N.05
Settembre/Ottobre 1994

Passaggi significativi e aspetti vocazionali nel cammino educativo scout

Scoutismo deriva dall’inglese scouting, esplorare, cercare, un verbo che richiama immediatamente strade, sentieri, piste. Infatti la parabola dell’educazione scout inizia, per i bambini e le bambine che a partire dai 7/8 anni entrano tra i Lupetti e le Coccinelle, con una “Pista”, che attraverso tre tappe successive, conduce ad un passaggio importante, la salita al Reparto, cioè l’ingresso nella Branca degli Esploratori e delle Guide, che accoglie i ragazzi tra gli 11/12 ed i 16 anni. In questa fase si apre davanti a loro un Sentiero, che attraverso quattro tappe li condurrà al passaggio successivo, la salita nel Clan. Nell’età del Clan, tra i 16 ed i 21 anni, il sentiero diventa la Strada, con cui il Rover e la Scolta si dovranno familiarizzare, fino al momento della Partenza, quando termina la parabola dell’educazione scout ed i giovani devono essere in grado di “guidare la propria canoa”.

È la progressione del metodo scout, all’interno della quale ogni ragazzo avanza con una propria progressione personale, e questo cammino è contrassegnato da alcuni passaggi significativi, sottolineati da cerimonie che fanno parte in modo tutto particolare del patrimonio e della tradizione scout.

Per il Lupetto e la Coccinella c’è anzitutto la prima Promessa, che avviene con una cerimonia semplice e solenne: il bambino esprime la propria adesione alla vita e alla Legge del Branco.

Anche la salita al Reparto avviene con una cerimonia suggestiva, dove giocano molto le tradizioni del singolo gruppo. Nessun passaggio della progressione scout avviene in modo burocratico o senza una cerimonia adatta, sia pure semplice e breve. Riti e simboli vogliono sottolineare l’avanzamento, la crescita, cioè il mistero di una vita che man mano si fa più forte e consapevole.

Il vero inizio dello scoutismo si ha con la Promessa scout che congloba e sviluppa la Promessa dei Lupetti. La Promessa scout viene pronunciata non prima dell’età Reparto (11/12 anni), oppure successivamente, quando uno entra, magari da adulto per servire come “capo” educatore, nello scoutismo. La Promessa viene pronunciata una volta sola nella vita, poiché impegna per sempre; con la Promessa si entra a far parte della famiglia mondiale degli scout e ci si impegna “sul proprio onore”, ad osservare sempre ed ovunque, per tutta la vita, la Legge scout. La cerimonia della Promessa è un momento suggestivo, specialmente per il ragazzo intorno ai 12 anni; ma anche l’adulto che viene ammesso a pronunciare la Promessa, se ha capito lo spirito del “gioco scout”, vive un momento commovente. Così come è commovente, ad esempio nei grandi raduni scout nazionali o internazionali, la rinnovazione della Promessa, con il canto comune a tutti gli scout del mondo, e che in italiano suona “Dinanzi a voi m’impegno sul mio onor, e voglio esserne degno per Te o Signor…”.

“Dalla Promessa alla Partenza” non è solo il titolo azzeccato del Progetto Unitario di Catechesi, pubblicato dieci anni fa, ma è uno slogan che sottolinea bene i due momenti e le due cerimonie più importanti della progressione educativa scout. Al termine della strada percorsa con il Clan non si “esce” semplicemente dal gruppo salutando gli amici, ma si “parte”, anzi, si chiede la Partenza ai Capi educatori: si chiede cioè che riconoscano che per il giovane è giunto il momento di lasciare il Clan e attuare al di fuori della Comunità Rovers/Scolte le proprie scelte di vita, rispondendo in tal modo alla propria vocazione. Segno caratteristico che viene consegnato alla Partenza è la forcola di legno, simbolo delle due vie e della capacità di scegliere, imboccando la via giusta. La Partenza è momento di festa ma anche di distacco: volare fuori dal nido, lasciare amici e compagni di strada, è sempre un po’ morire, ma è la legge di vita e di crescita. Si “parte” dal Clan indicando le proprie scelte: c’è chi parte per dedicarsi ad un servizio di volontariato, o per un servizio civile, ma c’è anche chi parte per un seminario o un monastero.

È tutto un cammino vocazionale che man mano si precisa, e che nei “passaggi” trova i gesti per esprimersi e per aprirsi verso un nuovo tratto di strada. Gli stimoli vocazionali che lo scoutismo offre vengono anzitutto dall’educazione all’ascolto: imparare ad ascoltare le voci del bosco e quelle dei compagni, la voce del silenzio e quella di Dio. Aprire l’orecchio ma anche gli occhi, per guardarsi intorno, scoprire chi ha bisogno di aiuto, scoprire la strada e imparare a guardare lontano. Due dimensioni, in particolare, vengono messe in evidenza dalla Promessa e dalla Partenza: l’impegno per tutta la vita e la disponibilità a camminare ancora, sempre pronti (“estote parati”) ad affrontare imprevisti e sorprese. È la vocazione come avventura, che i vari “passaggi” man mano preparano, precisando le attitudini e confermando le competenze acquisite.