N.06
Novembre/Dicembre 1992

Perché pregare per le vocazioni

Interrogarsi sul “Perché pregare per le Vocazioni” può a prima vista sembrare superfluo se non addirittura scontata la risposta, tanto è esplicito il “comando” di Gesù “Pregate il padrone della messe perché mandi operai nella sua messe” e tanto è urgente il bisogno, un po’ ovunque nella Chiesa, di nuove vocazioni.

Il Centro Nazionale Vocazioni ha avvertito l’esigenza di approfondire questo tema, dedicandogli il presente numero della Rivista e il Convegno nazionale annuale che si celebrerà come tradizione nei primi giorni del nuovo anno, sia per riconfermare un’affermazione di grande portata del Piano pastorale per le vocazioni della Chiesa Italiana – “La preghiera è valore primario ed essenziale in ciò che riguarda la vocazione… Non è ‘un’ mezzo per ricevere il dono delle chiamate divine, ma ‘il’ mezzo essenziale comandato dal Signore”[1] – sia per favorire sempre più una “preghiera di qualità” per le vocazioni nella vita delle nostre comunità.

Quindi, perché pregare per le vocazioni?

 

 

…Perché è un “comando” di Gesù

Nella comunità cristiana la preghiera, e specificamente la preghiera per le vocazioni, si sta qualificando sempre più come preghiera di ringraziamento, perché Dio non perde la sua fiducia nell’uomo e chiama sempre; come preghiera d’invocazione allo Spirito Santo, che ci permette di riconoscere i doni di Dio e la nostra responsabilità personale nella Chiesa e nell’umanità; come preghiera di domanda, per chiedere esplicitamente al Signore delle chiamate nuove e generose risposte.

Il ritrovato impegno e tanta preghiera per le vocazioni, che si eleva oggi dalle nostre comunità – anche perché è sotto gli occhi di tutti la constatazione di una sproporzione tra il raccolto che ci sarebbe da fare e le braccia necessarie per questo raccolto – dovrà forse entrare sempre più nello spirito del comando di Gesù: “Pregate il Padrone della messe…”.

Gesù infatti ha chiesto più volte di pregare, ma pochissime volte, quattro in tutto, con un’intenzione precisa: la preghiera per i nemici (Mt 5,44); la preghiera per non entrare in tentazione nei tempi escatologici (Mt 26,41); la preghiera per Pietro affinché la sua fede non venga meno (Lc 22,32), la preghiera al Signore della messe perché mandi operai nella sua messe (Mt 9,38)[2].

È significativo che tra questi “comandi”, non generali ma “all’imperativo” consegnati ai discepoli, ci sia la richiesta di pregare per l’invio degli operai nella messe.

Qual ‘è dunque il significato profondo, da recuperare ai nostri giorni nella preghiera per le vocazioni della comunità cristiana, di questo “comando autoritativo” che esprime una precisa volontà del Signore?

“Gesù, dopo aver detto queste parole, non conclude dicendo: dunque andate. C’è bisogno, dunque, rimboccate le maniche, muoviamoci… Dice: c’è bisogno, dunque, pregate”[3].

“Si noti che Gesù non comanda ai discepoli di essere operai di Dio bensì di pregare…”[4].

“Gesù sembra spostare il problema: non è tanto un problema vostro, è il problema del Padrone della messe, quindi è un problema di Dio. È cosa di Dio. Pregate perché mandi”[5].

A pensarci bene, alla luce di queste riflessioni, la preghiera per le vocazioni che si eleva dal cuore della comunità cristiana ha forse bisogno di diventare più autentica. Troppo spesso, forse, la nostra preghiera per le vocazioni, mentre da una parte è accoglienza del comando di Gesù, dall’altra è forse più sollecitata da congiunture contingenti e dall’ansia di sopravvivere ad ogni costo.

Rischia cioè di non essere una preghiera essenzialmente mossa dalla fede e dalla motivazione primaria, che Gesù c’insegna nel Padre Nostro, che “venga” il Regno di Dio.

“Ma perché domandare a Dio, supplicarlo per ciò che riguarda innanzitutto lui? Perché chiedere una cosa per lui? Sta qui il grande mistero della preghiera. È certo che Dio, come Gesù, vede le pecore senza pastore, è certo che Dio vede i bisogni della Chiesa, ma Dio vuole che noi domandiamo, supplichiamo, preghiamo, perché ‘noi’ ne abbiamo bisogno. Di questo abbiamo veramente bisogno… Pregare per le vocazioni significa ricordare e confessare che la vocazione è dall’alto, da Dio, per Cristo, nella potenza dello Spirito Santo: Dio è il soggetto che plasma le chiamate e solo lui le può sostenere. Non è il soggetto individuale che sceglie, non è neppure la chiesa che chiama (cioè la risposta ai bisogni della Chiesa) e non sono neppure i bisogni del mondo che suscitano vocazioni. Insomma, Dio è il ‘principio’ della chiamata e ne è il ‘fine’ ma questi due poli si possono tenere insieme solo pregando[6].

 

 

…Perché la preghiera genera disponibilità

C’è una stretta correlazione tra la preghiera per le vocazioni e la pastorale o pedagogia vocazionale della comunità cristiana.

“Non c’è oggi, proprio a questo proposito, una patologia? Ovunque ci si chiede di che cosa ha bisogno la pastorale, di che cosa ha bisogno il nostro tempo o ancora peggio di che cosa ha bisogno il chiamato per sviluppare la sua personalità, ma non ci si chiede più di che cosa Dio abbia bisogno… Perché, ad esempio, questa enfatizzazione sul fare il bene, sul servire i fratelli attraverso attività parrocchiali, il volontariato, l’impegno per il terzo mondo, la carità organizzata? Tutte cose buone, doverose ed essenziali, ma se l’emergenza della chiamata nella chiesa è solo ridotta a queste cose e non si esprime con il dono di tutta una vita, con una sequela del Signore, e del Signore soltanto, fino alla fine, allora di fatto si oscura la possibilità della vocazione finendo per anteporre il proprio impegno, la propria osservanza alla possibilità della vocazione a seguire Gesù totalmente e radicalmente”[7].

La preghiera per le vocazioni ben intensa purifica, dunque, anche una certa azione pastorale e specificatamente l’impegno per le vocazioni.

Solo la preghiera infatti può generare e genera di fatto disponibilità autentica nelle singole persone. Crea anche nell’insieme delle comunità cristiane un clima, che è quello del dono, della disponibilità.

“È questo il senso del pregate il Padrone della messe. Pregate, cioè, chiedete, desiderate; e chiedendo e desiderando fidatevi, disponetevi. Ecco ciò che è chiesto a tutti. Non a tutti è chiesto di rispondere a missioni speciali, ma a tutti noi, se abbiamo responsabilità verso la chiesa, è chiesto di pregare con questo senso di disponibilità… E dovremo arrivare a dire: ‘Signore, se vuoi chiamami’. È un passo difficile, ma tuttavia è un passo cui questa preghiera ci dispone. Ritengo che è un’educazione a questo passo…”[8]

La preghiera è quindi per la persona, una “chiamata di Dio” in atto e “inizio di risposta” da parte dell’uomo: un vero e proprio itinerario vocazionale.

Il “luogo” unico – “comandato” dal Signore e “documentato” dall’esperienza viva delle innumerevoli chiamate bibliche ed ecclesiali – per la maturazione vocazionale.

 

 

 

Note

[1] CEI, Vocazioni nella Chiesa Italiana, Piano pastorale per le vocazioni, n. 27.

[2] Cfr. Enzo Bianchi, Che senso ha pregare per le vocazioni, Ciclostilato, Ritiro al Seminario Arcivescovile di Milano, Venegono, 18 Aprile 1991, p. 4.

[3] Cfr. C.M. Martini, Pregate il Padrone della Messe, Ciclostilato, Omelia per la Veglia di preghiera in preparazione alla XXII Giornata di preghiera per le Vocazioni, Duomo di Milano, 23 Aprile 1985, p. 3.

[4] Enzo Bianchi, idem p. 5.

[5] C.M. Martini, idem p. 3.

[6] Enzo Bianchi, idem p. 6-9.

[7] Enzo Bianchi, idem, p. 12-13.

[8] C.M. Martini, idem, p. 4.