N.02
Marzo/Aprile 1993

Le celebrazioni liturgiche nelle missioni popolari: luogo educativo vocazionale per i giovani

“Ogni missione che si esprime nella Chiesa va ricondotta all’iniziativa missionaria del Padre che ha mandato il Figlio suo nel mondo, e al gesto missionario di Cristo che, venuto al mondo a salvarci, ha effuso il dono dello Spirito Santo. La Trinità è origine, modello e meta della missione” (CEI, Comunione e comunità missionaria 22/6/1986, n. 5).

Con queste parole la CEI riafferma in sintesi il fondamento teologico della missione: avendo la sua origine nel disegno d’amore del Padre, la missione non può essere considerata come una tra le tante attività ecclesiali. “La Chiesa peregrinante è per sua natura missionaria”, ci ha ricordato il Concilio (Ad gentes, n. 2).

La visione della missione come componente ecclesiale fondamentale è stata in questi anni più volte ripresentata dal magistero, facendo maturare una consapevolezza che ha cercato e cerca di tradursi nella pratica di una pastorale rinnovata.

Il documento della CEI già citato, dopo aver indicato alcune vie principali per una efficace azione missionaria della Chiesa nel mondo, al n. 40 afferma: “È la forza dello Spirito che tiene viva e dinamica la nostra tensione missionaria, per la quale dobbiamo essere capaci di aprire e percorrere vie nuove. Dobbiamo superare una pastorale preoccupata più di conservare che di avviare forme e modi di missionarietà che incrocino le reali ed autentiche esigenze dell’uomo”.

È proprio nella linea che tende al superamento di una pastorale di conservazione che i Frati Minori offrono il servizio delle missioni al popolo: rinnovato nella sua metodologia, questo tradizionale strumento di evangelizzazione propone una efficace modalità per annunciare oggi la ricchezza di Cristo e del suo Vangelo.

Inserendosi nella pastorale di una comunità parrocchiale e puntando al suo rinnovamento, le missioni popolari si rivolgono ad ogni ambiente e ad ogni persona: non c’è situazione che non possa essere illuminata dalla parola di salvezza del Vangelo, che pertanto deve poter essere incontrata da ciascuno. È dall’incontro con la Parola testimoniata da una vita che lo Spirito agisce per realizzare il disegno d’amore del Padre.

L’esperienza insegna che per poter mettere in pratica quanto ora affermato è necessaria una seria preparazione e una curata organizzazione che permetta di raggiungere tutti e ciascuno negli ambienti in cui vivono la loro giornata, dai luoghi di lavoro a quelli di ritrovo, dalle scuole alle case.

Se per l’intera comunità parrocchiale si avverte la necessità di percorrere nuove vie di evangelizzazione, ciò risulta ancor più urgente per i giovani. Spesso le fondamentali domande sul senso della vita, che in modo più o meno evidente ciascun giovane porta in sé, rischiano di rimanere insoddisfatte per l’incapacità di realizzare l’incontro tra i loro bisogni e la parola di salvezza del Vangelo.

Il primo obiettivo è dunque quello di incontrare i giovani nella concretezza della loro vita: avvicinandoli nelle scuole come alla fermata dell’autobus, nelle piazze come in discoteca ciò che più di ogni cosa stupisce è l’inaspettata disponibilità con la quale ascoltano l’annuncio, reso credibile da un volto, da una esperienza.

Il loro desiderio di conoscere Dio, che a volte si può nascondere anche dietro ad una maschera di indifferenza alla quale la cultura consumistica ed edonistica li obbliga, si mostra sempre più grande delle occasioni che vengono loro offerte per appagarlo in pienezza.

Incontrare nella loro vita la presenza di Gesù Cristo fa loro scoprire che la fede non è un vago sentire soggettivo, ma l’aderire ad una Persona. Questa scoperta spinge verso il desiderio di farne esperienza per verificare la verità esistenziale della proposta.

È con questo desiderio che molti giovani durante le missioni al popolo si accostano alle celebrazioni liturgiche. Alcuni di essi affermano di aver iniziato un cammino di verifica vocazionale proprio a partire dall’esperienza vissuta nell’Eucaristia e nella liturgia delle ore. Per molti il gusto e la gioia di partecipare a questi due momenti essenziali di ogni giorno di missione è una vera e propria scoperta: il trovarsi al mattino col gruppo missionario per celebrare le lodi prima di recarsi a scuola o al lavoro riempie di una luce nuova tutta la giornata; il riunirsi alla sera con tutta la comunità attorno alla mensa della Parola e del Corpo del Signore, per unire la propria vita all’offerta di sé che il Figlio fa al Padre, colma di senso ogni attimo della giornata trascorsa.

Le celebrazioni delle missioni popolari si propongono di favorire quella “piena, consapevole e attiva partecipazione” che il Concilio ha auspicato (Sacrosanctum Concilium, n. 14). Per raggiungere tale scopo si cerca di valorizzare in tutta la loro forza espressiva i segni che la liturgia stessa già offre e di lasciarsi guidare dal messaggio che ogni giorno la Parola di Dio ci dona.

Una maggiore attenzione alle parole che spesso l’abitudine è in grado di banalizzare, una più viva partecipazione dell’assemblea al canto, alcune concrete indicazioni per tradurre la celebrazione in un impegno di vita: sono questi alcuni elementi che favoriscono la funzione educativa delle celebrazioni.

Tuttavia, ascoltando ancora la testimonianza di giovani che hanno vissuto i giorni di missione, appare evidente che non è solo o principalmente un modo di celebrare più attento all’assemblea che li ha aiutati a conoscere e a crescere nella consapevolezza della chiamata.

Ciò che più di ogni altra cosa interpella vocazionalmente i giovani, è senza dubbio l’incontro con una celebrazione che è espressione vera della vita di una comunità. Il gruppo missionario affermando e vivendo la centralità dell’Eucaristia e della liturgia delle ore, ha nell’azione liturgica il momento più alto e più vero in cui si manifesta come espressione della Chiesa, comunità di credenti convocata per celebrare il mistero della salvezza.

Nell’assemblea orante Cristo si fa realmente presente (cfr. Sacrosanctum Concilium, n. 7) attualizzando la sua opera redentrice: il sapersi mettere di fronte a questa presenza con la semplicità dei puri di cuore è la condizione che permette di accogliere l’invito alla sequela che da essa viene.

Il momento di più intensa evangelizzazione e catechesi delle missioni al popolo ha così nella liturgia il culmine nel quale si rende attuale ciò che è stato annunciato e, nello stesso tempo, la fonte dalla quale trarre la forza per una decisione di vita nella sequela di Cristo (cfr. Sacrosanctum Concilium, n. 10).