N.02
Marzo/Aprile 1992

Maturazione affettiva e maturazione vocazionale

 

Nuovi spazi all’ affettività

Le nuove generazioni danno uno spazio crescente alla affettività. Perciò aumenta l’esigenza della sua educazione1.

Il secolo è partito esaltando la razionalità, ma chiude oggi nel segno dell’affettività e la impone come valore e problema decisivo per ogni scelta. Peccato che ciò accada anche con larghe espressioni di irrazionalità.

Ma l’urgenza di educare gli affetti si lega fondamentalmente alla rinata convinzione dell’apporto innegabile che l’affettività matura aggiunge a ogni espressione di vita, condotta, relazione, se Dio è Amore, se è Amore, tutto ciò che parte da Lui e a Lui torna, che ci fa vivere e che ci lega tra noi.

Non meraviglia che si imponga con particolare forza il binomio affettività e vocazione. Nell’esperienza vocazionale la presenza degli affetti è ineliminabile, anche se ambivalente, perché a volte facilitano e a volte confondono fino a sviare. La vicenda vocazionale a sua volta ha influenze privilegiate sul loro modo di maturare.

L’affettività, inserita e educata nel cammino vocazionale, non solo non tenta, ma diventa una carica vitale preziosa, alleata della fedeltà, della perseveranza, della totalità dell’impegno e della disponibilità verso Dio, i fratelli, il mondo.

 

 

Una Pedagogia previa

Si impone per due ragioni.

Una prima ragione è positiva: l’affettività presente e forte è necessaria per assicurare all’avvio e al cammino vocazionale le energie utili per percezioni e adesioni più vitali, più profonde.

In questa prospettiva la Pedagogia ha il compito di fornire in ogni occasione quella carica affettiva giusta che rende la persona e la condotta forti nell’esprimersi, orientate verso valori alti, di controllarla e di incanalarla entro quadri di ragione e fede che la rendono libera di manifestarsi, maturante per la vita, creatrice di risultati.

La maturità affettiva positiva e vincente è la condizione necessaria per la percezione di essi, per la loro assimilazione dentro la personalità integrale, per la loro piena valorizzazione vitale e relazionale, per la loro attuazione e mediazione autentica.

Sono dimensioni affettive dotate di apertura vocazionale: il desiderio, la volontà, la gioia di vivere; il desiderio, la volontà, l’impegno d’infinito; il possesso di semi di bellezza, di aspirazione alla pienezza, di simpatia cosmica, di speranza nella storia, nella risurrezione di Cristo; la volontà di trasformazione universale e il desiderio di salvezza; saper provare emozioni religiose, entrare nel Cuore di Dio con intimità, confidenza, disponibilità…

Una seconda ragione è negativa: l’affettività controllata e corretta è necessaria per prevenire l’insorgere di resistenze e disturbi capaci di impedire fino a distogliere, fino a contaminare le motivazioni autentiche, quindi per prevenire situazioni di insidia e remora, vulnerabilità e conflitto.

In questa prospettiva l’impegno della pedagogia tende a mettere ordine nel sottofondo dinamico dell’io costituito dal gioco complesso di bisogni, interessi, desideri, sentimenti spadroneggianti di gratificazione e frustrazione, disturbi di aspirazione, attesa, pulsione, conflitti e moti di resistenza o deviazione, tentazioni, meccanismi di fuga, di difesa, di aggressione…

 

 

Educare è liberare

La Pedagogia matura l’affettività integrandola nell’ambito della persona e della condotta, a loro volta educate libere e mature in relazione alla verità, all’amore, alla vita. Si educa la persona, non l’affettività.

In questa prospettiva promuove alcune liberazioni affettive.

Liberazione dalla affettività dominante delle pulsioni interne e delle pressioni esterne.

Liberazione della affettività viva, forte, vincente in direzione della verità e dell’amore, della bontà, della giustizia, di Dio e degli uomini.

Liberazione per un’affettività impegnata in progetti personali creativi di amore e bene, di vita, di vocazione e missione.

 

 

Dalla vocazione alla maturità affettiva

Sono stretti i rapporti tra Vocazione e maturazione dell’affettività.

L’affettività per la sua espansione è alla ricerca di oggetti di investimento che siano oggettivamente amabili, soggettivamente amati.

L’affettività trova un sano investimento nei Valori vocazionali, ottenendo, quando vi si applica, condizioni sublimi di attuazione e maturazione. L’affettività matura (si espande, si valorizza) esprimendosi nell’esperienza vocazionale (se è una forma di amore), nella consacrazione piena e totale a Dio nella Chiesa per il Mondo, nella osservanza beatificante dei consigli evangelici in tensione verso la perfezione personale, comunitaria, apostolica.

La vocazione sviluppa un’affettività nuova. Essa è esperienza di pienezza d’essere amati a livello divino e umano, di riamare sia Dio che le persone, di vivere amando, vivendo l’affettività in disponibilità relazionali larghe e profonde. Nella condizione vocazionale le persone possono essere amate, essere fatte oggetto di complessi investimenti affettivi da parte di molti: Dio, superiori, fratelli e sorelle, estranei, in una complessa rete di offerte e di richieste, con grande libertà di disporre di sé.

 

 

Educare l’affettività in rapporto alla vocazione

La Pedagogia s’impegna a potenziare quell’affettività che favorisce la vocazione. Lo fa coltivando le forze dell’amore, la disponibilità per i valori, i sentimenti di meraviglia, ammirazione e gusto preferenziale per quanto è vero, buono, bello, utile, condiviso…

Alla vocazione ragione e fede danno la luce e il progetto, ma l’affettività e la volontà danno la forza d’impegnarsi e perseverare. L’affettività matura come dinamica di volontà decisa e costante. La volontà raccoglie e unifica nell’azione coerente e costante il giudizio razionale e i motivi affettivi.

Quest’affettività superiore sostiene il gusto vincente per le realtà spirituali alte (S. Agostino). Instaura l’armonia in primo luogo dentro di sé rendendo facile padroneggiare nella sintesi vocazionale le tendenze naturali. Offre occasioni e guide per maturare la affettività vocazionale e missionaria superiore, alta, fondata, forte e vincente.

La Pedagogia s’impegna contro l’affettività nociva alla vocazione. Lo fa correggendo i moti affettivi che impediscono e distolgono dalla vocazione o la rendono vulnerabile nel suo cammino.

Dovrà correggere una affettività immatura per assenza o per eccesso di passione, amore e sentimento, perché repressa o dominante, deviata e deviante, fissata o regredita a livelli elementari o incompiuti.

Deve farsi Pedagogia di ricupero, di liberazione dalle immaturità. Lo fa aiutando a chiarificare il senso profondo dei desideri incompatibili con la vocazione e il loro modo di esprimersi. Bisogna conoscere la dinamica profonda dei bisogni vitali e del loro modo di emergere… per vie costruttive e normali… o per vie complesse, frustranti, impedite.

Nell’accompagnare le giovani generazioni la Pedagogia di rieducazione offre sostegno e correzione in casi di affettività, bloccata o bloccante. L’educazione riapre un amore ripiegato su di sé verso l’amore aperto agli altri, a Dio, verso un policentrismo equilibrato; un amore consumista verso l’amore oblativo di scambio, creativo di vita. Verso il superamento vincente di stati di insensibilità, di tensioni, di aggressività, paura, insicurezza, fuga e resistenza, captazione impulsiva e compulsiva.

 

 

Alcuni obiettivi di maturità affettiva

Il primo obiettivo è diretto a dotare chi è chiamato da Dio e mandato agli uomini della più grande carica affettiva e cioè vitale.

La Pedagogia è impegnata a liberare, far nascere e maturare, il massimo potenziale affettivo della persona che dinamicizza l’amore, la volontà, la vita, le scelte e gli impegni, perciò anche la vocazione. Liberare l’Amore.

L’affettività corporea sana e vivace, disponibile.

L’affettività psichica espansiva, solidale, sessuale, pulsionale. 

L’affettività spirituale razionale, sociale, morale, estetica, progettuale, innovatrice, creatrice.

L’affettività religiosa, teologica, amore emergente sulla base cristiana dell’amabilità ispiratrice di Dio, di Cristo e del suo spirito, della Chiesa.

Il secondo obiettivo è la completa evoluzione maturante di queste affettività da livelli di egocentrismo a livelli di etero-centrismo e di teocentrismo, da livelli di piacere a livelli di oblatività e di creatività, da livelli d’attuazione diretta a livelli di sublimazione essenziale simbolica. Verso capacità di amare e di accettare amore, di empatia e dialogo, di lavoro responsabile e collaborazione, di autonomia.

La maturità affettiva è legata, si lega ad alcuni obiettivi previi personali. La stima e la fiducia in sé, negli altri, nella vita, nella situazione o nelle prospettive. L’accettazione di sé. La libertà di autonomia contro la dipendenza. La libertà di iniziativa. La libertà di esprimere sentimenti, tutti i sentimenti, le emozioni, i conflitti. La libertà di affrontare i “diversi” per età, carica, ruolo, cultura, valore, sesso, carattere, opinione… La sicurezza di base interiore e esterna, dominando l’ansietà di base.

Segue l’investimento vocazionale delle affettività. La trasformazione e la sublimazione delle energie personali affettive mediante il loro accostamento e incanalamento nella vocazione come valore di vita e missione.

Grande obiettivo pedagogico è la sintesi organica delle conoscenze di intelligenza e fede con l’affettività oggettiva e soggettiva fino a disporre di una volontà capace di governare abitualmente e unitariamente l’intera condotta vocazionale.

Si vuole condurre verso una vocazione-missione vissuta nella luce intelligente d’una fede che libera e investe pienezza di affettività, ottenendone volontà forte, tenace, vincente nei conflitti, creatrice nei progetti.

Tutti sappiamo quanto peso abbia la volontà salda nell’esperienza vocazionale e missionaria. Ma la volontà è razionale o affettiva? O è razionalità e fede affettiva? Si crede e si vuole solo se e quando e quanto si ama.

Amare è volere. Perché amo io personalmente devo, e perché devo io personalmente voglio! Devo perché amo, perché so e amo. A livello personale la volontà e il dovere, l’impegno fedele e creativo possono sgorgare solo da pienezza di conoscenza riscaldata da abbondanza di affetti.

L’apprezzamento affettivo non sostituisce il convincimento della ragione o della fede, gli imperativi dell’autorità e della coscienza, ma permette di vederne meglio la validità, di esprimere l’adesione totale. Ragione e Fede si fanno affettive. Il giovane gode di una lineare affettività volitiva spirituale vocazionale.

L’inserimento di una componente sacrificale di affettività consacrata non vuol dire affettività distrutta, repressa, limitata, emarginata, soffocata. Neppure vuol dire mantenere nello stato di consacrazione i compromessi di un’affettività consumistica, edonistica, sensuale, orgogliosa, egocentrica…

La consacrazione della affettività sta nel riservarla in forma positiva e totale ai valori della vocazione e della missione. L’affettività vi entra con la carica della sua energia vitalizzante intima e diffusiva.

Ognuno deve orientarsi verso la forma vocazionale personale più idonea per esprimere l’affettività personale, interpersonale, intersessuale, esistenziale.

 

 

Le sorgenti pedagogiche della maturità affettiva

La prima è la Pedagogia dell’Amore, contemplato e sperimentato nell’esperienza privilegiata passiva e attiva. Primo l’Amore vissuto da Dio, ricevuto da Dio e reso a Dio, fatto vivere e mediato in mille modi e luoghi.

Chi non è stato amato e bene amato non può sapere cosa è l’amore, non può donarlo. E non si lascia amare per timore di dover riamare. Non saprà esser oggetto di amore che fa crescere.

La maturità affettiva dei formatori educa altra maturità. Maturità di qualcuno che ami in modo incondizionato, semplice, personale, pulito, disinteressato, profondo, vivo e vivificante, che dia a ciascuno e a tutti l’impressione d’essere importante, di contare, di stare a cuore.

È compito dei formatori saper mettere in evidenza la carica affettiva passivo/attiva inclusa in ogni fattore della vocazione. Il Dio creatore vivente potente e amabile, Signore, Figlio, Spirito, Fratello che chiama e manda; Maria, i Santi; i fratelli e le sorelle; il mondo, la comunità, i figli spirituali cui donarsi, chi ha bisogno… la responsabilità e l’impegno, la vita liberata, donata, vissuta insieme… Anche la fatica, il dolore, il limite… possono colorarsi di validità affettiva che attrae e impegna, ispirandosi ai sentimenti di Cristo.

Si aggiunge la coltivazione dell’intelligenza critica capace di discernimento rigoroso delle proposte esterne e delle pulsioni interne. È qualità umana e dono dello Spirito che spazia tra esperienza, scienza, sapienza, conoscenza profonda e fortemente critica in nome della verità e della vita. È intelligenza dell’amore che guida a vincere le illusioni ingannevoli degli istinti, delle pulsioni, delle opinioni e generalizzazioni esterne, delle pressioni d’ambiente, di maggioranza, di suggestione.

Sostiene bene un gruppo di consenso e di comunanza di opinione, di scelta, di coltivazione, di senso critico e di coraggio. Oggi l’amicizia nelle sue molte forme è fattore accettato e valorizzato.

Oggi in direzione educativa e rieducativa viene ritenuta essenziale la Pedagogia dell’Amore vissuto abbondante in Comunità di larga “affermazione affettiva” personale maturante: nelle relazioni tra le persone, nei rapporti di autorità superiore, nello stile di vita e lavoro.

Vale molto l’esperienza dell’affettività apostolica, dove l’amore donato è riflesso e ricambiato, perciò dà pienezza di vita, integra pienamente gli affetti, sublima e consacra ogni energia vitale e affettiva.

Gli obiettivi finali sono la vittoria sulle motivazioni inconsce, ma influenti, verso il dominio di una sintesi di razionalità e fede “affettive”.

La Pedagogia della affettività ha l’obiettivo di incastonare le forze di questa dentro scelte personali dominate da una prospettiva proattiva di amore grande e maturo, di vita progettuale, oblativa, liberando da spinte e o attrattive consumistiche, edoniste, difensive.

 

 

Valori della affettività maschile e femminile

È evidente la validità vocazionale e missionaria di una affettività maschile e femminile, sia all’interno delle due personalità che vivono con tonalità affettiva maschile e femminile le esperienze di vita e di consacrazione, sia nell’espressione scambievole. Nella sublimazione consacrata dei valori e sentimenti che la motivano e delle forme che la esprimono vi può essere liceità, ricchezza e compiutezza, fino a raccomandarne l’esperienza.

 

 

 

 

 

Note

Per quanto concerne il tema della “educazione” della effettività ritengo di poter segnalare, in vista di un utile approfondimento, le seguenti opere: Bernard Ch.A., Teologia affettiva, Paoline, Milano 1985; Matignon R., Vita consacrata ed equilibrio psichico, Queriniana, Brescia, 1970; Castro L.A., Lasciare che l’altro sia se stesso. L’equilibrio nella formazione, Elle Di Ci, Torino (Leumann) 1989; Cian L., Amare è un cammino, Elle Di Ci, Torino (Leumann) 1985; Bednarski F.A., L’educazione affettiva alla luce della psicologia di S. Tommaso d’Aquino, Massimo, Milano 1986; Manenti A., (in collab. con P. Di Domenico), Difficoltà e crisi nella vita religiosa, EDB, Bologna 1980; Spinsanti S., La terapia d’autorealizzazione: interrogativi teologici, in Vita Monastica, 1980, 142/3, 71-86; Hanna W., Gesù, la maschilità esemplare, Queriniana, Brescia 1979; Saint-Pierre E., Armonia e serenità, Ancora, Milano 1982; Dass R. e Gorman P., Io e gli altri. Liberare le spinte creative, Cittadella, Assisi 1980.