Un amore totale fondamento della vocazione
“Ama e fa’ quello che vuoi”, ha scritto S. Agostino. “Quando uno ha scelto di amare ha deciso tutto”, ha detto qualcun altro. “Dove è il tuo cuore, ivi è il tuo tesoro”, diceva Gesù. Ed ancora: “Se uno mi ama, il Padre mio lo amerà e verremo presso di lui e dimoreremo presso di lui”: è la via della vocazione.
Crisi di vocazioni è crisi di amore
Perché le vocazioni oggi sono in crisi? Perché è in crisi l’Amore, ha fatto osservare Paolo VI in un messaggio al mondo sull’argomento (1977). Ha indicato anche la via della soluzione. “Dunque coltivate in voi l’amore. Imparate ad amare di più il Signore… A voi Pastori, genitori, educatori, raccomandiamo: aiutare i giovani migliori, le anime più generose, a coltivare l’amore”. Ha completato il quadro formativo: solo l’Amore generato dalla Fede produce quella disponibilità al Sacrificio che è la condizione della vocazione e delle vocazioni. Il suo luogo di nascita è la Preghiera.
Ogni vocazione è espressione di amore, è vita di amore. Amore ricevuto nella elezione e nella chiamata, gratuito, creativo di grazia e libertà, divino-umano. Amore ricambiato nell’ascolto e nella risposta, nell’azione missionaria, libero, creativo di sé e di molto bene, umano-divino. Ma c’è una distinzione tra l’amore di Dio e il nostro amore.
L’amore di Dio crea in noi l’amabilità per cui Dio ci ama e ci chiama. E crea la possibilità e la libertà di riamarlo. Il nostro amore può solo riamare. Risponde liberando il deposito di amore che Dio ha posto dentro la vitalità di ogni sua creatura. Risponde alla amabilità che Dio rivela di sé, dei suoi doni, delle sue chiamate e missioni. Vede che vale la pena di rispondere come gli apostoli quando il Signore dice “Seguimi” (Gv 21, 19; Mt 8,22), “Se vuoi essere perfetto, va’, da’ ai poveri, poi vieni e seguimi” (Mt 19,21), “D’ora innanzi sarai pescatore di uomini” (Lc 5,10). Quando invita a guardare la moltitudine della messe (Mt 9,38). “Subito, abbandonati la barca e il padre loro, lo seguirono” (Mt 4, 22).
Scambio di amore totale
Totale è l’amore di Dio che consacra, elegge e fornisce di doni, chiama alla sequela, rivela progetti, immette il suo Spirito trasforma e manda. Totale è l’amore del giovane che si consacra, che si riserva al Signore, alla Chiesa, al Mondo, con totalità perenne, fedele, coerente e costante.
Giovanni Paolo II in altro messaggio mondiale (1979) entra a fondo nel tema. “La vera risposta ad ogni vocazione è opera di amore. La risposta alla vocazione… può sorgere soltanto da un profondo amore a Cristo. Questa forza di amore ve la offre Lui stesso, come dono che si aggiunge al dono della sua chiamata e rende possibile la vostra risposta”.
Per noi è una chiara e forte lezione di linguaggio. Parlare di vocazione è parlare di amore, di amore totale. È narrarlo, farlo vivere, scegliere. Perché è linguaggio poco parlato, è poco ascoltato, poco capito.
Negli adulti che chiamano la “voce” è chiara e forte in quelli che sanno usare termini di amore robusto, fedele e libero, creativo e redentivo, che traducono in termini di amore vissuto ogni chiamata, ogni risposta, ogni invio agli uomini per riportare la pienezza felice dell’amore del Padre e fraterno.
Nei giovani che ascoltano la “voce” risuona chiara e forte perché investe la mente e il cuore, impegnativa, ma promettente, espressiva della fondamentale natura di amore totale delle chiamate e delle risposte, delle missioni. Se la presa è piena, è vincente sulle pigrizie e sulle altre eventuali offerte umane, anche oneste. Parole unite a esempi, a fatti, a progetti.
Ricordiamo che in ogni caso amare è voler bene, volere il bene, cose buone, volerlo bene, da parte di Dio, a Dio, da apostoli permanenti.
I giovani, l’amore, l’amore totale
Vi sono giovani che non sanno che cosa sia l’amore. Poco e male lo hanno ricevuto. Non è nato in loro, non anima né la vita né le relazioni. Altri l’hanno deformato e involgarito, rattrappito, anche se ne sembrano accaniti praticanti. È solo sensibilità o affettività consumativa. Altri sono capaci solo di amore mediocre, superficiale, sia in fase di accoglienza e ricezione che in fase di espressione e di investimento. Altri sanno amare con qualche forza, ma solo in dimensione egocentrica, narcisistica, o terrena, sociale e culturale, forse filantropica e solidarista o volontaria, non trascendente.
La prassi giovanile oggi più diffusa è l’amore parziale, limitato, discontinuo, a scadenza e reversibile, perché mai definitivo né totale. Non ne vedono sempre le ragioni, né in sé né negli oggetti di amore.
Pochi salgono a esperienze di amore di livello alto e aperto, saldo e assoluto, permanente e totale, oblativo e creativo, consacrato. Sono livelli d’amore appena nascenti dentro orizzonti umani. Più facili in caso di scambio religioso, soprattutto negli orizzonti Trinitari del Padre, del Figlio Gesù, dello Spirito, di Maria, dei Santi, del vero Popolo di Dio per il Regno, per il Mondo, per gli uomini fratelli. Negli orizzonti della chiamata-risposta di chi entra nei progetti del Signore che è Figlio per amore, è Gesù in Maria per amore, vive un Vangelo di amore, fonda una Chiesa di amore, manda uno Spirito di amore, chiama e manda Uomini e Donne perché vivano di amore e per l’amore della Parola, dell’Eucaristia, della Missione, della Carità.
Sono i pochi giovani che hanno mente e cuore vasto e aperto. È il segno della vocazione: capire l’amore totale insito nell’assoluto del Mistero di Cristo che offre e chiede chi lo segua per imitarlo, prolungarlo, compiere l’annuncio della Fede e della Carità. Sono gli innamorati di Gesù e della causa di Gesù che è la causa del Padre, dell’uomo, di tutti gli uomini vicini e lontani. Questi ne possono fare il senso totale della propria vita.
Anche la comprensione del Mistero di Maria è segno e via di vocazione. Pochi bastano, purché diventino l’anima degli altri, i loro redentori.
Una pedagogia teologica dell’amore
La potenza dell’amore e dell’amore totale che il giovane porta dentro di sé può essere risvegliata, sensibilizzata, educata, impegnata con giusta pedagogia. Non con pedagogia umana, ma teologica. Fondata sul Signore. Dove collabora il Signore. Dove inizia Lui, il Padre che elegge e dà i talenti, il Figlio che chiama e forma, lo Spirito che ispira, alimenta e guida. Con Lui e con la sua Grazia devono collaborare visibilmente sia gli educatori che i giovani. In un dialogo che è teologico, di Dio e con Dio. Poi si fa teologale in termini di Fede, Speranza, Amore. E diventa spirituale di ascolto e risposta, di dedizione fedele morale e pastorale, fino alla totalità di una seconda consacrazione battesimale, ministeriale o carismatica.
Quelli che Dio elegge e chiama, vivono e maturano l’esperienza vocazionale dell’amore totale nel quadro di questa pedagogia originale, teologica. Sia ben chiaro per i pastori e per i giovani: l’inizio e la base della vocazione restano dono del Signore. L’abbiamo già sentito da Giovanni Paolo II. Lo stesso Cristo che chiama (con il Padre che elegge e lo Spirito che consacra) offre insieme la forza dell’amore “come dono che si aggiunge al dono della sua chiamata e rende possibile la vostra risposta”. Perciò il Papa fa pregare Gesù come colui che chiama chi vuole (chi il Padre ha eletto). Pregarlo chiedendogli l’amore totale.
Una pedagogia dell’amore totale
Questa pedagogia riporta a rientrare in se stessi, nelle profondità sublimi di sé, dove la vita a livello di sorgente si rivela buona, sensibile, generosa, precedentemente a ogni limitazione, deviazione, corruzione.
Fissa in Dio, nel suo essere amore nella vita intima trinitaria, in relazione al cosmo, alla umanità, a ogni persona, alla Chiesa, al Mondo.
Concentra sulla grazia della risposta che accetta e condivide l’amore, che assume le missioni come vie d’amore vasto e fattivo.
Coltiva la forza e la libertà di amare, perciò matura per le comprensioni, i giudizi, le scelte, le decisioni, gli abbandoni necessari per la risposta alla elezione di Dio. Risposta libera, totale, a propria volta creatrice, redentrice, scelta di ciò che è sublime, profondo, totale, eterno, eroico, secondo gli esempi del Signore, in direzione di ogni genere di necessità.
Diventa luce e forza vincente contro le distrazioni e le difficoltà interne ed esterne. Anche sulle proposte di altre scelte oneste e comuni. Non vincono più le paure del tutto e sempre, del solo, del quotidiano. Ministero è gioia, povertà è ricchezza, celibato è amore, ubbidienza è fecondità, e insieme pienezza e libertà somma. Ogni Sacrificio è possibile.
Educatori e guide formative diventano le personalità e le comunità ministeriali e apostoliche, testimoni vivi di Dio nella Chiesa e per il Regno.
Luogo pedagogico è la preghiera. Non solo perché il Padre chiami e mandi altri per la messe, ma perché si degni di chiamare e mandare chi prega.
Forse il cammino sarà lungo. Se l’amore nasce, ispira o parla, bisogna coltivarlo a lungo, alimentarlo, lasciarlo crescere, farlo maturare, anche attraverso crisi.
Come praticarla?
La pedagogia dell’amore totale parte facendo vivere l’esperienza di essere amati in maniera totale e infinita. Totalità del Dio che ama, delle forme dell’amore con cui ama: amore di creazione, di dono di umanità personale, di redenzione, appunto di vocazione e missione comune e speciale, di salvezza.
Educa alla Fede con apertura alla Carità e con volto di Speranza. Immette e innesta dentro le tensioni dell’amore totale con il quale Dio ama tutti gli uomini, i più bisognosi, i migliori e i peggiori, i vicini raggiungibili, i lontani non esplicitamente raggiungibili. Svela e invita a impegnarsi nei programmi del bene da donare a propria volta: evangelizzare, convertire, santificare, promuovere e diffondere bontà, giustizia, libertà, vita nuova, misericordia, maturità della statura di Cristo, nello Spirito.
Investe il giovane chiamato quando gli fa sperimentare l’amore che Dio è, l’amore con il quale Dio opera nella Chiesa e nel Mondo, con il quale Dio chiama a partecipare attivamente con compiti precisi a lunga portata per chiamata e per invio e missione.
La sua sfida è la convinzione che la risposta dell’amore totale vale la pena, vale la vita, vuole e merita una vita, tutta la vita, crescente per età, esperienza, maturità, esigenza, e lascia il più fuori per altri, per sé lo consegue dopo, come dono escatologico. Vuole persone esperte dell’amore totale.
I pastori vocazionali devono farsi mediatori, ambasciatori, rivelatori, voci prossime di queste realtà di amore, veri educatori dell’amore, all’amore, nell’amore, per l’amore, ma nella dimensione totale.
Darne l’esempio, la testimonianza trasparente. Farsene guida. Anche i genitori hanno lezioni di amore da dare. Il loro amore reciproco, verso i figli, diffuso nella chiesa e nel mondo, può diventare scuola di amore e scala di amore totale figli e figlie, se Dio li sceglie e li chiama.
Ogni educatore, pastore, catechista che avvicina, spiega, propone e chiama, accompagna, rivela qualche aspetto del Mistero dell’amore vocazionale totale, coltiva quell’amore che il Signore ha seminato dentro ogni anima giovanile, almeno in tanti che ama di più, per gli altri che continua ad amare.
Il compito dei giovani è di rispondere con amore totale (vocazionale) all’amore, alle voci dell’amore, dell’amore di Dio che ama, li ama, li chiama ad amare con Lui, per Lui, nelle forme infinite del suo amore. Come Levi che lascia tutto, si alza e segue Gesù. Come gli Apostoli: “Signore da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna”. Come Saulo: “che devo fare Signore?” Come Maria: “ecco l’ancella del Signore”. Come, Benedetto, Francesco, Chiara, Teresa la Grande, la Piccola, di Calcutta…
L’amore di Dio ha bisogno dell’amore dei giovani per compiere la sua volontà di amore. Non perché Dio vuole avere futuro e spera di averlo in loro. Ma perché Dio ha un futuro per loro. Di pienezza divina e umana.
“Se conoscessi il dono di Dio, e chi ti dice: dammi da bere! Tu me lo avresti chiesto”. Non dobbiamo creare noi l’amore. Basta viverlo e guidare a scoprirlo, a viverlo, basta comunicarlo. Nessuna altra cosa è importante.