolitato ad altri seminaristi.

Questi avvenimenti sono ovviamente preparati anche con alcune iniziative e sussidi proposti dal CDV.

Nella giornata del seminario in occasione del conferimento del Lettorato viene posta l’attenzione soprattutto ai catechisti. Fino a qualche anno fa si organizzava un incontro diocesano con i catechisti su un tema vocazionale in cui si sottolineava il ruolo del catechista nella proposta vocazionale, ora si preferisce andare più a contatto con le parrocchie o vicariato dove ci sono seminaristi che vengono istituiti Lettori e si propone lì lo stesso incontro.

Essendo poi le giornate del seminario e della vita consacrata molto vicine come data, si cerca di porre attenzione anche alle vocazioni religiose e di consacrazione laicale. A tale proposito ci sembra abbastanza bene avviato l’incontro – tavola rotonda – preghiera con le terze medie sulle varie vocazioni nella Chiesa. Si cerca di privilegiare questa età perché è piuttosto critica, anche dal punto di vista religioso, ma significativa per un discorso sull’orientamento non solo in senso scolastico.

Analoga iniziativa si fa in occasione della giornata mondiale delle vocazioni invitando però i giovanissimi. Per i giovani si punta sulla veglia in cattedrale nella quale avviene la presentazione dei seminaristi candidati al presbiterato e di coloro che hanno fatto la professione perpetua.

Queste iniziative possono sembrare un po’ sporadiche e il rischio è abbastanza presente. Sappiamo che il CDV deve farsi invece animatore vocazionale presso le parrocchie aiutando e completando quello che in esse già si fa o si dovrebbe fare. Un’attività, a questo proposito, ci sembra ben avviata e partecipata: l’incontro, al sabato pomeriggio in seminario, con i gruppi dei cresimandi. In questo incontro vengono presentate testimonianze sulle varie vocazioni nella chiesa in un contesto soprattutto di catechesi e di proposta.

Ben avviato è anche il ritiro mensile vocazionale per ragazzi e preadolescenti, ma è più un’attività del seminario. Si è tentato di farne uno analogo per le ragazze, ma, almeno a livello diocesano, non è riuscito. Si potrebbero elencare anche altre iniziative di preghiera e di catechesi che il CDV cerca di portare avanti o di sostenere nelle parrocchie, si tratta di attività forse molto ordinarie.

Se si guarda alle attività forse si può dire che non mancano (all’inizio dell’anno si manda in tutte le parrocchie un depliant con le varie iniziative) ma se si va in profondità, se ci si chiede fino a che punto la dimensione vocazionale è presente nella pastorale, fino a che punto la pastorale è unitaria, fino a che punto il CDV è presente, incide, anima, allora ci si accorge quanto lungo sia il cammino ancora da fare. Innanzitutto al suo interno: il CDV è poco rappresentativo; mancano, di fatto i rappresentanti degli operatori pastorali: catechisti, movimenti, famiglie, anche se poi per varie vie una certa collaborazione si riesce ad instaurare soprattutto con l’Azione Cattolica, l’Ufficio Catechistico. Si è tentato più volte un aggancio più continuo, ma i risultati sono scarsi. Il CDV inoltre è troppo chiuso in se stesso, si sente la necessità che quanto organizzato o proposto dal centro arrivi in periferia, ma questo passaggio è molto faticoso. Si è cercato di proporre la figura del delegato vocazionale parrocchiale con il compito di fare da collegamento tra le parrocchie e il centro e viceversa, ma i risultati sono ancora scarsi.

Ci sembra comunque che sia questa la strada da battere: o la pastorale è per se stessa vocazionale ed è un fatto di Chiesa, o altrimenti non può dirsi veramente tale. 

Le “circostanze attuali” di cui ha parlato il sinodo dei vescovi non interpellano solo un’attenzione ed un impegno rinnovato per quanto riguarda la formazione dei sacerdoti, ma ancora prima lo spirito e il modo di fare pastorale nella Chiesa. “Tutta la Chiesa è responsabile, non solo i vescovi e i sacerdoti, ma anche i laici. Tutti sono chiamati ad impegnarsi sempre di più per la nascita, lo sviluppo e la maturazione delle vocazioni sacerdotali. I padri chiedono che una pastorale vocazionale autentica e impegnativa divenga sempre più parte integrante della pastorale organica di tutte le diocesi”. (Elenco finale delle proposizioni 3.1).