N.02
Marzo/Aprile 1994

L’esperienza del gruppo “Se Vuoi”

L’input iniziale lo diede Mons. Ballestrero, allora Arcivescovo di Bari: senza “spegnere” il Seminario minore, ridotto in quegli anni ad essere un “lucignolo fumigante”, decise di avviare a latere di esso, un lavoro di accompagnamento vocazionale in ambito giovanile affidandone a me l’animazione.

Per qualche anno girai a vuoto nel “curare” uno per uno i pochi giovani segnalatimi dai confratelli, finché scopersi… l’uovo di colombo, vale a dire che bisognava metterli insieme costituendo un gruppo. Nasceva così il “Se Vuoi”, un gruppo di discernimento vocazionale per tutte le vocazioni.

A quasi vent’anni possiamo registrare con soddisfazione che il Signore ha largamente benedetto quanto partì in veste umile e povera e già dall’85 si stanno raccogliendo frutti su frutti: 23 presbiteri diocesani, 1 passionista, 1 benedettino, 3 francescani, 1 domenicano, nonché alcuni ingressi al seminario minore, parecchi seminaristi di teologia ancora in cammino, alcuni in formazione in varie case religiose.

Nell’arco della sua storia il gruppo si è andato configurando così, assumendo i seguenti lineamenti:

1. Trattasi di un gruppo formato solo da maschi. Nacque, di fatto, così e non è parso opportuno in seguito modificarlo al riguardo.

2. Si ritiene requisito indispensabile per un proficuo cammino che i partecipanti siano fortemente motivati in ordine al discernimento circa una vocazione di consacrazione speciale.

3. I giovani approdano al gruppo su segnalazione del parroco, o altro sacerdote, che li mette in contatto con il sottoscritto, il quale – se è il caso – li introduce nel cammino. D’altro canto è da registrare un fenomeno molto interessante e di notevole estensione: il cosiddetto “effetto contagio” da parte di amici, o seminaristi, o sevuoini, secondo la dinamica di Gv 1,41-46, laddove il fratello chiama il fratello, l’amico chiama l’amico.

4. L’età più favorevole per la partecipazione risulta quella dei 17-18 anni, “età della scelta” per eccellenza, ma il cammino è offerto dal 3° superiore in poi. L’esperienza insegna, inoltre, che difficilmente (sic) un trentenne ha buone prospettive di riuscita vocazionale.

5. Naturalmente l’esperienza nel “Se Vuoi” non si sostituisce né può supplire al cammino di fede nella propria comunità.

6. Nel caso non avessero in corso un simmetrico cammino di direzione spirituale, sono caldamente invitati a iniziarlo.

7. Anche se viene offerto un cammino a tempo indeterminato, di fatto, per la maggior parte dei partecipanti, la durata di frequenza è di un anno, tempo che risulta sufficiente ai fini del raggiungimento degli obiettivi del gruppo.

 

Animazione interna

1. Non occorre spendere molte parole circa la centralità dell’ascolto della Parola di Dio in un gruppo quale il “Se Vuoi”: la catechesi biblico – vocazionale è, di diritto, il perno attorno al quale ruota tutto il resto.

2. Accanto al filone biblico, mensilmente ci si accosta ad un personaggio vocazionalmente significativo.

3. Ciò che occorre, invece, sottolineare è l’opzione gruppo, anzi piccolo gruppo (ogni anno i giovani che si affacciano al cammino superano la decina, ma i partecipanti con fedeltà e frutto sono di meno!). In concreto si vuol dire che il segreto della riuscita della nostra esperienza è forse proprio qui, cioè nella dinamica di piccolo gruppo che fa scattare i cosiddetti “rapporti faccia a faccia” nei quali ciascuno si percepisce non giudicato, ma accolto nella sua verità e può liberamente comunicare e fiorire. È in questo “clima” di libertà e fiducia che si privilegia la tecnica del partage, vale a dire la messa in comune del proprio cammino vocazionale: raccontandoti me stesso so che ti interessa e ti aiuta svelandoti a te stesso; il raccontarmi aiuta anche me a conoscermi di più: è questo il cosiddetto discernimento narrativo.

4. L’itinerario del gruppo è molto semplice, scandendosi sul ritmo mensile (grazie anche alla “circolare” e al diario del mese). Ogni mese, in particolare, ruota attorno a due poli: 

a) un incontro lungo, dal sabato sera alla domenica pomeriggio; 

b) uno breve, il secondo giovedì del mese dalle 18.30 alle 21.30. Come “contorno”, a seconda delle opportunità, si arricchisce il cammino con la partecipazione ad appuntamenti diocesani di grande rilievo vocazionale (ordinazioni, professioni religiose, ecc.) o ecclesiali (Veglia per la pace, Veglia di Pentecoste, ecc.).

 

Animazione esterna

1. Coinvolgimento della famiglia nel cammino dei sevuoini.

Gli addetti ai lavori conoscono bene quanto sia decisa oggi l’opposizione, almeno iniziale, dei genitori – anche praticanti! – di fronte ai figli che manifestano progetti vocazionali. Nella quasi totalità dei casi l’animatore non ha allacciato alcun rapporto con i familiari dei giovani, risultando sufficiente (e provvidenziale!) la tecnica del partage: mediante essa si sono incoraggiati a vicenda, non sentendosi più soli e deboli nei riguardi dei genitori.

2. Coinvolgimento del presbiterio diocesano.

Al di là di qualche chiacchierata informale con i parroci (o accompagnatori spirituali), durante gli incontri diocesani di clero, soltanto la convocazione a fine giugno dei sacerdoti interessati per un incontro di condivisione dell’accompagnamento vocazionale (incontro purtroppo solitamente preso poco sul serio: i sacerdoti si limitano a “delegare” al sottoscritto).

3. Molto prezioso, invece, si rivela il contributo del Vescovo.

A fine giugno il gruppo va in episcopio per un appuntamento molto sentito dai giovani, che si vedono “riconosciuti” dal Pastore della comunità. Questo incontro ha addirittura un’importanza… storica, perché in esso la presenza del Vescovo agisce da catalizzatore spingendo i giovani stessi a portare a maturazione il proprio discernimento, sciogliendo le ultime incertezze. È  quasi, per così dire, la raccolta dei frutti.

4. Raccordo con il Seminario minore (educatori e seminaristi).

Si tratta di un rapporto privilegiato a diversi titoli: l’incontro breve mensile è svolto presso di loro, partecipiamo ad alcuni momenti forti della loro vita (festa di Natale, festa di Pasqua, campeggio estivo, ecc.). Ne risulta una cordiale familiarizzazione tale, a volte, da suggerire a qualche sevuoino di entrare subito nel Seminario minore, per ivi completare il tempo della scuola media superiore (al di là del proprio indirizzo scolastico, raramente di liceo classico).

5. Raccordo con il Seminario maggiore di Molfetta.

Un raccordo per così dire personale è costituito da me che in esso opero nel servizio di padre spirituale. Inoltre ivi mensilmente partecipano al cosiddetto “Anno Zero” da febbraio in poi quelli, tra i sevuoini che, sia per ragioni di studi, sia per maturazione vocazionale, sono già pronti ad un eventuale ingresso in teologia nel successivo anno formativo-accademico. In questi casi il “Se Vuoi” non risulta sdoppiato, perché questi giovani non si fondono con l’Anno Zero, ma continuano in diocesi a frequentare il “Se Vuoi” in tutti gli altri appuntamenti del cammino mensile.

 

 

Note

[1] Il documento CEI La formazione dei Presbiteri al n. 78 prevede “anche laddove il Seminario minore esiste,… l’opportunità di dar vita a gruppi vocazionali, purché essi non si pongano in alternativa al Seminario stesso e anzi risultino ad esso complementari”. Ma la Pastores dabo vobis argomenta diversamente al n. 64.

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