“Ti ha dato se stesso…gratuitamente”
Questo numero, che apre l’anno, intende presentare il tema di preghiera e catechesi della XXXI Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni: “Ti ha dato se stesso… gratuitamente”. È opportuno, per una celebrazione sempre più ecclesiale di questa “Giornata”, non perderne di vista le finalità così delineate da Paolo VI al momento d’istituirla: “Per tutti un tempo di riflessione approfondita sul tema della vocazione e di fervida preghiera per tutte le vocazioni di speciale servizio al popolo di Dio”.
È opportuno quindi, in continuità con l’esperienza di questi anni e l’azione convergente di tutti gli educatori alla fede nativi della comunità cristiana, condurre con decisione la celebrazione della “Giornata” verso un salto di qualità: non più una “Giornata” fine a se stessa, ma “tempo” ovvero itinerario di fede vocazionale permanente nella comunità cristiana che, nella celebrazione della “Giornata”, trova il suo culmine e momento forte.
Quest’esigenza è nelle finalità della “Giornata” sopra ricordate, ma nella natura stessa della pastorale vocazionale. È noto, infatti, come, dal dopo Concilio ad oggi, la pastorale vocazionale è passata da una “pastorale di reclutamento” ad una fase di ricerca, che si è concretizzata in una “pastorale vocazionale di esperienze o iniziative vocazionali”, per caratterizzarsi e proiettarsi ai nostri giorni verso una “pastorale di itinerari vocazionali”.
Schematicamente – sulla base della pastorale ordinaria della comunità cristiana che vede la catechesi, la liturgia e la carità per loro natura necessariamente e sempre più solcate dalla dimensione vocazionale e missionaria – l’itinerario vocazionale offerto nella comunità cristiana alle giovani generazioni, ovviamente a seconda dell’età e della maturazione nella fede delle singole persone, può essere visualizzato nei seguenti passaggi propri di un completo itinerario di fede vocazionale:
– dagli “itinerari di fede-vocazionali” – espressione della vita ordinaria della comunità parrocchiale (gruppi, movimenti, associazioni) – agli “itinerari vocazionali specifici” (scuole di preghiera, esercizi spirituali, incontri di orientamento vocazionale, campi vocazionali, ecc.);
– dai “gruppi vocazionali” (per varie età e con denominazioni diverse) alle “comunità d’accoglienza vocazionale”, verso i luoghi di formazione (seminari e noviziati).
Perché pregare per le vocazioni
Nello spirito e nelle finalità della celebrazione di questa XXXI Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni mi sembra opportuno riprendere qualche riflessione di fondo emersa dagli ultimi due Convegni promossi dal Centro Nazionale Vocazioni: “Perché pregare perle Vocazioni” e, all’inizio di questo nuovo anno, “Celebriamo in Cristo la nostra vocazione”.
Da questi due momenti – caratterizzati dalla preghiera, dallo studio e dalla comunione ecclesiale dei partecipanti – mi sembra che emerga un ampio respiro per celebrare adeguatamente la stessa Giornata di Preghiera per le Vocazioni.
Circa il rapporto “preghiera e vocazioni” è necessario anzitutto cogliere la base antropologica e spirituale capace di fondare l’esperienza stessa di preghiera[1].
L’uomo avverte profondamente l’esigenza di pervenire ad un “senso”, ossia a ciò che dà valore all’esistenza, che la rende degna di essere vissuta, che apre alla speranza. L’uomo è inoltre proteso alla “scoperta di sé”, s’interroga sull’autenticità della propria esistenza, sulla fedeltà alla propria umanità più profonda, sulla sua insuperabile singolarità.
La “ricerca di senso” e la “scoperta di sé” – come bisogni profondi dell’uomo – maturano, si rafforzano ed acquistano intensità proprio nell’esercizio della preghiera, sia individuale che comunitaria.
Partendo dalla Bibbia, che si potrebbe definire il libro delle vocazioni, emerge una visione dell’uomo, un’antropologia soprannaturale, secondo la quale l’uomo si definisce essenzialmente per la sua capacità di essere interpellato da Dio e di rispondere all’appello di Dio. Ogni vocazione si situa tra “grazia”- l’amore di Dio che chiama – e “libertà dell’uomo”, che nell’amore risponde a Dio.
Partendo invece dalla visione dell’uomo, così come emerge dal pensiero contemporaneo, la filosofia moderna non parla di “vocazione” dell’uomo, ma di “progetto”.
“Progetto” è ciò che resta di “vocazione”, una volta eliminata ogni idea di “grazia” e di chiamata da parte di “Qualcuno” che sia al di fuori del soggetto.
“Progetto” – come categoria fondamentale con cui il pensiero filosofico moderno si sforza d’interpretare l’esistenza – è la vocazione in chiave secolarizzata, ridotta alla sola componente di libertà umana.
“L’uomo progetto” è l’uomo che si programma autonomamente, che traccia da solo il corso della sua vita, “come il fiume avanzando, si scava da solo il suo letto”. La vita dell’uomo, come vocazione, scorre invece tutta tra “grazia e libertà”.
È ora comprensibile come non c’è posto per la preghiera nella visione filosofico – esistenzialista dell’uomo: la preghiera è anzi il rilevatore più chiaro che ne sottolinea la differenza con la visione biblica dell’uomo. La preghiera è, infatti, l’unica cosa che può agire su tutti e due i versanti della vocazione che sono appunto la “grazia” (Dio che chiama) e la libertà (l’uomo che risponde).
La preghiera dunque ottiene la grazia della vocazione. Agisce alla fonte stessa della vocazione. La preghiera influisce sulla libertà dell’uomo, in quanto favorisce la risposta alla chiamata di Dio, sia in colui che prega, sia – per la comunione dei Santi – in altri chiamati nella Chiesa.
Si tratta, ben inteso, di una preghiera “esercizio di fede”. La fede che permette di aprire gli occhi sul mondo di Dio: fa vedere la preziosità della grazia, la bellezza del Vangelo, e spinge a prendere la decisione di spendere la propria vita per una causa tanto santa; rende certi dell’unicità e universalità della salvezza operata da Cristo e così manifesta l’urgenza della vocazione alle genti.
Una preghiera per le vocazioni dunque – che accoglie il comando di Gesù “Pregate” – che non si riduce solo alle cosiddette preghiere per le vocazioni o alle giornate e iniziative vocazionali: queste pratiche devono essere il segno di un atteggiamento ben più profondo e costante nelle nostre comunità ovvero indicare un modo di essere e di stare della comunità – ecclesiale o religiosa – di fronte a Dio; di ritrovare al suo interno, casomai lo avesse smarrito, lo spirito di preghiera al primo posto nella vita comunitaria.
Sottolineando l’importanza della preghiera per la pastorale vocazionale si vuoi sottolineare dunque come i mezzi e le iniziative pratiche – le cosiddette strategie pastorali – devono costituire il supporto della preghiera, non il loro surrogato.
In una “preghiera vocazionale” così intesa s’inquadra perfettamente il rapporto tra la liturgia della Chiesa, preghiera liturgica e vocazioni.
La liturgia cristiana se è celebrazione dell’obbedienza di Cristo al Padre e un divenire personalmente partecipi di essa a vantaggio dell’umanità, è anche il vivere in stato attivo la propria vocazione nella Chiesa. La conclusione di una liturgia efficace dovrebbe essere: “Abbiamo visto il Signore”; e la risposta, con la vita quotidiana dovrebbe essere come quella di Maria: “Eccomi, sono la serva del Signore”. Se ogni vocazione è “libera” obbedienza al Padre per divenire in Cristo diffusori di carità, come potrà avvenire ciò senza ricevere in modo vero, reale (e sostanziale, nell’Eucaristia) la partecipazione alla comunione con Lui? Il nucleo della vocazione corrisponde al nucleo della celebrazione liturgica che ne garantisce il nutrimento.
Un’autentica pastorale liturgica è destinata a favorire una feconda pastorale vocazionale[2].
Il valore vocazionale della “gratuità”
Ritorniamo alla Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni.
Come noto i temi di preghiera e catechesi di questa “Giornata” nella Chiesa italiana scandiscono annualmente una lettura vocazionale degli Orientamenti CEI per gli anni ‘90 “Evangelizzazione e Testimonianza della Carità”.
Un passo dopo l’altro, il cammino della pastorale vocazionale unitaria in Italia conquista tappe sempre nuove, cercando di “raccontare” – facendo eco al messaggio spirituale affidato alle chiese locali dai nostri Vescovi – l’amore di Dio alle giovani generazioni, perché da quest’amore si sentano interpellati e provocati.
Dopo aver detto ad ogni giovane: Dio “Ti ha amato per primo” (1991), dopo aver descritto la sua fedeltà “Io sarò con te… il mio amore è fedele” (1992) e la sua totalità “Ti ha dato tutto” (1993), il Centro Nazionale Vocazioni affida alla catechesi e alla preghiera della Chiesa che è in Italia – in occasione della Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni 1994 – il valore della gratuità, col tema appunto: “Ti ha dato se stesso …gratuitamente”[3].
Questa lettura vocazionale degli Orientamenti il cui motivo teologico spirituale di fondo è l’Amore di Dio, mette in evidenza nella catechesi di quest’anno una traccia ricorrente che è quella riservata all’amore gratuito: “tratto peculiare della carità cristiana è la gratuità che va oltre ogni misura”[4].
Oltre che a questa traccia valida per tutti gli anni ‘90, il messaggio della gratuità si collega però alla particolare scadenza segnata dal XXII Congresso Eucaristico Nazionale, la cui settimana conclusiva è prevista a Siena dal 29 Maggio al 5 Giugno 1994, e che svilupperà il tema: “Eucaristia, dalla comunione al servizio”, ricordando la parola di Gesù durante l’ultima cena: “… vi ho dato l’esempio”.
Finalità della catechesi e della preghiera di questa “Giornata” è che soprattutto i giovani trovino nell’Eucaristia il punto focale della gratuità di Dio, e da questa contemplazione traggano l’entusiasmo necessario per offrire la loro vita.
In un clima sociale e culturale che sembra sempre più invitare a ripiegarsi su se stessi l’annuncio del valore vocazionale della “gratuità” dell’Amore di Dio diventa una proposta ad uscire allo scoperto e farsi carico in prima persona di un’inversione di tendenza che trova il suo leit-motiv nella proposta stessa di Gesù: “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”.
Credo che questa sia l’esigenza interiore più profonda dell’uomo, che non può essere soppressa o sopita, pena l’infelicità.
Questo tratto profondo della vita umana – oltre emergere dai tanti colloqui personali che sono solito intessere – lo documenta anche una delle ultime lettere ricevuta da un giovane amico: “Sento di avere in me un grande potenziale e ne ringrazio Dio. Non riesco però a capire in quale direzione muovermi… Una cosa però l’ho certamente capita: la vita va donata…”.
Per chi vive un cammino di fede – mentre la Croce resta l’icona indiscussa e inconfondibile della gratuità a tutto tondo, e l’Eucaristia la sintesi di un’esistenza fatta dono permanente del figlio di Dio – non resta che dire grazie con la vita e decidersi a seguire l’unico maestro di gratuità, il Cristo.
Il Messaggio del S. Padre: “la famiglia è il vivaio naturale delle vocazioni”.
“La Giornata Mondiale” – afferma il S. Padre nel Suo Messaggio – “s’inserisce nell’Anno Internazionale della famiglia. Ciò offre l’opportunità di richiamare l’attenzione sullo stretto rapporto che intercorre tra famiglia, educazione e vocazione e, in particolare, tra famiglia e vocazione sacerdotale e religiosa”[5].
Educazione e vocazione: è lo stretto binomio che il Messaggio riconosce come compito connaturale e proprio della famiglia.
Valori – quali l’amore gratuito, la fedeltà, il rispetto reciproco e la difesa della vita – nonché virtù – quali la mitezza, la giustizia, la misericordia, la castità, la pace, la purezza di cuore – oltre che “un sincero e vissuto rapporto con Dio, fatto di amore, di fedeltà, di preghiera e di obbedienza”[6] si respirano naturalmente e si vivono nella famiglia cristiana.
Tutti noi sappiamo come, soprattutto nell’ultimo decennio, questo luogo nativamente vocazionale qual’è la famiglia, sia stato bersagliato su tutti i fronti e minato nelle sue radici.
Il Messaggio del S. Padre – che nella Chiesa Italiana s’incrocia provvidenzialmente con il “Direttorio di pastorale familiare” recentemente affidato dai Vescovi alle nostre comunità cristiane – oltre ricordarci che “ogni piano di pastorale organica, ad ogni livello, non deve mai prescindere dal prendere in considerazione la pastorale della famiglia”; ci ricorda anche come “la pastorale familiare deve rivolgere una specialissima attenzione all’aspetto propriamente vocazionale del proprio impegno” e come “la cura delle vocazioni sia organicamente collegata con la pastorale familiare” .
Il Centro Nazionale Vocazioni[7] da parte sua accoglie questa sollecitazione intensificando il proprio servizio di ricerca e di studio in collaborazione con l’Ufficio Nazionale per la pastorale della famiglia. Tale impegno di collaborazione già negli anni scorsi ha portato ad una riflessione congiunta nel convegno nazionale “Famiglia oggi e vocazione”[8], riflessione che si è intensificata con specifici contributi in preparazione al Direttorio di pastorale familiare.
Con il presente numero di ‘Vocazioni’ si apre una specifica rubrica mensile sul rapporto famiglia e vocazioni, che continuerà nell’anno, in collaborazione con lo stesso Ufficio Nazionale della Pastorale della Famiglia.
Voglio augurarmi che i Centri Diocesani Vocazioni da parte loro – anche come concreto segno dell’accoglienza del Messaggio del S. Padre per la prossima “Giornata delle Vocazioni” – stabiliscano nelle rispettive chiese locali un rapporto fecondo e sempre più stretto tra pastorale vocazionale e pastorale familiare.
Note
[1] Cfr. CNV, Perché pregare per le vocazioni, ed. Rogate 1993
[2] Cfr. CNV, Celebriamo in Cristo la nostra vocazione, ed. Rogate 1994 (in via di pubblicazione).
[3] Cfr. CNV, Sussidio di Catechesi, “Ti ha dato se stesso …gratuitamente”, XXXI Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, 24 Aprile 1994.
[4] CEI, Evangelizzazione e testimonianza della Carità, n. 22.
[5] Giovanni Paolo II, Messaggio per la XXXI Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, 24 Aprile 1994.
[6] Giovanni Paolo II, idem nn. 3 e 4.
[7] CNV, Famiglia oggi e vocazioni, Ed.Rogate 1990.
[8] Cfr. ‘Vocazioni’ n. 3/1992. Numero monografico su “La pastorale familiare è pastorale vocazionale”.