L’annuncio del tema: “Ti ha dato tutto”, nella comunità parrocchiale
Ho la vaga ma concreta impressione, forse solo una sensazione tutta da verificare nei prossimi anni, che la scelta fatta dal CNV di proporre, quale criterio ispiratore dei temi della GMPV di questi primi anni ‘90, alle nostre comunità cristiane, l’annuncio forte, chiaro, esplicito di un Amore che ci precede, ci accompagna, ci attende… sia stata una scelta azzeccata. Perché ho la vaga impressione che la gente aspettasse questo annuncio.
Le cose di sempre
Non che sia un tema nuovo. Tutt’altro. È già compreso ampiamente nell’Antica Alleanza. E stato enfatizzato, esplicitato, “gridato” dal Figlio di Dio. È stata la certezza dei Martiri, la speranza dei Missionari, la fede di tutti. Forse, nel cammino della storia è stata da tutti noi considerata una verità talmente ovvia da darla anche troppo per scontata. L’Amore di Dio. Se ne è sentito ben presto il bisogno di collocarla tra le verità acquisite: ci siamo impegnati infinitamente di più ad annunciare il versante della risposta umana, ovvia conseguenza della proposta vocazionale divina.
Ed ecco una catechesi trasformatasi giustamente in “dottrina”, una pastorale inevitabilmente e comprensibilmente di “conservazione”. Non faceva né notizia né problema l’Amore di Dio. L’enfasi sul tema era riservata alla Mistica. Quale sano stupore il matrimonio mistico di S. Caterina da Siena, gli aneliti di S. Teresa d’Avila, la notte oscura di S. Giovanni della Croce…! Eravamo tutti sicuri che quelle erano le punte estreme di un iceberg grande e profondo: quello della religiosità nostra e della nostra gente.
Andò via triste
Lo sguardo d’amore di Dio, quello sguardo intenso di Gesù che “fissa” il giovane non è soltanto uno sguardo che trascina: può diventare uno sguardo che allontana… A Gesù è capitato spesso. Gli è capitato quando scaccia tutti quei demoni, trasferendoli in un branco di porci, di “far paura”; gli è capitato ancor più drammaticamente quando parla di sé come del “pane della vita”; gli è capitato con Giuda…
Quando la religiosità cessa di essere esperienza dello sguardo di Dio gioiosa, coinvolgente, totalizzante: allora fa paura. E si finisce per preferirne una a nostro uso e consumo. Non la si rinnega del tutto ma, dandola per scontata si finisce per perdere di vista da dove la nostra fede sgorga: da quello sguardo che crea Adamo, che corregge la prima coppia (e fin da allora ne abbiamo avuto timore…) che fa tremare Mosè che fa stupire l’autore del Salmo 138.
Da una fede scontata ad una religiosità fragile. Il passo è ovvio e breve. La preghiera si fa fredda; la morale si fa pesante; la vita si fa altrove… Cadde la pioggia, strariparono i fiumi e la casa crollò e la rovina fu grande… Lo sguardo d’amore di Dio ha finito per dovere “contare” gli amati/amanti e andare a cercare con passione e “delusione” i tanti che avevano voltato le spalle ad un amore di cui hanno infinitamente bisogno.
A casa del Padre mio
Desiderava cibarsi delle carrube che davano ai maiali ma nessuno gliene dava. E allora pensò fra sé … È tempo di crisi, di recessione, di tangenti, di droga, di bambini gettati nei cassonetti. Contemporaneamente di volontariato, di solidarietà, di comunità terapeutiche. Tempo di contraddizioni, di inquietudini, di speranza.
Nasce da ciò la sensazione alla quale accennavo. Serpeggia qua e là in maniera sufficientemente evidente una nuova e salutare “paura”. La definirei la “paura di restare soli”. Soli con se stessi senza aver più dentro la protervia e l’arroganza di chi si crede “qualcuno”; la paura di restare soli tra noi senza sapere come stare insieme; la paura di restare soli con un creato che si sta ribellando alla nostra follia; la paura di restare soli di fronte al mistero della morte e della vita. Una vita senza Dio appare sempre di più come una vita al di sotto delle nostre possibilità; una vita senza Dio piomba inesorabilmente nel freddo e nella notte…
Mi sembra che stiano arrivando i primi brividi, i primi seri disorientamenti tra la, nostra gente. Qualche meccanismo di difesa si sta scatenando ma ci si è già accorti che non produce gli effetti sperati. Che si debba tornare nella casa del Padre Nostro dove i servi dimostrano con la loro vita di star meglio dei figli?
Nuove domande
Mi sembra che quando il Papa parla di “rievangelizzazione” intenda proprio la nostra capacità di rigenerarci in comunità cristiana che sappia rispondere, dopo averle autenticate, a queste nuove latenti, emergenti domande. È un primo passo importante. Anche questo cammino verso casa è già evangelizzazione. È la prima evangelizzazione. Lo è stata anche all’inizio quando Paolo ad Atene autentica le domande di “religiosità” dei greci. Lo è stata quando Filippo cammina con l’eunuco. E lo è stata quando Gesù si è fatto compagno del viaggio malinconico dei discepoli di Emmaus.
Alla nostra gente l’evangelizzazione oggi deve saper spiegare che cosa è accaduto, che cosa sta accadendo, che cosa accadrà. Deve farsi compagna del viaggio di ritorno a casa dopo la dissipazione.
È già incominciata. Ed è già osservata attentamente. Fa notizia. Parla di un uomo che non può vivere senza Dio ma anche di un Dio che vuol vivere con l’uomo. Parla di una storia di amore necessaria all’uomo, desiderata da Dio. È meno difficile che nel passato parlare dell’Amore di Dio. Ma è infinitamente pericoloso continuare a darlo per scontato.
Una grande luce
Sono temi di questi giorni natalizi: il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce… La luce è venuta nel mondo… E in questi anni l’impegno prioritario delle nostre comunità cristiane è proprio il vangelo dell’Amore di Dio! Da riviverlo in pienezza; testimoniarlo con gioia; dirlo con forza!
Che cosa abbiamo da dire in parrocchia di più importante? Che cosa abbiamo da raccontarci (omelie, catechesi, ecc.) di più consolante, entusiasmante di questa certezza dalla quale ha preso vita la nostra fede? Che cosa pensiamo di dover dire di più interessante ai nostri giovani (pastorale giovanile) o ai nostri sposi (pastorale della famiglia) ai nostri anziani e ai nostri ammalati… se non che tutto ha veramente senso, prospettiva, certezza se immerso in questo Amore che ci precede, ci accompagna, ci attende, ci chiama?
Ti ha dato tutto
Se ti chiede qualcosa è per il tuo bene! Anzi: nel momento in cui il tuo modo di vivere lo mette in condizione di non poterti chieder più niente sei finito!
Solo nel dare a Dio la possibilità di chiederti qualcosa tu scopri la vita! È quando ti chiede di essergli figlio che tu scopri la tua dignità, profondità, identità. È quando ti chiede di amare il prossimo che tu scopri la tua vocazione a farti dono. E quando ti chiede di diventare, nella Chiesa, membro del suo Corpo mistico che tu comprendi l’universale vocazione al Regno e il destino di tutti gli uomini. È nel suo appello che veniamo tirati fuori dalla solitudine. Le sue chiamate sono la nostra luce!
Avremo modo di approfondire le condizioni della risposta. Ora è tempo di annunciarci una gioia. È tempo di ri-comprendere che prima di dover formulare una risposta è essenziale assumere un atteggiamento di accoglienza ad una domanda, quella dell’amore di Dio, senza la quale – lo abbiamo già visto e sperimentato – non ci resta che il freddo, non ci resta che il buio.