N.02
Marzo/Aprile 1991

La pastorale delle vocazioni nel progetto-cammino della Società Divine Vocazioni

 

Il carisma del Fondatore

“Vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri ma uno solo è il Signore”. (1 Cor 12,4).

Qual è il carisma di Don Giustino, fondatore dei Vocazionisti? Qual è quel particolare dono dello Spirito a lui dato per il bene comune?

Don Giustino sente potente la chiamata dello Spirito a “farsi ambasciatore e cooperatore dello Spirito Santo nell’opera della santificazione universale”. Egli afferma: “Le opere divine della creazione e della redenzione sono evidentemente ordinate all’opera della santificazione di tutte e singole le anime. Quindi ogni divina vocazione alla vita e alla fede, viene ad essere solo il principio della vocazione alla santità, per l’unione divina con la SS. Trinità. E questo è il fine di tutta l’azione della santa Chiesa: la santificazione universale per l’unione divina.

Ora al servizio della santificazione universale delle anime per la loro unione con la SS. Trinità, sta interamente e lavora anche la minima Società delle Divine Vocazioni. Questo è il suo fine ultimo. E il fine immediato è la ricerca, la formazione degli eletti delle divine vocazioni a religiosi, a sacerdoti, a missionari, e, in generale, a santi, ma non solo per se stessi. Ma soprattutto perché occorrono sacerdoti e santi a portare le anime alla maggiore corrispondenza al divino Amore, che le ha create e salvate per santificarle e unirle a sé. Quindi la nostra congregazione – conclude don Giustino – è la Società dei Servi delle Vocazioni divine alla santificazione universale, per l’ascensione di ogni anima all’unione divina con la SS. Trinità”.

Per realizzare la santificazione universale Don Giustino da una parte lavora all’apostolato dell’ascetica e della mistica in ogni condizione umana, all’incremento di tutte le opere ascetiche parrocchiali, diocesane, pontificie, dall’altra parte “abbraccia nella Chiesa, come sua missione particolare, la ricerca e la cultura delle vocazioni ai ministeri ordinati e alla vita consacrata, specialmente tra i meno abbienti, attraverso l’opera sua più caratteristica: il Vocazionario” (C. 5).

Note distintive del Vocazionario sono: la scelta preferenziale dei poveri, la gratuità, l’universalità; questo è un impegno apostolico, un ministero davvero qualificante e necessario nella Chiesa.

Ma ciò che è assolutamente ancor più nuovo e vitale nel carisma di Don Giustino è che egli, attraverso l’opera delle vocazioni, vuole evangelizzare la santità, l’unione divina con la SS. Trinità. I sacerdoti che egli vuole preparare devono essere i collaboratori dello Spirito Santo per fare i santi della Trinità. “Come per i non cristiani ci vogliono i missionari che annunciano il Vangelo, così, per noi cristiani, che non conosciamo l’unione divina, è necessario che ci siano missionari specializzati”. I Vocazionisti chiamano i cristiani alla santità, sino alle mistiche unioni dell’anima figlia, sposa e madre, come Maria. Questo è il messaggio profetico, il carisma di cui Don Giustino e i Vocazionisti si fanno portatori ed eredi.

 

 

La catechesi è cammino vocazionale

Nel suscitare e formare i consacrati Don Giustino vuole servirsi del “ministero della divina parola”, come il Maestro. Il cammino della pastorale vocazionale delle due congregazioni fondate da Giustino, Padri e Suore Vocazionisti, ha il suo centro e sviluppo nella catechesi, seguita da una proposta di ascolto più profondo della Parola, mediante corsi di ritiro ed esercizi spirituali, offerti gratuitamente ai giovani. La catechesi deve essere Parola, Memoriale, Testimonianza.

È necessario annunciare Cristo, parola eterna del Padre, che chiama ad accogliere la sua proposta d’amore, sino alla santità. Ciò deve essere fatto in una catechesi quotidiana e appassionata, nelle sue varie forme, a tutto il popolo di Dio. “I Vocazionisti perpetuano la missione dei servi del Vangelo, apprestando quotidianamente il convito della Parola, tutti invitando, sollecitando, sforzando ad intervenire”.

La Parola si fa poi memoriale, iniziazione alla liturgia e celebrazione del mistero della salvezza. La catechesi deve condurre alla celebrazione viva del Signore presente nella sua Chiesa. “Ogni catechista curi di rendere ogni catechesi un vero oratorio facendo molto pregare e bene cantare, e insegnando soprattutto la scienza della preghiera”, scrive Don Giustino.

La preghiera rende disponibili ad ogni chiamata. La catechesi inoltre richiede la testimonianza, soprattutto del catechista, ma anche della comunità. Il catechista è colui che ha convertito a Cristo il suo cuore, vive nell’esperienza dello Spirito una vita nuova, nella comunione ecclesiale. “Il catechista deve essere santo”. Chi non ama Gesù Cristo non può annunciarlo. Nella catechesi non devono mancare i grandi esempi: i santi. Essi sono i grandi testimoni di Cristo, che hanno ascoltato e messo in pratica la Parola con gioia e coerenza. La catechesi non deve mirare a formare un cristiano generico, ma l’eletto di Dio in quel divino lavoro della sua vita, il santo, perché i santi sono la gloria, la volontà, l’amore di Dio.

“Ogni vocazionista deve essere formato e allenato perfetto catechista e avere la propria scuola o circolo di catechismo, in cui svolgere la sua vocazione di suscitatore e formatore di santi e sacerdoti”, così si legge nel Direttorio Vocazionista.

Le vocazioni alla vita consacrata richiedono esempi capaci di trascinare. “Quando vengono meno forti esempi, vengono meno le vocazioni”, afferma Don Giustino, perciò rimane sempre che la prima pastorale vocazionale “è attendere alla propria santificazione”.

 

 

Il Vocazionario esterno

Nella catechesi, nelle sue varie forme e gruppi, se ben fatta, non tarderanno a manifestarsi coloro che mostrano indizi di vocazione alla vita consacrata. Essi formeranno un gruppo speciale, vocazionale, che Don Giustino chiamò “vocazionario esterno”.

Esso diventa un luogo di accompagnamento più specifico, per una maturazione dei primi segni di una vocazione alla vita consacrata, in attesa che il chiamato entri nella casa di formazione.

Se in una comunità, per molto tempo, nessuno manifesta questi segni, il parroco se ne deve fortemente preoccupare: è necessario rivedere il piano pastorale, la formazione dei catechisti, la testimonianza di carità della comunità ecc. La catechesi deve proporsi di portare ogni persona ad assumere un qualche impegno per il regno, in una chiesa tutta ministeriale.

Se il catechista è “la figura di Giovanni Battista che mostra il Messia, poi Gesù deve presentarsi in persona dei suoi ministri”. Dunque i ministri sacri non possono esimersi dall’incontrare i gruppi di catechesi; in essi la parola “vieni e seguimi” si fa parola vissuta, presente, realizzata; è la lieta novella che tutti devono poter  “toccare”.

Il gruppo vocazionale del “Vocazionario esterno” attinge anche dai gruppi ministranti, il piccolo clero, gruppo liturgico, cantori, di accoglienza, di carità, ecc. Il piccolo clero è per il vocazionista, già di per sé, “un piccolo seminario parrocchiale”.

 

 

Lannuncio, lincontro, lesperienza

In armonia con il cammino della catechesi la pastorale vocazionista propone una scoperta più profonda e personale di Cristo, in tre momenti o tre tappe di uno stesso cammino.

 

Lannuncio: “Ecco l’Agnello di Dio!”

I catechisti annunciano il Cristo, il Salvatore, nella catechesi ordinaria in tutti i gruppi, possibilmente anche nei gruppi ecclesiali, nelle scuole. In questo periodo il catechista è l’annunciatore forte e mite della lieta novella, di Gesù Cristo, che salva, che ama, che chiama, che propone un’alleanza d’amore sino alla santità. Questa tappa va da ottobre sino all’inizio della quaresima.

 

Lincontro: Venite e vedrete”.

La catechesi diventa incontro con Cristo nella preghiera, nell’ascolto profondo della sua parola. Si propongono al gruppo momenti di preghiera anche al di fuori dell’incontro ordinario di catechesi; si propongono momenti di ritiro, di comunione, di servizio, di carità fraterna. Si può fare esperienza in una casa religiosa o seminario, santuario, ecc. Sia nella catechesi ordinaria sia in questi momenti aggiunti si cura molto l’ascolto, la preghiera, la presentazione di modelli, che hanno incontrato e risposto a Gesù Cristo. Questa tappa va dalla quaresima a Pentecoste circa.

 

Lesperienza di sequela: “Vieni e seguimi”

Prima della chiusura dell’anno catechistico proporre ai gruppi, in modo speciale a coloro che hanno partecipato ai momenti d’incontro al di fuori della catechesi ordinaria, l’esperienza di una “sequela”. Questa potrà realizzarsi in modi diversi come un campo scuola vocazionale lontano dalla famiglia, un campo di lavoro, un servizio di carità nel proprio quartiere con momenti di riflessione, un campeggio, ecc.

La congregazione vocazionista offre ai giovani campi scuola e ritiri gratuiti, “dati apposta per illustrare i consigli evangelici e spianare la via a seguire Gesù”. Nelle comunità parrocchiali vocazioniste si cerca di coinvolgere tutto il popolo nell’Opera delle Vocazioni, partecipando all’ora di adorazione comunitaria e chiedendo ad ogni fedele l’impegno quotidiano di una preghiera e un sacrificio, offerti per la propria santificazione e le vocazioni di speciale consacrazione.