N.04
Luglio/Agosto 1994

Scuola, adolescenti e giovani: gli aspetti vocazionali dell’insegnamento della religione

Ho dedicato all’insegnamento della religione nella scuola secondaria superiore un considerevole numero di anni. Ho ricevuto, infatti, il primo incarico nell’anno scolastico 1980/81 (18 ore in un Istituto tecnico industriale, a Milano) e da allora ho sempre insegnato con orario cattedra nelle scuole pubbliche, dal 1981/82 in Istituti professionali (per sei anni al “Cesare Correnti” di Milano, poi a Bergamo, all’Ipsia “C. Pesenti”), fino al 1994. Bene, devo riconoscere che in questi anni non ho mai affrontato in modo specifico la riflessione sul problema della “sensibilizzazione vocazionale”, come invece misi chiede di fare in questo contributo. O, meglio, in qualche modo ho tenuto lontana l’attenzione dal tema proprio della “vocazione” in rapporto all’insegnamento scolastico, probabilmente perché poteva prestarsi a tutta una serie di considerazioni circa la natura e il profilo dell’insegnamento della religione, in questi anni discussi e ridisegnati, in grado di portare lontano dall’obiettivo di un insegnamento autenticamente scolastico.

Anche solo a livello di linguaggio, infatti, l’accostare al tema dell’insegnamento della religione i termini “vocazione” e “sensibilizzazione vocazionale” evoca di fatto la densa problematica delle finalità dell’insegnamento religioso, quasi ad indicare la direzione di una scelta confessionale come termine dell’attività scolastica. Ecco allora la scarsa recettività rispetto all’accostamento IRC – sensibilizzazione vocazionale, comprensibile per di più in un contesto culturale come quello degli anni passati, impegnato nei dibattiti e nello sforzo di definizione scolastica dell’IRC.

In verità, al di sotto della diffidenza e, soprattutto, al di là dell’orizzonte linguistico “classico”; il problema della sensibilizzazione vocazionale di adolescenti e giovani ha costituito motivo di attenzione. E mi spiego: essendo la preoccupazione propriamente scolastica quella di favorire l’acquisizione, da parte degli allievi, di conoscenze, abilità e atteggiamenti che definiscano lo sviluppo della personalità, nel segno dell’autonomia e della responsabilità, allora diventa importante la considerazione della progressiva ricerca e costruzione dell’identità personale di ogni allievo, il processo anche faticoso – e al quale la scuola e ogni materia scolastica in modo specifico, dunque anche l’insegnamento della religione, offre un contributo importante – di costituzione in vista della realizzazione di sé. In questo senso, mi pare, rispunta la problematica della sensibilizzazione vocazionale, dell’aiuto e dello stimolo offerto dalla disciplina scolastica ad ogni adolescente e giovane a mettersi in movimento, a confrontarsi, misurarsi con la realtà e le prospettive di significato per l’esistenza. Nel caso specifico dell’insegnamento della religione questo avviene anche incontrando modalità di realizzazione della personalità che innanzitutto richiamano un principio trascendente e aiutano ad interpretare l’esistenza come “chiamata” , la quale si realizza compiutamente in riferimento all’altro da sé.

In sostanza, l’aiuto della scuola alla prospettiva vocazionale sta nel concorrere, attraverso le modalità tipiche dell’istituzione scolastica, alla costruzione di personalità “robuste”, capaci cioè di orientarsi, di collocarsi in orizzonti di significato, di scegliere con libertà e consapevolezza. E l’insegnamento della religione bene si inserisce in questa direzione – ma potremmo dire, giocando sui termini, “vocazione” – della scuola tutta, offrendo un contributo proprio, indispensabile nella sua specificità come lo sono quelli delle altre discipline. È il problema, questo, della “valenza educativa” dell’IRC, che richiede, per essere validamente affrontato, una corretta analisi disciplinare condotta sulla struttura della materia scolastica.

Pur senza approfondire in questa sede, si può però individuare il contributo specifico dell’IRC nella tematizzazione costante ed esplicita del trascendente, di una realtà che supera l’uomo e che spinge l’uomo stesso a definirsi in rapporto ad essa. L’analisi fenomenologica e storica condotta sull’ambiente e sulla religione cattolica in particolare, porta alla scoperta di un mondo di valori e di persone dove emerge la dimensione di complessità tipica dell’uomo, valorizzato nella propria interiorità e nelle istanze che porta con sé, cui viene nel contempo indicata una risposta possibile che a sua volta attiva l’allievo nella direzione dell’autonoma ricerca di senso, della maturazione della responsabilità, della definizione di un’identità personale. Nella prospettiva della “sensibilizzazione vocazionale”, dunque – per tornare ai termini del presente contributo – 1’IRC mi pare coinvolto nei termini dichiarati, a conferma della sua validità ed efficacia nel percorso educativo della scuola.