Per una direzione spirituale vocazionale ai preadolescenti e agli adolescenti
Oggi si diventa sempre più consapevoli del fatto che parlare di preadolescenza e di adolescenza non è cosa facile, eppure si tratta ancora di un tema entusiasmante ed appassionante.
Preadolescenza: l’alba dell’incontro con Dio
La preadolescenza è un tempo prezioso che getta luce sul futuro della vita, per questo è importante trasmettere la capacità di sognare questo tempo secondo gli occhi di Dio; bisogna dare importanza a quest’età perché i preadolescenti rappresentano una presenza vivace dello Spirito nella Chiesa. È l’età in cui un ragazzo può già conoscere e sperimentare in prima persona l’entusiasmo di seguire Gesù, condividendo la sua missione tra la gente e scoprendo che la propria vita può rimanere affascinata dalle parole e dalle azioni del Maestro. Di conseguenza nasce la decisione di convertire la propria esistenza, lasciando tutto per il Signore, per andare a raccontare agli altri ciò che si è incontrato: la fedeltà, la pazienza e l’amore del Maestro. Tutto questo è una modalità del cammino di educazione alla fede cristiana dei preadolescenti, perché possano vivere in pienezza la loro età accogliendo in obbedienza la chiamata del Maestro che è, allo stesso tempo, amico. Ovviamente questo non è un cammino che un preadolescente possa compiere da sé; ecco allora l’importanza della direzione spirituale vocazionale, l’importanza di portare anche i ragazzi ad avere una particolare attenzione all’esperienza spirituale. Questo vissuto spirituale del preadolescente, che avverte che la propria vita è toccata e svegliata da un amore particolare di Gesù, è il bene prezioso che va coltivato più di ogni altro. Occorre allora indicare i passi concreti della fedeltà al Signore come una forma intensa di preghiera comprendente la riconciliazione frequente e la celebrazione eucaristica settimanale, la preghiera sia al mattino che alla sera, ed anche un avvio ad una forma di meditazione (lectio divina). Il servizio inteso come disponibilità radicale a servire in Oratorio, nei vari gruppi di cui si fa parte, nella propria famiglia, a scuola. La povertà, che è sì un uso attento dei soldi, ma anche povertà di spirito nell’uso del tempo, nel gestire i rapporti con gli altri. L’obbedienza, vissuta come ascolto, non passivo, ma che si nutre della Parola di Dio e che si avvale delle parole dei genitori e dello stesso sacerdote. Infine un cuore puro, vale a dire limpidezza e semplicità nella dedizione e nel dono di sé per la causa di Gesù. Questi dunque i passi significativi per un accompagnamento spirituale rivolto ai preadolescenti che domandano, in un cammino intenso e coraggioso, di comprendere la chiamata di Gesù, di comprendere quello che il Signore chiede loro nella vita di ogni giorno. Nel cammino di crescita nella fede di un ragazzo è importante seguire un itinerario, anzi si può dire che sia determinante dal punto di vista della conoscenza di sé e della scoperta della propria vocazione. Ecco allora che l’attenzione di una direzione spirituale vocazionale mira al fatto che il preadolescente si educhi alla preghiera con una sosta silenziosa di ascolto e di riflessione ogni giorno, guidata magari da semplici meditazioni nei tempi forti di Avvento e Quaresima. Un’educazione a personalizzare il proprio rapporto con Gesù vivendolo proprio come propone il Vangelo, rapporto, cioè, tra Maestro e discepolo. Educazione a vivere in maniera intensa l’Eucaristia come momento in cui Gesù, Parola e Pane, nutre e plasma la vita dell’uomo sulla sua. Educazione a concepire la vita interiore come “spirituale”, mossa cioè dallo Spirito Santo e orientata dall’obbedienza al Maestro che rende capaci di essere liberi e di andare, qualche volta, anche controcorrente. Educazione all’offerta di sé nell’ambito in cui si vive quotidianamente, consapevoli che Dio pone nell’interiorità di ciascuno un dono che va – appunto – riofferto.
Adolescenza: il tempo della prima responsabilità
Per parlare di direzione spirituale agli adolescenti bisogna invece parlare prima di una domanda fondamentale che un adolescente che voglia interpretare la propria vita con verità e profondità non può fare a meno di porsi, ed è quella per cui chiederà al Signore: “Che devo fare?”. Chiedere al Signore che cosa fare della propria vita è una domanda impegnativa e anche un po’ sconcertante, perché c’è la paura di capire qualcosa che non collimi con le proprie idee, qualcosa che chieda tanto, che chieda di giocarsi in prima persona, magari anche una scelta di consacrazione. Un cammino di ricerca simile va ovviamente supportato; ecco perché è fondamentale che l’adolescente sia affiancato da quello che si chiama un “padre spirituale”, uno cioè che già conosca i sentieri di Dio e che abbia ricevuto abbondantemente il dono dello Spirito Santo, Spirito di discernimento. È fondamentale però che l’incontro tra l’adolescente e il suo padre spirituale avvenga nel modo giusto, in un clima semplice e sereno, senza timori infondati e dannose superficialità. Da parte dell’adolescente deve essere primario e sincero il desiderio di scoprire la volontà di Dio per poi seguirla, allora tutto procede in modo costruttivo e con frutti di gioia, pace e coraggio. Bisogna riconoscere che l’accompagnamento spirituale in un cammino vocazionale porta all’adolescente dei grossi benefici, quali una conoscenza oggettiva di sé, la capacità di guardare serenamente alle proprie difficoltà, un incoraggiamento nelle sconfitte e una chiarezza e tranquillità in quelle scelte che risultano essere decisive nella vita. La riuscita della direzione spirituale all’adolescente è proporzionale alla sintonia e alla comunione di intenti che si crea; nella capacità di concentrare tutte le forze in un unico punto; nella scoperta gioiosa che esiste un solo tesoro per cui vale la pena vendere tutto: Gesù. Il risultato di un accompagnamento vocazionale che avvenga nell’autenticità non può che essere l’esperienza dell’amore di Dio per sé a partire dalla conoscenza che si riesce a far fare all’adolescente dell’amore immenso di Dio per tutti gli uomini e della sua volontà che sempre più uomini diventino suoi discepoli, lo amino e lo seguano, mettendo la propria vita a servizio del disegno di salvezza del Padre. Un itinerario spirituale vocazionale deve comprendere per l’adolescente un’educazione alla preghiera, che sia appropriata al cammino, alla vita che l’adolescente affronta, perché proprio l’esperienza della preghiera porta una risposta, quella luce di cui la sua vita ha bisogno, un itinerario di intimità con il Signore che rischiara l’esistenza ed offre la possibilità di avere delle valide motivazioni per operare una scelta autentica.
La preghiera sviluppa poi la consapevolezza che è possibile andare avanti nonostante l’alternanza di umori e di stati d’animo che ogni persona prova in cuor suo. L’itinerario spirituale dovrà portare l’adolescente ad essere consapevole che la vita è un dono, che ciascuno è oggetto di una grazia particolare da parte del Signore che chiama, e che solo il Signore, che chiama alla vita, si prende cura di ogni uomo anche con una chiamata specifica ad un compito e ad un servizio di carattere ecclesiale.
Occorre riconoscere allora che dedicarsi alla direzione spirituale vocazionale oggi è certamente un impegno rischioso, un impegno faticoso, una responsabilità. Sono necessarie umiltà e docilità di fondo, attenzione alle esigenze dello Spirito, alla comprensione di ciò che il Signore vuole ed opera nella vita degli altri. Ma il Signore, che ricompensa sempre con il centuplo di ciò che gli si offre, concede a chi accompagna spiritualmente un adolescente il dono della consapevolezza di essere solamente uno strumento nelle mani di Dio, e di essere da Lui chiamato a collaborare alla salvezza del mondo intero.