I convegni di studio: “soste operose” di un cammino comune
È troppo impegnativo delineare il cammino della pastorale vocazionale in Italia in così poco spazio, anche riducendo l’indagine solo all’ultimo decennio, sia per la sua ricchezza che per le notevoli diversità, corrispondenti alle aree pastoralmente assai differenti che caratterizzano la Chiesa italiana. Occorrerebbe una grande ricerca che tenesse conto delle chiese locali.
Tra le variabili che si possono però individuare, e forse anche definire, ci sono le linee pastorali, gli orientamenti e i progetti che il Centro Nazionale Vocazioni ha elaborato in questi anni. Essi hanno certamente inciso nella creazione di una nuova mentalità riguardo alla Vocazione e alle Vocazioni, facendo entrare nella vita della Chiesa italiana molte delle intuizioni teologiche e delle scelte pastorali e del Concilio. Dall’inizio degli anni ottanta (cui corrisponde la “rinascita” della rivista ‘Vocazioni’ nel gennaio 1984, dopo la prima fase di vita dal maggio 1972 al dicembre 1978) ad oggi – dopo un periodo negli anni settanta di grande impegno e sensibilizzazione, da parte del CNV, caratterizzato dal fervore postconciliare, ma bisognoso di ulteriori chiarimenti teologici e soprattutto pastorali – l’animazione della pastorale vocazionale affidata dai Vescovi italiani al CNV, ha camminato lungo sentieri precisi, riassumibili nella scelta di una pastorale vocazionale unitaria della e nella Chiesa particolare, a servizio specifico di quelle vocazioni ecclesiali che chiamiamo “di speciale consacrazione”. Questa opzione, già presente in nuce, ma non ancora chiara nel primo Piano pastorale per le Vocazioni in Italia (linee programmatiche) del CNV (1973), si è sempre più affermata, nonostante le diverse difficoltà, e ha caratterizzato in modo particolare la sensibilizzazione operata dal CNV negli ultimi anni. Gli interventi del Magistero universale, soprattutto col Documento Conclusivo (1982) del II Congresso Internazionale per le Vocazioni (1981), e quelli dei Vescovi italiani, soprattutto il nuovo Piano Pastorale per le Vocazioni, Vocazioni nella Chiesa italiana (1985), hanno poi dato nuovi impulsi e conferme a questa linea, portatrice di tutta la ricchezza conciliare, ma anche di una scelta di campo, pastorale, ben delimitata e specifica.
Convegni nazionali e la scelta dei temi di studio
Una delle attività che hanno sempre caratterizzato il CNV sono stati i Convegni nazionali di studio. Essi hanno proposto all’attenzione di tutte le comunità ecclesiali e anche dell’opinione pubblica messaggi, approfondimenti e indicazioni circa la pastorale vocazionale. Attraverso l’esame dei contenuti, ma ancor più dei criteri con cui sono stati scelti i temi, appare chiaro un itinerario, che rivela quali sono state le letture della situazione pastorale e le risposte che il CNV ha tentato di dare in questi anni.
Un’annotazione generale: i Convegni nazionali, essendo convegni di studio, ma rivolti ad operatori pastorali, sono quasi sempre caratterizzati da alcune relazioni di approfondimento teologico e pastorale accompagnate da interventi, tavole rotonde, lavori di gruppo ecc., dove prevale l’aspetto esperienziale o pastorale pratico. Di solito i temi sono trattati in modo essenziale, poco accademico, con linguaggi accettabili per operatori vocazionali con una cultura teologica media: ma questo non è un limite, anzi la caratteristica di urgenza e di centralità per la vita della Chiesa del tema vocazione e vocazioni, porta i relatori ad essere concreti ed andare al cuore del problema. Ma quali sono i criteri generali e i riferimenti che hanno orientato le scelte in questi anni? Si possono individuare alcune fasi.
Alla ricerca di un’identità
Nel primo periodo di vita del CNV i Convegni o Congressi nazionali hanno cercato di avviare in tutta la Chiesa italiana una nuova pastorale vocazionale che recepisse le grandi opzioni teologiche ed ecclesiologiche del Vaticano II e che si muovesse sulle linee che il Magistero indicava, come erano apparse dal I Congresso internazionale dei Vescovi delegati degli episcopati per le vocazioni ecclesiastiche (1973) su: I piani pastorali per le vocazioni, oppure dagli orientamenti pastorali dei Vescovi italiani (la Commissione episcopale della CEI cui il CNV fa riferimento allora è quella per l’Educazione cattolica).
Esempi ne sono tre Convegni: La pastorale delle vocazioni della Chiesa locale (1973) da cui nasceranno le “linee programmatiche”, prima forma di Piano Pastorale per le Vocazioni; Evangelizzazione e vocazioni (1975) dove è chiaro il riferimento al piano pastorale della CEI per gli anni ‘70; Vocazione cristiana e ministeri ecclesiali (1978) che oltre ad accogliere uno dei temi cari ai Vescovi per quegli anni, tenta di approfondire la teologia della vocazione e di trarne le conseguenze per la pastorale vocazionale.
L’attenzione al cammino della Chiesa, alle sue insistenze pastorali, ai piani dei Vescovi, è il criterio di fondo che caratterizza questo primo periodo. È alla fine degli anni settanta che il CNV è portato ad interrogarsi sulle sue scelte pastorali, sul suo campo d’azione, sul suo rapporto che gli altri organismi pastorali della Conferenza episcopale italiana, con il risultato di una chiarificazione e di una precisazione del suo ambito d’azione: le vocazioni di speciale consacrazione.
Verso scelte preferenziali
Il secondo periodo è segnato soprattutto dal II Congresso Internazionale di Vescovi e altri responsabili delle Vocazioni ecclesiastiche (1981) sugli Sviluppi della cura pastorale delle vocazioni nelle chiese particolari: esperienze del passato e programmi per l’avvenire col relativo “Documento conclusivo” (1982) che sarà poi la fonte di quasi tutti i piani pastorali vocazionali delle chiese locali nel decennio che comincia.
In Italia sono anni di ricerca, ma anche di individuazione di scelte preferenziali per la pastorale vocazionale: i giovani e l’inserimento della pastorale vocazionale nella pastorale ordinaria della Chiesa locale. Ne sono frutto i due Convegni: Nuove generazioni e vie di pastorale (1980) e Nella Chiesa particolare a servizio delle vocazioni (1981). I criteri ispiratori con l’attenzione ai cammini delle chiese locali, ai piani pastorali diocesani e il tentativo di continuare a far passare la pastorale unitaria nelle chiese locali col rafforzamento soprattutto dei Centri Diocesani, in cui tutte le vocazioni fossero rappresentate e collaborassero.
Contenuti e metodi della pedagogia vocazionale
I successivi tre Convegni si fermano sull’itinerario tipico di ogni animazione vocazionale; e l’elaborazione di questi contenuti e metodi confluirà poi nel nuovo Piano Pastorale per le Vocazioni (1985). I tre momenti dell’itinerario sono individuati nell’annuncio, nella proposta e nell’accompagnamento vocazionale. Il primo Convegno Parrocchia e Vocazioni (1982) sottolinea come il punto di partenza della pedagogia vocazionale si trova ordinariamente nella comunità cristiana – in concreto nella Parrocchia – a condizione che l’annuncio vocazionale innervi tutte le espressioni della vita comunitaria e sia l’anima di tutto il servizio di evangelizzazione. Il secondo Convegno Giovani oggi: quale proposta vocazionale? (1984) chiarisce che è ormai superata la fase “del reclutamento” così come la fase dell’esperienze e delle iniziative puntuali e frammentarie, a favore di una pastorale che crea cammini spirituali o cammini di fede in chiave vocazionale. Il terzo Giovani oggi: dalla percezione alla scelta vocazionale (1985) si occupa della maturazione di una risposta alla chiamata appena percepita, si evidenzia l’importanza dei cammini vocazionali specifici di accompagnamento, per un orientamento vocazionale sempre più personalizzato (con la direzione spirituale) che tenga conto dell’età, della maturità umana e spirituale ecc.
È dunque prevalso qui un criterio pedagogico ispirato a quella doppia attenzione a Dio e all’uomo che ha guidato il rinnovamento della catechesi e di tutta la pastorale nel post-Concilio.
Fedeltà a Dio e fedeltà all’uomo: con la Chiesa e nella Chiesa
Il quarto periodo è caratterizzato dalla pubblicazione del Piano Pastorale per le Vocazioni (1985), ma anche da una scelta di rinnovamento. I temi vengono ora decisi mettendo in rapporto due elementi: il Piano Pastorale e la lettura dei “segni dei tempi”. Perché anche la pastorale vocazionale sia fedele all’uomo e a Dio – ci si dice nel lavoro di preparazione che precede ogni scelta del CNV – è necessario che si cammini con gli uomini cercando di accogliere l’agire dello Spirito negli individui e nelle comunità, nella cultura e nella società. Il primo segno individuato è la disponibilità al servizio, volontario e gratuito, da parte dei giovani. Carità, servizio e vocazioni (1986) è il Convegno che tenta di approfondire come questa disponibilità possa divenire stabile e portare a scelte di vita definitive; la condizione individuata è che l’anima del servizio, della solidarietà e del volontariato sia la carità evangelica che favorisce una cultura della gratuità, della vita come dono. Si anticipa un’attenzione che la Chiesa italiana metterà a tema per tutti gli anni ‘90!
L’anno seguente si prende un altro segno dei tempi, clamoroso e che sembra anche fecondo di vocazioni: il fiorire dei movimenti ecclesiali, con tutte le difficoltà del loro inserimento nella dinamica ecclesiale. Gruppi, movimenti, associazioni: quale pastorale vocazionale? (1987) è il tema scelto dal CNV per favorire un ripensamento di tutti i movimenti più importanti, di impostazione nettamente laicale, a proposito della efficacia o semplicemente della presenza in essi di una pastorale delle vocazioni di speciale consacrazione. Ci si interroga sulla effettiva ecclesialità dei singoli movimenti e sull’apertura ecclesiale delle vocazioni sorte in essi. Gli interrogativi posti sono forti, così le tensioni con altri componenti storiche della comunità cristiana, e nel convegno si manifestano. La stessa CEI riprenderà di recente questo tema con un documento sulla ecclesialità dei movimenti.
Poi la questione femminile: esiste una vocazione per la donna in quanto tale? La Parola di Dio e la lettura del fenomeno nei suoi aspetti ecclesiali, culturali, morali, psico-pedagogici, conducono a diverse risposte e proposte di cammini vocazionali per le giovani: Donna oggi: quale proposta vocazionale? (1988) è il tema sviluppato. Anche se bisognosi di ulteriori approfondimenti, vengono però toccati molti temi essenziali: l’evoluzione della storia delle donne, la loro capacità attuale di autonomia e la voglia di protagonismo, le varie possibilità di realizzazione nuove e alternative ad una vocazione di speciale consacrazione; ma anche il loro impegno rilevante nel volontariato, nei movimenti per la pace, nella lotta all’emarginazione… la crisi della vita consacrata e il suo rapporto ad una mancanza di attenzione allo specifico femminile, ma anche la nuova disponibilità delle ragazze alla radicalità evangelica e a scelte autenticamente cristiane… molte sono state le suggestioni e le proposte.
Nuovi adolescenti e vocazioni (1989): con questo Convegno si è voluto anticipare (ancora una volta!) un tema che sta diventando centro della preoccupazione educativa delle Chiese locali in Italia, cioè l’evangelizzazione e l’educazione alla fede dell’adolescenza. L’età più difficile, dove si allontanano molti ragazzi, dove le mode e le tendenze dei tempi si manifestano immediatamente e in modo eclatante; dove la proposta vocazionale dovrebbe essere centrale nella costruzione della nuova identità e in vista delle scelte della maturità. I fenomeni nuovi socio-culturali che li coinvolgono così come una caduta sempre più marcata della tensione educativa da parte degli adulti anche nella comunità ecclesiale, ha fatto proporre una nuova “scelta preferenziale” per gli adolescenti. È una sfida che il piano “Evangelizzazione e testimonianza della carità” ha fatto pienamente sua, ma nella vita pastorale delle nostre Chiese non sembra ancora abbastanza raccolta…
Con Famiglia oggi: quale spazio per la maturazione vocazionale? (1990) s’individua uno dei luoghi fondamentali di mediazione delle chiamate che però in questi anni sembra divenire spesso un ostacolo proprio alla risposta vocazioni di speciale consacrazione. E nonostante questo resta ricca di potenzialità educative e germinative, ma a condizione che divenga sempre più ciò che deve essere alla luce del progetto di Dio. Si constata la necessità di una nuova evangelizzazione e di una nuova pastorale per le famiglie che assuma una tonalità vocazionale esplicita, per creare in essa quella mentalità indispensabile all’accompagnamento di vocazioni consacrate: se la vita è vissuta come una risposta ai doni gratuiti di Dio che si manifestano nella fedeltà e gratuità dell’amore nella coppia e nella generosità dell’amore verso i figli, si prepara la cultura vocazionale favorevole a tutte le chiamate. Il nuovo Direttorio di Pastorale Familiare della CEI recepisce pienamente questa attenzione.
Annuncio e proposta vocazionale nelle nuove prospettive di catechesi della Chiesa italiana (1991): qui il luogo individuato nella pastorale ordinaria in cui innescare il processo di annuncio, proposta, accompagnamento in vista della decisione vocazionale, è la catechesi: uno dei più importanti in assoluto per scoprire il disegno salvifico di Dio, il significato ultimo dell’esistenza e della storia, ma anche il progetto di Dio su ciascuno. È con il suo rinnovamento che in questi anni si è introdotta nella pastorale l’idea-guida dell’itinerario educativo alla fede, adattato all’età e alle condizioni dei singoli cristiani: niente di più adatto a favorire la risposta alla propria vocazione. Ma in questi anni, ecco il segno dei tempi, la Chiesa italiana dopo la verifica, rilancia i catechismi rinnovati: essi tutti più aperti alla dimensione vocazionale e attenti alle vocazioni di speciale consacrazione. Come far entrare questa attenzione anche nella comunità, nei catechisti, nei catechizzandi, è il problema che si pone il Convegno, con diverse indicazioni di esperti. Un Messaggio finale ai catechisti verrà diffuso in tutta Italia.
La riflessione sui catechismi e la catechesi ai ragazzi e ai giovani, stimola però molto i convegnisti stessi a porsi il problema degli adulti, che dovrebbero essere il vero motore della comunità invece appaiono poco partecipi. La responsabilità dell’adulto nella pastorale vocazionale della comunità cristiana (1992) è il tema che nasce spontaneamente per attrazione da quello precedente. Tutta la Chiesa italiana si sta ponendo il problema di come formare gli adulti per avere comunità cristiane vive: i contenuti chiari ci sarebbero, ma le difficoltà circa il come arrivare ad essi sono molte. Nel Convegno si condivide questo problema sofferto da tutti gli operatori e si indica una via: essere adulti significa essere capaci di prendersi cura della vocazione degli altri. È dunque la coscienza vocazionale che bisogna formare in tutte le età e sostenere poi con un’educazione permanente. Altrimenti non solo mancherà l’aiuto alle giovani generazioni a scegliere ciò che Dio vuole da loro, ma non ci saranno adulti con un’identità cristiana forte e la nuova evangelizzazione sarà indebolita di fronte alla secolarizzazione avanzante. Diversi orientamenti vengono espressi e diverse esperienze significative, che aprono una porta sul futuro della pastorale vocazionale.
Dal 1990 si è fatta una scelta significativa riguardo all’unitarietà della pastorale: gli ultimi tre Convegni sono stati promossi insieme con gli altri Uffici pastorali della CEI (famiglia, catechesi), per avviare una collaborazione anche ai “vertici” della pastorale e sensibilizzare al tema delle vocazioni di speciale consacrazione coloro che pensano e progettano l’azione pastorale della Chiesa italiana.
Le profondità del “mistero”: esserci, capire, aiutare
Nell’ultima fase, quella attuale, si sente al CNV l’esigenza di ritornare alla radice della pastorale vocazionale, ritornando alla Parola di Gesù che comanda la preghiera per le vocazioni. È un salutare respiro profondo dopo anni di riflessione sull’agire, sull’educare, sul proporre… perché pregare per le vocazioni? (1993): non è una domanda scontata, come dimostrano gli interventi ricchi di teologia e di spiritualità. Il primato del ricevere sul fare, della grazia sulle opere, vale anche o soprattutto per le vocazioni: sia per il singolo chiamato, sia per chi lo vuole o lo deve accompagnare secondo le vie dello Spirito. La preghiera, l’ascolto orante della parola, fatta diventare norma di vita, appare come l’itinerario vocazionale più sicuro e fecondo, anche dalle testimonianze che vengono date. Si rilancia la preghiera per le vocazioni, ma con motivazioni assai più ricche.
Il nuovo criterio di scelta dei temi, accanto alla preoccupazione costante di fare entrare la pastorale vocazionale in quella ordinaria, diventa quello di riflettere sugli itinerari di fondo della vita cristiana, che sono potenzialmente vocazionali, per individuare a quali condizioni essi possano divenirlo di fatto. E qui si riapre una serie di nuovi temi che forse sarà utile trattare: la preghiera e la Parola che nutre la vita; la sintesi fede e vita operata grazie ai sacramenti; l’esercizio della carità e del servizio agli ultimi; la testimonianza di Cristo al mondo.
In conclusione
Si può dire che i passaggi della pastorale vocazionale in Italia come appare dai Convegni Nazionali di Studio, sembrano abbastanza reali. Può essere utile dire che essi nascono da un lavoro preparatorio, intenso e partecipato, dei membri dell’Ufficio e del Consiglio del CNV. Inoltre sono suggeriti da una sensibilità pastorale che nasce “sul campo” e si confronta con il problema che è il cuore della pastorale soprattutto giovanile, perciò più facilmente le scelte dei criteri e dei temi è adeguata ai problemi reali. È uno stile da continuare; così come la collaborazione con gli altri Uffici CEI, per una pastorale più efficace perché più unitaria.