Simboli adolescenziali in chiave vocazionale
In una cultura di risultati, razionale e prammatica, la ritualità è molto scaduta, perché non è strumentale, ma ha qualità formale, simbolica. Da grande abbondanza e incisività si è passati all’abbandono o carenza di riti veri, alla invadenza del simbolismo inconcludente e al bisogno di pratica rituale consumista, gregaria e ripetitiva, massificata, nevrotica, spettacolare, effimera o peggio misterica, magica, settaria, tenebrosa o solare illusoria, perfino satanica. Il rituale è ancora una parte vitale della vita d’oggi, ma con riferimento scarso ad alti valori, a profondi simboli vitali, a contenuti forti, alle altezze del mito. Ma l’inversione educativa è sempre possibile.
I simboli adolescenziali
Essi hanno grande bisogno di ritualità. Ne cercano una propria entro il gruppo dei pari, meno in relazione con gli adulti. Simboli e riti sono indispensabili per attraversare l’età, però con grandi differenze. La concessione e il possesso della chiave di casa, la bicicletta, il motorino, la libertà di amicizia, la discoteca, il ballo, le bravate; le festicciole private tra adolescenti; fumo, alcool e droga; l’abbigliamento “moderno” adulto o giovane, vestirsi e svestirsi, accesso a scelte di look maschile e femminile; gruppi, denominazioni, divise e distintivi; uscite e viaggi lontani, soli, in gruppo, in coppia; relazioni sessuali, affettive, erotiche, spirituali; partecipazione a manifestazioni, convegni, congressi, adesione a movimenti; gesti di opinione, ricerca, appartenenza, adesione, condivisione, impegno, protesta; abbonamenti, letture, film, libri, il diario personale; eventi di pubertà biologica, polluzione e mestruazione vissute e raccontate, masturbazione individuale o di gruppo, il primo petting, l’incontro isolato e intimo, l’amicizia m/f; l’uso dei gerghi di gruppo (scadimento del linguaggio), riso e ironia, negativismo critico; la partecipazione allo sport, alla musica rock e altra; il primo dialogo paritario con i genitori, con adulti…
Sono simboli privati e pubblici. Il rito, più o meno formale, ma essenzialmente tale, si aggiunge alla “prima volta” delle esperienze, alla ripetizione marcata da forte espressività simbolica, o ai passaggi di ruolo attivo e responsabile legati alla vita familiare, scolastica, religiosa, giovanile, sportiva, sociale, per celebrare conclusioni e promozioni, riconoscimenti, previsioni a distanza, incarichi, elezioni.
A che servono?
Servono molto agli adolescenti. Li omogeneizzano nella identificazione collettiva. Provano la capacità di appartenenza, garantiscono l’accettazione, il successo. Segnano la conquista della autonomia dalla dipendenza infantile dai genitori, dai sistemi stretti di controllo e gestione, rompendo schemi e chiudendo un passato, perciò li caricano spesso di ostentazione e sfida. Permettono l’espressione simbolica di fantasie e tensioni, altrimenti non permesse, non osate. Sono vie di sicurezza, affermazione, distinzione mediante l’imitazione identificatrice con figure adulte, carismatiche, di successo. Sono vie per conseguire status, appartenenza giovanile di classe, identità adolescenziale. Hanno funzione catartica. Permettono libertà di consumo (maschile), occasioni di eccitazione emotivo-sentimentale, sostituto di un’attività erotico-sentimentale (femminile) inibita o impossibile (ballo, discoteca, ragazze in TV).
La vita collettiva quotidiana degli adolescenti si carica di alti livelli di ritualità spettacolare: numero, chiasso, slogan, canti, invocazioni, scongiuri, gestualità corporea collettiva di grande e confuso significato simbolico. Vi celebrano miti individuali e collettivi fino a un’espressione spasmodica. Hanno bisogno di creare e frequentare luoghi separati di libertà di espressione ripetitiva, prolungata, dove sono possibili comportamenti e espressioni legittimate, rituali, spettacolari, sogno e illusione, trasgressione lecita e scusata, mercificazione normalizzata.
Complicazioni personali e relazionali possono trasformare il ritualismo da fenomeno evolutivo normale in fatto patologico nevrotico, maniacale, ossessivo, difensivo, aggressivo…, fino alla malattia, al suicidio, al comportamento antisociale delle bande. Sono le basi del crescente ritualismo settario, pseudoreligioso, magico, paranormale, satanico.
Una dinamica vocazionale?
L’interpretazione e soluzione educativa e perfino vocazionale della tendenza e della pratica simbolica e rituale degli adolescenti è possibile se si verificano nella esperienza personale, negli educatori e negli ambienti, le condizioni favorevoli per evolvere verso forme educate e vocazionali.
– Gli educatori
A livello degli educatori emergono precise esigenze. Alla base sta la comprensione convinta ed esperta della natura, del significato e del valore potenziale inerente a ogni pratica rituale. Simboli e riti non sono mai degli assoluti, ma sono espressioni relative di ben più complessi riferimenti. In alto: a valori e miti, ideali e aspirazioni, intuizioni e intenzioni di dimensione indefinita, infinita, perfino divina, e quindi sempre vocazionale. Intimamente: alla vitalità profonda fisica, affettiva e emotiva, spirituale, sociale, religiosa, sempre anche vocazionale, emergente nel simbolo rituale.
Gli educatori raramente sono capaci di interpretare e aiutare a interpretare nei simboli e nei riti i significati tendenziali reali o possibili di passaggio e sviluppo verso livelli e forme di condotta e comunicazione più maturi, autenticamente espressivi, realizzatori, trascendenti, solidi, felici. Di far comprendere, apprezzare e vivere in modo aperto natura, significati, presenze dinamiche e strutture positive costanti e progressive, evolutive, personale e collettive. Dinanzi ai simboli troppi si fermano al che cosa e come. Dovrebbero chiedere ogni volta: perché? che significano? che cercano? che vogliono dire? che ci dicono? che possono dire? come possono evolvere? Mai ignorare, falsificare, subire, reprimere; abbandonare alla spontaneità selvaggia, biologica, emozionale, mercificata. Mai emarginare e deprezzare, ma assumere, favorire, proseguire, trasmettere, coinvolgere.
Devono riempire di nuovi passaggi rituali validi e efficaci l’intera esperienza adolescenziale: familiare, amicale e libera, scolastica, evolutiva fisiologica, psicologica, spirituale, sociale, religiosa, crescita di anni e di maturità, esami, promozioni, progressi, passaggi e cambi di ruolo in famiglia, scuola, chiesa, società. Da riti di dipendenza infantile a riti di indipendenza da giovane adulto attivamente e responsabilmente produttivo, attivo, collaborante. Avrebbero forma e forza le partecipazioni progressive, da passive ad attive, con qualche protagonismo, ai grandi riti sociali e religiosi all’interno della vita di famiglia, chiesa, società, lavoro: nascite, ricorrenze e memorie, celebrazioni di matrimoni, contratti, impegni, feste, accadimenti pubblici, perfino riti di morte…
– Gli adolescenti
Anche gli adolescenti devono andare oltre i simboli e i riti. Devono percepirne la dinamica ideale e profonda in funzione genetica e evolutiva della loro personalità vera o possibile che vi nasce, cresce, prosegue. Devono sentire e capire che i simboli e i veri riti di passaggio hanno solo valore introduttivo, non definito; liberano e simboleggiano spinte interne di sviluppo, tra evoluzione e maturazione, che contengono ancora altre possibilità educative intenzionali personali, sociali, culturali, religiose…
Il problema degli adolescenti è un circolo valido che, partendo dalla novità di sensibilità e possesso sia di valori, ideali, ispirazioni e aspirazioni alte che di bella vitalità esuberante e crescente, possa e sappia esprimerla e celebrarla nei simboli e nei riti. Ma anche riti e simboli devono essere messi in chiaro riferimento con quelle dimensioni alte e profonde, godendo, ma relativizzando le forme espressive adolescenziali, proseguendo verso forme di più valido impegno personale, sociale, vocazionale.
– Il gruppo
Gruppi, movimenti, associazioni, esperienze per adolescenti devono arricchirsi di simboli e riti di passaggio educativo e vocazionale, in tempi forti programmati e guidati per stare insieme, vivere segni di solidarietà e di socialità visibile, aprire nuovi orizzonti, liberare la vita profonda sono densi di vissuto educante e vocazionale. Pensiamo agli itinerari di AGESCI, AC, Catecumenato, agli incontri di Taizé, agli appuntamenti giovanili del Papa, a gruppi vivi di comunione e cresima, a incontri che terminano sempre con qualche rito d’impegno…
I macro-riti sono eventi dotati di celebrazione formale, partecipata o creata. I micro-riti permettono al soggetto di vivere con stile rituale simpatico, interessante, festoso le fasi di inizio, svolgimento, conclusione di ogni esperienza. Sono meno drammatici, meno frequenti, meno formali, meno pubblici, ma molto efficaci per la transizione adolescenziale al nuovo. Svolgono funzione di preparazione, istruzione prevenzione per i macro-riti.
– L’adulto
Il punto cruciale è la guida educatrice di tanta vitalità esuberante, ma ancora priva di forma matura, contro il pericolo che nel simbolismo rituale spontaneo gli adolescenti brucino insieme il presente e l’avvenire, senza viverlo criticamente con autocritica, dialogo critico positivo, correttivo, costruttivo, vocazionale, guidati a riconoscere il significato fondamentale sempre positivo, ma anche la necessità e la possibilità di superamento verso ulteriori espressione più reale, produttiva, felice.
Il linguaggio usato è decisivo per esprimere fede e fiducia nell’adolescente, per agganciare la sua condizione dinamica aperta e possibile, per entrare in dialogo con la sua ritualità simbolica e renderla disposta a proseguire attratta da una dinamica alta, vasta, universale, evocatrice, culturale, verso valori ideali programmatici. (Anche i miti hanno valore ideale, di intuizione. Sono le maschere di Dio, dell’uomo e della vita, di paure, sapienze, speranze). Per affondare il simbolo dentro la dinamica vitale profonda, interiore, con tensione indefinita e infinita umano e divino, ora soltanto tematica, domani adulta, matura. È linguaggio che tratta l’adolescenza come età e condizione che va attraversata utilmente. Non verso un’età adulta da mettervi sopra, ma da svolgere dentro, svolgendo la vitalità e la modalità adolescenziale. Anche se non sarà facile cavar fuori il meglio e un domani nei casi, molto diffusi, di maggioranza, d’arresto dentro simbolismi immaturi, mediocri, dentro riti di massa, di moda e di consumo, debolmente proiettivi e evocativo.
Come educare i “passaggi rituali”
– Meritando la continuazione di un buon aggancio preadolescenziale e guidare una normale crisi endogena di uscita dai suoi simboli verso i nuovi. Dal vecchio e antico gruppo di supporto (adulti significanti, madre, padre, fratelli e membri della famiglia estesa, autorità, educatori, dirigenti…) verso nuovi supporti. Dalla vecchia identità di ruolo e condotta, molto tradizionale, all’entrata in una nuova fase. Dall’adattamento facile o rassegnato nella marginalità sociale alla dissonanza crescente per maggiore sensibilità a nuove pressioni sociali. Da momenti di paura, ansietà, preoccupazione, crisi, ricerca, alla crescente attenzione a sé, con confidenza e stima. Dalla noia del presente ormai povero di novità, all’orgoglio delle prime maturità raggiunte. La mancanza di capacità e possibilità di andare subito avanti, spiega l’entrata in ansia, entusiasti e insicuri verso più alti gradi di maturità.
– Guidando i nuovi simboli per incanalarvi le novità adolescenziali. Le tensioni vitali crescenti di natura fisica, affettiva, mentale, sociale e l’attenzione al pluralismo di culture, opinioni, prospettive, condotte. Le nuove attese di compagni e adulti. La sensibilità contro ogni emarginazione, contro ogni chiusura e segregazione. Le dissonanze che portano dall’ascolto al dialogo, alla discussione. Ma anche la ricerca di nuovi aiuti. In caso di mancanza di guida si scatenano i simbolismi di massa e di moda, si intensificano la depressione, la preoccupazione, la crisi, il senso di solitudine, abbandono, rischio. Con aperta e valida risposta e con proposta positiva crescente si possono prevenire, evitare o ridurre le seduzioni dei simboli adolescenziali negativi, di bassa cultura e stile di vita, fornendo e permettendo simboli e riti dotati di luminosità e fortezza cognitiva dei valori, motivi, modelli, comportamenti. Si può benissimo guidare alla accettazione critica e selettiva dei simboli adolescenziali validi, anche controculturali. Con un lavoro comprensivo, aperto, paziente, realistico, perfino scientifico di interpretazione dell’intera dinamica simbolica, di critica dei contenuti e messaggi, di denuncia della invalidità ignorante, nociva, equivoca e immorale, distruttiva, illusoria e volgarmente sfruttata e manovrata da adulti indegni, offensiva di sé, della propria dignità e verità, del prossimo, soprattutto di Dio.
– Maturando i simboli della transizione adolescenziale dalla autorealizzazione sana e integrale alla trascendenza, interiore, orizzontale e verticale. 13 il momento della vocazione, attraverso esperienze, dialoghi o dialettiche, itinerari in un’età di miti ideali, aperta a Dio, a Cristo, allo Spirito, al prossimo. Dall’ammirazione alla venerazione, dalla paura e dal timore reverenziale all’attesa e all’apertura allo sconosciuto, con crescita nella tolleranza, nell’umiltà, nell’intimità e nell’amicizia, fino alla confidenza e alle confidenze di molte missioni. L’esperienza del numinoso è il punto cruciale ispiratore dei riti di passaggio adolescenziali. Chi non la matura ricava poco vantaggio. In caso positivo il soggetto è pronto per un rapido apprendimento che include la profonda e vasta ristrutturazione dell’io, della vita, anche vocazionale. L’inizio della incorporazione nel nuovo ruolo è legato alla capacità di cambio autentico cognitivo, affettivo, spirituale. Dalla paura e dalla preoccupazione alla gioia, dalla fatica alla libertà di essere fedeli, alla padronanza del nuovo ruolo, nella ritualità dell’incontro, dell’ascolto, della risposta, della condivisione, del cammino progressivo.
– Offrendo simboli e riti di superamento di sé, di entrata in una nuova vita, anche vocazionale. Incorporazioni nella nuova identità abbandonando l’antica, assumendo nuovi ordini di riferimenti, nuove regole di scelta, impegno e limitazione. Condivisioni sia con la comunità adulta, sia con gruppi pari, essenziali perché garantiscono supporto e offrono modelli, danno fiducia. Non più dipendenza, che sarebbe ingiusta e nociva, ma interazione con nuova identità incoraggiata e rafforzata verso la compiutezza essenziale per il passaggio da ragazzo ad adolescente e poi all’adulto! Simboli e riti di nuova uscita superiore verso ulteriore maturità e disponibilità, anche vocazionale, percorrendo una nuova spirale celebrativa di passaggi e inserimenti.