N.05
Settembre/Ottobre 1993

Fanciulli e ragazzi: un’età potenzialmente vocazionale

Fin dal tempo dell’iniziazione cristiana, fanciulli e ragazzi hanno la capacità potenziale, insita nell’originalità propria della loro età, di scoprire che tutta la vita è vocazione a conoscere e ad amare Dio, a incontrare i fratelli nel cammino di ogni giorno. Fanciulli e ragazzi possono imparare subito a leggere ogni scelta di vita, ogni professione, ogni servizio come risposta di amore a Dio che interpella sempre e personalmente. È questa la grande dignità del cristiano: vivere il proprio battesimo come chiamata-risposta al dono di sé.

 

 

Un potenziale vocazionale tutto da valorizzare

Ma, come aiutare questi nostri destinatari nel tempo incipiente della loro crescita a scoprire nella vita, con le sue risorse e i suoi interrogativi, la chiamata di Dio alla piena realizzazione nell’amore? Come aiutarli a dare subito una risposta pronta e generosa alle richieste concrete di ogni giorno, a quelle richieste che, in definitiva, preparano a disponibilità più grandi?

Fanciulli e ragazzi, infatti, hanno bisogno di essere sollecitati da educatori saggi a mettere in azione il tutto di loro stessi, e questo fino a provare in loro il gusto di un impegno dinamico attorno a quei valori che sviluppano atteggiamenti vocazionali quali: l’attenzione all’altro, la disponibilità, la solidarietà, il gusto dello sforzo, della riuscita.

Sviluppare il potenziale vocazionale non è allora fatto spontaneo, ma offerta sistematica di sollecitazioni e di opportunità educative. Queste dovranno tener conto della condizione psicologica della crescita per lo sviluppo di un autentico atteggiamento religioso. Tale atteggiamento è inteso quale capacità di dare una risposta positiva, soddisfacente al problema profondamente umano che si può esprimere con la domanda: “che senso ha la vita?”. Domanda a cui è possibile dare risposta soddisfacente solo negli ampi orizzonti della generosità. Lo stesso messaggio di Giovanni Paolo II in occasione della XXX Giornata Mondiale per le Vocazioni è tutto un invito a superare una cultura diffusa che induce, troppo facilmente, ad accontentarsi di progetti modesti che sono molto al di sotto delle stesse incipienti possibilità dei minori. In loro, infatti, c’è l’anelito alla crescita nella verità, nell’autenticità, nella bontà; c’è l’attesa di una voce che li chiami per nome a una risposta generosa. Dare allora espressione al potenziale umano e al potenziale di grazia presente anche nei più giovani tra i giovani è il grande compito dell’educazione e, al suo interno, più specificatamente, questo è il compito dell’educazione alla fede.

Prima di inoltrarci a indicare le valenze vocazionali insite nella stessa educazione alla fede, occorre ricordare che annuncio vocazionale ai fanciulli e proposta vocazionale ai ragazzi si pongono tra loro in linea di continuità: la risposta della vita al proprio Battesimo, pur nella discontinuità: l’originalità che tale risposta assume ad ogni età.

 

 

Il potenziale vocazionale da fare emergere

Le mete di una catechesi in dimensione vocazionale contribuiscono, fin dalla fanciullezza, alla formazione di un “io” forte e aperto, capace di atteggiamenti fiduciosi e di relazionalità indispensabili per poter intraprendere, in seguito, il proprio progetto di vita. È un impegno di crescita caratterizzato da particolari abilità rispondenti ai dinamismi dello sviluppo propri dell’età: incipiente attività razionale, ricerca dell’acquisizione di un’immagine di sé e processo di identificazione, espansione dell’io e autocoinvolgimento, interiorizzazione dei valori.

Ne consegue, a livello di comportamenti, un profilo di fanciullo cristiano che:

– conosce, secondo le possibilità del suo modo di apprendere, il messaggio cristiano nella caratterizzazione della chiamata di Dio Padre alla felicità-salvezza;

– prende coscienza della chiamata a vivere, con Gesù, la realtà di figlio di Dio;

– si va aprendo al discepolato come risposta alla chiamata a seguire Cristo nella comunità ecclesiale;

– è capace di assumere il proprio ruolo di protagonista nel rendere il mondo-ambiente circostante più bello e più buono mediante l’assunzione di compiti adeguati alle sue possibilità;

– è in grado di dare, nel concreto della giornata, la propria risposta di figlio di Dio secondo i valori evangelici.

Dalle mete viene fuori un profilo concreto dell’identità cristiana del soggetto di 6-11 anni dove è evidente l’emergere del potenziale vocazionale dell’esistenza quale luogo umano dell’ascolto, della fiducia e disponibilità da cui solo può sprigionare la risposta alla chiamata di Dio.

Realizzare le mete indicate significa, inoltre, rispondere anche alle esigenze della pedagogia della fede che valorizza l’annuncio della Parola e la testimonianza della vita. Nel Catechismo dei fanciulli Io sono con voi (6-8 anni) e Venite con me (8-10 anni) si possono trovare abbondanti riferimenti alla Scrittura, in particolare ai Vangeli sinottici. In effetti, con la proposta di modelli evangelici adeguati, i fanciulli possono sentirsi coinvolti a rispondere alla chiamata di Dio alla vita, alla fede, alla sequela Christi e, infine, alla gloria come amicizia senza fine con Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.

 

 

Un potenziale vocazionale da orientare

Dagli 11 ai 14 anni i ragazzi vivono una particolare fase di transizione come momento di novità e di scoperta di se stessi. Allargano conoscenze e interessi, si fanno una propria idea delle cose, degli avvenimenti, degli altri. Si interrogano sul senso della vita, vogliono prendere delle decisioni. È il momento, questo, per una nuova presa di coscienza della propria identità che si esprime con l’insorgere di un proprio progetto di vita. Compiti prioritari della catechesi in dimensione vocazionale saranno, allora, quelli di orientare la relativa autonomia che i ragazzi vanno esprimendo, di metterli a confronto con ideali di vita che li stimolino a nuove scelte personali, premesse per una propria risposta vocazionale.

Le mete di una catechesi attenta alla proposta vocazionale dovranno, dunque, far leva su una religiosità, quella propria dei ragazzi, aperta alla progettualità. E questo per far maturare requisiti vocazionali attraverso l’assunzione dei valori propri della comunità cristiana e di concreti servizi resi alla comunità stessa. Nel rispetto dei diversi livelli della personalità – cognitivo, affettivo, operativo – si tratta, concretamente, di far giungere ragazzi e ragazze:

– alla conoscenza del messaggio della salvezza come progetto di Dio da accogliere per la piena realizzazione di sé;

– alla presa di coscienza di sé, degli altri e del mondo all’interno del grande progetto di Dio e del suo patto di amicizia;

– alla scelta della persona di Gesù per far proprie le sue stesse scelte in una prospettiva di discepolato;

– alla maturazione della coscienza ecclesiale come partecipazione alla vita e alla missione della comunità cristiana mettendo a servizio i propri doni;

– ad accostare le diverse vocazioni quali dono dello Spirito per il servizio nella Chiesa e nel mondo;

– ad abilitarsi a dare una prima risposta alla propria vocazione come emerge all’interno dei servizi alla comunità.

A tal fine, i volumi Sarete miei testimoni (11-12 anni) e Vi ho chiamato amici (12-14 anni) possono essere considerati strumenti validi per la proposta vocazionale ai ragazzi. L’articolazione dei contenuti nel primo volume, infatti, vuole favorire il protagonismo ecclesiale. Più esplicitamente, i ragazzi, imparano a leggere nella storia il farsi del progetto del Dio che salva e a scoprirne in loro stessi i segni della vocazione a corrispondervi. Tutto ciò impegnandosi a collaborare nella disponibilità e nel servizio all’interno del modello di Chiesa proposto nel libro degli Atti e riproposto dal catechismo. Nel secondo volume l’orientamento vocazionale va colto nella globalità di tutto il volume che vuol favorire la riscoperta di Gesù come amico e l’accoglienza della sua chiamata a vivere con Lui secondo un progetto personale da realizzare nella Chiesa con l’aiuto dello Spirito Santo.