N.06
Novembre/Dicembre 1993

“I piani vocazionali degli Istituti di vita religiosa e consacrata”

L’ultimo decennio ha visto quasi tutti gli istituti di vita religiosa e consacrata preparare un proprio piano di pastorale vocazionale, prima generale, poi per ogni Provincia. Alcuni hanno dato forma aggiornata a documenti precedenti. Altri li hanno elaborati nuovi. Numerosi sono ancora al lavoro, divisi tra l’urgenza e la delicatezza del compito e la difficoltà di concludere con progetti soddisfacenti.

 

 

Piani realisti

L’attualità e la prospettiva di questi istituti si distribuiscono su una gamma che va dal rischio della fine per non pochi, per troppi alla sopravvenienza invecchiata e difficile, quasi priva d’attrattiva per il mondo giovanile, a faticosi sforzi di incerto rinnovamento per altri. Ma grazie a Dio vi sono anche le riorganizzazioni coraggiose, le nuove fondazioni, le decisioni e capacità di rifondazione anche con piccoli numeri e poche forze, nel senso di tentare di rivivere nel Signore lo spirito dei tempi della nascita e dei primi sviluppi, ricchi di propulsione e di attrattiva.

Questo realismo dovrebbe essere lo sfondo di tutti i nuovi piani. Oggi finalmente è maturata, per grazia di Dio, anche se tra molte illusioni e sofferenze, la convinzione che i nuovi Piani di pastorale vocazionale saranno efficaci solo dopo la decisa riqualificazione delle vocazioni adulte esistenti, persone e comunità, opere e proposte, in una parola, dopo la ricostruzione della credibilità e fortezza divina e umana della testimonianza e della proposta di vita e azione, della guida formatrice.

Dopo il gran lavoro per i Piani di pastorale vocazionale ecclesiale diocesana si è diffuso l’impegno per i Piani degli istituti religiosi e consacrati. Vi si è visto uno strumento da tutti auspicato, preziosissimo, dopo anni di tradizione, di buon senso, di buona volontà, di empirismo, di santità, e genialità, ma anche di improvvisazione, con non pochi limiti e errori.

L’atteggiamento verso i Piani di PdV deve essere equilibrato, tra chi vi chiede e crede troppo e chi non vi crede o non vi bada, o non riesce più a elaborarli in relazione alla concreta situazione e prospettiva di istituto o di provincia. Comunque devono nascere non da paura o da interesse, ma da amore.

Ognuno deve trovare il suo equilibrio. Santità e genio non sono di tanti. Ordinario è l’impegno di riflessione, studio, progetto e verifica, intesa e collaborazione. La realtà vocazionale giovanile è troppo bella e ricca per essere improvvisata. È campo di intelligenza e fede, di amore, di fiducia, di prudenza, da elaborare con strumenti validi e efficaci.

Non si chiamano Piani di Azione vocazionale, ma Piani di Pastorale, per indicare non subito cosa fare, ma l’esigenza previa di presa di coscienza, di volontà e competenza spirituale e culturale: ciò che si deve essere, per fare e far bene in relazioni alle nuove vocazioni.

 

 

Vantaggi, ragioni, necessità di un Piano

Stanno nella promozione di una PdV della Comunità e delle Comunità. Ogni istituto e ogni Provincia avrà visibile e attuabile un progetto comune per superare il sistema di delega, di generale disinteresse, di larga incompetenza e innazione, per avviare una pastorale di comunità, verso comunità vocazionali, opere vocazionali, una pastorale sempre e tutta vocazionale. Primo obiettivo del Piano è il massimo coinvolgimento delle persone, la migliore organizzazione e il coordinamento delle energie, la preparazione e l’azione organica e progressiva di tutti, frutti di mentalizzazione e di riferimento a uno strumento di unità di pensiero, spirito, metodo.

Ne seguirà la PdV unitaria entro l’istituto: intenzione, impostazione, linguaggio, proposta del carisma, collaborazione di sforzo e lavoro.

Superato il vecchio modello del reclutamento di massa o individuale, dovrà nascere la PdV programmata come vera educazione e formazione, valida e efficace, attiva, ispirata da progetti, contenuti, principi e metodi.

Sarà d’obbligo, il realismo dopo tempi di crisi, di delega, di inazione, di chiara debolezza della azione pastorale e educativa. Sperando che non sia ormai già troppo tardi. Non servono Piani formalmente perfetti, irenici, formali, celebrativi. In molti istituti siamo in condizione di strategia radicale per tempi di difficoltà, di ritardo, di problematico, ricupero, di autocritica. Per non inaridire o morire con un Piano in più nel cassetto. L’esperienza di moltissimi Piani mostra la debolezza e il formalismo dei discorsi, ben lontani da una strategia realistica, umana e divina di rinascita e rilancio.

 

 

L’attenzione di ‘Vocazioni’ ai Piani di PdV

I Piani di PdV provano la loro viva collocazione nelle Costituzioni e nei Capitoli Generali e Speciali, là dove si parla della realtà e dei destini dell’istituto, della sua volontà di vivere e ringiovanire, constatando il consenso del Signore, la validità di fondazione e di carisma, di presenza apostolica, la capacità di offrire ai giovani la proposta vocazionale. La PdV fa parte dei temi della vita, della continuità, della giovinezza, del futuro della Congregazione. Già i Piani di Formazione vi danno il giusto spazio.

Nei dieci anni passati la Rivista ‘Vocazioni’ ha fatto riferimenti diretti ai temi dei Piani di PdV di istituti religiosi e consacrati.

Gianola: “Elementi per un piano pastorale vocazionale d’Istituto o di Provincia” (1987, 1,63-64), suggerendo questo modello di stesura: ragioni, ispirazioni e fonti; la realtà storica attuale e di prospettiva vocazionale; affermazione di principi ispiratori; i giovani; il programma e metodo comune d’azione; responsabili e operatori; modello metodologico di educazione e formazione; luoghi e mezzi di attuazione. S. Costantino: “Chiesa, religiosi e pastorale vocazionale: appunti per un “piano” (1991, 1,54-60). Riflessione previa e necessaria alla realizzazione di un piano.

Ma la Rivista agli istituti che lavorano ai loro Piani ha offerto materiale abbondante e prezioso di varia natura, teologica, ecclesiale, antropologica, pedagogica e pastorale, testimonianze di esperienze utili per la varia determinazione di situazione, di carisma, di luogo.

 

 

Piani di PdV convergenti e aperti

La comune natura religiosa e consacrata esige la comunanza della ispirazione di base. Infatti è comune a tutti i Piani il principio della collocazione entro una pastorale d’insieme e unitaria di Chiesa vasta e locale, di Istituto religioso e consacrato, per la promozione di tutte le vocazioni e quindi delle proprie vocazioni. Sono comuni i riferimenti alle fonti ecclesiali e pastorali: i documenti vocazionali del Concilio, le integrazioni postconciliari della Chiesa e dei Pontefici, il II Congresso internazionale di Roma 1981 e il Documento conclusivo 1982, in Italia il nuovo Piano Pastorale per le Vocazioni del 1985 e il documento del 1992, dove la Chiesa ha rifatto il punto sugli ultimi Sviluppi della Pastorale delle Vocazioni nelle Chiese Particolari. La partenza ideale ormai è per tutti teologica e ecclesiale. Ma la partenza reale trova riferimento e convergenza nell’istituto: fondazione e fondatore, tradizione storica, esistenza di un carisma spirituale, comunionale, apostolico attivo, attualità, prospettiva di vita e opere, di stato e di divenire vocazionale. È ben presente la centralità di una vocazione specifica di un carisma religioso e consacrato particolare che fornisce a tutto il Piano animazione, motivazione, ispirazione unitaria e attuale, pur in dimensione di ecclesialità (cfr. la chiara coscienza dei Cappuccini per una proposta vocazionale attorno al programma di pace di Assisi…). Ai giovani viene fatta la proposta di uno specifico vocazionale d’istituto, di famiglia, molto ben presentato nelle parole, nella testimonianza della vita, nella educazione e formazione di accompagnamento. Generalmente è un particolare volto di Dio, Cristo, Maria del Fondatore, una “centralità” spirituale, vocazionale e pastorale. L’itinerario formativo è tutto segnato dalla analisi e sintesi del carisma congregazionale, dei suoi valori ecclesiali e profetici, mondani, attraverso le loro conseguenze vocazionali.

Si è già detto che dovranno essere tenuti ben presenti gli aspetti particolari della vocazione religiosa e consacrata, oggi, nella Chiesa e nel Mondo, l’andamento vocazionale, i rapporti tra giovani, cultura, vocazione, consacrazione, in tempo di crisi, di ripensamento, di ridimensionamento.

Il Piano dovrà prevedere e preparare la presenza e la partecipazione attiva e qualificata dell’Istituto nella PdV delle parrocchie, dei centri vocazionali, nelle iniziative dove ci sono i giovani e si parla di vocazione.

Dovrà proporre modelli di annuncio vocazionale circa la vita religiosa maschile e femminile, programmi di presenza e di azione, educazione, accompagnamento giovanile e vocazionale attorno all’io, al noi, agli altri, a Dio… Vie di proposte umane, cristiane, vocazionali, religiose non solo tra Fede e Vita, ma nell’arco completo di Vita, Fede, Vita, in dimensione vocazionale.

Il Piano dovrà offrire sufficienti modelli generali e ben concretati in relazione alla specificità religiosa e consacrata di animazione, proposta, chiamata, accoglienza, accompagnamento, itinerario di educazione e formazione progressiva, discernimento e decisione, passaggio di entrata nella formazione.

Il Piano di Istituto o Provincia deve guidare a concretarsi nel Piano di PdV di Comunità che parta dalle prese di coscienza, prosegua nell’impegno di promuovere una vita piena, autentica, “testimoniante”, che sia per i giovani “proposta vivente” e comunicante, attuale e carica di futuro. Tutti, i singoli, la comunità. Deve indirizzare alla stesura del progetto di pastorale vocazionale unitario di comunità, per farne vere comunità vocazionali, ognuna secondo la sua natura di vita e di azione. 

Uno spazio deve essere dato all’impegno per tutte le vocazioni, poi per le proprie.

 

 

Piani di PdV diversificati

Piani di PdV femminili. Hanno l’obbligo di collocarsi quanto è giusto dentro la “questione femminile” psicologica, sociologica, ecclesiale, sociale e culturale, vocazionale… Attenti a considerare la donna-persona come dono originale e specifico, capace di vivere in pienezza l’esser donna anche nella vocazione religiosa e consacrata, in condivisione, complementarità e integrazione, reciprocità con l’uomo, con spazi di apporti specificamente femminili.

Piani di PdV missionari. La loro prospettiva costante psicologica, teologica, spirituale, apostolica è missionaria, cioè di chiamati qui per andare altrove, lontano da qui, in altri contesti di situazioni, bisogni e lavori particolari di presenza, evangelizzazione, testimonianza, servizio e carità, dialogo, magari fino a previsioni di grave difficoltà, anche di martirio. È diverso il significato di un piano di PdV in terra di missione per vocazioni locali e un Piano di PdV attuato altrove per Missioni ad Gentes.

Piani di PdV per Istituti secolari. La PdV è rivolta da adulti che fanno la proposta ad adulti o giovani già maturi che la ricevono. Il campo è una vita già dotata, provata, inserita, impegnata. Occorre un linguaggio opportuno di proposta e guida. Vi è grande la motivazione del Mondo, sempre in relazione a Dio e alla spiritualità. Dio e il Mondo, la Mediazione Mondo-Chiesa e Chiesa-Mondo. Caratteristica è la tipicità “laicale” e, il riferimento alla realtà mondana per la sua redenzione. Originali saranno l’essere, il vivere, l’offrire, il chiamare, l’inserire e formare. Domina la spiritualità della passione e condivisione delle condizioni dell’uomo del nostro tempo. Le prospettive di consacrazione, vita e comunità, accentuano motivi di presenza e servizio diretti, quindi di vita umana, spirituale e consacrata molto personale di presenza nel mondo, al mondo, per il mondo, di apertura sul mondo, problemi, sofferenze e speranze.

Piani dei PdV delle Fraternità sacerdotali. Massima apertura va data alla fraternità alla condivisione. Condivisione della esperienza di Dio, della preghiera, della lode divina, collaborazione nel ministero pastorale. Larghezza di spirito e comprensione, Fiducia profonda, trasparenza e comunicazione. Amore che accoglie e fa comunione. Testimonianza e riferimento. Povertà. Vera castità in forma di amore maturo. Disponibilità al servizio.

Ma vi sarà sempre una PdV religiosa e specialmente consacrata oltre i Piani.  Rischio o sfida della fede, dello Spirito? La vita autentica e intensa vissuta insieme, alcune intese di fondo, alcune consapevolezze e tensioni vocazionali. Poi la spontaneità della vita e delle frequenze, degli incontri… Le vie dell’amicizia personale, della chiarificazione interiore, dell’avvio verso un amore totale per Dio e per quanti Dio mette sulla propria strada da avvicinare e servire, poi da aggiungere come fratelli e sorelle, sono l’anima di ogni Piano e vanno oltre…