I punti nodali dei Messaggi del S. Padre in ordine alla pastorale giovanile-vocazionale
Gli orientamenti del S. Padre per un modo “giovanile” di vivere la vita nella sua pienezza: come vocazione e missione.
Il Papa nel Messaggio per la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni di quest’anno ha “invitato tutti a riflettere sullo stretto legame che salda la pastorale giovanile alla pastorale vocazionale” (n. 1) nella consapevolezza che “la pastorale specifica delle vocazioni trova nella pastorale giovanile il suo spazio vitale; e la pastorale giovanile diventa completa ed efficace quando si apre alla dimensione vocazionale” (n. 3). Questo pressante invito, se trova nel X anniversario dell’istituzione della Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) la sua spiegazione immediata, affonda, però, le sue radici nella volontà del Papa di sollecitare i giovani, ogni volta che si incontra con loro, perché vivano in pienezza la loro giovinezza, senza avere paura di donare tutta la propria vita a Cristo.
L’annuncio e la proposta vocazionale, che attraversa come un filo rosso tutti i discorsi che il Pontefice rivolge ai giovani, emerge con forte chiarezza soprattutto nei Messaggi per la GMG[1]. Proprio a partire da una attenta lettura dei Messaggi per le GMG di questi dieci anni, ci è parso di potervi cogliere i punti nodali di un itinerario vocazionale nell’educazione dei giovani alla fede, tracciato direttamente dal Papa. Per questo ci siamo limitati a collegare i diversi interventi tra loro per poter cogliere con più chiarezza le tappe di questo cammino vocazionale che il Papa in questi dieci anni ha percorso con i giovani.
In rispettoso dialogo con i giovani
Chiunque desideri aiutare i giovani a crescere nella fede, a scoprire e a rispondere alla vocazione personale, deve innanzitutto mettersi in ascolto di ciò che essi si portano nel cuore e nella mente: i loro profondi interrogativi, le loro ansie e i loro progetti. “Il Papa vi guarda con tanto amore e tanta speranza, e vi ascolta con molta attenzione e vuole rispondere alle vostre attese più profonde”[2].
Il dialogo di Gesù con il giovane ricco (oggetto di un’attenta analisi nella Lettera che il Papa ha inviato a tutti i giovani nel 1985) è tenuto continuamente presente dal Pontefice come punto di riferimento e modello di ogni dialogo educativo. Quali sono le caratteristiche che il Papa riscontra nei giovani d’oggi?
Al contrario di chi non riesce a vedere nella vita dei giovani se non aspetti negativi, il Papa sa cogliere, invece, ciò che vi è di positivo: “Chi ha detto che la gioventù di oggi ha perso il senso dei valori? £ proprio vero che su di essa non si può contare?”[3].
C’è, infatti, nel Pontefice la convinzione che sono molti coloro che fanno della loro giovinezza il tempo propizio per scoprire se stessi ed iniziare ad assumersi delle responsabilità: “La giovinezza di per se stessa è una singolare ricchezza dell’uomo e il più delle volte viene vissuta dai giovani come una specifica ricchezza. Il periodo della giovinezza, infatti, è il tempo di una scoperta particolare, intensa dell’‘io’ umano e delle proprietà e capacità ad esso unite. La vita si delinea come ‘autorealizzazione’. È questa la ricchezza di scoprire ed insieme di programmare, di scegliere, di prevedere e di assumere le prime decisioni in proprio”[4].
Ma il Pontefice sa bene che non tutti vivono in pienezza la loro giovinezza. Vi sono alcuni che preferiscono stordirsi e non ascoltare gli interrogativi che affiorano nel loro cuore; per questo incoraggia i giovani a non aver paura delle domande che a volte inquietano la loro vita, perché saranno proprio queste ad aiutarli a crescere: “Che cosa devo fare perché la mia vita abbia pieno valore e pieno senso? La giovinezza di ciascuno di voi, cari amici, è una ricchezza che si manifesta proprio in questi interrogativi. L’uomo se li pone nell’arco di tutta la vita; tuttavia, nella giovinezza essi si impongono in modo particolarmente intenso, addirittura insistente. Ed è bene che sia così. Questi interrogativi provano appunto la dinamica dello sviluppo della personalità umana. Si tratta qui di una risposta che riguarda tutta la vita, che racchiude in sé l’insieme dell’esistenza umana”[5].
Se non si vuole che il giovane vada a finire nel vicolo cieco di una vita senza senso, deve essere aiutato a trovare delle risposte convincenti: “Il mondo in cui viviamo è scosso da varie crisi; una delle più pericolose è la perdita del senso della vita. In una simile situazione molti giovani si pongono interrogativi fondamentali. Come devo vivere la mia vita per non perderla? Su quale fondamento devo costruire la mia vita perché sia una vita veramente felice? Che cosa devo fare per dare un senso alla mia vita? Come devo comportarmi in situazioni di vita spesso complesse e difficili?”[6].
Se si vuole dare delle risposte convincenti al desiderio e alla sete di vita insita in ogni giovane è necessario aiutarli a non escludere Dio dalla loro vita e dalla loro ricerca: “L’uomo è tentato di formare la propria vita qui, sulla terra, come ‘se Dio non esistesse’. Come se non esistesse il suo amore per l’uomo, amore che ha spinto il Padre a ‘dare’ il Figlio unigenito perché l’uomo – per mezzo di lui – avesse la vita eterna in Dio”[7]; “Questa ricchezza, che è la giovinezza, deve forse allontanare l’uomo da Cristo?”[8].
Condurre i giovani ad incontrarsi con Cristo
Dando alla GMG come obiettivo prioritario proprio quello di condurre i giovani a Cristo, il Papa ricorda in questo modo a tutti gli educatori che la pastorale giovanile e quella vocazionale devono essere sempre più “pastorale dell’incontro”. Condurre i giovani a Cristo, perché Egli diventi il centro della loro vita, deve essere la prima e più importante preoccupazione di chi voglia veramente aiutarli a crescere. “La Giornata della Gioventù significa proprio questo: andare incontro a Dio, che è entrato nella storia dell’uomo mediante il mistero pasquale di Gesù Cristo. E vuole incontrare prima voi, giovani. E a ciascuno di voi vuol dire: Seguimi!. Seguimi. Io sono la Via, la Verità e la Vita”[9]. “Questa dovrà diventare per tutti voi la Giornata di una nuova, più matura e più profonda scoperta di Cristo nella vostra vita”[10].
Se il messaggio di Cristo affascina gli uomini di tutti i tempi e di ogni luogo, trova, però, nei giovani un terreno particolarmente favorevole. “Voi testimoniate che il messaggio di Cristo non vi lascia indifferenti. Voi intuite che nella sua parola può esservi la risposta che andate ansiosamente cercando. Voi avvertite nel profondo del vostro cuore che Lui possiede la chiave capace di risolvere l’enigma che s’annida in ogni essere umano. La gioia di una scoperta che può dare senso e scopo a tutta una vita”[11].
Solo guardando Lui, il giovane può trovare il significato vero della sua vita: “Cristo non cessa di svelare pienamente l’uomo all’uomo e di fargli nota la sua altissima vocazione, rivelando il mistero del Padre e del suo amore”[12].
Ma il Papa non può fare a meno di mettere in guardia i giovani da una visione parziale di Cristo: “Questo Gesù, chi è per voi? è solo un uomo, un grande uomo, un riformatore sociale? Io so che Cristo, uomo e Dio, è per voi il punto supremo di riferimento. Io lo so!”[13].
Perché solo se Lo si accoglie come vero uomo e vero Dio i giovani possono trovare in Lui il modello d’umanità: “Gesù Cristo non cessa d’essere l’ideale, il più perfetto Modello d’umanità. Giovinezza significa un particolare ‘bisogno’ di un modello d’umanità: d’umanità completa, semplice e trasparente, d’umanità ‘esemplare’”[14].
Quando l’incontro con Cristo è autentico porta necessariamente ad una conversione radicale di vita, perché si sente prepotentemente in sé il desiderio di conformarsi sempre più a Lui: “Perché ciascuno e ciascuna di voi rispondano generosamente alla voce di Gesù che oggi continua a dirci così: Convertitevi e credete al Vangelo. Conversione personale, che trasformi tutta la nostra esistenza in modo che non viviamo più per noi stessi, ma per Colui che ci ha amati e ha dato se stesso per noi”[15]. “Imparate a essere Cristo stesso, identificandovi con lui in tutto”[16].
Chi vuole incontrarsi con Cristo deve essere disposto, dunque, a lasciarsi scombussolare la vita, rinunciando alla facile tentazione di “sistemarsi” e vivere in pace, addormentando la propria coscienza: “Credere nell’amore di Dio non è un compito facile: richiede donazione personale; non si limita a tranquillizzare egoisticamente la coscienza né lascia il cuore indifferente, ma lo rende più generoso, più libero e più fraterno…Aprite generosamente il vostro cuore all’amore di Cristo, l’unico capace di dare un senso pieno a tutta la nostra vita. E con l’amore di Cristo, riempitevi di amore per tutti gli uomini”[17].
Cristiano, allora, è chi sceglie quotidianamente Cristo e si impegna a seguirLo con fedeltà e coraggio: “Cristo dice sempre di nuovo ai giovani, così come disse nel Vangelo: Seguimi. È necessario che sentiate questa chiamata. Ed è necessario che maturiate costantemente per darle la vostra risposta”[18].
Cristo brilla sul cammino di ogni chiamato, indicando la strada per realizzare la propria vita: “Cristo è la Vita! Voi desiderate vivere la vita in pienezza, animati dalla speranza, che nasce da un progetto di ampio respiro. In che cosa consiste la vita? Qual è il senso della vita e qual è il modo migliore per attuarlo? La fede cristiana pone un legame profondo tra amore e vita. Cristo è dunque l’unico interlocutore competente, al quale potete porre le domande essenziali sul valore e sul senso della vita. Lui interrogate, Lui ascoltate! Il senso della vita, Egli vi dirà, sta nell’amore. Solo chi sa amare fino a dimenticare se stesso per donarsi al fratello realizza a pieno la propria vita ed esprime nel massimo grado il valore della propria vicenda terrena”[19].
Il Papa propone ai giovani i punti essenziali per una “regola di vita”, ai quali i giovani devono essere fedeli se vogliono crescere nella capacità dell’amore gratuito, fedele e generoso: “Scoprire Cristo sempre di nuovo e sempre meglio è l’avventura più meravigliosa della nostra vita… Ogni scoperta che si fa di Lui, diventa un invito a cercarlo sempre di più, a conoscerlo ancora meglio mediante la preghiera, la partecipazione ai sacramenti, la meditazione della sua Parola, la catechesi, l’ascolto degli insegnamenti della Chiesa”[20].
Docilità all’azione dello Spirito
Il primo atteggiamento di ogni cristiano e di ogni chiamato non sarà tanto quello di chiedersi cosa deve fare, quanto innanzitutto quello di scoprirsi continuamente amato da Dio: “Vi invito tutti a crescere in umanità, porre come priorità assoluta i valori dello spirito. Disporci tutti ad accogliere il dono dell’amore di Dio che ci plasma e ci salva”[21].
Per questo la vita di ogni chiamato si deve nutrire sempre più di stupore e gratitudine per l’infinito amore con cui Dio ci ama: “Avete ricevuto uno spirito da figli, sono parole che ci introducono nel mistero più profondo della vocazione cristiana; siamo infatti chiamati a diventare figli di Dio in Cristo, per mezzo dello Spirito Santo. Come non rimanere stupiti di fronte a questa prospettiva vertiginosa? Come rimanere indifferenti dinanzi a questa sfida dell’amore paterno di Dio che ci invita ad una comunione di vita profonda ed intima?”[22].
Ma all’amore di Dio non si può rispondere con i soli buoni sentimenti, è necessario lasciarsi coinvolgere con tutta la vita: “Fede e amore non si riducono alle parole o a sentimenti vaghi. Credere e amare Dio vuol dire impegno a fare sempre ciò che Gesù ci dice sia nella Sacra Scrittura che nell’insegnamento della Chiesa. Tutto ciò richiede molto coraggio per andare contro le correnti della moda e delle opinioni di questo mondo”[23].
La riconoscenza per gli innumerevoli doni ricevuti deve stimolare a viverli con crescente responsabilità: “Vedete, dunque, quanto grande e impegnativa sia l’eredità dei figli di Dio, alla quale siete chiamati. Accoglietela con gratitudine e responsabilità. Abbiate il coraggio di viverla ogni giorno in maniera coerente ed annunciatela agli altri”[24].
Ma da soli non ne siamo capaci: “Noi non abbiamo né la forza, né la costanza, né la purezza di cuore sufficiente per seguire Dio con tutta la nostra vita e con tutto il nostro cuore”[25].
La consapevolezza della propria pochezza e fragilità deve condurre il giovane a confidare continuamente nello Spirito, se non vuole crollare di fronte alle difficoltà: “Sono compiti immani, che richiedono cuori intrepidi, capaci di ‘sperare contro ogni speranza’. Giovani carissimi, non siete soli in questa impresa! Accanto a voi c’è Cristo Signore, il quale ha detto: Sono venuto a portare il fuoco sulla terra, e come vorrei che fosse già acceso!. Il fuoco che Gesù ha portato è il fuoco dello Spirito Santo, che brucia ogni umana miseria, ogni gretto egoismo, ogni pensiero meschino. Ricevete lo Spirito Santo e siate forti! Amen!”[26].
Solo la disponibilità a lasciarsi plasmare dall’azione dello Spirito può dare ai giovani la forza di raggiungere l’autentica libertà, condizione indispensabile per rispondere alla vocazione che il Signore affida loro: “Lo Spirito Santo è il vero protagonista della nostra filiazione divina. Essere figli di Dio significa, dunque, accogliere lo Spirito Santo, lasciarsi guidare da Lui, essere aperti alla sua azione nella nostra storia personale e nella storia del mondo”[27].
Una disponibilità che si traduce soprattutto nella lotta contro la radice di ogni schiavitù, il peccato: “Prerogativa dei figli di Dio è la libertà. Quante false forme di libertà conducono alla schiavitù! La liberazione operata da Cristo è liberazione dal peccato, radice di tutte le schiavitù umane. La esteriore da sola non può bastare. Alle sue radici deve esserci sempre la libertà interiore, propria dei figli di Dio, che vivono secondo lo Spirito”[28].
Se i giovani saranno aiutati ad essere docili all’azione dello Spirito non avranno paura di andare contro corrente: “Non rassegnatevi alla mediocrità, non arrendetevi ai condizionamenti delle mode correnti, che impongono uno stile di vita non conforme agli ideali cristiani, non cedete alle blandizie del consumismo. Cristo vi chiama a cose grandi. Non deludetelo. Deludereste voi stessi”[29].
L’universale vocazione alla santità
Al di là delle vocazioni personali, c’è una vocazione che accomuna tutti i battezzati: essere santi: “Giovani, non abbiate paura di essere santi! Volate ad alta quota, siate tra coloro che mirano a mete degne dei figli di Dio. Glorificate Dio con la vostra vita!”[30].
Essere santi vuol dire impegnarsi a scoprire la volontà di Dio su di sé e a viverla con fedeltà e amore: “San Paolo ci parla dell’eredità dei figli di Dio. Si tratta di un dono di vita eterna, ma al tempo stesso di un compito da realizzare già oggi, di un progetto di vita affascinante soprattutto per voi giovani, che portate nel profondo dei vostri cuori la nostalgia di alti ideali. La santità è l’essenziale eredità dei figli di Dio. Essa consiste nel compiere la volontà del Padre in ogni circostanza della vita”[31].
Aiutare i giovani a scoprire la vocazione personale
La vocazione alla santità apre per ciascun battezzato strade diverse su cui viverla. Per questo ogni giovane deve essere aiutato a scoprire la sua vocazione: “Ma più di qualcuno di voi si starà chiedendo: Che vuole Gesù da me? A che cosa mi chiama? Qual è il significato della sua chiamata per me?”[32].
La vocazione ha la sua origine nel mistero d’amore di Dio che si incontra con la libertà dell’uomo che a quell’amore è chiamato a rispondere: nulla, perciò, di ripetitivo o di scontato. Ad ogni persona Dio affida un progetto unico e irripetibile: “Ciascuno di noi deve capire e credere: Dio mi chiama, Dio mi manda. Fin dall’eternità Dio ha pensato a noi e ci ha amati come persone uniche e irripetibili. Egli ci chiama, e la sua chiamata si realizza attraverso la persona di Gesù Cristo che ci dice, come ha detto agli Apostoli: Vieni e seguimi”[33].
Per poter conoscere la propria vocazione è indispensabile conoscere se stessi e i doni con cui il Signore ha arricchito la nostra vita: “È necessario conoscere esattamente che doni ti ha concesso Dio in Cristo. È necessario conoscere bene il dono ricevuto, per saperlo dare agli altri. Per contribuire al bene comune. È necessario conoscere bene il dono ricevuto nella propria esperienza di vita familiare e parrocchiale, nella partecipazione associativa, nella fioritura carismatica dei movimenti, per saperlo dare agli altri”[34].
Dinanzi alla prospettiva di una vocazione che impegni tutta la vita, il giovane può sentirsi immobilizzato dalla paura. Per questo la vocazione per essere accolta richiede sempre un po’ di coraggio: “Davvero, la messe evangelica è grande e ci vogliono tanti operai. Cristo si fida di voi e conta sulla vostra collaborazione. Cristo ha bisogno di voi! Rispondete alla sua chiamata col coraggio e con lo slancio proprio della vostra età”[35].
Il coraggio nel rispondere alla vocazione è sostenuto dalla certezza che il Signore non ci lascia mai soli: “Non dire: sono un giovane… non scoraggiatevi, perché non siete soli. Il Signore non mancherà di accompagnarvi, come ha promesso: Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”[36]. “Dio vi aiuterà, vi darà la sua luce e la sua forza perché sappiate rispondere con generosità alla sua chiamata. Chiamata ad una vita cristiana totale”[37].
Quando Cristo chiama a delle scelte che impegnano per tutta la vita si può essere tentati di tuffarsi in qualche attività a favore dei più bisognosi o in qualche esperienza di volontariato. Le attività in genere, e quelle di volontariato in particolare, se sono la palestra in cui i giovani possono esercitarsi nella loro generosità, possono anche diventare un alibi per “addormentare” il desiderio di una consacrazione totale al Signore a servizio dei fratelli. Il Pontefice questo lo sa bene e per ciò mette in guardia i giovani da questo rischio, aiutandoli a scoprire la caratteristica dell’amore cristiano. “Questo ‘servizio’ non è certamente un mero sentimento umanitario. Né la comunità dei discepoli di Cristo è una agenzia di volontariato e di aiuto sociale. No! Si tratta di molto di più. La radicalità, la qualità e il destino del servizio al quale tutti siamo chiamati si inquadra nel mistero della redenzione dell’uomo. Perché siamo stati creati, siamo stati chiamati, siamo stati destinati, innanzitutto e soprattutto, a servire Dio, ad immagine e somiglianza di Cristo che, come Signore di tutto il creato, centro del cosmo e della storia, manifestò la sua regalità mediante l’obbedienza fino alla morte, essendo stato glorificato nella risurrezione. Questo servizio chiede a ciascuno di noi la totale disponibilità a seguire Cristo, il quale ‘non è venuto per essere servito, ma per servire’. Vi invito, cari amici, a scoprire la vostra autentica vocazione per collaborare alla diffusione di questo regno della verità e della vita, della santità e della grazia, della giustizia, dell’amore e della pace. Se veramente desiderate servire i vostri fratelli, lasciate che Cristo regni nei vostri cuori, che vi aiuti a capire e a crescere nel dominio di voi stessi, che vi fortifichiate nelle virtù, che vi riempia soprattutto della sua carità, che vi porti per il cammino che conduce alla ‘condizione dell’uomo perfetto’, non abbiate paura di essere santi! Perciò chiedo al Signore che vi aiuti a crescere in questa autentica libertà come criterio fondamentale ed illuminante di giudizio e di scelta nella vita. Questa stessa libertà orienterà la vostra condotta morale nella verità e nella carità. Vi renderà persone aperte ad un’eventuale chiamata alla donazione totale nel sacerdozio o nella vita consacrata. Animerà le vostre opere di solidarietà e il vostro servizio ai bisognosi nel corpo e nell’anima”[38].
Il Signore continua a parlare e a chiamare i giovani non solo attraverso la sua Parola, ma anche per mezzo dei bisogni di tanti fratelli. È indispensabile pertanto educare i giovani all’ascolto: “La messe è abbondante! Eppure, mentre sono tanti i giovani che cercano Cristo, sono ancora pochi gli apostoli in grado di annunciarlo in modo credibile. C’è bisogno di tanti sacerdoti, di maestri ed educatori nella fede, ma c’è anche bisogno di giovani animati dallo spirito missionario, poiché sono i giovani che debbono diventare i primi e immediati apostoli dei giovani. Sono indispensabili lo slancio e l’entusiasmo che proprio voi, carissimi giovani, potete offrire alla Chiesa”[39].
Ciò che può aiutare un giovane a non essere insensibile davanti a tanti bisogni è la volontà di far suo il desiderio, la commozione e l’impazienza di Dio per tanti uomini che sono alla ricerca della Verità: “Chi asseconderà l’impazienza di Dio di portare il suo Regno nel cuore di tanti nostri simili? Chi, come Gesù, si chinerà sulla luce fioca che sta nel cuore dell’uomo moderno, scettico, indifferente, spesso superficiale, per comunicargli parole di verità e di speranza? Chi donerà ai ciechi, agli zoppi, ai sordi, agli emarginati, ai peccatori la grazia di vedere, di camminare, di udire, di vivere, nel nome di Gesù, come hanno fatto i primi missionari? Sono formidabili sfide che ci interpellano personalmente. La Chiesa ha bisogno di voi; attende che voi siate pronti, competenti e generosi nel farvi carico della sua perenne missione nel mondo”[40].
La proposta delle vocazioni di particolare consacrazione
Il Pontefice sa bene che non ci si può limitare ad aiutare i giovani a scoprire la vita come vocazione né a parlare della vocazione in genere, ma che è necessario fare una proposta chiara delle vocazioni di speciale consacrazione: “La Chiesa-vigna ha bisogno anche di operai particolari, che la servano in maniera specifica, con radicalismo evangelico, consacrandole tutta la loro vita. Si tratta delle vocazioni sacerdotali e religiose come pure delle vocazioni dei laici consacrati nel mondo. Sono sicuro che molti di voi, meditando il mistero della Chiesa, sentiranno nel profondo dell’anima l’invito di Cristo: Va’ anche tu nella mia vigna. Se udite questa voce rivolta personalmente a voi, non esitate a rispondere ‘sì’ al Signore. Non abbiate paura, perché servire Cristo e la sua Chiesa in modo totale è una vocazione stupenda ed un dono magnifico. Cristo vi aiuterà”[41].
“Spero che molti ragazzi e ragazze, animati da sincero zelo apostolico, vorranno consacrare la propria vita a Cristo e alla sua Chiesa, come sacerdoti, religiosi e religiose, oppure come laici disposti anche a lasciare il proprio paese per accorrere là dove scarseggiano gli operai della vigna di Cristo. Ascoltate, dunque, con attenzione la voce del Signore, che anche oggi non cessa di chiamarvi, così come chiamò Pietro ed Andrea: Seguitemi, vi farò pescatori di uomini”[42].
“Tutto il mondo necessita di tanti e santi evangelizzatori: sacerdoti, religiosi, religiose, laici disposti a consacrare la vita al Signore e alla sua Chiesa, là dove Egli chiama e dove più urgenti si fanno i bisogni dell’uomo. Sappiate rispondere generosamente a Dio, se Egli vi chiama ad un servizio esclusivo nel ministero ordinato, nella vita religiosa, nella consacrazione laicale, e pregate incessantemente perché ognuno di voi sia pronto a compiere sempre la volontà divina in ordine alla propria particolare vocazione”[43].
Ma il Papa si rende conto che oggi è necessario aiutare i giovani anche a riscoprire la vocazione matrimoniale: “Siete disposti a seguire la chiamata di Cristo, attraverso il sacramento del matrimonio, per essere procreatori di nuove vite, educatori di nuovi pellegrini per la città celeste? Seguire fedelmente Cristo significa mettere in pratica il messaggio evangelico, che implica anche la castità, la difesa della vita, così come l’indissolubilità del vincolo matrimoniale che non è un semplice contratto che si possa rompere arbitrariamente. Amare significa camminare insieme nella stessa direzione verso Dio, che è l’origine dell’Amore. Siete disposti a vivere e difendere l’amore attraverso il matrimonio indissolubile?”[44].
Vivere con responsabilità la propria appartenenza alla Chiesa
Non si può accogliere Cristo e rifiutare la Chiesa; la riscoperta di Cristo deve necessariamente condurre ad una rinnovata adesione alla Chiesa, perché: “Tra Cristo e la sua Chiesa esiste un vincolo organico assai stretto e profondo. Desidero quindi invitare tutti voi ad una nuova scoperta della Chiesa e della vostra missione in essa, in quanto giovani”[45].
Si fa parte viva della Chiesa, comunità ricca delle diverse vocazioni, nella misura in cui si scopre e si aderisce al compito che il Signore affida a ciascuno di noi: “Essere tralci vivi nella Chiesa-vigna, significa anche assumersi un impegno nella comunità ecclesiale e nella società. … Tutti, a seconda delle nostre vocazioni particolari, siamo partecipi della missione di Cristo e della sua Chiesa. La comunione ecclesiale è una comunione missionaria. La Chiesa ha bisogno di molti operai. La Chiesa è una comunione organica in cui ciascuno ha il proprio compito. La Chiesa, che si sente chiamata dal Signore a rendere sempre più intenso il suo sforzo evangelizzatore, ha particolare bisogno di voi, del vostro dinamismo, della vostra autenticità, della vostra appassionata voglia di crescere, della freschezza della vostra fede”[46].
La vocazione non è una realtà solo personale, ma anche ecclesiale: nasce nella Chiesa ed è un dono fatto a tutta la Chiesa per la salvezza dei fratelli: “Cristo, tramite la sua Chiesa, vi affida la missione fondamentale di comunicare agli altri il dono della salvezza e vi invita a partecipare alla costruzione del suo regno. Sceglie voi, nonostante i limiti che ciascuno porta con sé, perché vi ama e crede in voi. Essere discepoli di Cristo non è un fatto privato. Il dono della fede deve essere condiviso con gli altri”[47].
Ma è indispensabile aiutare i giovani a passare dalla Chiesa dei propri sogni alla “Chiesa dei volti”, quelli conosciuti all’interno della propria comunità: “È proprio la Chiesa diocesana che dovete scoprire. Ed è anche la Chiesa parrocchiale che dovete scoprire, la sua vita, i suoi bisogni e le numerose comunità che esistono ed operano in essa. Cercate di scoprire il vostro posto nella Chiesa e la vostra missione in quanto giovani”[48].
Ogni vocazione si esprime in una missione
Il rispondere alla vocazione che il Signore affida, se da una parte è il modo concreto per realizzare la propria vita, d’altra parte impegna a diventare protagonisti nella costruzione del Regno di Dio. Per questo ogni vocazione si traduce sempre in una missione a servizio dei fratelli. “La Chiesa è, per sua natura, una comunità missionaria. Infatti, lo Spirito Santo è il protagonista di tutta la missione ecclesiale. Di conseguenza, anche la vocazione cristiana è proiettata verso l’apostolato, verso l’evangelizzazione, verso la missione. Ogni battezzato è chiamato da Cristo a diventare suo apostolo nel proprio ambiente di vita e nel mondo”[49].
Il Papa invita i giovani a non chiudersi in un rapporto intimistico con il Signore (cosa tutt’altro che rara oggi), ma a sentire il desiderio di portarlo ai fratelli: “Dalla nuova scoperta di Cristo nasce sempre, come diretta conseguenza, il desiderio di portarlo agli altri, cioè un impegno apostolico: essere cristiani significa essere missionari-apostoli. Non basta scoprire Cristo bisogna portarlo agli altri! Il mondo di oggi è una grande terra di missione. Per ogni nuova generazione sono necessari nuovi apostoli. E qui sorge una speciale missione per voi. Siete, voi giovani, i primi apostoli ed evangelizzatori del mondo giovanile, tormentato oggi da tante sfide e minacce. Sono tanti i vostri coetanei che non conoscono Cristo, o che non lo conoscono abbastanza, perciò non potete rimanere silenziosi e indifferenti”[50].
C’è un ambito che il Papa indica come prioritario nell’apostolato dei giovani: il mondo giovanile. Essere apostoli tra i giovani, è ciò che il Pontefice propone continuamente. “Sappiate parlare al cuore dei vostri coetanei assetati di verità e di felicità, in costante, anche se spesso inconsapevole ricerca di Dio”[51].
“Cristo vi chiama non solo per camminare con lui in questo pellegrinaggio della vita. Egli vi invia in sua vece per essere messaggeri della verità e per essere suoi testimoni nel mondo, concretamente, dinanzi ad altri giovani come voi”[52].
“Dovete avere il coraggio di parlare di Cristo nelle vostre famiglie, nel vostro ambiente di studio, di lavoro o di ricreazione, animati dallo stesso fervore degli Apostoli quando affermavano: Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato. Esistono luoghi e situazioni in cui solo voi potete portare il seme della parola di Dio. Non abbiate paura di proporre Cristo a chi non lo conosce ancora. Cristo è la vera risposta. Senza di lui l’uomo rimane un enigma senza soluzione. Abbiate dunque il coraggio di proporre Cristo! Aiutare un fratello o una sorella a scoprire Cristo Via, Verità e Vita è un vero atto di amore verso il prossimo”[53].
Perché la missione non si riduca in semplice attivismo, il Papa ricorda la necessità di essere radicati in Cristo e nel suo amore: “Ogni forma di apostolato e ogni tipo di servizio devono avere la loro sorgente in Cristo”[54].
Maria, modello di ogni chiamato
Il Papa invita i giovani a fissare il proprio sguardo su Maria, la prima e fedele discepola di Cristo: “La Giornata Mondiale della Gioventù 1988, sarà una giornata di ascolto. ‘Fate quello che Egli vi dirà’, vuol dire: Ascoltate Gesù mio Figlio, seguite la sua Parola e abbiate fiducia in Lui. Imparate a dire ‘sì’ al Signore in ogni circostanza della vostra vita. È un messaggio molto confortante, di cui tutti sentiamo il bisogno. In queste parole ha espresso soprattutto il segreto più profondo della sua stessa vita. La sua vita è stata infatti un grande ‘sì’ al Signore. Un ‘sì’ pieno di gioia e fiducia. Non ritira mai il suo ‘sì’, perché ha posto tutta la sua vita nelle mani di Dio. È un progetto di vita basato sul solido e sicuro fondamento che si chiama Gesù Cristo”[55].
La Vergine ci ricorda che solo sentendosi amati da Dio si può aderire con gioia alla vocazione che il Signore ci dona: “La vostra Madre Maria Santissima vi accompagni sempre; Lei credette nell’amore di Dio e si donò con fedeltà gioiosa alla sua parola”[56].
E Maria con la sua totale disponibilità alla volontà di Dio, si presenta a noi come modello di ogni chiamato: “Maria, con il suo ‘fiat’ ha aperto un nuovo cammino dell’umanità. È il prototipo di ogni vocazione cristiana. Lei camminerà con noi, sarà nostra compagna di viaggio e con il suo aiuto potremo seguire la vocazione che Cristo ci offre”[57].
“La Beata Vergine Maria, possa Ella, pellegrina della fede e Vergine del Cammino, aiutare tutti noi a pronunciare con fermezza e sottomissione il ‘sì’ definitivo al progetto divino, affinché possa essere nella Chiesa e nel mondo la vera forza rinnovatrice della grazia e tutti gli uomini possano tornare a camminare come fratelli sulla via che conduce alla dimora eterna”[58].
La Vergine Maria ci ricorda che la preghiera rischia di diventare evasione se non è accompagnata dall’azione: “Guardare a Maria per capire come rispondere alla chiamata di Gesù. Lei custodiva tutte le cose nel suo cuore. Si recò subito a servire sua cugina Elisabetta. Entrambi questi atteggiamenti sono parti essenziali della nostra risposta al Signore: preghiera e azione. Questo è ciò che la Chiesa si aspetta dai suoi giovani”[59].
Conclusione
Ci siamo limitati ad evidenziare i passi più salienti dei messaggi per la GMG con la presunzione di tracciare con le parole stesse del Papa i passaggi obbligati di un itinerario di educazione dei giovani alla fede che sia ricco della dimensione vocazionale. Ma non possiamo nascondere la difficoltà dinanzi al quale ci siamo trovati nel dover scegliere tra i tanti brani quelli che a noi sembravano più significativi. È segno questo che l’annuncio e la proposta vocazionale nei discorsi del Papa per la GMG è non solo una costante, ma anche una miniera inesauribile. L’auspicio è che l’esempio del Pontefice aiuti la pastorale giovanile e quella vocazionale a camminare sempre più in sintonia e comunione a servizio dei giovani.
Note
[1] Segno di questa costante attenzione alla dimensione vocazionale presente nei Messaggi per la GMG è l’uso frequente dei termini prettamente vocazionali: Vocazione 58 volte; Chiamata 27 volte; Progetto 17 volte.
[2] Messaggio ai giovani e alle giovani del mondo, 27 novembre 1988.
[3] Ai giovani venuti a Roma per il Giubileo, 14 aprile 1984.
[4] Lettera ai giovani e alle giovani del mondo, 31 marzo 1985, n. 3.
[5] Lettera ai giovani e alle giovani del mondo, n. 3.
[6] Messaggio ai giovani e alle giovani del mondo, 13 dicembre 1987.
[7] Omelia del Santo Padre durante la celebrazione, 15 agosto 1991.
[8] Lettera ai giovani e alle giovani del mondo, n. 3.
[9] Omelia del Papa nella Domenica delle Palme, 23 marzo 1988.
[10] Messaggio ai giovani e alle giovani del mondo, 27 novembre 1988.
[11] Inaugurazione del Giubileo Internazionale dei giovani, 12 aprile 1984.
[12] Omelia del Papa nella Domenica delle Palme, 27 marzo 1988.
[13] Ai giovani venuti a Roma per il Giubileo, 14 aprile 1984.
[14] Omelia del Papa nella Domenica della Palme, 15 aprile 1984.
[15] Incontro con i giovani convenuti a Buenos Aires, 11 aprile 1987.
[16] Omelia del Santo Padre durante la solenne celebrazione, 12 aprile 1987.
[17] Incontro con i giovani convenuti a Buenos Aires, 11 aprile 1987.
[18] Omelia del Papa nella Domenica delle Palme, 27 marzo 1988.
[19] Incontro serale al monte De Gozo, 19 agosto 1989.
[20] Messaggio ai giovani e alle giovani del mondo, 27 novembre 1988.
[21] Messaggio ai giovani e alle giovani del mondo, 8 giugno 1986.
[22] Messaggio ai giovani e alle giovani del mondo, 15 agosto 1990.
[23] Messaggio ai giovani e alle giovani del mondo, 13 dicembre 1987.
[24] Messaggio ai giovani e alle giovani del mondo, 15 agosto 1990.
[25] Incontro serale al monte De Gozo, 19 agosto 1989.
[26] Omelia del Santo Padre durante la solenne celebrazione, 15 agosto 1991.
[27] Messaggio ai giovani e alle giovani del mondo, 15 agosto 1990.
[28] Messaggio ai giovani e alle giovani del mondo, 15 agosto 1990.
[29] Saluto conclusivo del Papa ai giovani al termine della messa, 15 agosto 1991.
[30] Messaggio ai giovani e alle giovani del mondo, 15 agosto 1990.
[31] Messaggio ai giovani e alle giovani del mondo, 15 agosto 1990.
[32] Incontro serale al monte De Gozo, 19 agosto 1989.
[33] Incontro serale al monte De Gozo, 19 agosto 1989.
[34] Omelia del Papa durante la solenne celebrazione, 20 agosto 1989.
[35] Omelia del Papa nella Domenica delle Palme, 27 marzo 1988.
[36] Messaggio ai giovani e alle giovani del mondo, 24 novembre 1991.
[37] Incontro serale al monte De Gozo, 19 agosto 1989.
[38] Omelia del Papa durante la solenne celebrazione, 20 agosto 1989.
[39] Messaggio ai giovani e alle giovani del mondo, 24 novembre 1991.
[40] Discorso del Papa, 8 aprile 1992.
[41] Messaggio ai giovani e alle giovani del mondo, 24 novembre 1989.
[42] Messaggio ai giovani e alle giovani del mondo, 24 novembre 1989.
[43] Discorso del Papa, 8 aprile 1992.
[44] Incontro serale al monte De Gozo, 19 agosto 1989.
[45] Messaggio ai giovani e alle giovani del mondo, 26 novembre 1989.
[46] Messaggio ai giovani e alle giovani del mondo, 26 novembre 1989.
[47] Messaggio ai giovani e alle giovani del mondo, 24 novembre 1991.
[48] Messaggio ai giovani e alle giovani del mondo, 26 novembre 1989.
[49] Messaggio ai giovani e alle giovani del mondo, 24 novembre 1991.
[50] Omelia del Papa nella Domenica delle Palme, 27 marzo 1988.
[51] Messaggio del Papa ai giovani e alle giovani del mondo, 21 novembre 1993.
[52] Incontro serale al monte De Gozo, 19 agosto 1989.
[53] Messaggio ai giovani e alle giovani del mondo, 24 novembre 1991.
[54] Celebrazione Eucaristica nel “Rizal Park” a Manila, 15 gennaio 1995.
[55] Messaggio ai giovani e alle giovani del mondo, 13 dicembre 1987.
[56] Incontro con i giovani convenuti a Buenos Aires, 11 aprile 1987.
[57] Incontro serale al monte De Goso, 19 agosto 1989.
[58] Rito del pellegrino nella Cattedrale di Santiago, 19 agosto 1989.
[59] Veglia di preghiera a Manila, 14 gennaio 1995.