La dimensione vocazionale al centro della formazione dei presbiteri oggi
Il Centro Nazionale Vocazioni, organismo della Conferenza Episcopale Italiana, ha costituito in questi mesi un “gruppo di studio” di Esperti per offrire un proprio specifico contributo di riflessione all’Assemblea Generale dei nostri Vescovi, che si terrà a Collevalenza nell’Ottobre p.v. sul tema: “Condizione di vita e formazione dei presbiteri oggi”.
I contributi degli Esperti – che qui di seguito riportiamo insieme alla sintesi elaborata dal CNV e che è emersa da un approfondito dibattito – hanno privilegiato per la lettura del tema dell’Assemblea CEI la seguente angolatura: “la vocazione: dimensione costitutiva e permanente della formazione dei presbiteri”.
Anche se i riferimenti alla recente Esortazione Apostolica “Pastores dabo vobis” sono stati d’obbligo, man mano che la tematica si è venuta approfondendo, mi sembra opportuno in apertura del presente “speciale” di Vocazioni offrire una presentazione dei passaggi essenziali che l’Esortazione propone a riguardo della “Vocazione sacerdotale nella pastorale della chiesa”[1].
Posto infatti il riconoscimento dell’identità e natura del presbitero e l’illustrazione della sua vita “spirituale” – come nella “Pastores dabo vobis” – è oggi più che mai opportuno riandare all’origine, alla nascita e discernimento della vocazione sacerdotale.
La vocazione inoltre, come essere profondo della Chiesa, permette di porre inevitabilmente l’accento sull’urgenza della pastorale vocazionale: urgenza ed emergenza da cui di fatto, malgrado il notevole impegno delle nostre chiese locali in questi anni, si fa fatica ad uscire nella chiesa italiana.
Il S. Padre Giovanni Paolo II – con la “Pastores dabo vobis” – mentre mette al cuore della Sua Esortazione la formazione sacerdotale nelle sue molteplici espressioni – di fatto dona alla Chiesa contemporanea anche la “magna charta” della pastorale vocazionale.
I presbiteri, mentre sono invitati a riportare al “cuore” e al “centro” della loro formazione permanente la dimensione vocazionale, sono altresì invitati a responsabilizzarsi insieme a tutta la comunità cristiana dell’annuncio, proposta e accompagnamento vocazionale delle giovani generazioni.
Un atto di fede
Di fronte alla situazione delle vocazioni sacerdotali, ma possiamo aprire la riflessione sull’orizzonte di tutte le vocazioni di speciale consacrazione, “la prima risposta che la chiesa dà – afferma il S. Padre – sta in un atto di fiducia totale nello Spirito Santo”.
La pastorale delle vocazioni da sempre, ma ai nostri giorni più che mai, postula dunque l’atto di fede di una comunità ecclesiale permanentemente in preghiera per le vocazioni, tale da costituire quasi un “monastero invisibile”: “obbedendo al comando di Cristo” – che chiede di pregare il Padrone delle messe – “la Chiesa compie, prima di ogni altra cosa, un umile professione di fede”.
Un atto di fede che impegna tutti gli educatori alla fede – dai sacerdoti, ai genitori, agli insegnanti, ai catechisti ecc. – ad abbandonare anzitutto una celata paura di fronte a quello che Giovanni Paolo II stesso definisce “il problema fondamentale della Chiesa”; per passare coraggiosamente ad una consapevolezza vissuta che “questo fiducioso abbandono non deluderà, se peraltro restiamo fedeli alla grazia ricevuta”.
“La fiducia totale nell’incondizionata fedeltà di Dio alla sua promessa si accompagna nella chiesa alla grave responsabilità di cooperare all’azione di Dio che chiama: la Chiesa non può mai cessare di rivolgere una limpida e coraggiosa proposta vocazionale alle nuove generazioni, di aiutarle a discernere la verità della chiamata di Dio…”.
Una proposta coraggiosa
A chi è affidato l’annuncio del “Vangelo della Vocazione”? Il Santo Padre, afferma in proposito: “tutti siamo responsabili delle vocazioni sacerdotali”.
“Tutti i membri della Chiesa, nessuno escluso, hanno la grazia e la responsabilità della cura delle vocazioni”: dal Vescovo – “che è chiamato a viverla in prima persona, anche se potrà e dovrà suscitare molteplici collaborazioni”; a tutti i sacerdoti che “sono con lui solidali e corresponsabili nel curare che ciascuno dei fedeli sia condotto nello Spirito Santo a sviluppare la propria vocazione specifica” alla famiglia cristiana che “ha sempre offerto e continua a offrire le condizioni favorevoli per la nascita delle vocazioni”; la scuola “comunità educante anche con una proposta culturale capace di far luce sulla dimensione vocazionale come valore nativo e fondamentale della persona umana”; ai fedeli laici “in particolare i catechisti, gli insegnanti, gli educatori, gli animatori della pastorale giovanile, ciascuno con le risorse e le modalità proprie”; ai gruppi, movimenti e associazioni di fedeli laici “campo particolarmente fertile alla manifestazione di vocazioni consacrate” ai gruppi vocazionali “da stimolare e promuovere nell’ambito delle comunità diocesane e parrocchiali”.
L’annuncio del “Vangelo della vocazione” non può quindi – questo è in sintesi il pensiero del S. Padre – “minimamente essere delegato ad alcuni incaricati (i sacerdoti in genere, del seminario in specie), perché essendo un problema vitale che si colloca nel cuore stesso della chiesa, deve stare al centro dell’amore d’ogni cristiano verso la chiesa”.
Ma quali sono i mezzi, e quali gli itinerari educativi, della pastorale vocazionale oggi?
L’Esortazione Apostolica propone alcuni mezzi a partire dai quali possono svilupparsi diversi itinerari educativo-vocazionali: la preghiera, “cardine di tutta la pastorale vocazionale che deve però impegnare non solo i singoli ma anche le intere comunità ecclesiali”, fino al punto che “oggi l’attesa orante di nuove vocazioni deve diventare sempre più un’abitudine costante e largamente condivisa nell’intera comunità cristiana e in ogni realtà ecclesiale”; la liturgia, “culmine e fonte della chiesa e, in particolare d’ogni comunità cristiana, ha un ruolo indispensabile e un’incidenza privilegiata nella pastorale delle vocazioni”; una catechesi “organica e offerta a tutte le componenti della Chiesa… apre i cuori dei credenti nell’attesa del dono e crea condizioni favorevoli per la nascita di nuove vocazioni”, – la direzione spirituale come “accompagnamento spirituale personale”; l’educazione al servizio “per cui un’autentica pastorale vocazionale non si stancherà mai di educare i ragazzi, gli adolescenti e i giovani al gusto dell’impegno, al senso del servizio gratuito, al valore del sacrificio, alla donazione incondizionata di sé”.
Una risposta generosa
Soggetto di vocazione sono le giovani generazioni. Il S. Padre non ha mancato occasione per rivolgere ai giovani del mondo una chiara e forte proposta vocazionale.
Nella Sua Esortazione Apostolica invita tutti gli educatori alla fede a porsi una domanda: “quali problemi e, nello stesso tempo, quali stimoli positivi l’attuale contesto socio-culturale ed ecclesiale suscita nei ragazzi, negli adolescenti e nei giovani che devono maturare, per tutta l’esistenza, un progetto di vita sacerdotale?”.
All’analisi puntuale della cultura contemporanea – segnata da numerose contraddizioni e potenzialità che, ad un tempo, ostacolano e sollecitano nei ragazzi, adolescenti e giovani il sorgere e lo svilupparsi della vocazione sacerdotale – il S. Padre propone alla comunità ecclesiale un’opzione pastorale preferenziale e inderogabile: “una pastorale giovanile aggiornata e coraggiosa”.
Da parte delle giovani generazioni non mancano segnali per la disponibilità ad accogliere il servizio di una pastorale giovanile come itinerario di maturazione nella fede e nella vocazione.
Il S. Padre rileva questi “segni” di disponibilità presente nelle giovani generazioni che, se debitamente curati, possono offrire “il terreno propizio per un cammino vocazionale verso il dono totale di sé a Cristo e alla chiesa nel sacerdozio”.
Tra questi segni vengono evidenziate le varie forme di volontariato: “questo stile di vita può facilitare la comprensione, il desiderio e l’accoglienza di una vocazione al servizio stabile e totale verso gli altri anche nella strada della piena consacrazione a Dio con una vita sacerdotale”.
Altra domanda emergente tra le giovani generazioni è il bisogno di spiritualità: “di qui il desiderio di esperienze di deserto e di preghiera, il ritorno a una lettura più personale e abituale della parola di Dio e allo studio della teologia”.
Altro segno che emerge dai giovani è la partecipazione alle varie aggregazioni ecclesiali: “l’esperienza di una chiesa sollecitata a una nuova evangelizzazione… apre il cuore e la vita dei giovani a ideali quanto mai affascinanti e impegnativi, che possono trovare la loro concreta realizzazione nella sequela di Cristo e nel sacerdozio”.
L’Esortazione Apostolica – al cui centro è la formazione e la vita spirituale del sacerdote di fronte alle sfide della fine del secondo millennio – è ora affidata con delicatezza nelle mani e nel cuore della comunità ecclesiale perché, senza affanni e allarmismi, ma con fede la traduca in un gesto di amore: l’annuncio e la proposta vocazionale alle giovani generazioni oggi.
Note
[1] Cfr. Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis, in particolare Cap. IV “Venite e vedrete”, La vocazione sacerdotale nella pastorale della Chiesa.