N.04
Luglio/Agosto 1995

Giovani e vita come vocazione

Le opzioni di fondo del Congresso Continentale Latino-Americano sulle vocazioni

Dal 23 al 27 maggio 1994 è stato celebrato a Itaici (S. Paolo del Brasile) il Congresso Latino-Americano sulle Vocazioni con il tema: “La pastorale vocazionale nel Continente della speranza”, promosso dalla Pontificia Opera delle Vocazioni per la Sede Apostolica, dal Consiglio Episcopale Latino-Americano (CELAM) e dalla Conferenza Latino-Americana dei Religiosi (CLAR)[1]. È stato il primo dei Congressi Continentali programmati dalla Santa Sede. È già in avanzata preparazione il Secondo Congresso Continentale previsto per il 1996 e riguarderà l’Europa.

Il Papa ha sempre approvato e incoraggiato la celebrazione di tali Congressi. Per l’America Latina non solo ha approvato l’iniziativa[2], ma ha voluto inviare un proprio messaggio agli organizzatori e ai partecipanti. “Questo congresso in America Latina – egli afferma – è il primo a livello continentale, e con esso viene inaugurata una serie che, con l’aiuto di Dio, avranno luogo nei diversi Continenti, nei quali la Chiesa è sacramento di unità e annunciatrice del messaggio di Cristo tra le genti”[3].

La celebrazione del Congresso Latino-Americano si è svolta nel clima dei 500 anni della evangelizzazione del continente, subito dopo la Conferenza di Santo Domingo che ha assunto come “priorità per tutti i vescovi” e come “impegno per tutto il popolo di Dio, la promozione delle vocazioni sacerdotali e religiose”[4].

Al Congresso hanno partecipato vescovi e altri responsabili delle vocazioni in rappresentanza di tutte le 23 nazioni dell’America Latina. Le conclusioni di tutto il lavoro svolto sono state sintetizzate nella Dichiarazione Finale del Congresso[5].

 

 

Gli obiettivi

Le opzioni di fondo del Congresso emergono chiaramente dagli obiettivi proposti nel Documento Preparatorio[6]  e condivisi da tutti i partecipanti ai lavori.

1. Prendere coscienza che la nuova evangelizzazione esige nel continente Latino-Americano una migliore qualità e un maggior numero di vocazioni ai ministeri ordinati e alla vita consacrata nelle sue varie forme, che rispondano al mandato del Signore: “andate e annunciate”.

2. Promuovere la integrazione della pastorale giovanile con la pastorale vocazionale, impegnando anche la pastorale familiare e la pastorale catechetica, in vista di realizzare con maggiore efficacia le tappe del risveglio, del discernimento e dell’accompagnamento dei giovani vocati nella loro risposta alla chiamata del Signore.

3. Proporre nella comunità cristiana itinerari permanenti di formazione giovanile ed evidenziare le linee più idonee di accompagnamento dei giovani in ricerca vocazionale nella società moderna.

4. Favorire la collaborazione e l’integrazione tra i diversi organismi ecclesiali per una promozione vocazionale più efficace nel continente della speranza.

Leggendo tutta la documentazione dei lavori, ci si accorge immediatamente che il Congresso ha puntato tutto su una pastorale giovanile integrata pienamente con la pastorale vocazionale, e condotta con il coinvolgimento della pastorale familiare e della pastorale catechetica[7]. Del resto il messaggio del Sommo Pontefice ai Congressisti ha insistito sugli stessi impegni[8].

Il Congresso Latino-Americano ha fatto la sua scelta: condurre una pastorale giovanile integrata nella pastorale delle vocazioni.

 

 

Le istanze più significative

Possiamo sintetizzare le istanze più significative che sono emerse negli interventi degli esperti, nei lavori delle commissioni e nelle conclusioni del Congresso preso nel suo insieme.

 

 

1. La realtà

Dopo le Assemblee Generali di Rio de Janeiro, Medellin, Puebla e Santo Domingo, si nota in tutti i 23 Paesi dell’AL un rinnovato impegno vocazionale. In tutte le Conferenze Episcopali vi è una Commissione che deve attendere alla PV. In varie nazioni si opera con vere équipes ecclesiali e con incaricati a tempo pieno.

Vi sono Paesi e diocesi, come anche parrocchie, dove la pastorale delle vocazioni è una delle priorità nei piani pastorali. Il fatto che nel Documento di Santo Domingo la pastorale delle vocazioni venga posta come una priorità, sta spingendo a darle l’importanza dovuta. Si constata che dopo 15 anni dalla Conferenza di Puebla, durante la quale si insistette sulla relazione tra Pastorale Giovanile e Pastorale Vocazionale[9], in molte parti continuano ad essere due linee parallele e talora in aperta concorrenza. Da una decina d’anni, tuttavia, si è iniziato a lavorare con notevoli sforzi per integrarle, pur riconoscendo che c’è molto da fare in tal senso[10].

Gli animatori vocazionali vanno scoprendo sempre più che la proposta e l’accompagnamento vocazionale presuppongono aspetti fondamentali di formazione umana e cristiana a cui riferirsi; hanno la consapevolezza che essere persone e cristiani è la prima vocazione alla quale tutti siamo chiamati e alla quale è collegata qualsiasi altra vocazione particolare. Da parte loro gli operatori della Pastorale Giovanile vanno scoprendo che la proposta di formazione umana e cristiana che presentano ai giovani, porta questi a impegnarsi in un progetto di vita che coinvolge tutti gli aspetti della propria persona, inclusa la vocazione consacrata.

Nella pratica, senza dubbio, non si danno le stesse coincidenze tra le due Pastorali. Affiorano domande reciproche che giungono a essere accuse. Gli animatori vocazionali vorrebbero che il tema vocazionale fosse più frequente ed esplicito nella Pastorale Giovanile e che questa desse più risultati in quello che si riferisce alle vocazioni consacrate. Gli agenti di Pastorale Giovanile, dal loro punto di vista, chiedono che la Pastorale Vocazionale conosca meglio il processo di maturazione umana e cristiana e che si inserisca maggiormente nello sviluppo personale e che presenti in modo ampio le diverse possibilità di vivere la vita cristiana[11].

Fondamentalmente si riscontrano tre situazioni nei vari Paesi: 

a) in alcuni luoghi esiste una reale integrazione e lavoro comune tra la Pastorale Giovanile e la Pastorale Vocazionale, come si verifica nelle Conferenze Episcopali che hanno promosso le due pastorali come un unico ambito di lavoro; 

b) in altri si notano diffidenze, visioni distorte e mutua misconoscenza delle rispettive proposte;

c) in altri infine si verifica “poca reciprocità”[12] e impossibilità di lavorare in comune, in quanto gli uni hanno proposte basate su processi ben definiti mentre gli altri realizzano solo azioni sporadiche e senza continuità[13].

 

 

2. La gioventù Latino-Americana

Per poter analizzare in modo più idoneo la Pastorale Vocazionale, il Congresso ha evidenziato alcuni aspetti che caratterizzano e condizionano fortemente la gioventù nelle scelte vocazionali.

I giovani chiamati non possono sfuggire ai mutamenti familiari, culturali, economici e sociali del momento: “la disintegrazione familiare può impedire una esperienza d’amore che prepari per l’offerta generosa di tutta la vita”. “II contagio di una società permissiva e consumistica non favorisce una vita di austerità e di sacrificio”. Può accadere che la motivazione vocazionale, anche a livello inconscio, risulti viziata da fattori non evangelici[14].

La gioventù costituisce oggi, non solo il gruppo più numeroso della società latino-americana, ma anche una grande forza nuova di pressione. Essa si presenta in gran parte del Continente come un nuovo corpo sociale, portatrice di proprie idee, valori e dinamismo interno. Vive un’epoca di crisi e di trasformazioni che sono causa di conflitti tra le diverse generazioni, conflitti che stanno esigendo un sincero sforzo di comprensione e di dialogo, tanto da parte dei giovani come da parte degli adulti. Si tratta di una crisi che abbraccia tutte le categorie e che, mentre produce un effetto purificatore, implica frequentemente anche la negazione dei valori. La gioventù attuale ha creato un propria cultura nel modello di una società consumista, burocratica e tecnologica[15].

La manifestazione della cultura giovanile dell’America Latina ruotano su questi punti basilari: 

a) i giovani hanno coscienza di appartenere a un gruppo differente rispetto al mondo degli adulti, per cui non s’identificano con ciò che è istituzionale, stabilito, normativo; 

b) hanno un proprio stile di essere e comportarsi: non hanno fiducia di ciò che non comprendono, si convincono più per la coerenza della vita; 

c) hanno un proprio atteggiamento di fronte alla vita: valorizzano il presente e guardano alle prospettive del futuro, si osserva un’ansia di novità, un desiderio di nuove esperienze, un’aspirazione di vivere, una ricerca di sensazioni forti e rapide; 

d) hanno un loro modo di percepire, di vedere e comprendere il mondo e i valori: manifestano una particolare sensibilità per ideali quali la pace, la giustizia, la libertà, l’autonomia, la solidarietà, il rispetto per la natura, l’autenticità (anche se nella vita non vivono questi valori); 

e) usano un linguaggio verbale e non verbale fatto di slogan, segni, gesti, moda, simboli: preferiscono il linguaggio dei segni a quello delle parole, ciò che è fantastico e affettivo a ciò che è astratto, il concreto al teorico[16].

Per quanto concerne le relazioni con gli altri, stabiliscono vincoli, specialmente per affinità d’interessi, tendendo a relazioni intense e fugaci. Vogliono essere protagonisti. La gioventù latino-americana si sente chiamata a compiere una missione che Puebla segnala come dinamizzatrice del corpo sociale e del corpo ecclesiale[17]. Come forza rinnovatrice della Chiesa, Puebla la espresse in questi termini: “La Chiesa vede nella gioventù dell’AL un vero potenziale per il presente e il futuro dell’Evangelizzazione”[18].

Tutti questi elementi e molti altri, che potrebbero essere richiamati, evidenziano l’esistenza di una vera “cultura giovanile”. Alcune caratteristiche corrispondono alla psicologia propria dei giovani, altre invece sono espressione di uno stile di vita voluto e assunto dalla gioventù, la quale ha strutturato una cultura propria. A parte le frustrazioni e i controsensi, si comprova che una grande parte delle nuove generazioni latino-americane, sono portatrici di valori e di speranze che sono garanzia di superamento di tanti mali del continente. Possiedono una grande capacità di senso critico, uno spirito di rischio che porta a impegni e scelte radicali, una creatività con risposte nuove al mondo che cambia, che aspira a migliorare. sempre come segno di speranza, una percezione dei problemi sociali e una esigenza di autenticità.

 

 

3. Andamento vocazionale

Il miglioramento del numero delle vocazioni è stato rilevato dal Sommo Pontefice nel citato Messaggio inviato al Congresso[19].

Nell’America Latina l’incremento si nota soprattutto nel clero diocesano. Negli ultimi anni si sono avuti più ordinazioni e più seminaristi maggiori, mentre sono diminuiti gli ingressi nel seminario minore. L’anno propedeutico va acquistando sempre maggiore credito presso le diocesi: l’iniziativa viene incontro ai numerosi candidati di età sempre più adulta impreparati per l’ingresso immediato al seminario maggiore[20].

Si verifica l’apertura di nuovi seminari in quasi tutti i Paesi. Questo fatto suscita entusiasmo e nello stesso tempo preoccupazione. Si teme per la qualità e per la carenza di formatori adeguatamente preparati. È in aumento l’attenzione per le vocazioni indigene e afroamericane, che, sotto alcuni aspetti sono una sfida per la Chiesa Latino-Americana che non ha incontrato cammini adeguati per la promozione vocazionale e per una formazione inculturata[21]. È ovvio che questo problema è molto importante nel contesto attuale e avrà grande rilievo nel futuro della Chiesa nel Continente.

Le vocazioni di speciale consacrazione si caratterizzano per una relativa stabilità numerica con piccole oscillazioni le “cui cause dovrebbero essere analizzate”[22]. La Chiesa dell’America Latina dovrà andare incontro alle Congregazioni femminili. La donna nel Continente ha un ruolo importantissimo per la fede e per i valori del Vangelo.

La grande sfida nell’AL sta nel fatto che la crescita della popolazione è maggiore dell’incremento dei presbiteri, dei diaconi e dei religiosi[23]. Questo fatto ha interessato molto il Congresso che ha fatto scelte che in prospettiva dovrebbero venire incontro alla nuova evangelizzazione.

 

 

4. Le prospettive della Pastorale Vocazionale

La Pastorale Giovanile Latino-Americana deve avere ben chiaro che sono necessari i processi di educazione nella fede che definiscano la vocazione, senza cui la maturazione umana e cristiana dei giovani sarebbe monca. Le vocazioni potranno sorgere dove itinerari formativi permetteranno ai giovani di incontrarsi personalmente con il Signore Gesù, scoprire le necessità del mondo e della Chiesa, recepire le proposte vocazionali concrete, essere contagiati dalla testimonianza entusiasta da coloro che li accompagnano. “La Pastorale Giovanile ha dato molte vocazioni alla Chiesa”[24].

La Pastorale Giovanile deve essere realizzata in maniera da tenere presenti gli elementi fondamentali della Pastorale Vocazionale. Tutta la Pastorale Vocazionale a sua volta ha bisogno di una Pastorale Giovanile che la appoggi e la sostenga. La Pastorale Vocazionale non potrà essere un insieme di azioni isolate al margine della Pastorale Giovanile. Compiendo la sua missione orientatrice, le richiamerà costantemente la meta alla quale deve giungere. Ambedue Pastorali, pertanto, hanno bisogno l’una dell’altra.

Deve progredire la convinzione che la Pastorale Vocazionale comporta un itinerario: suscitare, discernere e accompagnare[25]. Essa deve penetrare tutta la Pastorale. Non si deve pensare a una Pastorale Vocazionale come una specie di settore della Pastorale organica[26].

Le Pastorali Familiare, Catechetica e Giovanile devono camminare molto integrate con la Pastorale delle Vocazioni[27]. Nei vari Paesi quest’ultima deve essere più dinamica, richiede agenti specializzati a tempo pieno. L’accompagnamento vocazionale come attività centrale degli operatori implica impegno, un impegno personalizzato, quindi più capacità, più tempo, più spiritualità[28].

 

 

 

Conclusione

Può sorgere legittimamente la seguente domanda: tutto qui? Sono solo queste le grandi novità del Congresso Latino-Americano sulle vocazioni?

Si può subito rispondere che il Congresso Continentale non è andato alla ricerca di ricette miracolose o di innovazioni insolite, anche se ha sottolineato l’urgenza di rinnovare tutta la Pastorale Vocazionale come chiede il Documento Conclusivo del II Congresso Internazionale del 1981[29].

Il Congresso ha voluto sottolineare un nuovo stile di fare Pastorale Vocazionale, cioè: segnalare i cammini per i tempi nuovi; dare rilievo all’accompagnamento vocazionale; accentuare il servizio vocazionale nell’America Latina e lo spirito con cui deve essere fatto; far comprendere che questa è un’ora di grazia, visti gli sviluppi che sembrano attestare in futuro “una nuova primavera vocazionale”; promuovere una collaborazione tra gli organismi che operano in tutta l’America Latina, particolarmente del CELAM e della CLAR.

Grande rilievo assume l’insistenza sull’integrazione tra la Pastorale Giovanile e la Pastorale Vocazionale: i giovani di oggi sono una chiara sfida per l’attuale Pastorale Vocazionale. Tali orientamenti rivestono un’importanza non solo per il Continente Latino-Americano, ma per tutta la Chiesa, e sono una conferma di quanto già indicato dai documenti pubblicati in questi ultimi anni.

 

 

 

 

 

 

Note

[1] Sul Congresso cfr. 1. La pastorale vocacional en el continente de la esperanza. ed. CELAM, Bogotà 1994. Si tratta degli Atti del Congresso, pp. 546. – 2. De primo Congressu Continentis Latinoamericanae ad vocationes fovendas, Seminarium, anno XXXIV, n. 3, 1994. – 3. Documento de trabajo, La pastoral de las vocaciones – Encuentros regionales de Pastoral vocacional, integrando la Pastoral Familiar, la Pastoral Juvenil y la CLAR en Preparaciòn al primer Continental Latinoamericano de Vocaciones, Boletin OSLAM, n. 24, nov. 1993.

[2] Lettera della Segreteria di Stato, Prot. n. 330.670, in data 30.8.1993.

[3] Seminarium, p. 431.

[4] Cfr. Atti Conferenza di Santo Domingo, nn. 79-82.

[5] Il testo della Dichiarazione finale nelle diverse lingue è riportato nel citato numero di Seminarium, pp. 643-725. Chi vuole saperne di più sugli sviluppi storici del Congresso può consultare: R. SACCO, Lineamenti storici del Primo Congresso Continentale LatinoAmericano sulle Vocazioni, ib. pp. 409-427. – J.H. CHEMELLO, Significado do congresso continental vocacional no contexto atual e para o futuro, ib. pp. 596-606.

[6] Documento de trabajo, p. 6.

[7] Cfr. CELAM, Atti, pp. 213-248.

[8] Cfr. Seminarium, cit. pp. 434-435.

[9] Il n. 865 del Documento di Puebla contiene la seguente affermazione: Il periodo giovanile è il periodo privilegiato, anche se non unico, per la scelta vocazionale. Perciò tutta la pastorale giovanile deve sempre essere pastorale vocazionale.

[10] Cfr. CELAM. Atti, p. 101.

[11] Ib., p. 213-214.

[12] Documento de trabajo, p. 31.

[13] Cfr. CELAM, Atti, p. 214.

[14] Cfr. CELAM. Documento di Santo Domingo, n. 78.

[15] Cfr. CELAM. Atti, p. 191.

[16] Ib. p. 192-192.

[17] Cfr. Documenti di Puebla, n. 1186.

[18] Ib.

[19] Cfr. Seminarium, cit. p. 433. Queste le parole di Giovanni Paolo II: “Constatiamo con gioia che, in questi ultimi anni, all’interno di famiglie cristiane profondamente radicate nella fede, è sorto un maggior numero di vocazioni. I Seminari diocesani e le Comunità religiose hanno visto aumentare il numero dei loro membri, cosa molto incoraggiante. Grazie alla testimonianza di una Chiesa di servizio e vicina al popolo, il Signore ha fatto nascere uomini e donne desiderosi di dedicare tutta la loro vita alla causa di Cristo; e, a partire da comunità che lasciano trasparire i valori evangelici, Egli ha moltiplicato in tanti giovani il desiderio di seguirlo più da vicino. Come non rendere grazie a Dio per questa consolante realtà! Allo stesso tempo, senza dubbio, le necessità pastorali del Continente sono aumentate e il numero di sacerdoti, religiose, religiosi e altre persone consacrate che lavorano in America Latina risulta del tutto insufficiente a soddisfare l’urgente domanda d’attenzione pastorale. È sorprendente costatare come la carenza più impellente di sacerdoti si registri proprio in America Latina, il Continente che ha la più alta percentuale di cattolici rispetto alla popolazione totale e che, in assoluto, possiede il maggior numero di cattolici del mondo”.

[20] Dichiarazione finale, 12.

[21] Ib. 5 e 12.

[22] Ib. 17.

[23] Ib. 15.

[24] Documento de trabajo, p. 31.

[25] Dichiarazione finale, nn. 35-55.

[26] Cfr. CELAM, Atti, pp. 335-341.

[27] Dichiarazione finale, 8.

[28] Cfr. Seminarium, p. 604.

[29] Cfr. n. 5.