N.05
Settembre/Ottobre 1995

Gli organismi della pastorale vocazionale: un servizio di studio, animazione, coordinamento

Era stato l’ormai famoso “Documento Conclusivo” del II Congresso Internazionale di Vescovi e altri Responsabili delle vocazioni ecclesiastiche[1] del 1981 a vedere la necessità di alcuni organismi per la promozione di una pastorale delle vocazioni. Lì si prevedeva, legato alla Conferenza Episcopale, un Centro Nazionale Vocazioni “luogo ordinario di comunione della Pastorale Vocazionale (PV)… strumento idoneo di studio, programmazione, coordinamento e di servizio per l’animazione della pastorale unitaria a favore delle vocazioni consacrate” (n. 58). Già la modalità caratterizzante (unitarietà) e lo scopo preciso (solo le vocazioni consacrate) sono individuati. Si prevedeva anche in ogni diocesi, legato al Vescovo, un Centro Diocesano Vocazioni “per favorire una PV unitaria che svolga un costante ed efficace servizio di animazione… in ogni Chiesa particolare” (n. 58). Anche in Italia cominciarono a diffondersi i Centri Diocesani, che in qualche Diocesi erano già nati nel post-Concilio, spesso come evoluzione dell’Opera Vocazioni Ecclesiastiche, e iniziarono anche a coordinarsi tra loro a livello regionale e nazionale. Quando la CEI promulga il Piano Pastorale per le Vocazioni (1985), in Italia c’è già una buona presenza di questi organismi, ma la natura, i compiti, i membri e le modalità di azione pastorale, sono definiti estesamente solo qui[2].

 

 

Il Centro Nazionale

Anche dal confronto con i Centri Nazionali delle altre Chiese d’Europa, che si fa da qualche anno, appare come in Italia l’azione del CNV sia stata decisamente influente: la costituzione dei Centri Regionali e di quelli Diocesani, le linee pastorali, i contenuti, le iniziative, la rete di collaboratori suscitata in tutta Italia, sono frutto di un notevole lavoro che ha trovato rispondenza, accoglienza e stima. Il P.P.V. lo definiva come “specifico strumento di servizio per l’animazione della pastorale delle vocazioni di speciale consacrazione: al sacerdozio, al diaconato, alla vita religiosa, agli istituti secolari e alla vita missionaria”[3]; prevedeva che esso fosse costituito d’intesa tra la CEI e gli altri organismi nazionali che coordinano vocazioni consacrate: CISM, USMI, CIIS, CIMI: ognuno doveva eleggere un rappresentante della sua categoria vocazionale nell’Ufficio, più ristretto, e nel Consiglio (costituito anche dai direttori CRV, rappresentanti per le varie zone d’Italia, responsabili di particolari settori pastorali o portatori di carismi specifici per l’animazione vocazionale) e così è stato. Di fatto questo organismo ha sempre svolto i suoi compiti, nonostante la rotazione frequente. dei missionari e dei religiosi, per la stabilità della direzione e una coerenza stretta nel voler dare concretezza pastorale agli orientamenti del P.P.V. Si può dire che per il CNV i vari contenuti del P.P.V. sono stati in questi anni la fonte principale di tutte le iniziative di sensibilizzazione e accompagnamento, di formazione dei formatori o degli animatori, di elaborazione di seminari di studio o di convegni nazionali.

 

Servizio di studio

– In concreto circa lo studio credo si debbano segnalare i convegni annuali rivolti a tutti gli operatori e animatori vocazionali. I temi sono stati decisi in una prima fase mettendo in rapporto due criteri: il Piano Pastorale e la lettura dei “segni dei tempi”, perché anche la PV fosse “fedele a Dio e all’uomo”. Da qui sono nati: Carità, servizio e vocazioni (1986); Gruppi, movimenti, associazioni: quale Pastorale Vocazionale? (1987); Donna oggi: quale proposta vocazionale? (1988); Nuovi adolescenti e vocazioni (1989); Famiglia oggi: quale spazio per la maturazione vocazionale? (1990); Annuncio e proposta vocazionale nelle nuove prospettive di catechesi della Chiesa italiana (1991); La responsabilità dell’adulto nella PV della comunità cristiana (1992).

Dal 1990 si è fatta un’altra scelta: gli ultimi Convegni sono stati promossi insieme con altri Uffici pastorali della CEI (Famiglia, Catechesi, Liturgia), per avviare una collaborazione anche ai “vertici” della pastorale e sensibilizzare al tema delle vocazioni di speciale consacrazione coloro che pensano e progettano l’azione pastorale della Chiesa italiana. Nell’ultima fase, il CNV ha sentito inoltre l’esigenza di ritornare alle radici della PV, un salutare respiro profondo dopo anni di riflessione sull’agire, sull’educare, sul proporre…: Perché pregare per le vocazioni? (1993); Celebriamo il Cristo la nostra vocazione: liturgia e vocazioni (1994); Sia fatta la tua volontà: ascesi e vocazioni (1995). Gli atti sono tutti pubblicati a cura dell’editrice Rogate. Di fatto, con i suoi 600-1000 partecipanti, il Convegno annuale è stato in questi anni l’appuntamento principale, a più ampia partecipazione ecclesiale, e ha permesso al CNV di allacciare o mantenere rapporti con diversi agenti della pastorale sia della base (sacerdoti, religiosi/e, laici), sia tra coloro che hanno ruoli di responsabilità, di progettazione, di indirizzo: Vescovi, teologi, esperti, testimoni riconosciuti del nostro tempo… Non è mai mancata una rappresentanza della CEI ai suoi livelli più alti e con contributi apprezzati. A tutti è stata data la possibilità di conoscere o approfondire i criteri con i quali si muove la PV in Italia, una percezione della situazione, una crescita della coscienza ecclesiale del ministero di animazione vocazionale e della sua necessità.

– Un secondo capitolo circa le iniziative di studio e animazione del CNV sono i due seminari annuali. Il primo, pensato per gli animatori vocazionali in genere, ha avuto in questi anni la funzione di introdurre soprattutto i principianti agli aspetti fondamentali di questa pastorale con relazioni, lavori di gruppo, racconti di esperienze, ecc. La scelta dei contenuti è sempre stata strettamente guidata dai vari capitoli del P.P.V. che si è rivelato proprio qui una fonte notevole di orientamenti e indicazioni pratiche. Ogni anno oltre un centinaio di persone sono state presenti, permettendo anche di allargare la rete di amici e collaboratori. A questo punto del suo cammino il CNV sente però che questo seminario va forse specializzato, viste anche le iniziative di formazione per animatori che si sono diffuse a livello regionale e diocesano.

L’altro seminario, sulla direzione spirituale a servizio del discernimento e dell’accompagnamento vocazionale, dopo un inizio faticoso è decollato grazie alle collaborazioni qualificate di un gruppo di esperti, ma anche per il rinnovato bisogno pastorale di questa forma di accompagnamento che non ha molti luoghi di iniziazione nelle nostre Chiese. L’alto numero di richieste, negli ultimi anni, ha mostrato come la formula (approfondimenti teologici, indicazioni pastorali, contributi delle scienze umane) sia stata indovinata. È certo una via da continuare per l’importanza “strategica” di questo tipo di aiuto alla maturazione delle scelte vocazionali dei giovani di oggi.

– Un terzo capitolo importante circa il contributo del CNV allo studio e all’animazione è la rivista vocazioni, bimestrale e monografica. Unica nel suo genere per la sua ufficiosità: i contributi e le scelte sono espressione non solo degli autori, ma di tutto il CNV come organismo dei Vescovi italiani per la PV; il gruppo redazionale, che ora comprende oltre all’Ufficio e ad alcuni esperti anche il Vescovo incaricato dalla CEI, Mons. Angelo Comastri, ne è il garante. Strumento di studio, sussidio per la formazione permanente degli operatori, ha svolto in questi anni anche il servizio di comunicazione delle esperienze più significative tra le diverse chiese locali: i CRV e i CDV hanno avuto il loro spazio per contribuire all’arricchimento della pastorale. Seppure in una forma apparentemente dimessa per la loro brevità, ma con contributi di livello abbastanza profondo, la rivista ha sempre cercato di andare incontro a dei destinatari che chiedono anche riflessioni o indicazioni da degli specialisti, ma che siano già “tradotte” in vista dell’impegno pastorale: si è dimostrato strumento valido e ricercato. Ha oltre duemila abbonati.

 

 

 

Servizio di animazione

Il servizio di animazione del CNV si è esplicitato anche nell’andare incontro alle varie necessità dei Centri Regionali, con presenze di persone dell’Ufficio e del Consiglio, con la sussidiazione, con la messa a disposizione di vari mezzi. Anche l’incontro biennale con tutti i direttori dei CDV per l’aggiornamento e lo scambio di esperienze va in questa direzione.

Non va dimenticato in particolare un impegno costante del CNV in questi anni a rendersi presente presso i vari Istituti religiosi, secolari, missionari per aiutarli a impostare un’animazione vocazionale di Istituto che si inserisse nella PV delle chiese locali. Sono nati diversi Piani di PV di Istituto; si può dire con certezza che moltissimi o quasi tutti gli animatori e le animatrici vocazionali degli Istituti di Vita Consacrata in Italia hanno avuto un rapporto più o meno stabile con il CNV. Per alcuni aspetti questo rapporto rimane da migliorare e approfondire soprattutto per ciò che riguarda la collaborazione tra religiosi e PV diocesana[4].

Il CNV ha curato poi in Italia l’animazione della giornata mondiale di preghiera per le vocazioni non solo diffondendo il messaggio del Papa per quest’occasione, ma ideando un cammino proprio con l’elaborazione di una tematica vocazionale che tenesse conto dei piani pastorali per la chiesa italiana elaborati dalla CEI: tutti i sussidi di preghiera, per la liturgia, per la catechesi o di animazione – ormai un patrimonio notevole – sono stati poi costruiti su questa tematica. In molte migliaia di copie, attraverso il lavoro capillare dei CNV e degli animatori vocazionali, sono state raggiunge moltissime parrocchie, comunità di vita consacrata, gruppi giovanili. Di nessun CNV di altre nazioni ci risulta una sussidiazione così ampia.

Infine, credo che si possa affermare che uno dei segreti della fruttuosità del lavoro del nostro CNV stia nel metodo di lavoro. Una équipe piccola ma affiatata (l’Ufficio del CNV) coadiuvata da un Consiglio fatto di animatori veri (non solo nominali), un ritmo di lavoro intenso e molto partecipato, una distribuzione di compiti con responsabilizzazione e coinvolgimento di tanti amici e collaboratori, e una vera passione per la suscitazione delle vocazioni e l’accompagnamento dei giovani chiamati, sono alcuni dei punti di forza di questo organismo pastorale. Resta da migliorare il coinvolgimento dei missionari, dei diaconi permanenti; ancora aperta per diversi aspetti la questione della collaborazione con gli animatori vocazionali laici.

 

 

 

I Centri Regionali

Previsti dal P.P.V. come organismi di collegamento tra CNV e i vari CDV e anche con gli altri organismi pastorali della regione, hanno svolto di fatto questo ruolo seppure con diverse fatiche: le differenze nell’organizzazione della pastorale generale esistenti nelle diverse regioni d’Italia si sono riflesse sui CRV come sugli altri centri regionali di coordinamento degli uffici diocesani. Nel corso di questi anni comunque sono cresciuti, e soprattutto i CRV delle regioni più grandi hanno potuto sviluppare anche alcune iniziative di animazione e coordinamento proprie, non solo applicando in regione quello che il CNV aveva elaborato, ma riuscendo a raccogliere esigenze e dare risposte adatte alla situazione locale. Ne fa fede la rubrica “Dai CRV” della rivista ‘Vocazioni’[5], dove si vede come il tema della GMPV, i sussidi, i seminari nazionali, ecc., vengono ripresi e rilanciati coinvolgendo altri operatori a livello locale. I vari Responsabili (nominati dalle Conferenze Episcopali Regionali e membri del Consiglio CNV) sono stati importanti punti di riferimento per la PV sia per il CNV che per i direttori dei CDV, soprattutto quelli neo-nominati o in difficoltà per carenza di mezzi e strutture diocesane. In questa via credo che i CRV dovranno rafforzarsi soprattutto per stimolare e verificare i cammini dei vari CDV della regione e riferirne ai Vescovi tramite il Vescovo delegato della CER, perché si attuino davvero gli orientamenti del P.P.V. e gli incaricati diocesani siano messi in condizione di potersi preparare e di poter agire con i mezzi e i collaboratori adeguati alla situazione locale.

 

 

 

I Centri Diocesani

Dice il P.P.V. che il CDV “esprime l’impegno della Chiesa particolare per l’animazione vocazionale, promuovendo e coordinando le attività di orientamento vocazionale nelle parrocchie e nelle comunità cristiane della diocesi, sotto la guida e la responsabilità del Vescovo”[6]. Segue un’elencazione di compiti (programmazione e verifica; stile comunionale; presenza nei centri operativi diocesani; proposte di spiritualità; formazione degli animatori; animazione parrocchiale…) decisamente impegnativi, viste le difficoltà diffuse ad accettare oggi nella pastorale la dimensione vocazionale.

Formato da un direttore e dai rappresentanti di tutte le categorie vocazionali, compresi i laici e le famiglie, secondo il P.P.V. dovrebbe essere un organismo di comunione, dove tutte le vocazioni sono chiamate a lavorare insieme; di servizio, per suscitare coscienza vocazionale nella chiesa locale; di animazione e promozione vocazionale; di coordinamento. La cura delle vocazioni di speciale consacrazione deve essere il fine della sua azione pastorale.

Cosa è successo di fatto nella Chiesa italiana, come si sono mossi i CDV in questi anni e come hanno svolto i compiti assegnati loro dal P.P.V.? Questa domanda è vitale, perché i CDV sono gli organismi più vicini alla realtà pastorale della diocesi e delle parrocchie, sono gli strumenti vitali per innervare la pastorale ordinaria di una sensibilità e di un’operatività vocazionale esplicita. Negli anni ‘80 i CDV vengono costituiti da moltissime diocesi, ma non ancora da tutte; per qualcuna si tratta di un centro esistente più sulla carta che operativo; ancora verso il 1990 ne venivano costituiti una trentina. Ormai tutte le diocesi (97%) li hanno, ma la loro operatività è assai diversificata. Il CNV ha promosso due ricerche (1988 e 1992)[7] sui CDV dalle quali risulta che tutte le diocesi sentono la necessità di fare PV, soprattutto perché il numero dei sacerdoti è in continuo decremento, ma non sempre si sa approfittare delle indicazioni di fondo del P.P.V., né si scelgono persone abbastanza libere per questo tipo di attività o si danno le collaborazioni adatte. I Direttori CDV sono in stragrande maggioranza legati anche ad altre attività pastorali; la programmazione annuale è ancora scarsa nella maggioranza dei CDV; il lavoro di équipe non sempre funziona; spesso ci si accontenta della programmazione operativa e si fa poco studio; le iniziative complessivamente risultano portate avanti soprattutto dagli addetti ai lavori (“delegate” ai sacerdoti, religiosi, ecc.!) non c’è abbastanza coinvolgimento degli altri operatori pastorali (aiuti dal Seminario 67%; dalle religiose 47%; dai religiosi 28%; ecc.). Anche la presenza del CDV negli organismi diocesani o la sua collaborazione, avviene solo in una maggioranza non abbondante dei casi. Il settore nel quale si opera di più è quello della pastorale giovanile. In genere ci si sta muovendo verso la preparazione degli animatori vocazionali, un miglior inserimento nel territorio della pastorale, la sensibilizzazione del clero.

Non credo però che si debba dedurre da tutto ciò una valutazione eccessivamente negativa: sono solo pochi anni che questo nuovo tipo di pastorale è impostata; non si è ancora creata la mentalità nella pastorale ordinaria dell’assumersi attivamente il compito di suscitare vocazioni con l’annuncio del “Vangelo della Vocazione”; animatori stabili sia consacrati che laici, sono ancora pochi. Inoltre l’avere cura delle vocazioni di speciale consacrazione presenta delle difficoltà specifiche notevolissime oggi, che si assommano a quelle della pastorale generale in una società sempre più secolarizzata, benestante, poco feconda, con dei modelli di famiglia e di comunità in rapidissima e a volte incontrollabile trasformazione. In particolare si risentono le debolezze di una pastorale giovanile che ancora cerca vie utili di evangelizzazione dei giovani e dove gli itinerari spirituali sono ancora per pochi privilegiati.

Eppure in mezzo a queste difficoltà i CDV continuano ad operare; recepiscono le indicazioni e cercano con ansia i sussidi del CNV; allargano la loro presenza negli organismi diocesani; si stanno muovendo dallo spazio dato alle iniziative occasionali, alla formulazione di veri itinerari; le esigenze e i criteri di fondo del P.P.V. abbastanza recepiti a livello teorico, vengono rilanciati: soprattutto l’esigenza di una pastorale effettivamente unitaria sta crescendo. E occorre dire che i nostri CDV hanno un ruolo insostituibile nel farsi portatori di questa nuova mentalità pastorale, visto che gli anni davanti a noi provocheranno nelle Chiese locali situazioni di emergenza crescenti che potrebbero portare le singole categorie vocazionali a rinchiudersi in forme di “neo – reclutamento” senza respiro ecclesiale e senza rispetto per la singolarità di ogni vocazione; a preoccuparsi cioè più del bene della propria istituzione che dei singoli giovani. Si sa che le idee per affermarsi hanno bisogno di tempo, di persone che si lascino coinvolgere, di mezzi; qui inoltre occorrono anche una sensibilità alle persone singole e una coerenza personale riguardo alla propria vocazione, per essere animatori efficaci, che non si trovano facilmente. Ma il fatto che in nemmeno 15 anni si sia impiantata una rete di organismi diocesani, collegati ai Vescovi, abbastanza inseriti nella pastorale locale, praticamente in tutte le diocesi d’Italia, con una rete di collaboratori sempre più qualificati che sta crescendo (e che quando passano ad altro incarico pastorale si portano dietro alcuni principi di fondo), fa ben sperare per l’avvenire. Restano diversi compiti da affrontare, ma per l’esperienza di questi anni dei membri del CNV e di tanti altri animatori vocazionali, credo ci abbia dato la certezza di un’azione sempre presente che ci supera e ci utilizza anche al di là dei nostri progetti e delle nostre opere, quella dello Spirito Santo. In tutto questo sforzo di impiantazione degli organismi pastorali, ci è sempre stata chiara l’idea che non siamo né funzionari né burocrati, ma testimoni e strumenti di Colui che è il primo Animatore della Chiesa. Certo anche la nostra efficacia gli è utile e per questo siamo chiamati a renderci sempre più disponibili e competenti.

 

 

 

 

 

Note

[1] Congregazioni per le Chiese Orientali, per i Religiosi e gli Istituti secolari, per l’Evangelizzazione dei popoli, per l’Educazione cattolica, Documento Conclusivo del II Congresso Internazionale di Vescovi e altri Responsabili delle vocazioni ecclesiastiche, Sviluppi della cura pastorale delle vocazioni nelle chiese particolari. Esperienze del passato e programmi per l’avvenire. Roma 10-16 maggio 1981. Una sintesi dei contenuti di fondo si trova nell’Editoriale di I. Castellani in ‘Vocazioni’ 3 (1991) pp. 3-9.

[2] CEI, Piano Pastorale per le Vocazioni, Vocazioni nella Chiesa italiana (1985), ai nn. 51-54.

[3] Ivi, n. 52.

[4] Vedi il n. 4 (1989) di ‘Vocazioni’ in particolare I. Castellani, La pastorale vocazionale unitaria, pp. 3-7; e G. Puglisi, Religiosi e partecipazione alla programmazione e realizzazione unitaria del CDV, pp. 43-44.

[5] Un esempio per tutti: a cura di F. Fontana, Relazione del CRV alla CER dell’Emilia Romagna, in ‘Vocazioni’ 4 (1989), pp. 57-61.

[6] P.P.V., n. 54.

[7] I. Castellani, ‘Vocazioni’ compie dieci anni, ‘Vocazioni’ 6 (1993) pp. 3-9: è una lettura sintetica e un’interpretazione per la pastorale dei dati soprattutto della seconda ricerca.