N.04
Luglio/Agosto 1992

La responsabilità del presbitero nella pastorale vocazionale della comunità cristiana

Per recuperare la responsabilità vocazionale del presbitero e collocarla, in maniera concreta e feconda, nei ritmi vitali della comunità cristiana è indispensabile partire dalla chiara affermazione di un principio teologico – pastorale, provvidenzialmente ormai condiviso da tanti, anche se non calato purtroppo nella consapevolezza di tutti[1]. Poi descriviamo la parte di responsabilità vocazionale propria del presbiterio. Infine parleremo del ruolo proprio dei giovani preti nell’animazione vocazionale degli itinerari di vita cristiana.

 

 

Dimensione connaturale ed essenziale della pastorale della Chiesa

I Misteri principali della Fede sono e restano certamente “l’Unità e la Trinità di Dio, l’Incarnazione, la Passione, la Morte e la Risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo”: sono la fonte della vita, della grazia e della Salvezza. Tuttavia nell’economia della grazia e della salvezza il “Mistero della Vocazione”, della chiamata di Dio e della risposta dell’Uomo, deve essere ritenuto da tutti mistero centrale e diffuso in ogni esperienza di vita cristiana nella Chiesa.

Il “Vangelo della Vocazione” allora non è solo una parte importante, ne tantomeno un’appendice trascurabile del Vangelo di Cristo; il Vangelo della Vocazione è una dimensione essenziale e necessaria di tutto il Vangelo di Cristo. Perciò la P.V., se pur sollecitata e resa urgente, quasi ansiosa purtroppo, dalla forte rarefazione delle vocazioni Sacerdotali e Religiose che è sotto gli occhi di tutti, è ritenuta, ormai da tutti e giustamente, dimensione necessaria della pastorale globale della Chiesa. In altre parole non si deve fare P. V. solo oggi perché c’è la crisi delle vocazioni Sacerdotali e di speciale Consacrazione e, una volta superata la crisi, non si farà più. Bensì essa dovrà essere sempre presente, anzi al centro dell’opera pastorale educativa della Chiesa.

Perché?

Se la Pastorale della comunità cristiana ha lo scopo di aiutare ogni persona umana ad entrare e camminare nella Salvezza, nella Vita Nuova Cristiana e se la Salvezza, la Vita Nuova è, in definitiva, fare la volontà di Dio, rispondere amen – eccomi alla chiamata del Padre in Cristo, come proclama la Rivelazione, risulta chiaro che la Pastorale della Chiesa, in tutte le sue articolazioni, con tutti i suoi mezzi, dovrà sempre, e non solo oggi, aiutare ogni persona di ogni tempo, in ogni luogo a rispondere di sì alla Chiamata Divina, a conoscere e realizzare la propria Vocazione.

Tutto questo viene insegnato dal Papa, in maniera chiara e decisiva, nella Pastores dabo vobis dove afferma, al n. 34, che la pastorale vocazionale non è un elemento secondario o accessorio, né un momento isolato o settoriale, quasi una semplice parte, per quanto rilevante, della pastorale globale della Chiesa: è piuttosto, come hanno ripetutamente affermato i Padri sinodali, un’attività intimamente inserita nella pastorale generale di ogni Chiesa, una cura che deve essere integrata e pienamente identificata con la “cura delle anime” cosiddetta ordinaria una dimensione connaturale ed essenziale della pastorale della Chiesa, ossia della sua vita e della sua missione. Sì, la dimensione vocazionale è connaturale ed essenziale alla pastorale della Chiesa. La ragione sta nel fatto che la vocazione definisce, in un certo senso, l’essere profondo della Chiesa, prima ancora che il suo operare. Nel medesimo nome della Chiesa, Ecclesia, è indicata la sua intima fisionomia vocazionale, perché essa è veramente “convocazione” assemblea dei chiamati. Da questo principio teologico-pastorale derivano due conseguenze pratiche.

 

– Fare P.V. significa fare pastorale della vocazione e delle vocazioni. Si tratta di promuovere la consapevolezza della vocazione universale. Della vita come vocazione; della Fede come itinerario di risposta alla chiamata del Padre in Cristo; della Santità come dono e meta per tutti; della Carità come vocazione ineludibile di ogni persona e della Chiesa tutta… Si tratta di promuovere l’annuncio e la proposta delle varie vocazioni che corrispondono ai vari stati di vita, carismi, ministeri suscitati dallo Spirito nella Chiesa…

La P.V. allora non è convocazione di élite, realizzata in “cenacoli” separati, avulsi dalla Pastorale ordinaria. Essa, al contrario, deve essere innestata nella Pastorale quotidiana della comunità cristiana.

 

– Perciò “Tutti i membri della Chiesa, nessuno escluso, hanno la grazia e la responsabilità della cura della Vocazione universale e delle vocazioni particolari[2]. Non esiste nella Chiesa Locale una delega agli esperti o ad alcuni addetti ai lavori. Il CDV non assume né “in proprio”, né tantomeno “in esclusiva” la P.V.

Il CDV riceve dal Vescovo il compito di “animare” la P.V. di tutta la comunità diocesana. Le iniziative “in proposito” che il CDV realizza non reclamano nessuna esclusiva sulla P.V. che, ripeto, non esiste ed è da rifiutare. Quelle iniziative in “proprio” (“simboliche” le chiama la Chiesa di Milano), sono solo mezzi necessari per l’animazione della P.V. di tutta la comunità diocesana.

Il presbitero allora non deve né essere ritenuto l’“addetto ai lavori” o l’“esperto” della P.V., né tantomeno “delegare in toto” ad altri tale Pastorale. Egli dovrà assumersi la sua notevole parte di responsabilità vocazionale, come tenteremo di descrivere.

 

 

 

La responsabilità vocazionale del Presbitero

 

Vita e testimonianza limpida e serena

La vita stessa dei presbiteri, la loro dedizione incondizionata al gregge di Dio, la loro testimonianza di amorevole servizio al Signore alla sua Chiesa… la loro concordia fraterna e il loro zelo per l’evangelizzazione del mondo sono il primo e più persuasivo fattore di fecondità vocazionale[3].  Proprio per questo risultano anche il primo e fondamentale impegno di responsabilità vocazionale.

 

Animazione vocazionale nella pastorale ordinaria della parrocchia

Come afferma il Concilio “spetta ai Sacerdoti, nella loro qualità di educatori della fede, di curare che ciascuno dei fedeli sia condotto nello Spirito Santo a sviluppare la propria vocazione specifica”[4]. E ancora fa parte specificamente della missione sacerdotale essere solleciti perché alla Chiesa non manchino mai pastori secondo il cuore di Dio[5]. Per realizzare, in maniera profonda e feconda, questa sollecita cura verso la vocazione di ciascuno e verso le vocazioni sacerdotali in particolare, “il presbitero guiderà la pastorale ordinaria della comunità in maniéra che la dimensione vocazionale sia ritenuta essenziale. L’impostazione catechistica, la liturgia, il servizio della carità, la spiritualità, la pastorale giovanile e familiare non mancheranno di far arrivare a tutti il “Vangelo della Vocazione”. “La preghiera quotidiana, personale e comunitaria del presbitero è il primo ambito nel quale tradurre questa responsabilità: la celebrazione eucaristica, la liturgia delle ore, il rosario, l’adorazione eucaristica prevedranno sempre un pensiero, una preghiera, un’invocazione per le vocazioni”. Sarà anche “responsabilità dei presbiteri costituire nelle comunità parrocchiali precisi servizi, come quello dell’animatore vocazionale parrocchiale, della ‘commissione vocazioni’ nel consiglio pastorale parrocchiale ecc.. La responsabilità dei presbiteri si estende in modo tutto particolare, nell’orientamento vocazionale, nella direzione spirituale, nella proposta e nell’aiuto ai giovani che manifestano attitudini per la vita consacrata. Particolarmente intenso sarà l’impegno del Parroco e “di tutta la parrocchia in occasione della Giornata Mondiale di Preghiera perle Vocazioni, accogliendo il ‘tema di preghiera e catechesi’ proposto annualmente per la Chiesa Italiana dal Centro Nazionale Vocazioni e seguendo le indicazioni dei Centri Diocesani Vocazioni[6].

 

 

I giovani preti e l’animazione vocazionale dei giovani

“Un dato è ormai patrimonio acquisito nella pastorale delle vocazioni: una scelta vocazionale non matura soltanto attraverso esperienze episodiche di fede, ma attraverso un paziente cammino spirituale”[7]. Si tratta allora di offrire alle giovani generazioni coinvolgenti “itinerari di vita cristiana” nei quali, come di dovere, la dimensione vocazionale (Vocazione e Vocazioni) avrà la sua centralità. Tanti e ben preparati dovranno essere gli animatori di tali itinerari, ma quelli più adatti, che si cercherà di non far mai mancare, sono i giovani preti.

 

 

Gli itinerari

Le caratteristiche specifiche che fanno dell’“itinerario” la forma più efficace di esperienza educativa sono: continuità e perseveranza di stimoli e di impegno; stabile permanenza degli educatori – animatori; programmazione chiara di tappe da percorrere, di mete da raggiungere, di esperienze da fare.

 

– L’iniziazione cristiana

È l’itinerario più tradizionale ed esperimentato della pastorale ordinaria in Italia. Si costruisce intorno ai tre Sacramenti dell’iniziazione cristiana e a quello della riconciliazione. È sostenuto da una catechesi ben lievitata dal “Vangelo della Vocazione”, la quale ha come punti di riferimento autorevoli il catechismo dei bambini e quello dei fanciulli e dei ragazzi in quattro momenti. Riguardo a questo itinerario si devono fare due notazioni particolari. La prima riguarda la valorizzazione della “vita di gruppo ecclesiale”, come strumento indispensabile per un significativo coinvolgimento vitale e vocazionale del fanciullo e del ragazzo. La “vita di gruppo ecclesiale” richiede la realizzazione non solo del momento catechistico, ma anche di quello liturgico, di quello caritativo-missionario, di quello comunionale-ricreativo, la seconda riguarda l’assunzione dell’arco di vita intorno all’esperienza crismale come momento particolare fecondo per l’animazione vocazionale. “È un tempo nel quale viene offerta la possibilità di un itinerario di catechesi particolarmente atto a far prendere coscienza della chiamata a un servizio di Chiesa[8].

 

– Verso la professione solenne di fede

È un itinerario da impiantare nel periodo che segue la Cresima, punto focale e svincolo decisivo della pastorale giovanile. Cercherà di realizzare un’indispensabile “mistagogia” del Sacramento ricevuto, avendo come obiettivi il consolidarsi del senso di appartenenza alla “convocazione” dei figli di Dio; l’assunzione di responsabilità ecclesiale nella scoperta e realizzazione della propria vocazione personale. Resta indispensabile lo strumento “vita di gruppo ecclesiale”:

l’accompagnamento di gruppo risponde al bisogno caratteristico dei giovani di comunicare le loro esperienze, di impegnarsi e confrontarsi con gli altri per una comune ricerca o in un programma di vita. Essi hanno nel gruppo la possibilità di esercitare la loro creatività, di sperimentare la concretezza della comunione, di trafficare i loro talenti[9].

 

– Discernimento della vocazione

Nella celebrazione della Cresima, insieme a una scelta un po’ più significativa del Padrino, potrebbe essere proposta la scelta o offerto il dono della “guida spirituale. A partire da quella scelta-dono, l’itinerario personalizzato, con i suoi ritmi, le sue mete, le sue verifiche, deve accompagnare l’itinerario comunitario e sarà decisivo per un’autentica scelta vocazionale. “È necessario riscoprire la grande tradizione dell’accompagnamento spirituale personale, che ha sempre portato tanti e preziosi frutti nella vita della Chiesa. I ragazzi, gli adolescenti e i giovani siano invitati a scoprire e ad apprezzare, il dono della direzione spirituale, a ricercarlo e a sperimentarlo, a chiederlo con fiduciosa insistenza ai loro educatori, nella fede[10].

 

 

I Preti giovani come animatori

Ogni presbitero, a qualsiasi età, cercherà di essere attento ai ragazzi e ai giovani e presente in mezzo a loro. Tuttavia gli apostoli naturali e più adatti dei giovani sono i giovani. Per questo i preti giovani, pur attenti alle varie necessità e urgenze della pastorale, saranno comunque e particolarmente impegnati con i piccoli, i ragazzi, i giovani. La gioiosa testimonianza della loro vocazione vissuta con dedizione sarà l’elemento più fecondo per l’animazione vocazionale degli itinerari.

Per quanto riguarda l’itinerario di iniziazione cristiana, se i gruppi dei fanciulli possono essere più facilmente affidati ad animatori laici e alle religiose con l’assistenza spirituale anche sporadica di preti di qualsiasi età, i gruppi dei preadolescenti prima e dopo la Cresima reclamano l’assistenza spirituale attenta e continuata di un prete giovane. Se c’è la possibilità, è auspicabile che il prete giovane si accolli, in prima persona, l’animazione globale di tali gruppi.

Ciò vale, a maggior ragione, per i gruppi dell’itinerario verso la professione solenne di fede. Sarebbe veramente bello e determinante per l’animazione vocazionale dei giovanissimi che i preti giovani, entusiasti della loro vocazione e profondamente consapevoli del “Vangelo della Vocazione”, si facessero loro vicini come educatori-amici.

Per quanto concerne la direzione spirituale “i sacerdoti, per parte loro, siano i primi a dedicare tempo ed energie a quest’opera di educazione e di aiuto spirituale personale: non si pentiranno mai di aver trascurato o messo in secondo piano tante altre cose, pure belle e utili, se questo era inevitabile per mantenere fede al loro ministero di collaboratori dello Spirito nell’illuminazione e nella guida dei chiamati[11].

In concreto: al momento della Cresima e della professione solenne potrebbe essere presentato un elenco di preti della zona, i quali potrebbero essere scelti dai giovani come “guida spirituale”. In quell’elenco non dovrà mai mancare la disponibilità di tutti i preti giovani della zona.

Ai fini dell’animazione del gruppo ecclesiale e della direzione spirituale si richiede che nell’ultimo anno della formazione seminaristica o nei primi anni della formazione permanente si faccia un corso sull’animazione vocazionale del gruppo e sulla direzione spirituale.

 

 

 

 

 

Note

[1] Cfr. in proposito la puntuale analisi offerta al n. 58 del documento della Pontificia Opera per le Vocazioni Ecclesiastiche uscito recentemente col titolo: “Sviluppi della pastorale delle Vocazioni nelle Chiese Particolari.

[2] Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis, n. 41.

[3] CEI, Vocazioni nella Chiesa Italiana, n. 41.

[4] Praesbiterorum Ordinis, n. 6.

[5] CEI, Vocazioni nella Chiesa Italiana, n. 41.

[6] Ibidem, n. 32.

[7] Ibidem, n. 45.

[8] Pontificia Opera per le Vocazioni Ecclesiastiche, o.c., n. 86. Cfr. anche CNV, ‘Vocazioni’, n. 2/91.

[9] CEI, Vocazioni nella Chiesa Italiana, n. 48.

[10] Ibidem, n. 40. 

[11] Ibidem.