La struttura vocazionale della celebrazione eucaristica
Il tema del XXII Congresso Eucaristico Nazionale che si svolgerà a Siena dal 29 maggio al 5 giugno 1994 è: “Eucaristia: dalla comunione al servizio”. È evidente la sintonia di tale tema col piano pastorale della CEI, “Evangelizzazione e Testimonianza della Carità”. È quasi una traduzione schematica dei contenuti del n. 17 di tale documento laddove si parla dell’eucaristia come sacramento della carità. Giova richiamare un passo: “Facendo memoria del suo Signore, in attesa che egli ritorni la chiesa entra in questa logica del dono totale di sé”.
Facendo memoria
Poco prima si era affermato che “Gesù ha racchiuso nei segni del pane e del vino il significato della sua intera esistenza…”. Celebrare l’eucaristia appare – in questo contesto – fare memoria di quello che siamo: fare memoria della nostra vocazione e della nostra missione. La Messa è un continuo richiamo alla nostra vocazione e alla nostra missione.
Ciò vale per noi tutti e prima di tutto colti come “chiesa”. È la chiesa, nella sua globalità – dimensione dell’assemblea liturgica – ad essere perennemente richiamata al suo momento sorgivo e informativo: siamo nati lì e siamo stati plasmati lì come comunità cristiana. La Messa costituisce per la chiesa la sorgente e la forma: non è chiesa se non rinnova di continuo la sua fedeltà all’eucaristia.
Andare a messa significa rispondere ad un invito: la chiesa mentre “fa” l’eucaristia in realtà da essa “è fatta”. Essa è posta in stato di vocazione dalla struttura stessa della Messa. Essa è generata di continuo come comunità convocata alla presenza di Dio; chiamata ad una consapevolezza matura del bisogno di salvezza nella coscienza del peccato; scelta come destinataria di un dialogo ineffabile; radunata nella lode; nutrita e rigenerata; inviata come dono di Dio ai fratelli per la costruzione del suo Regno.
Se la logica del “dono totale di sé” non diventa la logica del modo concreto di essere e di vivere delle nostre comunità è perché questa coscienza vocazionale è largamente atrofizzata da un modo di celebrare l’eucaristia superficiale, banale, devozionistico, assente, ritualistico.
Occorre ritrovare nell’eucaristia amata, vissuta, adorata la coscienza profonda di essere dei chiamati, degli amati, dei convocati, dei nutriti. Occorre umilmente riscoprire l’elemento contemplativo, la bellezza e la gioia dello stupore, la gratitudine e l’offerta. Poi viene tutto il resto.
Il Corpo di Cristo
Se tale dimensione vocazionale appartiene a tutta la chiesa appartiene anche a tutte le membra del “corpo mistico” di Cristo. L’eucaristia è la sorgente e la forma del credente. Essa ci richiama con forza alla singolare vocazione di ciascuno. È per ciascuno di noi che vale la regola dell’entrare “in questa logica del dono di sé”. Nella celebrazione della messa il credente prende coscienza di quello che è per vocazione e per missione: la mia vita è cristiana se vivo alla presenza di Dio; se ho piena coscienza del mio essere peccatore; se vivo intensamente l’incontro e la risposta alla Parola; se instauro una autentica esperienza di dialogo e di offerta della mia vita al Padre, in Cristo, per opera dello Spirito; se mi lascio trasformare dal corpo dato e dal sangue versato, principio dell’esistenza cristiana; se vivo un’eco perenne del mandato che mi è stato affidato in ogni vicenda, situazione. A questo invito rispondo con docilità, duttilità, plasmabilità. La struttura eucaristica mi ricorda e mi rigenera di continuo nella coscienza vocazionale profonda.
Fissatolo lo amò
Anche la chiamata “vieni e seguimi” appartiene alla struttura vocazionale dell’eucaristia. Anzi, l’eucaristia celebrata, amata, adorata e vissuta è contesto e modalità per la maturazione vocazionale destinata ad approdare ad una scelta particolare, specifica, consacrata. La messa è lo sguardo fisso di Gesù sulla tua vita. Egli si fa dono perché tu possa entrare nella logica del dono totale di te stesso. La struttura celebrativa è una splendida struttura vocazionale: scopri la tua vocazione personale all’interno di questa intimità: stando alla sua presenza, riconoscendoti peccatore, offrendoti e lasciandoti nutrire dalla Parola e dal Pane vieni posto nella condizione di udire la sua voce che ti chiama ad andare oltre. È nella Messa che si creano le condizioni per una appartenenza della tua vita al Signore fino a poter immaginare che essa debba appartenergli in modo esclusivo, consacrato.
Una riscoperta
Occorre rapidamente riportare il nostro celebrare dentro a questa logica. Nelle nostre comunità parrocchiali, nel Giorno del Signore, la nostra messa deve essere la Sua Messa. Non saremo mai abbastanza chiesa, cristiani, come il Signore ci vuole, se la celebrazione dell’Eucaristia non sarà come lui la vuole. Ogni momento della messa va riscoperto nella sua identità vocazionale, comunionale, missionaria. C’è una vocazione della chiesa e del cristiano da riscoprire all’interno della celebrazione eucaristica. C’è una vita di fede da riconfrontare e rimisurare con coraggio e con cura col mistero eucaristico. C’è una catechesi eucaristica da realizzare con maggior vigore, puntualità, chiarezza. Ci sono i nostri giovani: nell’eucaristia devono poter trovare un insostituibile itinerario vocazionale. Ma l’eucaristia deve diventare vita e la vita un’eucaristia!