Promozione della spiritualità e “week-end dello spirito”
Contemplativi per essere missionari oggi
Papa Giovanni Paolo II nella “Redemptoris missio”, scriveva: “Il futuro della missione dipende in gran parte dalla contemplazione. Il ‘missionario’, se non è un contemplativo, non può annunziare il Cristo in modo credibile. Egli è un testimone dell’esperienza di Dio e deve poter dire con gli Apostoli: Ciò che abbiamo contemplato, ossia il Verbo della vita… noi lo annunziamo a voi” (Gv 1,1-3).
L’uomo spregiudicatamente preoccupato della propria corporeità forse non sa nemmeno cosa veramente avviene dentro di sé. Noi mangiamo in un giorno circa un chilo e mezzo di cibo. Esso viene assimilato dal sangue che reca ad ognuna dei trilioni di cellule del nostro corpo il nutrimento di cui ha bisogno portando via i materiali consumati. Nel nostro organismo ci sono dozzine di processi infinitamente complessi come quello metabolico e altri ancora.
Interiorità feconda
Non possiamo continuare a vivere in superficie, è necessario un approfondimento, esplorando prima di tutto il nostro spirito, aprendolo all’azione dello Spirito Santo, dentro un’attività contemplativa che deve illuminare occhi e cuore della vita di ogni uomo. Gli oltre 600 Centri-case di spiritualità presenti in Italia, in sintonia con la pastorale delle diverse Chiese locali, possono offrire esperienze di “rinnovata Pentecoste”, affinché esercizi-ritiri spirituali, scuole di preghiera, direzione spirituale… facciano crescere la vita secondo lo spirito e aiutino soprattutto le nuove generazioni a superare “i cioè” di moda, decidendosi per una seria e costante vita cristiana dove le forti chiamate di Gesù di Nazaret non siano eluse, soprattutto quando c’è bisogno di “operai” o di “Marta o Maria” per il popolo di Dio.
Testimonianze di M. Heidegger e D. Bonhoeffer: ombre e luci
Martin Heidegger osserva che la vera “notte del mondo” nella quale sfioriamo di immergerci, non è causata dall’assenza di Dio, ma dal fatto che gli uomini rischiano di non soffrire più a motivo di questa “assenza”. Dopo la caduta dei grandi sistemi ideologici che avevano caratterizzato il tempo della modernità, si profila un vuoto di senso, mentre sembra dominare la rinuncia a porsi la questione del senso: il perché del vivere e del morire, il terribile interrogativo del dolore del mondo, vengono lasciati senza risposta, abbandonati a una caduta, motivata dai fallimenti e dalle delusioni che risposte presuntuosamente totali hanno prodotto. Al di là del tramonto delle “filosofie della storia” e dei totalitarismi ideologici da esse generati, sembra profilarsi come unica possibilità la proposta di un “pensiero debole”, che colga l’essere come accadere, e accetti l’inesorabile condanna a vivere l’esistenza come irrimediabile caduta. La crisi etica che le società del Nord del mondo attraversano, è il frutto manifesto di questa generale caduta di senso e del gusto a porsi la domanda sul significato e il fine della storia.
Il “pensiero debole” rivela tuttavia un’ambiguità costitutiva: esso intende abbandonare ogni prospettiva “forte”, ogni orizzonte totalizzante e compiuto. Lo fa, però, mantenendo di tutte le certezze la più terribile: e cioè che “tutto” sia comunque privo di senso. Il nichilismo post-moderno si presenta come una ideologia rovesciata, un lungo addio alle certezze, che viene a risolversi nella tragica certezza dell’assenza di ogni certezza. Non basta rifiutare la domanda del senso per risolverla: il rifiuto stesso può diventare ben maggiore pretesa, amore delle tenebre che finiscono con l’avvolgere di nulla il tutto, in un orizzonte non inferiore a quello abbracciato dal pensiero solare delle ideologie.
Bonhoeffer, teologo evangelico, impiccato a Flossemburg il 9 aprile 1945, in un lager tedesco, in una sua lettera dalla prigione, fa emergere uno spirito di rinnovata Pentecoste, malgrado tutto, scrivendo fra l’altro: “Da ieri sera vado recitando a me stesso, ogni due ore, l’inno pentecostale di P. Gerhardt che contiene i bei versi ‘Tu sei lo Spirito di gioia’ e ‘Dacci giocondità e vigore…’ , fonte per me di grande conforto; e ripeto ancora queste parole: ‘Se ti perdi d’animo nel giorno dell’avversità, la tua forza è poca’ (Pr 24) e il passo di Paolo: ‘Infatti Dio ci ha dato uno Spirito non di timidità, ma di forza e d’amore e di correzione’ (2 Tm 1). Inoltre il racconto biblico singolare del ‘miracolo delle lingue’ m’ha fatto meditare ancora intensamente. Che la confusione babelica delle lingue, a causa della quale gli uomini non possono più capirsi vicendevolmente in quanto ciascuno parla la sua propria lingua, debba avere una fine e debba essere superata dalla ‘lingua di Dio’, che ogni uomo è in grado di comprendere e con la quale soltanto gli uomini possono tornare a comprendersi, e che la Chiesa debba essere il luogo in cui tutto ciò s’avveri: sono queste concezioni grandiose e di enorme importanza”.
La risposta nelle esperienze forti nello spirito
A firma del card. C.M. Martini, durante la Quaresima 1992, la C.E.L. ha presentato un breve ma ricco documento curato dalla FIES lombarda, su “Gli Esercizi Spirituali e le nostre Comunità Cristiane”. Al n. 4 viene posto questa domanda: “Ci possiamo domandare come sia possibile oggi aiutare l’attività pastorale delle nostre parrocchie; in esse è spesso riscontrabile una problematicità personale e una stanchezza comunitaria che intralcia il cammino. Come superare la banalizzazione della vita e dell’amore all’interno delle coppie sposate? Come consentire una conoscenza maggiore del proprio sé profondo e favorire una gioiosa esperienza della comunicazione con Dio?
La scelta degli Esercizi-ritiri spirituali deve condurre non solo a una capacità di introspezione e di analisi, ma anche alla scoperta di un sé che è conosciuto e amato in Gesù Cristo e nel piano divino di salvezza. E proprio per questo che il credente può conoscere se stesso, non ha paura di mettersi in discussione e di convertirsi, e impara che egli può e deve amare gli altri… Diciamo dunque ai pastori e ai laici delle nostre comunità che difficilmente si fa un’esperienza profonda del rapporto personale con Dio, specie in età giovanile, se non si opera una rottura della vita ordinaria, con scelte di silenzio e con gratuità di tempo dato all’ascolto e alla lettura della Parola. E quando tale incontro personale con il Signore non ha la possibilità di avvenire, difficilmente Egli diventerà il nostro riferimento vitale. Forse è anche questa la ragione per cui talvolta la vita spirituale dei credenti rimane stentata e debole, non diviene quella ‘casa sulla roccia’ (Mt 7,24) capace di resistere alle intemperie e alle bufere che oggi sono frequenti e pericolose”.
Luoghi per un incontro decisivo per “cambiare civiltà”
Se anche respiriamo una cultura inquinante i cuori e frantumante progetti, dobbiamo credere al valore propositivo della pastorale dei Tempi forti dello Spirito. In Italia ci sono più Case di Esercizi che Seminari. La stessa pastorale vocazionale nei prossimi anni, oltre che nelle parrocchie, potrà giocare le sue carte migliori proprio in questi “polmoni spirituali-orientativi”. Malgrado ammirevoli sforzi di tante diocesi italiane, sono stati chiusi Seminari minori e pre-Noviziati. Non è forse provvidenziale lo sforzo che sta facendo la Federazione Italiana Esercizi Spirituali affinché le Case non siano “alberghi spirituali”, ma che invece collegati con la pastorale della Chiesa Locale e in particolare con il CDV si abbia coraggio e tempo per proporre in maniera organica e intelligente, esperienze di forte spiritualità vocazionale? In una diocesi gravata di debiti, il Consiglio presbiterale per sanare il bilancio deficitario, dopo lunga discussione decise di vendere la Casa di spiritualità… Ora questa Chiesa locale sta chiedendo preti ad altre diocesi che da sempre hanno curato un itinerario di spiritualità di concerto con associazioni, gruppi, CDV, movimenti e uffici pastorali diocesani.
Una fruttuosa esperienza in crescendo: “Week-end dello Spirito”
Il Centro Nazionale Vocazioni per l’annuale giornata mondiale per le Vocazioni, cura ogni anno un sussidio pratico per proporre a giovani e giovanissimi un fine-settimana impegnato: dal venerdì sera alla domenica pomeriggio. Viene normalmente offerto ai giovani, animatori, delle parrocchie, zone pastorali, o in ricerca vocazionale…
Il tema e l’approccio deve essere spirituale-vocazionale in un sereno clima di silenzio abitato da Dio. La sera del venerdi si curerà il “decollo” con conoscenze, canti inediti, consegna sussidi-introduzione e primo breve silenzio deserto. Le altre due giornate iniziano con la Celebrazione curata delle Lodi; in mattinata due robuste meditazioni accompagnate dall’approfondimento personale secondo il metodo della Lectio Divina. Se al mattino si privilegia il “proporre”, nel pomeriggio del sabato ci si ritrova per “celebrare”. Già nel primo pomeriggio facendo camminare i partecipanti “a due a due”, si rivive la “spiritualità della strada” come i Discepoli di Emmaus. O si formano dei gruppetti auto-gestiti dai giovani stessi, per vivere una piccola ma intensa “Marcia della fede”. È un momento molto coinvolgente che dà la
possibilità ai partecipanti di camminare insieme riflettendo sulla “loro” strada vocazionale… con un Amico che non disorienta mai: Cristo! Segue più tardi la celebrazione penitenziale-adorazione pilotata e prima di cena la Celebrazione del Vespro, chiusura dell’Adorazione e benedizione. Dopo cena, se il gruppo è “tosto” si può invitare a una celebrazione notturna; diversamente un film a carattere vocazionale può provocare alla fine, il dibattito.
La domenica prevede dopo le Lodi, una significativa meditazione con deserto finale e predisposizione all’Eucaristia conclusiva e brillante. Durante il corso non manchino sacerdoti-religiose e laici esperti, disponibili per incontrare personalmente giovanissimi e giovani. Nel pomeriggio della domenica non può mancare una provvidenziale Tavola rotonda Vocazionale. Dalle esperienze fatte, ha sempre dato ottimi frutti. Relativamente al tema si possono invitare dei “testimoni di vocazioni riuscite”: sacerdote, religioso, missionario, monaco, coppia disposi, laico impegnato in difficile ambiente sociale. Con sapiente regia si possono coordinare le domande e tentare una sintesi che possa mettere in discussione le scelte di tanti partecipanti non sempre predisposti a spendere la vita per il Dio-Trino: Padre, Figlio e Spirito Santo, ma, purtroppo, più spinti per il “dio quattrino”, svenduti al consumismo di un certo nostro tempo di luci pentecostali e di ombre culturali.