Quale annuncio, proposta, accompagnamento per le adolescenti
Quali spazi riserva concretamente la proposta vocazionale e un serio accompagnamento vocazionale verso la speciale consacrazione delle ragazze adolescenti oggi. Quale servizio specifico offrono i gruppi ricerca o di appartenenza, i gruppi proposta o di riferimento, le comunità vocazionali.
La vocazione è un dono e come tale supera le categorie dei nostri piani pastorali, dei cammini che, nel nostro pensiero, possono essere articolati e consequenziali. Questo non ci esonera dalla proposta ma ci rende attenti al mistero di Dio che interpella ogni persona e alla libertà del giovane che cerca una risposta. Da una lettura delle esperienze pensate e realizzate in questi anni in Piemonte mi pare emergano alcune costanti significative: gradualità dei cammini e diversificazione delle proposte; un linguaggio che, partendo dal vissuto giovanile, conduce a cogliere la dimensione del mistero che abita ogni uomo; la fatica del discernimento alla luce dello Spirito, accanto al giovane in ricerca; il coraggio della proposta.
In sintesi: un cammino che mette in comunicazione continua la vita dei giovani, il senso della Fede e il progetto di Dio su ciascuno di loro; che passa attraverso l’annuncio, la proposta, l’accompagnamento. La chiamata è rivolta a tutti, ma il giovane di oggi appare poco interessato a coglierla, anzi sembra vivere senza “domanda”.
La pedagogia di Gesù è chiara: “Che cosa cerchi? Rabbì dove abiti? Vieni e vedi”. Gesù, nel primo approccio con i suoi discepoli, provoca la domanda, suscita il desiderio, invita ad un cammino “verso”.
Che cosa cerchi?
È la domanda provocatoria che guida l’esperienza nei gruppi ricerca o di appartenenza.
L’adolescente si dirige spontaneamente verso luoghi di aggregazione dove domina la dimensione affettiva, relazionale, espressiva, amicale. Ha l’esigenza di essere accolto per quello che è, ascoltato, la sua è una domanda di amicizia e di sicurezza. I presupposti sono importanti per orientarlo a canalizzare le sue molteplici energie verso la realizzazione di un progetto che sia degno delle sue attese più autentiche, a volte inespresse, e delle esigenze più profonde.
È il momento in cui l’adolescente si identifica con il modello. L’attenzione in questi gruppi è quindi centrata sulla scelta degli animatori, giovani (laici, preti, suore) che vivono con serenità e gioia la loro scelta di vita.
Il loro “esserci” è più loquace di tante parole. Animatori attenti a cogliere le domande i “segni” dello Spirito dentro il loro cammino, pazienti nell’attesa e insieme coraggiosi e propositivi. Giovani capaci di vivere accanto all’adolescente per risvegliarne la coscienza che si adagia nel torpore, per aiutarlo a reagire di fronte agli stereotipi manifesti o nascosti, per accompagnarlo nella scoperta delle motivazioni vitali e aiutarlo a compiere scelte di valore.
Rabbì dove abiti?
Dal gruppo ricerca o di appartenenza al gruppo di riferimento o proposta
Il giovane focalizza il desiderio di una conoscenza più personale e profonda del Cristo e si rende disponibile a cercarlo e a capire quale progetto egli ha per la sua vita.
Il gruppo è centrato sui rapporti di tipo “secondario” l’adesione poggia su aspetti, valori, largamente condivisi e interiorizzati dai giovani e si arricchisce al suo interno della diversità delle vocazioni. Quattro obiettivi emergono in questo contesto: aiutare il giovane a liberarsi dai vicoli chiusi delle falsi illusioni e delle conquiste facili perché diventi capace di scelte vere e responsabili; aprirlo alla dimensione ecclesiale e comunitaria, luogo di verifica delle sue scelte; invitarlo a penetrare nella ricchezza dell’appello evangelico; renderlo consapevole che la vocazione è l’evento di un’iniziativa misteriosa di Dio che attende una risposta libera da parte dell’uomo.
L’iter formativo diventa più esigente: la conoscenza del Cristo attraverso la parola di Dio letta e pregata, l’approfondimento della scelta di Fede e della prospettiva vocazionale, l’adesione alla Chiesa, la vita sacramentale, l’analisi dei tratti della cultura contemporanea e il servizio nel mondo.
Un cammino sistematico che dura per alcuni anni, che continua ad avere come momento privilegiato e forte l’accompagnamento spirituale. Gli animatori seguono la ricerca vocazionale, offrendo al giovane i contenuti e gli strumenti per il discernimento. Il presupposto è che ogni forma di vita cristiana è risposta ad una chiamata che va progressivamente capita e intorno alla quale si tratta di costruire la propria identità. Raggiunta una sufficiente chiarezza sulla direzione che vuole imprimere al suo cammino, può continuarlo dentro ad una realtà in cui la specificità si fa più forte.
Vieni e vedi
Dal gruppo di riferimento o proposta, alle settimane di comunità, alle comunità di accoglienza. Dal gruppo misto, al gruppo o solo femminile o solo maschile.
La testimonianza silenziosa e l’invito generale non bastano a promuovere vocazioni di speciale vocazione. Dio ha sempre chiamato per nome e Gesù ha rivolto appelli personali a chi invitava a seguirlo.
Il Papa ci esorta oggi a ritrovare “il coraggio di chiamare e a prospettare ai giovani le vocazioni anche più impegnative”. Le decisioni vocazionali si chiariscono nella proposta esplicita e trasparente.
“Vieni e vedi”. Oggi il giovane ama provare e sperimentare. La settimana di comunità, gli esercizi spirituali, il cammino in una casa di accoglienza possono rispondere a questa sua esigenza.
La prima è un’esperienza a contatto con una comunità “feriale”, quella che i giovani possono incontrare aprendo la porta di qualunque casa religiosa. Ma di una comunità che si è preparata da lungo tempo, con la preghiera intensa e una vita comunitaria rinnovata, all’accoglienza delle ragazze. Ad essere interpellata nell’annuncio e nella proposta è dunque la comunità.
“La spinta educativa non è scontata in nessun ambiente, è piuttosto una scelta cosciente. Una comunità che non si rende abitabile ai giovani è la negazione dell’educazione”[1].
Il primo passo sta nel restituire alla giovane il sentirsi “a casa” creando un clima di accoglienza semplice e vero. Un secondo elemento che mi pare emergere dal dato esperienziale è l’attenzione forte al cammino della singola ragazza.
Se la vocazione è costruzione del progetto secondo la chiamata di Dio, la meta verso la quale ci si orienta è unica e totale resta l’esigenza della chiamata, ma i percorsi sono particolari e da commisurarsi alla lunghezza d’onda della giovane. L’esperienza vissuta da un piccolo gruppo trova dunque il suo momento più forte nell’accompagnamento spirituale. La ragazza si verifica ogni giorno con la suora che l’accompagna. È continuamente provocata dalle religiose che quotidianamente si incontrano con il Cristo scommettendo la vita per il suo disegno di salvezza, che vivono, anche con i loro limiti, la donazione totale di sé a servizio della Chiesa e della società. È invitata ad entrare profondamente nella preghiera attraverso la lectio divina che prevede momenti personali e comunitari, è aiutata ad accostarsi al carisma e alla missione dell’Istituto attraverso l’esperienza che fa, le persone che incontra, i testi che legge.
Il cammino non si esaurisce durante la settimana ma trova la sua continuità nella casa di accoglienza che la giovane frequenta ogni fine settimana per circa un anno. Finito questo periodo di preghiera, di ricerca, di verifica, di approfondimento a contatto con il carisma, è invitata a decidere. Nonostante tutto il cammino, la scelta di Dio nella vita di speciale consacrazione resta sempre misteriosa, è un’avventura di Fede. La possono vivere fino in fondo solo coloro che hanno il coraggio di rischiare.
Note
[1] Note di Pastorale Giovanile, LDC, Torino 1993, n. 8.