L’animatore vocazionale e il gruppo giovani
Facciamo parte di una realtà associativa, il Collegium Tarcisii, che nel suo itinerario, distinto per fasce di età, sviluppa la sua dimensione vocazionale, a partire dalla preadolescenza fino ad orientare, nella sua fase più avanzata, il gruppo giovani verso la realizzazione di una comunità vocazionale, in cui la ricerca cede il passo alla verifica in un clima caratterizzato dalla condivisione e dal confronto vocazionale fra i membri.
In questo itinerario l’animatore laico, in comunione con il sacerdote responsabile, svolge il servizio di vero e proprio accompagnatore della maturazione vocazionale dei pre-adolescenti, adolescenti, giovani.
Per poter comprendere il senso della nostra esperienza occorre partire da quella che definiamo la “ricchezza originale” del Collegium Tarcisii, che alimenta profondamente la sua dimensione vocazionale, mentre, nello stesso tempo, quest’ultima non può prescindere da quella “ricchezza”.
A questo scopo alcune linee storiche ci introducono nel cuore dell’argomento.
Nel 1920 il Collegium Tarcisii viene elevato al grado di Arcisodalizio con breve di Papa Benedetto XV. Il Collegium, nato 15 anni prima ad opera di un giovane sacerdote, diviene da quel momento una realtà ecclesiale. Così che pur lavorando soprattutto in parrocchia, respira in maniera forte la vita della Chiesa. Ed è la Chiesa stessa che nel momento in cui lo riconosce ufficialmente, lo raccomanda per la sua validità.
Originariamente pensato per i giovani, il nostro fondatore volle ad essi proporre una figura, quella appunto di un giovane, Tarcisio, talmente innamorato del Signore e degli uomini, da accettare di vivere in sé la passione di Gesù, dando la sua vita pur di difendere l’Eucaristia da chi voleva sottrargliela, destinata ai cristiani condannati a morte.
Nasce così 85 anni fa il Collegium Tarcisii, silenziosamente, nelle Catacombe di S. Callisto, tempio della cristianità sofferente e vittoriosa, espressione dell’amore per Gesù Cristo portato fino alla “follia e alla stoltezza della croce”.
Don Vergilio Valcelli intendeva formare i giovani (ma oggi ormai lo stesso vale per le altre fasce del gruppo) all’amore verso l’Eucaristia e la Chiesa.
E la spiritualità del gruppo, che comprende sei punti: la preghiera, la meditazione della Parola di Dio, il servizio, il sacrificio, la testimonianza, l’universalità, ruota tutta attorno alla Eucaristia. Eucaristia che richiama strettamente la Chiesa: l’Eucaristia è l’anima della Chiesa; il Concilio Vaticano II afferma che “l’Eucaristia dà alla Chiesa tutta la sua perfezione” e “rappresenta la fonte e il culmine di tutta l’evangelizzazione”. La profonda ricchezza dell’Eucaristia, la comprensione del suo mistero stanno così alla base della educazione e della formazione dei membri, ponendoli così di fronte a un modello, ad uno stile di vita che li spinge, li provoca a fare della propria vita, in unione a Gesù, un’offerta d’amore al Padre e ai fratelli. Ecco allora che l’unione sempre più intima che siamo chiamati a maturare con Cristo e la sua passione per gli uomini, per ogni uomo, genera e alimenta la dimensione vocazionale e di diaconia del gruppo.
Il nostro statuto recita così: “Il cammino formativo del Collegium Tarcisii mira ad una vocazione di servizio nella Chiesa, educa e forma al discernimento delle grandi scelte vocazionali della vita. Dopo un’adeguata preparazione alcuni potranno accedere ai Ministeri istituiti del lettorato e dell’accolitato, secondo le direttive della Chiesa locale”.
Il cammino di gruppo offre un itinerario permanente di formazione cristiana (a partire dal dopocresima) che si distingue in 4 fasce d’età: pre-adolescenti; adolescenti; giovani; adulti.
L’itinerario formativo di questi 4 settori è caratterizzato da alcuni punti chiave comuni, tra loro interdipendenti: la dimensione liturgica, nel senso di una solida formazione alla preghiera e all’incontro con la Parola di Dio, che vissute nella Chiesa trovano espressione piena nella liturgia. Tale formazione è basata sull’approfondimento della spiritualità del Collegium Tarcisii che ha come fulcro l’Eucaristia; la dimensione ecclesiale che significa educare a sentirsi parte della Chiesa, a sentirsi Chiesa, partecipando pienamente alla sua vita. Ciò sia per quanto riguarda concretamente la partecipazione alle varie iniziative, la proposta di animazione liturgica e il legame con la Chiesa locale; sia relativamente a un livello più profondo che possiamo maggiormente comprendere se riusciamo a pensare la Chiesa non come una struttura piramidale, ma circolare, nella cui circolarità ognuno è inserito e ha un posto nella comunicazione dei suoi carismi, che sono, appunto, doni dello Spirito a favore della comunità.
Tutto questo significa anche inserimento nelle strutture diocesane e ministerialità; la dimensione missionaria intesa come servizio all’interno della parrocchia: i membri, così, sono inseriti in tutti gli ambiti parrocchiali (consiglio pastorale, catechesi, caritas, liturgia, animazione gruppi); ma anche come servizio all’esterno della parrocchia, nel territorio, con attività di volontariato, la dimensione vocazionale; l’accompagnamento spirituale.
Il cammino formativo dei vari gruppi è scandito da esperienze forti, quali campi-scuola ed Esercizi Spirituali. Inerentemente ai primi tre settori l’itinerario di formazione del Collegium Tarcisii si divide in tre momenti.
Prima di descriverli occorre una premessa, meglio due: i tre momenti non coincidono con le fasce d’età e vanno intesi, nella loro successione, con elasticità, tenendo conto dei ritmi dei ragazzi; il centro dell’azione educativa è la persona, non il gruppo che è solo uno strumento. Si aiuta allora il ragazzo a inserirsi in quel gruppo che meglio risponde alle sue esigenze formative e alla sua situazione personale, e tale gruppo può anche non essere il Collegium Tarcisii.
Due parole per specificare che il “gruppo adulti” lavora principalmente in due direzioni: verso una profonda riflessione circa il significato e il valore dell’Eucaristia; verso la riscoperta del proprio stato di vita come vocazione.
Dicevamo che l’itinerario formativo dei primi tre settori del gruppo, preadolescenti, adolescenti, giovani è scandito da tre momenti.
Compiuta la cresima i ragazzi che si sono orientati verso il Collegium Tarcisii, iniziano un periodo di preparazione e, all’ingresso in gruppo, di formazione che risponde ad un’esigenza ben precisa.
Afferma il Papa: “Dio dall’eternità ha pensato a noi e ci ha amati come persone uniche e irripetibili, chiamando ciascuno di noi con il suo proprio nome” (cfr. CfL 57). Anche nella cultura ebraica il nome indicava la personalità, la particolarità di chi lo portava. “Dio chiama ciascuno con il suo proprio nome” significa, allora, il carattere personale della chiamata: Dio chiama me; e significa anche che mi chiama nella situazione in cui mi trovo, nella mia storia.
Si tratta di aiutare il ragazzo a camminare verso di sé, a percepire la sua identità, le problematiche della sua età, quindi, la sua unicità, educandolo a fermarsi, a riflettere attraverso una formazione alla preghiera, le riunioni, i ritiri, le esperienze estive, ossia i campiscuola.
Vengono particolarmente curati, all’interno di questa fase: il senso e il valore della preghiera, facendo esperienza di preghiera; l’accostamento alla Parola di Dio; una riflessione approfondita sulla Eucaristia e sul valore della Messa, educando gradualmente il ragazzo a passare dalla partecipazione festiva a quella quotidiana; la spiegazione di alcuni elementi di liturgia, utili soprattutto per coloro che vogliono servire all’altare; la proposta della direzione spirituale, fatta con gradualità, ma con chiarezza; la spiritualità tarcisiana.
Inizia quindi il primo momento dell’itinerario formativo del gruppo, quello relativo alla: formazione vocazionale generica che, tenendo conto di quanto descritto poco prima, comprende un periodo che va dal dopo-cresima ai 15/16 anni.
Il ragazzo viene stimolato a vivere la propria vita come un dono d’amore dì Dio fatto a ciascuno per il bene di tutti. Si introduce il discorso sulla dinamica di gruppo, sulla condivisione, sulla serietà del lavoro fatto insieme.
Ci si apre allora verso un discorso di Chiesa nella quale ognuno condivide i propri carismi per edificare la comunione nella carità. In questo contesto si rimotivano i ragazzi sul significato della cresima come impegno al servizio e alla testimonianza nella Chiesa; vengono spiegati i concetti di Piano di Dio e di Storia della Salvezza ai quali Dio associa come membra attive ciascuno di noi.
Dopo queste premesse generali, il primo momento si articola secondo due tematiche fondamentali: un corso d’educazione sessuale, finalizzato non solo alla informazione sessuale, ma alla formazione sessuale, tendente a mettere in luce le tre funzioni della sessualità: la sessualità come dialogo; la sessualità come dono di sé; la possibile realizzazione di una vita sessuale staccata dalla dimensione genitale. Si insiste sul fatto che la genitalità è un aspetto della sessualità, ma non l’unico, in quanto sono possibili realizzazioni sessuali non necessariamente legate alla dimensione genitale, quali quelle celibatarie. Il corso è tenuto da una équipe molto qualificata, Segue un corso di formazione vocazionale con gli aspetti biblici della vocazione, come nasce, come si sviluppa una vocazione; come si imposta un cammino vocazionale e come si scopre la volontà di Dio sulla propria vita. I camposcuola estivi costituiscono la sintesi del lavoro svolto e aprono gradualmente al secondo momento.
Il secondo momento, che inizia (sempre con la dovuta elasticità) a partire dai 16/17 anni fino ai 18/19 anni, è relativo alla “formazione vocazionale specifica”. Si apre con una riflessione sul futuro della propria vita legato al fattore “crescita”. Crescere significa camminare verso il futuro di sé e della storia, un futuro fatto di scelte piccole e grandi, provvisorie alcune, definitive altre; tra queste ultime, la scelta dello stato di vita. Si apre così il grosso discorso sulle Vocazioni. Tali stati di vita sono presentati e approfonditi con l’aiuto di “esperti”.
Accanto a questo discorso si introduce quello del discernimento. Si invita il giovane a leggere i segni di Dio nella sua vita, nella propria storia con l’aiuto dell’accompagnamento spirituale; lo si apre ad un servizio generoso nella sua comunità, servizio che può rendere in tanti modi e nei vari campi; gli si prospetta l’importanza della messa quotidiana e della preghiera personale per un discernimento nello Spirito; lo si lascia interrogare con insistenza dalle urgenze ecclesiali e sociali, attraverso le quali Dio interviene nel mondo, parla e ci aiuta a capire la sua volontà.
Questo secondo momento si articola più o meno in due anni e prevede dapprima un camposcuola specifico di approfondimento (soprattutto a livello individuale) dei vari stati di vita, e poi un corso di esercizi spirituali in cui, attraverso tempi di preghiera più lunghi, meditazioni più curate, discernimento più attento e consapevole, lo si aiuta a comprendere che ogni vocazione viene da Dio e va accolta come dono; si cerca di fare il punto della situazione e di individuare, dopo circa quattro, cinque anni di cammino, eventuali segni di una chiamata verso un certo stato di vita.
Il terzo momento riguarda la decisione vocazionale. I momenti caratteristici di questa tappa aiutano a sviluppare la dimensione vocazionale della vita come missione.
Ed è proprio questa tematica che si affronta: “la Missione”: così dopo una buona preparazione che si avvale dell’aiuto e del consiglio di sacerdoti, religiosi e laici impegnati nel sociale per la promozione dell’uomo, i giovani si inseriscono in quelle realtà cittadine che spesso maggiormente denunciano l’abbandono e miseria.
Nello stesso tempo si sviluppa il senso della ministerialità, con l’inserimento nelle strutture diocesane come il Centro Diocesano Vocazioni e il Centro Diocesano di Pastorale Giovanile; e l’assunzione di ministeri quali il lettorato e l’accolitato.
In questo terzo momento rientra l’esperienza degli Esercizi della vita corrente, in cui siamo chiamati a scoprire Dio nel quotidiano, a vivere in modo straordinario le cose di tutti i giorni. Così la vita spirituale si incarna nel quotidiano, nelle tante attività, trasformando la vita in una grande preghiera, in un grande alleluia a nostro Padre che ci ha amati per primo e ci chiama ad amare col suo stesso amore per fare della nostra esistenza un “sacrificio vivente, santo e gradito a Dio”.
A questo punto la ricerca comincia a fare posto alla decisione vocazionale.
In prospettiva il gruppo giovani intende dar vita ad una comunità vocazionale in cui insieme si verificano le scelte vocazionali.