Il gruppo ministranti: un itinerario vocazionale
L’itinerario formativo del gruppo ministranti merita un’attenzione particolare: esso è per natura un itinerario vocazionale. Cominciamo con il chiederci: che cosa intendiamo per “ministranti”? Quale specificità questo gruppo possiede?
Il motivo di questa domanda è spiegato dal fatto che molto spesso il gruppo dei ministranti è visto soltanto come un gruppo da “coreografia”, quasi composto da comparse che entrano in azione nelle grandi celebrazioni liturgiche. A volte si pensa che basta insegnare ai ragazzi le cerimonie o coprire il servizio alle messe domenicali per avere un buon gruppo. È chiaro che tutto questo è troppo poco, anzi non è in sintonia con la riforma liturgica del Vaticano II. Allora, chi sono i ministranti?
Sono anzitutto dei “chiamati”, dei battezzati nei quali lo Spirito Santo ha posto la vocazione a mettersi al servizio della comunità cristiana che celebra i divini misteri, che fa liturgia. Non è uno tra i tanti gruppi parrocchiali, ma un gruppo avente un ruolo decisivo nella vita di una comunità, perché agisce lì dove la parrocchia nasce e cresce come chiesa, “comunità della nuova alleanza”. È dal modo con cui una comunità cristiana celebra il Risorto che essa si qualifica, diventa credibile ed è capace di rispondere alla propria vocazione. Ebbene, i ministranti hanno in parrocchia questo ruolo determinante: aiutare i battezzati a sentirsi coinvolti e partecipi nella liturgia (Cfr. SC 28 e 29).
Appare con chiarezza che i ministranti non sono più e solo i ragazzini più capaci che “servono la messa”. Anche questo, ma la loro vocazione li spinge molto più in là. La vocazione al servizio che loro posseggono li rende naturalmente aperti a scoprire il progetto di Dio nella loro vita. Tutto sta nel modo con cui il gruppo viene animato.
Innanzitutto è opportuno che l’animatore abbia idee chiare, obiettivi precisi, intensa vita di fede, e sappia che il suo ruolo è anche quello di essere animatore vocazionale. Non credo che possano esserci itinerari buoni per tutti. Ogni gruppo ha la sua storia, vive in un determinato ambiente, e quindi ogni gruppo richiede le sue mediazioni specifiche e i suoi ritmi particolari. Però, gli obiettivi di fondo e le idee chiare sono la condizione essenziale perché un gruppo risponda con fedeltà al suo specifico. Individuerei tra gli obiettivi principali il primato della iniziazione alla ministerialità. Certo, i ministranti servono all’altare, ma questo servizio va in diversi modi evangelizzato. L’itinerario formativo deve contenere inevitabilmente elementi validi che educhino al servizio. Partendo dal servizio liturgico bisogna formare i ragazzi a capire che l’essere ministranti non si esaurisce all’altare, ma dall’altare parte per giungere alla vita quotidiana. La famiglia, la scuola, i compagni, lo svago: tutti “luoghi” dove bisogna mettersi al servizio, sempre e comunque. Nella misura in cui i ragazzi scoprono la bellezza dell’essere servi, anche la disposizione con la quale loro esercitano il ministero liturgico cambia sensibilmente.
Da dove attingeranno questo stile? Dall’amicizia e dal dialogo con il Servo per eccellenza: Cristo Gesù. L’iniziazione al servizio è strettamente legata all’iniziazione alla preghiera. È evidente che l’intensità della partecipazione alla liturgia dipende dall’intensità del proprio rapporto personale con Dio: la preghiera comunitaria è preparata dalla preghiera personale. Ebbene, momento decisivo nella formazione dei ministranti è proprio l’educazione alla vita di orazione alla luce della Parola di Dio. È lì che l’adolescente pone solide basi per la sua fede, è lì che si apre alla scoperta del progetto di Dio ed è proprio lì che inizia il suo cammino vocazionale inteso come realizzazione della sua vita nell’ottica della chiamata che viene dall’alto.
Sarà molto utile impiegare una parte del tempo dell’incontro settimanale a riflettere sulla Parola di Dio della domenica seguente, verificando nel gruppo come il messaggio della Parola della domenica precedente abbia inciso nella vita quotidiana e abbia sostenuto la preghiera personale e illuminato le scelte compiute. Questo rappresenta un vero e proprio “esercizio” interiore molto importante, un allenamento dello spirito che educa all’apertura e alla generosità.
In un itinerario formativo così inteso acquista un ruolo significativo la figura del padre spirituale, come riferimento sicuro dei ragazzi per la direzione spirituale e la confessione. Spiegare l’importanza di questa figura e favorire e incoraggiare la sperimentazione di questo rapporto, aiuterà i ministranti a ritmare la propria vita interiore nutrendola di valori importanti, aiutandoli ad un cammino di fede serio, intenso e maturo.
Si evince con chiarezza che un itinerario così concepito non può che essere “itinerario vocazionale”. Mediante l’iniziazione alla ministerialità e alla preghiera (accompagnata dal padre spirituale) il ciclo dell’anno liturgico (cfr. Piano pastorale per la vocazione, 29), con il quale i ministranti stanno continuamente a contatto, oltre ad essere il grande “segno” della presenza del mistero di Cristo nel tempo, diventa una scuola permanente per il cammino vocazionale. Validissimo ed altamente educativo sarà il cogliere le valenze vocazionali contenute in ciascuno dei tempi liturgici e in ciascuno dei sacramenti. Altri momenti propri come l’ammissione al Collegio liturgico, la consegna dell’abito e la festa dell’impegno annuale, possono essere delle tappe sulle quali ritmare il cammino vocazionale di ogni singolo gruppo. Sono delle occasioni che il Centro diocesano Collegi liturgici di Napoli promuove in tutte le parrocchie dell’Arcidiocesi, perché sono delle tappe che si sono rivelate altamente positive nell’esperienza di questi anni. Come pure sembra importante sottolineare il fatto che i ragazzi vivano un tempo abbastanza prolungato di “noviziato” prima di ricevere l’abito e, annualmente, dopo almeno due settimane di preparazione, rinnovino in parrocchia, in una celebrazione domenicale, alla presenza dei loro genitori, l’impegno per un servizio più consapevole a Cristo, alla Chiesa, per i fratelli. Per queste celebrazioni il Centro diocesano ha elaborato un apposito rituale.
A livello di Chiesa locale, di anno in anno, diventa sempre più significativo il Congresso dei Ministranti, con un tema di catechesi che viene annunciato già all’inizio dell’anno, intorno al quale ogni animatore fa ruotare il suo programma particolare. Il congresso annuale diventa il grande incontro di tutti i ministranti della diocesi che sperimentano la gioia di stare insieme e la volontà di rinnovare, nelle mani del Cardinale Arcivescovo, il loro impegno nel servizio liturgico.
È possibile compiere un simile cammino a livello di Chiesa locale se, prima di tutti, sono educati, preparati e coinvolti gli animatori. A Napoli, già da anni esiste un corso permanente di formazione che il centro diocesano offre agli animatori parrocchiali con un incontro mensile di preghiera, formazione e programmazione comune, e con un campo-scuola estivo. Oltre a questa attività formativa, i responsabili del centro diocesano, tra novembre e marzo, visitano i 22 decanati della diocesi per incontrare gli animatori sul luogo e con loro verificare il cammino dei gruppi, incoraggiarli, pregare insieme, e promuovere nel decanato attività specifiche che favoriscano la conoscenza tra loro dei ministranti, lo scambio delle esperienze e anche l’aiuto per qualche gruppo in difficoltà.
Da questo cammino di sensibilizzazione di apertura vocazionale, da ormai tre anni è nata a Napoli l’esperienza della Scuola apostolica (attualmente conta quasi 200 alunni delle scuole medie) composta per la maggior parte da ministranti che desiderano un accompagnamento vocazionale più intenso. Quest’anno 16 ragazzi della III media hanno chiesto di entrare nel seminario minore.
La proposta vocazionale sacerdotale è solo un aspetto di quella proposta vocazionale di apertura a tutta la ministerialità nella Chiesa e che rappresenta lo specifico vocazionale di un gruppo ministranti. Tuttavia, in passato come oggi, il gruppo ministranti rimane terra feconda di vocazioni sacerdotali.