N.04
Luglio/Agosto 1994

Scuola e vocazione

È nello stile e nello spirito del Centro Nazionale Vocazioni svolgere il suo servizio stabilendo vive connessioni con gli altri uffici pastorali della Conferenza Episcopale Italiana e con tutti gli organismi impegnati nella vita ecclesiale italiana. Ciò per lo spirito di comunione, connaturale alla vita della Chiesa, ma anche per la consapevolezza crescente che “la vocazione è dimensione essenziale e qualificante che deve permeare tutta l’azione evangelizzatrice della chiesa particolare, per cui la pastorale delle vocazioni non può e non deve essere un momento isolato o settoriale della pastorale globale”[1].

È per questo che il presente numero di Vocazioni – tematizzato attorno ai due poli “scuola e vocazione” – nasce dalla stretta collaborazione con l’Ufficio Nazionale CEI per l’Educazione, la Scuola e l’Università. Perché l’esigenza di affrontare questo tema?

Anzitutto perché ci permette di entrare dentro uno spazio educativo poco esplorato o adeguatamente valorizzato, qual è appunto l’esperienza scolastica dei giovani ed il loro orientamento e maturazione vocazionale.

Inoltre non può passare inosservata l’importanza e decisività della scuola in termini sia quantitativi – pressoché la totalità dei ragazzi e dei giovani raggiunti e il numero degli anni passati a scuola – sia in termini qualitativi l’incidenza dei processi culturali, cognitivi, sociali in essa attivati – nonché la debolezza della dimensione progettuale della scuola, oltre che lo smarrimento vocazionale che sembra colpire gli adolescenti e i giovani di oggi.

Mentre rinviamo alla riflessione specifica già svolta su “scuola cattolica e orientamento vocazionale”[2], le pagine che seguono ci introducono a:

– e prendere atto della scarsità, se non addirittura dell’assenza, di riflessioni e forse di interesse su questo tema, ricercandone le ragioni storiche, ideologiche, culturali, teologiche e pastorali;

– individuare il nocciolo duro del problema nella costruzione di un rapporto corretto tra due termini storicamente e culturalmente estranei. Tale rapporto non potrà essere diretto, immediato, evidente, ma argomentato, mediato, intuito e pazientemente codificato sul piano culturale e pastorale;

– domandarsi quale “forma-scuola” può accogliere, in una prospettiva non “strumentalizzata” o solo funzionale, l’idea di vocazione. E quale nozione di vocazione può reggere, e anzi prosperare, nel clima della scuola attuale.

 

A tal fine vengono presentati i tre poli essenziali che interagiscono o i termini del discorso:

Scuola

Nella realtà sociale italiana attuale: un “luogo educativo” – che apre la persona a “significati” dell’esistenza, ai “valori”, alla “verità”- o un “sentiero interrotto”?

Persona

“Persona” si diventa: qual’è il contributo della scuola nell’accompagnamento culturale di un “soggetto in divenire”?

Vocazione

L’orientamento della persona, in vista della propria realizzazione – tirando fuori le potenzialità personali ed educando alla dimensione vocazionale della vita come “risposta a…” – è un diritto della persona stessa?

Inoltrandoci nei contributi che seguono, il discorso viene preso da lontano per dimostrare che la scuola non può avere altri fini che i fini stessi della persona, e quindi deve possedere anche una dimensione di “intenzionalità esistenziale” che conduce non solo ad interrogarsi astrattamente sul “perché”? ma sul “perché io per gli altri”? I ragazzi di Barbiana scrivevano in proposito: “Il fine giusto è dedicarsi al prossimo”[3]. Non è dunque anche da denunciare come non le prospettive valoriali, anche impegnative, ma la presunta neutralità educativa della scuola blocca il maturare della coscienza giovanile, anche vocazionale?

Non è inoltre da dimenticare che la scuola e la società italiana hanno al loro attivo il “Progetto giovani ‘93” e il “Progetto ragazzi 2000”. Un punto di osservazione di grande valore e fecondità: dopo anni di inerzia, attraverso queste iniziative si è ridata voce alla “scuola militante”. Studenti e docenti sono finalmente chiamati a progettare, non a eseguire. Sarà importante non piegare gli strumenti dei progetti a comode deduzioni ma, coniugando “esegesi” dei testi normativi e racconto delle esperienze realizzate, arrivare a capire quali orizzonti, valori, attese, messaggi, il mondo giovanile invia. Non viene infatti dai giovani un metamessaggio, che non può essere trascurato ma che è anzi essenziale per chi vuole affrontare il senso della vita in termini di “vocazione”?

Quali vie si aprono inoltre all’universo vocazionale nelle “premesse” ai programmi della scuola media inferiore e superiore?

A partire da questi e altri ineludibili interrogativi si tratta da un lato di “mettere… alla prova” la scuola sui dinamismi della vocazione e dall’altro la vocazione nei riguardi dei processi scolastici.

È opportuno rispondere anche ad un altro interrogativo di fondo: le discipline scolastiche aprono la persona alla verità totale? È necessario evidenziare le condizioni necessarie perché le singole discipline in una scuola moderna, unitaria nel progetto, siano aperte ai valori della vita, della storia e della verità e, in quanto tali, diano il proprio contributo all’orientamento scolastico, professionale e propriamente vocazionale della persona.

Altro tema ineludibile è l’onestà intellettuale dell’insegnante. Oltre ogni plagio o condizionamento ideologico – ma di fronte al mistero della persona e nel rispetto di essa nella sua complessità – l’insegnante “onesto intellettualmente” è chiamato ad aprire la persona all’orientamento etico, politico, religioso ovvero, in senso lato, all’orientamento vocazionale della e nella vita.

Altro tema che s’incrocia inevitabilmente su questo percorso è quello dell’insegnamento della religione nella scuola pubblica. A partire dai programmi ministeriali di tale insegnamento si tratta di esplicitare le prospettive reali, non solo delle elucubrazioni, mettendo anche in canto l’eventuale constatazione dell’assenza, giusta o meno che sia, di questo aspetto della dimensione vocazionale nei testi esaminati.

Il tema che richiede infine una particolare attenzione è quello del rapporto urgente tra pastorale della scuola e pastorale vocazionale nella vita della chiesa locale. Poiché le situazioni non si creano per caso, bisogna sondare coraggiosamente, nella storia della pastorale, le ragioni di un’estraneità, di una diffidenza perdurante fra gli itinerari e i progetti di pastorale della scuola e l’accresciuta sensibilità per l’animazione vocazionale.

 

 

 

 

Note

1) CEI, Vocazioni nella Chiesa Italiana, Piano pastorale per le vocazioni, Roma 1985, n. 26.

2) Annuncio e orientamento vocazionale nella scuola, cfr. ‘Vocazioni’ n. 5/1989.

3) Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, Libreria Editrice Fiorentina, p. 94.