Per un itinerario educativo alla gratuità con i gruppi giovanili
La nostra esperienza dei giovani, specialmente degli adolescenti, non può mai dirsi sufficiente. Rimangono sempre inesauditi alcuni interrogativi: si può dire che siano diversi dalle generazioni precedenti? Di quali, in particolare? In che cosa? Di quali indicatori possiamo servirci per capire? Tuttavia pensiamo di poter dire alcune cose.
Quanta gratuità tra i giovani?
I 15/18enni di oggi sembrano caratterizzati da una certa fragilità ed emotività, dalla logica del “tutto e subito”, da un certo disorientamento ed una certa passività nel tentativo di costruire la propria identità. Valorizzano le cose immediate e che contano per sé e per i loro amici, difficilmente si rifanno ai “valori” che sembravano immutabili e validi comunque.
Ma sono capaci di “giocare la loro vita”, in che misura, per cosa?
A chi vive in contatto diretto col mondo giovanile, appare abbastanza evidente (negli ultimi anni) un certo abbassamento della gratuità, della solidarietà sociale, della progettualità in termini vocazionali, anche nei confronti della generazione degli attuali 25enni.
Appare evidente anche un calo complessivo di sensibilità nei confronti delle responsabilità personali e sociali riguardanti i grandi temi della giustizia, della pace, dell’uguaglianza, del proprio impegno personale dedicato alla condivisione dei grandi problemi che si verificano anche nella quotidianità delle periferie urbane e nella provincia. Non possiamo non preoccuparci, inoltre, degli emergenti e crescenti fenomeni di divisioni, particolarismi e “leghismi” vari, presenti oggi nei giovani del Paese.
A dire il vero, sembra abbastanza facile vederli coinvolti in iniziative di immediata utilità a chiari casi di bisogno: ma le stesse iniziative sono momentanee, “veloci”, da consumarsi subito e da vederne subito i risultati. La raccolta di beni di consumo, la vendita delle stelle di Natale per l’AIL o altre iniziative simili, probabilmente non sono indicative di una crescente gratuità. Sono però significative in un altro verso perché indicano le scelte da privilegiare in un cammino educativo. Le esperienze, cercate nell’ambito della maturazione di una precisa identità personale, sono pietre importanti messe nella costruzione dell’edificio. Esperienze di questo tipo, rielaborate e personalizzate poi all’interno dei momenti più intimi, da parte dei giovani, possono risultare come un segnale che indica la strada.
I giovani che si trovano a fare una più significativa esperienza ecclesiale appaiono favoriti non solo quanto alla carica ideale necessaria, ma anche per le possibilità effettive che hanno, di crescere nella solidarietà e nella responsabilità verso la vita. Resta però da chiedersi in che misura riescano ad esprimere in scelte verificabili la loro formazione alla solidarietà, al servizio, alla gratuità, soprattutto quando mancano attitudini e strutture stabili di servizio all’interno delle comunità ecclesiali.
È da dire chiaro a questo punto che nelle stesse identiche difficoltà versa tutta l’attuale società degli adulti. Come possiamo guardare con ottimismo all’attuale generazione dei 40enni? Quanto coraggio, gratuità, generosità, servizio hanno espresso?
La fragilità interna di molti giovani, aggiunta alla carenza di una proposta complessiva, fa sì che a loro venga a mancare “un centro” vero per la formazione della propria personalità: ogni problema formativo, quindi, non trova soluzione facile né all’interno di una condizione ben caratterizzata, né dentro alla più generale situazione della cultura dominante.
È prevalente, infatti, l’influsso della “cultura di massa” che, soddisfacendo i bisogni immediati di carattere individualistico, rende meno indispensabile il bisogno di totalità presente nell’uomo. I giovani sono così costretti a definire da soli la propria identità, di fronte alle tante proposte derivanti dalla complessità ingovernabile delle agenzie della nostra società.
L’educazione alla gratuità e la più generale dimensione vocazionale riguardano profondamente la soluzione del problema dell’identità personale e il senso dell’esistenza. Per questo è difficile, per un giovane, oggi, educarsi e crescere nella gratuità come fatto fondante la risposta alla chiamata della vita e di Dio.
Penso tuttavia che questa situazione non debba indurre al pessimismo: il cammino della società e dei giovani in particolare è fatto di continui alti e bassi. A mio avviso non si tratta di una situazione lunga nel tempo futuro. Qualsiasi grande evento, che risulti come una “esperienza limite” per i giovani, può indurre un cambiamento di prospettiva; soprattutto sono convinto che la ripresa del ruolo – guida delle comunità ecclesiali, delle persone più decisive e una proposta esplicita e forte che tocchi la ricerca di senso, hanno la possibilità di far crescere gratuità e vocazione al servizio.
Tale situazione spinge la comunità ecclesiale ad un nuovo rapporto di evangelizzazione dell’esperienza giovanile, caratterizzato da una forte e credibile propositività. Dinanzi a questa situazione occorre accettare le sfide riguardanti il ruolo della comunità ecclesiale e, in essa, di coloro che ne esprimono la vocazione educativa: genitori, catechisti, educatori in genere, organismi pastorali e di partecipazione, gli stessi presbiteri (quanto è importante la loro vita agli occhi dei giovani!).
Gli elementi indispensabili ad un itinerario di educazione alla gratuità.
– Occorre concepire la maturazione della gratuità dentro il processo vocazionale tipico della maturità della fede. L’attenzione continua all’obbiettivo vocazionale ricolloca questa virtù nell’ambito naturale che la giustifica. Ogni proposta, ogni contenuto di fede, ogni annuncio, ogni esperienza, ogni attività dovrebbero vivere di questa più generale attenzione.
– Un itinerario educativo alla gratuità non può esistere al di fuori di un più generale coinvolgimento e conversione della comunità educante e, quindi, di tutta la vita comunitaria. Una comunità è “educativa” quando prepara, sostiene, incoraggia e guida l’accoglienza del dono di Dio da parte dei giovani. Le nostre comunità hanno bisogno di una decisa riscoperta delle virtù evangeliche nella vita quotidiana. Tutti i soggetti in qualsiasi modo “significativi” rivestono una importanza decisiva.
– La gratuità è l’espressione più vera del dono di sé: al dono occorre educare pazientemente e per lunghi anni. Non esiste età privilegiata per questo aspetto dell’educazione. Non è pensabile di poter dimenticare questo tentativo anche solo per i bambini. Significativa è la proposta della Chiesa Italiana nel Catechismo “Lasciate che i bambini vengano a me”: la gratuità è uno degli obbiettivi principali. Anche in seguito, tuttavia, occorre tenerlo come dimensione che, mentre accompagna il cammino e si traduce in scelte progressivamente più vaste e profonde, sta anche sullo sfondo come l’obiettivo di tutta una vita.
– Per adolescenti e giovani si fa urgente un recupero forte delle idealità. L’appiattimento della proposta dominante, unito al decadere delle illusioni della fanciullezza, può determinare la fine delle prospettive e di quella vastità di orizzonte ideale che sono indispensabili alla vita. Adolescenti e giovani hanno bisogno di risvegliare continuamente la coscienza. Occorrono testimonianze e proposte “conturbanti”, sapienti scuotimenti dall’anestesia provocata dall’assenza di proposte. Ma proprio nell’età dell’adolescenza, mentre si fa più urgente questo impegno, occorre non aver fretta e mettere in atto un cammino a tappe progressive, compiuto senza voler ottenere assolutamente dei risultati nel comportamento i quali, nell’eventualità che non siano frutto maturo di profondi e stabili atteggiamenti interiori, sarebbero solo risultati apparenti ed illusori.
– Sono gli atteggiamenti interiori quelli che risultano decisivi in tutto il cammino. Essi garantiscono e fondano ogni scelta possibile; essi segnano le tappe di ogni progressiva conquista interiore; essi costituiscono quindi gli indispensabili obiettivi intermedi per un cammino educativo. Quindi, più che una serie di contenuti o di proposte “verbali”, l’educazione è fatta di conquiste progressivamente più significative a livello di interiorità. In quest’ottica si può realmente comprendere l’importanza di alcuni elementi indispensabili alla crescita.
– Il valore delle esperienze, anzitutto. Esperienza “di gratuità” non è esclusivamente un’esperienza di servizio, ma può esserlo ogni evento che scuote la persona, le permette di auto-comprendersi e giudicare la sua vita, la spinge ad orientarsi al dono di sé come l’unica scelta che realizza la pienezza di umanità. L’educazione è fatta di una serie di esperienze sapientemente scelte e proposte, esperienze di ogni tipo, beninteso, comprese le più insolite, purché abbiano questo intrinseco valore.
– La centralità della proposta del Cristo è indiscussa. Tuttavia non è da confondersi questa con i contenuti a carattere volontaristico o moralistico che molti sono tentati di proporre. Il Catechismo dei Giovani/l, in questo senso, è esemplare. L’importante la sequela più che l’imitazione; è importante l’innamoramento di Lui, ma non solo: se non si giunge ad una convinta e matura adesione a Lui come il Servo del Regno, e non come un uomo dalle tante qualità, non si ha una crescita nell’Amore. Inoltre, l’annuncio di Lui non può limitarsi a suscitare “emozioni” pur buone ed apprezzabili, ma deve poter raggiungere la scelta di farci noi stessi “servi” nel dono gratuito di tutta la nostra vita.
Un cammino per tappe
Tento di chiarire la necessità di prevedere sapientemente alcune tappe lungo il cammino verso consapevoli e mature scelte di gratuità che rendano palese e realizzabile una maturità a livello vocazionale. Appare necessario riconfermare qui che il vero ed ultimo obiettivo della formazione non può essere la gratuità come atteggiamento, ma l’accettazione di una vita da viversi come risposta a Dio, quindi una vita “in vocazione”, della quale la gratuità è l’atteggiamento fondamentale. Si tratta qui, allora, di pensare essenzialmente ad un cammino vocazionale, sufficientemente lungo nel tempo, capace di coinvolgere i più importanti segni della maturità per un giovane come obiettivi intermedi (in quanto atteggiamenti necessari al crescere della maturità) o tappe progressive.
– Un adolescente ha anzitutto bisogno di concepire la sua vita come voluta da Dio in rapporto dinamico con tutti gli altri e privilegiatamente i meno garantiti, i più bisognosi, i più poveri, per costruire una storia di giustizia e di amore.
– Ulteriore passo indispensabile è la maturazione della responsabilità personale verso la storia concreta degli uomini. Responsabilizzazione, per un adolescente, è cominciare a sentirsi chiamato in prima persona, in tutte le manifestazioni della vita, in ogni momento, a tempo pieno, alla generosità del dono di sé, nell’ambito di una ricerca vocazionale continua. Ci sostiene la certezza che si può, fin dall’adolescenza, concepire e costruire una vita siffatta. Per vivere la pienezza della responsabilità occorre conquistare una sempre maggiore libertà dalle dipendenze e dal proprio peccato, limite principale all’Amore.
– Essendo la gratuità l’atteggiamento più evidente di una vita “in vocazione”, appare necessario raggiungere, nella ricerca vocazionale, quella maturità che si concretezza nell’orientamento complessivo alla vita. Che poi tale orientamento non assuma i caratteri della scelta precisa e della definitività, è secondario; ciò normalmente appare possibile nella giovinezza matura, intorno ai 25 anni. L’importante è che il giovane si orienti decisamente: solo allora potrà esperimentare sul serio la possibilità del dono quotidiano e gratuito di sé. La vita interpretata all’interno della storia, la responsabilizzazione per essa e l’orientamento vocazionale sono tre tappe da percorrersi fino in fondo. Penso si possa con realismo prevedere un cammino che va dai 16 ai 19/20 anni.
Valore e limite delle esperienze di servizio
Già definito cosa sia da intendersi per esperienza, basta qui riconfermare che solo da momenti particolarmente importanti, diventati “significativi” per la vita personale, è da attendersi la maturazione di atteggiamenti interiori progressivamente più stabili.
Tali momenti hanno il valore di esperienza e possono essere di tutti i tipi: contatti, testimonianze, scontri con una realtà dura da accettarsi, conoscenze di un mondo più vasto, fatti della vita che hanno il potere di far pensare, la stessa morte, oppure il peccato e l’ingiustizia…
Purtroppo, quando si dice “esperienze”, si pensa prevalentemente ad esperienze di servizio di cui diamo per scontata la capacità di stimolo e di illuminare il futuro. Le esperienze di gratuità di cui può essere costellato il cammino dovrebbero avere, invece, il carattere di “significatività”, e non tutte l’hanno.
Anzi, possono appesantire il giovane, scoraggiarlo o bruciarlo. Occorre rispettare le esigenze dell’educativo soprattutto per ciò che riguarda la “gradualità”. Quindi, essendo le esperienze di servizio proponibili soprattutto come “espressione” di una certa pienezza già raggiunta, vanno pensate (e quindi programmate e proposte) solo quando si ha la certezza che sono “significative”, cioè capaci di far ripensare in termini definitivi la vita e di proiettare luce sul proprio futuro, divenendo così esperienze stabili, scelte definitive nella sostanza, anche se non nelle modalità. Solo allora potranno dirsi “esperienze”. Per il resto sono solo “proposte” di servizi in cui si spera che l’adolescente maturi il gusto di qualcosa di più grande; sono quasi un assaggio che prelude alla più grande soddisfazione del dono totale.
Far crescere un giovane nella vocazione e nella gratuità, in sostanza, significa farlo crescere anzitutto “come giovane credente”, perché possa concepire la proposta della fede come “la” risposta più vera e soddisfacente alla propria ricerca di pienezza di umanità.
Gli elementi offerti dalla Catechesi della Chiesa Italiana
Molto brevemente infine, senza voler entrare in merito a come i nuovi catechismi della Chiesa italiana affrontano e risolvono la formazione alla missionarietà, vorrei individuare solo la possibilità che essi offrono ad una maturazione vocazionale ed in particolare alla crescita nel dono gratuito di sé.
– Anzitutto essi costituiscono un grande itinerario vocazionale, in quanto offrono una concreta esperienza di fede nella comunità ecclesiale, con sullo sfondo la prospettiva del Regno. La loro dinamica interna è vocazionale.
– Ciò vale soprattutto per il Catechismo dei Giovani/1 “Io ho scelto voi”. Perché sia possibile l’assunzione stabile della dimensione vocazionale, il Catechismo presuppone ciò che esso stesso non può dare, cioè la comunità educante, un testimone educatore, una vita di gruppo che sia mediazione della comunità più vasta. Nell’adolescenza il nuovo Catechismo guarda e presenta con ottimismo una più chiara decisione vocazionale e missionaria, identificabile in ogni passo ma soprattutto, esplicitamente, nel 5° capitolo. Il nuovo Catechismo si caratterizza per il rispetto verso l’evento “vocazione” concepito come appello pro-vocatorio al quale viene offerto uno sbocco e un esito con la proposta esplicita di ricercare il proprio pieno futuro nella volontà di Dio e in una vita coraggiosamente e gratuitamente evangelica.
– Tutto il libro della fede, suscita sentimenti e scelte di gratuità. Mi sembrano più significative di altre, in quest’ottica, alcune parti: dal Cap. 2: la fascia Cristologica e quella ecclesiologica (da pag. 56 a pag. 97); dal Cap. 3: la fascia ecclesiologica, con l’obbiettivo della responsabilità solidale con l’uomo; dal Cap. 4: le fasce Cristologica ed Ecclesiologica, alla ricerca della totale libertà interiore; la parte finale del Cap. 6 (da pag. 344 a pag. 346), aperta al dono più grande nelle scelte.
– Anche gli atteggiamenti che il Catechismo si propone di far raggiungere sono funzionali ad un cammino tipicamente “vocazionale”: l’Ascolto di Dio e della storia degli uomini (es.: Amos, pag. 116 – Geremia, pag. 178 – Mosè, pag. 246) esige intelligenza delle cose, criticità, umiltà, silenzio interiore, incontro vero con le “figure” della salvezza, per poi entrare generosamente nella storia della salvezza con gli uomini di oggi; la Sequela di Cristo “per” il Regno (es.: pag. 126 ss. + 188 ss.) esige entusiasmo, radicalità, coraggio, gratuità da viversi in una significativa esperienza di Chiesa; il Servizio alla concreta situazione umana (es.: pag. 165 ss.) richiede attenzione agli ultimi, fedeltà alla missione ecclesiale, profezia della pace.
– Il Catechismo propone ancora pagine particolari, utilissime nella crescita di una risposta che avviene nella gratuità: le schede e le “pagine della proposta” (“Eccomi, sono la serva del Signore”, pag. 258 ss; “Lo Spirito per la missione: la Confermazione”, pag. 283 ss; le proposte precise di vocazione: matrimonio, pag. 267; la consacrazione religiosa, pag. 270; il presbiterato, pag. 273; il diaconato, pag. 277; la vocazione missionaria, pag. 278; le proposte dei “testimoni”: Stein, Frassati, Seghezzi, S. Romagnoli, pag. 294 ss). E, infine, le pagine di spiritualità (scegliere con lo stile di Gesù, pagg. 281-282; discernimento ed offerta, pagg. 288-289; la ricerca della propria vocazione, pag. 298).