N.03
Maggio/Giugno 1995

Per un “seminario minore” comunità vocazionale

In questi anni si decide, consapevolmente o inconsapevolmente, sotto i colpi dello spopolamento dei seminari minori se perpetuare il modello tradizionale o se incoraggiare nuove proposte formative. Si vedrà se basteranno dei correttivi al precedente sistema o se si affermeranno nuove proposte educative, forse più adeguate ai tempi.

 

 

Due attuali orientamenti

I tentativi più recenti di modello educativo per il seminario minore degli adolescenti si basano su due orientamenti: l’idea di itinerario educativo ed il metodo dell’animazione.

Un itinerario educativo comprende il quadro complessivo della crescita e della maturazione dell’adolescente. Sicché lo sviluppo sano e armonioso del corpo viene ad attuarsi in sintonia con il consolidamento dell’equilibrio psichico e sociale, l’ampliamento delle conoscenze e delle abilità logiche di ragionamento si congiunge con l’espressione dei sentimenti e delle emozioni. La proposta formativa del seminario minore si muove nell’orizzonte della globalità della vita dell’adolescente e, quindi, evita di restringersi ad obiettivi religiosi e spirituali, che rimangono centrali e fondamentali, ma si sviluppano in connessione con la percezione realistica e concreta della realtà circostante e della evoluzione della personalità.

Il secondo orientamento è l’animazione, uno stile di educazione più che un progetto definito. Introduce importanti elementi innovativi nella concezione teorica dell’azione educativa e orienta a scelte operative finora estranee al modello prevalente e vigente nella prassi formativa del seminario Minore.

Innanzitutto, la figura dell’animatore – educatore si ridefinisce sulla base del rapporto personale con l’adolescente e non solo per il ruolo direttivo e di responsabilità. L’animatore non rinuncia al compito di proporre né rinnega il differente livello di maturità e di esperienza. Considera gli adolescenti i veri protagonisti della loro crescita e responsabili delle loro scelte. L’animatore li sollecita, li provoca, li accompagna.

“La necessità di promuovere una pedagogia più dinamica, attiva, aperta alla realtà di vita e attenta ai processi evolutivi della persona, sempre più differenziati e complessi, chiedono doti di provata solidità in una misura quasi sconosciuta ai tempi passati”[1].

In secondo luogo, vale il gruppo degli amici. All’adolescente occorre sentirsi riconosciuto e accolto in gruppo, dove investe volentieri le sue potenzialità. Non è soltanto occasione di socializzazione, ma anche di chiarificazione della propria identità nel confronto con la complementarità e la differenza degli altri. La vita di gruppo sviluppa i valori della solidarietà e dell’amicizia contro l’individualismo e la massificazione. Prescindere dalla realtà del gruppo vuol dire tagliarsi fuori dalla dinamica di sviluppo e dai linguaggi esclusivi che l’adolescente comincia a codificare con i coetanei.

 

 

Un progetto educativo comune

Un progetto di formazione per gli adolescenti in seminario trova i suoi punti di forza su alcune finalità che illuminano e indirizzano gli obiettivi formativi, raggiungibili attraverso appropriate iniziative ed attività. Lo schema della programmazione educativa diventa una scelta naturale. Parte da un progetto, disegnato attorno a finalità generali di sviluppo della persona, definisce gli obiettivi intermedi, accessibili in tempi e in modi reali, sui quali si costruiscono gli itinerari concreti, fatti di iniziative: incontri, esperienze, realizzazioni, attività varie.

L’adolescente in seminario coltiva il desiderio di diventare sacerdote: un vero progetto di vita, che si dipana gradualmente come chiamata di Cristo ad essere protagonista nella comunità cristiana con l’attuazione delle proprie potenzialità umane e cristiane. E, pertanto, risultano almeno quattro attenzioni prevalenti di un’azione educativa puntale e conforme alle esigenze dell’età adolescenziale.

 

L’identità personale

È un risultato importante acquisire l’unità interiore della propria vita ed un orientamento generale definito. È un vantaggio per la maturazione uscire dall’indifferenza nei confronti del futuro per acquisire un orientamento consapevole nei confronti delle scelte possibili, delle risorse e dei limiti personali per prendere in mano con responsabilità le scelte dell’avvenire. La ricezione critica, poi, delle sollecitazioni e degli influssi esterni contribuisce alla ricostruzione della personalità, purché non determini condizionamenti costrittivi.

 

L’incontro con il Signore Gesù

Quando il centro interiore dell’adolescente si apre all’incontro con la persona ed il messaggio-proposta di Gesù Cristo, l’adolescente guadagna in profondità ed in pienezza verso la nuova organizzazione dell’identità personale. Si tratta di offrire le occasioni di preghiera e di contemplazione per cercare il Signore attraverso il Vangelo, letto e meditato. L’incontro con il Signore, avvertito come qualcosa di sorprendente e originale, ed il rapporto con lui in grado di dare forza e di risolvere i problemi, spinge l’adolescente a scommettere con coraggio sulla causa di Gesù Cristo. La volontà di fare il bene, di amare il prossimo senza compenso, il perdono diventano argomenti da mettere sul tappeto, nonostante la realistica difficoltà di realizzarli.

 

La vita come vocazione

L’adolescente che comincia ad immaginare le linee del progetto personale all’interno delle condizioni di vita di sacerdote, orienta le scelte e organizza le esperienze della vita quotidiana di impegno e di relazione. Ha il punto di appoggio su un insieme di valori attorno ai quali strutturare la personalità. Non si tratta di affrettare i tempi e di indurre a decisioni definitive, perché non è il momento, ma di rappresentare se stessi in una prospettiva dinamica, di educarsi a scelte di generosità sempre più audaci per liberarsi dall’egoismo e aprirsi alla capacità di donare.

 

L’alveo della famiglia

Nonostante le tensioni con i genitori e la conflittualità in parte latente ed in parte manifesta, l’adolescente ha bisogno dei genitori e della famiglia. Non è per lui un ambiente, importante come altri, quali la scuola, la parrocchia, gli amici. La famiglia è il terreno nel quale affonda le radici e continua a nutrirsi emotivamente ed affettivamente, anche quando vive altrove. Il seminario non può essere una comunità sostitutiva, ma integrativa della famiglia, proprio in vista della vocazione sacerdotale, che comprende l’opzione per la comunità cristiana, parrocchiale o d’altro tipo, che si caratterizzerà sempre di più sul modello della famiglia.

 

 

 

 

Note

[1] Congregazione per l’Educazione Cattolica: Direttive sulla preparazione degli educatori nei Seminari, Roma 199, n. 10.