N.05
Settembre/Ottobre 1995

Il P.P.V. nel quotidiano lavoro di pastorale vocazionale dei CDV di alcune Diocesi italiane

 

Diocesi di S. BENEDETTO DEL TRONTO – RIPATRANSONE – MONTALTO

 

Nel nostro Centro Diocesano Vocazioni, composto da tredici elementi, cinque suore, cinque giovani provenienti dalle diverse zone pastorali, due religiosi ed un sacerdote, le indicazioni del Centro Nazionale Vocazioni sono sempre state un riferimento “attuale e concreto” per il lavoro dei singoli e dell’intero CDV. Oggi più che mai, in un’epoca frammentata, instabile e precaria, c’è bisogno di progetti attuali e concreti. Perché un progetto vocazionale sia “solido ed efficace”, occorre che si basi necessariamente su un’accurata lettura della situazione dei giovani in ricerca di Dio. La vita si trascina giorno per giorno senza che qualcosa dia significato alla fatica del vivere.

Il Centro Nazionale Vocazioni, debbo dire, raccogliendo anche i sentimenti dei singoli componenti del CDV, in questi ultimi cinque anni cammina in comunione con il Messaggio che i vescovi hanno dato all’intera Chiesa italiana: “Evangelizzazione e testimonianza della Carità”, proponendoci la vocazione come “iniziativa di Dio” nelle sue diverse manifestazioni, offrendoci alcuni “valori vocazionali” che strutturano l’alleanza tra Dio e l’uomo: “Dio ama per primo, con amore fedele, totale, gratuito, chiamandoci per nome”. I messaggi proposti sono risultati una lettura realistica fiduciosa e profetica della vita e ha facilitato la comunicazione della fede.

La pastorale delle vocazioni è per sua, natura unitaria scaturisce dalla vita di comunione della Chiesa. È quindi necessario che l’impegno di mediazione tra Dio che chiama e coloro che sono chiamati divenga sempre più un fatto di Chiesa. Come Centro Diocesano Vocazioni riteniamo importante “ricercare” e “costruire” una certa unità di obiettivi che vengono proposti dal CNV. Siamo sempre più convinti che la mediazione vocazionale della Chiesa particolare deve passare attraverso la comunità parrocchiale facendo diventare “vocazionale” la pastorale ordinaria. La pastorale d’insieme ha il compito di creare, nel popolo di Dio, un clima in cui le vocazioni devono diventare tema fondamentale nella predicazione, nella preghiera, nella catechesi, nell’esperienza dei campi scuola estivi.

Perché l’incontro con Cristo diventi sempre più efficace sul piano dell’esperienza della Chiesa e di responsabilità di fronte alla proposta di coinvolgimento nella missione che Cristo ci affida. Quindi ricercare, costruire obiettivi attraverso incontri di persone concrete e di temi attuali il mistero della vita, propostoci annualmente dal CNV sia nel Convegno di Studi annuale che nella tematica della Giornata di Preghiera per le Vocazioni celebrata nella IV Domenica di Pasqua, in modo che poi scaturiscano itinerari di fede che siano sempre più itinerari vocazionali nell’esperienza dei giovani e della stessa Chiesa locale che serviamo.

Nella radicalità della coscienza evangelica e nella sintonia profonda con i suggerimenti del CNV, il nostro CDV si è trovato subito in armonia sulla necessità e sul valore da dare alla preghiera. Uno dei Convegni annuali di Studio che il Centro Nazionale Vocazioni ci ha offerto: “Perché pregare per le vocazioni?”, ha sottolineato l’urgenza di presentare alla nostra Diocesi la possibilità di offrire la preghiera “non come mezzo per ricevere il dono delle chiamate divine, ma il mezzo essenziale comandato da Gesù” (P.P.V., 27).

Questo ha portato la crescita di un’Associazione: Gesù Buon Pastore che consta fino ad oggi di duecentoventi iscritti, per la maggior parte composta da laici, giovani, coppie di fidanzati, suore, malati. È stata una “scoperta ed iniziativa insieme” che ci ha rallegrati. Il valore della preghiera si è evidenziato anche nella Veglia Vocazionale annuale e nell’Adorazione eucaristica per tutta la notte fino all’alba, che va ripetendosi ormai da quattro anni.

Il piano pastorale delle vocazioni della Chiesa italiana è essenziale per il lavoro e il coordinamento delle varie iniziative che il Centro Diocesano Vocazioni favorisce diventando un “vero cantiere” di proposte per lo sviluppo e la crescita di vocazioni nella Chiesa particolare.

 

Lanfranco Iachetti 

Direttore del CDV

 

 

 

 

Diocesi di CHIAVARI

 

Considerato che il “Secondo Piano pastorale per le Vocazioni in Italia” è stato uno dei numerosissimi documenti ecclesiali pubblicati nell’ormai vasto arco di tempo post-conciliare, non sarà inutile ricordare che esso ha pure corso il rischio di finire… in fondo al cassetto delle scrivanie o, nel caso ottimale, negli archivi storici delle nostre parrocchie.

Personalmente, forse anche perché stimolato dallo stesso impegno richiestomi per elaborare contenuti e forma del documento quale rappresentante della regione ligure in seno al Centro Nazionale Vocazioni, ne ho valutato ed apprezzato più facilmente la portata pastorale e i contenuti specifici. E per questo mi ritengo oggi, nonostante quelle lunghe trasferte e sedute in Consiglio Nazionale, anche gratificato.

Il documento nasceva, di fatto, da un periodo significativo nel quale si era elaborato e verificato un primo piano pastorale per le vocazioni, sperimentando con coraggio e non senza difficoltà la dimensione vocazionale non sempre presente in quanto tale nelle comunità ecclesiali tradizionali, là dove il contesto stesso socio pastorale aveva reso meno urgente l’esigenza formate di un progetto specifico. Certo il primo “Piano pastorale” (1973) aveva aperto una stagione. Ora, dopo un fervido e anche laborioso periodo, si trattava di valutare ogni possibilità e di aprire a tutte le Chiese locali, e non ad alcune soltanto, una proposta concreta e anche più organica.

Il nuovo “Piano pastorale”, così come fatto proprio dalla CEI, ne è risultato una seria proposta e una guida per le nostre Chiese e in particolare – mi sembra di poter affermare – anche per la nostra Diocesi di Chiavari. A distanza di dieci anni (26/05/85) un bilancio pastorale può, a ragione, essere fatto. Non so dire se l’inversione in positivo di tendenza che, sia pure in contesti sociali comunque mutati, si sta verificando, sia frutto e conseguenza delle istanze emerse dal documento stesso. Sarebbe forse ingenuo pensarlo subito. Certo le indicazioni, le aperture, le precisazioni, le sollecitazioni del documento hanno operato opportunamente nella direzione giusta.

Si deve riconoscere che il “Piano Vocazioni”, nel percorso di dieci anni, non ha perso di attualità e forse sarebbe anche difficile, a tutt’oggi, doverlo integrare o ripensare in maniera diversa. Vi si propone una pastorale organica della valenza vocazionale. Per la nostra Chiesa e per le nostre comunità ha costituito un punto certo di riferimento. Pur riconoscendo che esso non ha ancora raggiunto direttamente tutti i possibili fruitori (sacerdoti / religiose / catechisti / animatori), tuttavia ha segnato una direzione e, prima ancora, uno stimolo, suscitando e sostenendo sia il Centro Diocesano Vocazioni, sia il Centro Regionale Vocazioni, organismi di coordinamento ormai certamente riconosciuti da tutti gli operatori pastorali quali strumenti indispensabili.

Non sarà un caso se, anche a partire da quegli anni, nella regione ligure si è dato inizio al “Corso annuale per animatori vocazionali” a tutt’oggi mai dismesso.

In Diocesi di Chiavari poi il Centro Diocesano Vocazioni ha rilevato nel “Piano” un riferimento costante per il percorso della pastorale vocazionale. La pastorale specifica ne ha raccolto le motivazioni, gli stimoli e le linee portanti, confluite poi nei relativi decreti del Sinodo diocesano (1987-1992). La sezione sinodale riferita alle Vocazioni di speciale consacrazione ha infatti attinto largamente al documento CEI (cfr. Sinodo diocesano “Chiesa di Chiavari sulle strade dell’uomo. Anno II Chiesa ministeriale: un popolo con doni diversi, convocato nell’unità”).

In concreto il nostro CDV riflette la sua azione e programmazione pastorale annuale a partire dalle linee suggerite dal nostro documento. Nel costante riferimento al dato biblico-teologale, la pastorale delle Vocazioni, nonostante le suggestioni di novità, intende ripartire sempre dalla formazione alla fede della persona, timorosa semmai di ridurre l’azione vocazionale unicamente ad una lista di iniziative da fare. Perciò si sta puntando soprattutto sulla educazione e formazione alla fede (Scuola di preghiera, ogni martedì, da ottobre a maggio. Campi scuola per tutte le fasce di età, dalla quinta elementare fino all’età adulta, da metà giugno alla fine di agosto. Attenzione ed impegno per la direzione spirituale dei giovani). Ma la provocazione non poteva non considerare e, più ancora non coinvolgere, gli educatori (Incontri organici per i membri del CDV. Incontri per i sacerdoti e per le Religiose. Settimane vocazionali zonali per animatori e soggetti. Sussidi vocazionali per la guida della preghiera, ecc.). Tutto ciò è certamente frutto anche delle indicazioni del “Piano”. Il settore della “preghiera per le Vocazioni” si è anche dilatato fino ad assicurare centri permanenti di preghiera, con cadenza anche quotidiana, nelle principali zone della Diocesi. Si aggiungano le ormai tradizionali Veglie di preghiera (Giornata Missionaria – Giornata Giovani – Veglia di Pentecoste). Il Piano pastorale ha certamente rimotivato, stimolato, indicato, promosso. Ci saremmo mossi comunque? Non lo so. Certamente ci siamo sentiti stimolati.

Franco Isetti 

Direttore del CDV

 

 

 

Diocesi di SALERNO – CAMPAGNA – ACERNO

 

Il CDV nell’Archidiocesi di Salerno – Campagna – Acerno opera da circa un ventennio. Prima di diventarne il direttore, io stesso ne facevo parte come rappresentante dei sacerdoti diocesani. Quando nel novembre del 1983 S.E. Mons. Guerino Grimaldi, di v. m., mi volle come responsabile del CDV raccolsi il testimone dal mio predecessore, che aveva lavorato con passione ed impegno, e mi incamminai sul sentiero che era stato tracciato puntando a far assumere al Centro la fisionomia che lo caratterizza: essere luogo di comunione vocazionale, di animazione e promozione, di coordinamento (cfr n. 54 del P.P.V.).

Di grande aiuto e luce sono stati i contatti con il CNV e il CRV, la partecipazione alle iniziative da essi promosse e il confronto con i Direttori degli altri CDV. Indimenticabile resta quello con don Giuseppe Puglisi, che mi ha aiutato a realizzare la Scuola per animatori vocazionali.

Il fatto che ha segnato una svolta nella vita del CDV è stata la partecipazione, a livello regionale, alla revisione del Piano Pastorale per le Vocazioni in Italia che contava ormai dodici anni di vita, essendo stato pubblicato nel 1973.

La lettura, lo studio, la riflessione, la preghiera hanno accompagnato tale verifica, facendo scattare in tutti i partecipanti la consapevolezza che la pastorale vocazionale risponde ad una precisa volontà di Dio e si colloca nel mistero di Dio e della Chiesa, come ha avuto modo di ribadire il compianto Mons. Antonio Ambrosanio nella presentazione del P.P.V. del 1985.

A distanza di dieci anni dalla pubblicazione della revisione del P.P.V., nel mentre si eleva un inno di ringraziamento a Dio per questo grande dono che ha fatto alle Chiese che sono in Italia, non si può non costatare il benefico influsso che il Piano stesso ha esercitato nel provocare un salto di qualità del CDV della mia Diocesi.

Esso ha ravvivato in tutti i consacrati la consapevolezza di essere i primi responsabili dell’animazione vocazionale, insieme con tutti gli “animatori vocazionali nativi” della Comunità cristiana. In tutti questi anni, stimolati dal Piano, sono fiorite le più varie iniziative per sensibilizzare la Comunità diocesana alla tematica vocazionale. Prime fra tutte le Scuole di preghiera, che hanno visto, nelle varie zone della Diocesi, la partecipazione di tanti giovani che, con l’aiuto dei loro animatori, si sono accostati al Signore per ascoltarne la voce e seguirlo con fede ed entusiasmo.

Anche le Settimane vocazionali hanno contribuito a ravvivare nelle varie categorie di persone l’attenzione alla preghiera per le vocazioni, soprattutto le persone anziane e quelle ammalate. I Convegni giovanili hanno permesso a centinaia di giovani di avvicinarsi alla tematica vocazionale senza paure e pregiudizi.

Una cura particolare il CDV ha cercato di averla nei confronti dei “responsabili dell’accompagnamento” (P.P.V. n. 49). La Scuola che è nata ha voluto rispondere alle esigenze di coloro che dai loro Superiori avevano avuto il gravoso incarico dell’animazione vocazionale ed in più il compito di accompagnare quei giovani che mostravano di aver percepito la chiamata a seguire il Signore Gesù più da vicino mediante la speciale consacrazione.

Dove l’influsso del P.P.V. si è fatto sentire maggiormente è stato nei rapporti che si sono istaurati tra i membri del CDV stesso. Il n. 54 è stato meditato a fondo da ciascuno di essi contribuendo in tal modo a far crescere nella fraternità e nell’amicizia soprannaturale persone di età, stato di vita e spiritualità diverse.

Questi legami, che si sono creati, non sono cessati neanche quando, per volontà dei Superiori, i vari membri sono stati trasferiti; ci si continua a scrivere, a telefonare, a pregare gli uni per gli altri affinché il Signore renda fecondo il lavoro altrui come il proprio.

In conclusione posso attestare che grazie al Piano Pastorale per le Vocazioni è cresciuta in noi e intorno a noi la sensibilità in ordine alle vocazioni di speciale consacrazione; ne fa fede la maggiore attenzione alla celebrazione della GMPV che già in molte comunità sia parrocchiali sia religiose, maschili e femminili, è preceduta o seguita da un periodo di approfondimento della tematica proposta dal CNV.

La speranza è che con l’aiuto di Maria, Madre della Chiesa, cresca sempre più in tutti i battezzati, specialmente ragazzi e giovani, la consapevolezza che la vera gioia sta nel seguire Gesù Via, Verità e Vita e a fare della propria vita un dono per i fratelli.

Claudio Raimondo 

Direttore del CDV

 

 

 

 

Diocesi di FIESOLE

 

Ho camminato per 23 anni, da direttore del CDV, avendo come punto di riferimento sicuro il CNV, i suoi appuntamenti, i suoi sussidi, i suoi documenti. Due documenti in particolare: il 1° “Piano pastorale per le vocazioni in Italia” (10/7/1973) e il 2° Piano “Vocazioni nella Chiesa italiana” (26/5/1985). Vorrei ringraziare, con sincera ammirazione, per tutto quanto di illuminante e rassicurante ho ricevuto, ma ho il compito di “narrare” soltanto e brevemente come il 2° piano, che compie ormai dieci anni, mi ha sostenuto e stimolato nella mia azione.

 

1. Stimolo alla programmazione

Prima di tutto il piano ha stimolato in me la volontà di programmare bene l’animazione vocazionale del CDV nella mia diocesi. Durante i tre anni di studio all’Università Salesiana nella facoltà di scienze dell’educazione (catechetica) avevo ben imparato i quattro momenti indispensabili per un’attenta e valida programmazione: analisi della situazione; determinazione degli obiettivi; scelta dei mezzi e metodi; verifica. Il P.P.V. mi ha fornito materiale di prima scelta per riempire di contenuti e di indicazioni sicure questa griglia da me sempre utilizzata nel lavoro di pastorale vocazionale.

 

2. Se ripenso ai programmi annuali…

Riguardando i programmi annuali del mio CDV mi accorgo che, non a caso, partono proprio dall’anno pastorale 1985-86. Con i membri del CDV, rappresentanti di tutte le “categorie vocazionali” (cfr. P.P.V., 54), ci incontriamo una volta al mese. Nel mese di settembre buttiamo giù il programma (obiettivi e iniziative) con chiarezza e precisione. Mese dopo mese cerchiamo di attuarlo e di verificare, una per una, le varie iniziative. Nella riunione di inizio luglio facciamo la verifica globale del programma e del lavoro svolto, formulando prospettive per l’anno pastorale seguente. Ebbene, constato che, anno dopo anno, gli obiettivi dei nostri programmi si sono sempre più chiarificati e le iniziative sempre più qualificate proprio a partire dalle indicazioni del P.P.V.

 

3. Tre punti fermi

Soprattutto tre sono stati i punti che il P.P.V. ci ha convinto di mettere a fondamento della nostra pastorale vocazionale.

– La scelta evangelica della preghiera per le vocazioni. “La preghiera è valore primario ed essenziale in ciò che riguarda la vocazione. Non è un mezzo per ricevere il dono delle chiamate divine, ma il mezzo essenziale comandato dal Signore” (P.P.V., 27). Sospinti da questa certezza: abbiamo prima proposto e attuato una scuola di preghiera in ogni vicariato della Diocesi; poi il seminario ha cominciato a chiamare i giovani a un incontro di preghiera mensile; infine il Vescovo stesso ha inviato un appello chiedendo un’ora di preghiera mensile per le vocazioni di speciale consacrazione. Hanno risposto in 500 circa.

– L’animazione vocazionale della pastorale ordinaria e organica. Le molteplici iniziative dei nostri programmi annuali non hanno mai avuto né lo scopo né il risultato di costruire una pastorale vocazionale a sestante, territorio “esclusivo” e “specializzato” degli addetti ed esperti del CDV. “Possono essere considerati orientamenti e urgenze qualificanti per il CDV… innestare l’animazione vocazionale nella pastorale d’insieme delle chiese particolari, portare l’animazione vocazionale nella pastorale delle comunità parrocchiali;… inserire l’animazione vocazionale nella pastorale giovanile” (P.P.V., 54).

Abbiamo cercato perciò di rendere consapevoli del loro compito vocazionale le persone (presbiteri, consacrati, laici, genitori, catechisti…), le comunità parrocchiali, i movimenti – gruppi – associazioni. Abbiamo tentato: di “vocazionalizzare” tutte le forze vive e operanti della diocesi; di rendere quanti più possibile consapevoli del loro ruolo vocazionale, ciascuno secondo il proprio campo specifico di azione pastorale.

– La formazione di animatori vocazionali parrocchiali laici. “Alfine di tenere costantemente viva la coscienza e la responsabilità di tutta la comunità cristiana per le vocazioni, e non certo come delega, è forse opportuno riconoscere il ministero di fatto e curare la formazione dell’animatore vocazionale parrocchiale, come servizio stabile reso da un laico adulto nella fede” (P.P.V., 37). Già da nove anni abbiamo realizzato dei piccoli corsi (4 incontri bimestrali ogni anno) per preparare questi animatori vocazionali parrocchiali laici. Ci è sembrato un passo, non solo opportuno, ma anche necessario da fare perché l’animazione vocazionale giunga davvero nella pastorale ordinaria, quotidiana, popolare

 

Conclusione

Dieci anni fa i monaci dell’Abbazia di Casamari mi chiamarono a parlar loro della pastorale vocazionale in un giorno afoso d’estate (19/7/1985). Non conoscevamo ancora il P.P.V. uscito da poco. Fu facile e bello per me presentarlo loro e trovare i loro gioiosi consensi. Spero davvero che per loro e per tutta la Chiesa italiana nei 10 anni trascorsi il P.P.V. sia stato un punto di riferimento sicuro e uno stimolo continuo, come lo è stato per me.

Franco Manetti 

Direttore del CDV

 

 

 

 

Diocesi di ACERRA

 

Il Centro Diocesano Vocazioni della Diocesi di Acerra (NA) è stato costituito nel 1982. Per impostarlo bene si è ritenuto necessario partire da uno “studio insieme”. All’inizio il punto di riferimento è stato il Documento Conclusivo del II Congresso Internazionale per le Vocazioni e poi il Piano Pastorale delle Vocazioni della Chiesa Italiana. Negli incontri del CDV, a scadenza mensile, abbiamo fatto oggetto di studio questi testi, che ci hanno accompagnato in questi anni nell’organizzare la vita del Centro e tutte le sue attività.

1. Prima di tutto, prendendo coscienza che il CDV è “organismo di comunione”, “luogo di comunione vocazionale” (P.P.V., 54), abbiamo dedicato del tempo alla conoscenza dei “carismi” dei vari membri del Centro, gioendo l’uno della ricchezza dell’altro (essendo la nostra una piccola diocesi nel CDV sono rappresentate tutte le famiglie religiose presenti sul territorio). Nel corso degli anni abbiamo vissuto come Centro anche momenti di condivisione e preghiera con le varie comunità religiose della Diocesi. Il “lavorare insieme” è stato frutto e, nello stesso tempo, ha rinforzato la comunione tra i membri del CDV. Ci ha aiutato a crescere anche lo studio fatto insieme, negli ultimi anni, dell’ETC.

2. Un religioso, una religiosa, un sacerdote, un giovane e a volte anche una coppia – tutti membri del Centro – in questi anni stanno portando avanti un gruppo di giovani, chiamato “Gruppo in ascolto”, in cui più specificamente si presentano le vocazioni alla vita consacrata e al ministero sacerdotale. È un’esperienza di libertà interiore, perché c’è sempre da proporre nel rispetto profondo della persona e senza nessuna pressione per una strada o un’altra. Alcuni giovani presenti a questi incontri, che hanno scoperto che è il matrimonio la loro strada per vivere la vocazione alla santità e all’amore, hanno chiesto di approfondire la vocazione al matrimonio. È sorto così il “Gruppo in ascolto II”, in cui sono coinvolte coppie di fidanzati che sentono fortemente di prepararsi al matrimonio come vocazione.

3. Il P.P.V. ci ha aiutato a non puntare tanto sulle attività, ma a creare una “mentalità vocazionale”. Si sono privilegiati momenti di animazione degli operatori di pastorale. Nella Scuola diocesana per operatori pastorali la dimensione vocazionale è diventata una componente essenziale del cammino di fede proposto. Si sono favoriti incontri con gli altri organismi diocesani, in particolare con la Caritas (cfr. P.P.V., 30.54b).

4. Il n. 23 del P.P.V., laddove soprattutto dice che “o la pastorale giovanile crescendo genera la proposta vocazionale specifica o la pastorale vocazionale pone l’esigenza di una pastorale giovanile come cammino e come suo contesto idoneo”, ci ha spinti ad essere come CDV da stimolo perché nella nostra Chiesa locale si passasse da una pastorale giovanile “frammentaria o delle iniziative” ad una pastorale giovanile fondata su un solido cammino di fede. È nato così in diocesi, tre anni fa, il Coordinamento per la Pastorale Giovanile, in cui sono stati chiamati a collaborare anche alcuni membri del CDV. C’è attualmente un lavoro “complementare” tra CDV e CPG, coscienti che una pastorale giovanile viva è il luogo privilegiato perché il seme della vocazione venga accolto e coltivato, e nello stesso tempo, convinti che la dimensione vocazionale dà completezza ad un itinerario di fede per i giovani.

5. “La vocazione è dimensione essenziale e qualificante, che deve permeare tutta l’azione evangelizzatrice della Chiesa particolare, per cui la pastorale delle vocazioni non può e non deve essere un momento isolato o settoriale della pastorale globale” (P.P.V., 26). Sulla spinta di questo testo, fortemente condiviso, abbiamo chiesto che l’annuale Convegno Ecclesiale – momento privilegiato di formazione e di crescita spirituale – affrontasse specificamente il tema delle vocazioni. Nel settembre del 1989 si è tenuto il Convegno con il tema “Unica vocazione, mille sentieri”. Il Convegno e il cammino del post-Convegno ha dato una svolta alla pastorale vocazionale in diocesi: la Chiesa locale ha assunto come urgenza la dimensione vocazionale della pastorale.

6. Le indicazioni sull’“itinerario vocazionale” (P.P.V., 45-50) ci hanno aiutato nel darci le linee di fondo del “Gruppo in ascolto” e nel proporre un discernimento serio per le vocazioni di speciale consacrazione e al ministero sacerdotale, senza lasciarsi prendere – tentazione che vediamo presente, anche se sottilmente! – dalla scarsezza di dette vocazioni.

Gennaro Pascarella 

Direttore del CDV

 

 

 

 

Diocesi di ASCOLI PICENO

 

Svolgo l’incarico a servizio del CDV da dieci anni ed esattamente dal 1985, l’anno in cui la CEI ha promulgato il “Piano pastorale per le vocazioni”. Il documento è stato per me e per i membri del Centro Vocazionale provvidenziale per lo studio e per la programmazione che si è svolta nel corso degli anni.

Ho iniziato i primi incontri del CDV, composto da rappresentanti di istituti religiosi, e dei movimenti ecclesiali laici, con la presentazione e spiegazione del “Piano”. Ciò che ci è sembrato più necessario mettere in evidenza fin dall’inizio è stata la natura teologica della pastorale vocazionale. Vi si legge infatti nella prima parte che essa trae le sue origini, ragioni, luce e forza nel mistero della Chiesa in cui è presente lo stesso mistero di Dio Uno e Trino. Dal cuore della Chiesa proviene e si rivela un dinamismo vocazionale che la rende viva immagine della Trinità (cfr P.P.V., 3-4).

Tali principi di carattere universale si concretizzano nel numero 54, in cui vengono presentati la natura e i compiti del CDV: “È un organismo di comunione in cui le varie categorie vocazionali presenti nella Chiesa particolare sperimentano l’unità della missione, la gioia e la fatica di lavorare insieme. £ un luogo di comunione vocazionale in cui si riflette la natura teologica della Chiesa”.

Tali concetti hanno costituito la base e il fondamento dei nostri incontri e hanno favorito tra tutti, nel rispetto della diversità dei vari carismi, un clima di comunione come premessa indispensabile per la programmazione. Ci siamo impegnati a dare questo timbro ad ogni attività svolta, nella certezza, in tal modo, di offrire un prezioso servizio alla Chiesa particolare e di ottenere i risultati vocazionali secondo il disegno misterioso di Dio.

Abbiamo poi ben presto potuto verificare che tale intuizione e premessa del P.P.V. ha avuto seguito negli itinerari che hanno seguito il decennio della Chiesa italiana dal piano pastorale “Comunione e comunità” a “Evangelizzazione e testimonianza della carità” fino al convegno ecclesiale di Palermo.

 

INIZIATIVE DI PREGHIERA

Tra le principali attività svolte ci sono le iniziative di preghiera per le vocazioni. Si legge infatti nel P.P.V. che la preghiera è valore primario ed essenziale in ciò che riguarda la vocazione; non è un mezzo, ma il mezzo essenziale per ricevere il dono della chiamata divina comandato dal Signore (n. 27).

 

Veglie di preghiera vocazionale

La nostra diocesi è ricca di una molteplice e qualificata presenza di gruppi e movimenti ecclesiali. Con la loro collaborazione si sono organizzate annualmente due veglie vocazionali diocesane in Cattedrale, in occasione della Giornata Mondiale di Preghiera per le vocazioni e della festa in onore della Madonna delle Grazie, compatrona della diocesi. Tali iniziative, fin dall’inizio, hanno riscosso un notevole consenso sia per la numerosa partecipazione dei fedeli, composta soprattutto da giovani, sia per la qualità sul piano organizzativo. Ciò che viene maggiormente in evidenza è lo spirito di collaborazione e di unione tra i vari gruppi come contributo alla comunione e alla missione della nostra Chiesa particolare.

 

I primi giovedì del mese

Su questa base di collaborazione è stato possibile in seguito organizzare la pratica del “primo giovedì” a carattere cittadino in una chiesa detta dell’Adorazione perché vi è costantemente esposta l’Eucaristia. I movimenti ecclesiali e le parrocchie, con un’alternanza mensile, hanno portato avanti l’iniziativa garantendo una presenza media di oltre cento persone nei diversi appuntamenti. In questo ultimo anno l’attività è stata interrotta per consentire altre iniziative in preparazione alla Missione cittadina.

 

Il monastero invisibile

Da qualche anno è nata la proposta del “monastero invisibile”; già sviluppata in altre diocesi italiane, consiste nell’impegno di un’ora di preghiera al mese per le vocazioni, che si può svolgere personalmente o comunitariamente in Chiesa o in casa nelle ore diurne e notturne. Se le iscrizioni sono ben coordinate negli orari si crea una rete di preghiera ininterrotta. Il numero attuale di iscritti è di 400; non è stato ancora raggiunto il numero massimo di 744 iscritti per garantire una preghiera continuata nell’arco del mese e quindi per tutto l’anno.

 

LE PARROCCHIE (P.P.V. n. 26)

Uno dei principali obiettivi che ha coinvolto il nostro CDV da sempre ma in particolare nell’ultimo decennio, è stato costituito da una particolare attenzione alla parrocchia. Da sempre, infatti, vengono promosse e favorite le “settimane vocazionali”. Si formano delle équipes all’inizio dell’anno con consacrati e laici con l’intento di coordinare tale attività nelle vicarie.

Ci si è accorti però col tempo che tali iniziative anche se ben organizzate rischiavano di rimanere momenti isolati con una scarsa possibilità di continuità ed incisività nella pastorale ordinaria della parrocchia.

È nata quindi l’idea di formare dei “Centri Parrocchiali Vocazionali” con laici impegnati che collaborassero con i parroci. Dal 1987 l’attività del CDV si è particolarmente concentrata in tale attività. Soprattutto nell’annuale Convegno Vocazionale Diocesano, ma anche attraverso corsi specifici, il tema della pastorale vocazionale parrocchiale ha costituito il principale oggetto di studio. Nel Convegno del 1989 viene promulgato dal Vescovo diocesano emerito Mons. Morgante il “regolamento del Centro Parrocchiale Vocazionale” già pubblicato in questa rivista (‘Vocazioni’ n. 1/1990). Attualmente i CPV costituiti da almeno 2-3 laici sono 25.

Tale attenzione alle parrocchie ha favorito successivamente corsi vocazionali per i vari ambiti della pastorale in collaborazione con il centro missionario, catechistico, con la pastorale giovanile, con la pastorale familiare. Il CDV è particolarmente sintonizzato in questi ultimi anni con questo ultimo “centro” per l’attuazione del Piano pastorale diocesano sulla famiglia.

 

Presbiteri protagonisti della pastorale vocazionale

L’attività svolta a favore delle parrocchie, con particolare riferimento alla costituzione dei CPV, ci ha dato modo di cogliere più profondamente e valorizzare il ruolo fondamentale ed indispensabile dei parroci e dei presbiteri in campo vocazionale. Si legge infatti nel P.P.V. che la loro funzione è centrale e insostituibile in ragione del loro ministero. Il loro impegno di cura della pastorale vocazionale è motivato dalla spiritualità propria dell’identità presbiterale (P.P.V., 32).

Ci si è accorti che ciò non può essere dato per scontato e richiede a noi sacerdoti un impegno da rinnovare costantemente e un continuo aggiornamento. Nella proposta annuale di “Orientamenti per il piano pastorale vocazionale della diocesi” il paragrafo sui presbiteri e parroci occupa sempre un posto di particolare rilievo come base e fondamento della pastorale vocazionale. Il Convegno vocazionale diocesano da alcuni anni riserva loro un momento a parte e in questo ultimo anno un’intera giornata. Il ruolo dei presbiteri e dei consacrati in genere, è insostituibile, in particolare quando si entra nella pastorale di orientamento per giovani in ricerca vocazionale.

 

ORIENTAMENTO VOCAZIONALE

Una svolta vocazionale non matura soltanto attraverso esperienze episodiche di fede o il moltiplicarsi di attività vocazionali in genere; l’itinerario di una vocazione e la sua maturazione passano ordinariamente attraverso: l’annuncio, la proposta, l’accompagnamento (cfr. P.P.V., 45).

Si tratta in tal caso di uno “specifico” della pastorale vocazionale a favore delle vocazioni consacrate.

A tale proposito sono stati promossi incontri per giovani in ricerca vocazionale, anche se, per ora, non con molta assiduità. In questo anno, su invito del Vescovo diocesano Mons. Pierluigi Mazzoni, si è costituito un “centro di ascolto” (servizio di orientamento spirituale e vocazionale) costituito da sacerdoti, religiosi e laici, per colloqui personali alfine di favorire il discernimento. Il centro è disponibile ogni giovedì.

In realtà è ancora affrettato esprimere giudizi su tale iniziativa, si può tuttavia affermare che ci ha offerto l’occasione per contattare alcuni giovani con i quali si è organizzato nel giugno scorso un corso di esercizi spirituali a cui hanno partecipato dieci persone. Tale tipo di lavoro “specifico”, come si è accennato, chiama particolarmente in causa i presbiteri e le persone consacrate oltre agli educatori, catechisti e genitori.

Leggiamo in proposito nel P.P.V. al numero 32 che la responsabilità dei presbiteri si estende in modo particolare, nell’orientamento vocazionale, alla direzione spirituale, alla proposta e all’aiuto nei confronti dei giovani che manifestano attitudini per la vita consacrata. Una maggiore disponibilità al colloquio, al confronto, all’ascolto è di grande importanza soprattutto in rapporto a quei giovani che, vivendo la fase tra “percezione” e “decisione” non possono e non vogliono fare a meno dell’aiuto del presbitero.

Se mi si permette di fare alcune considerazioni particolari su tale argomento vorrei precisare che al CDV spetta il compito primario della animazione e del coordinamento per diffondere una forte ispirazione di fede, alimentare la spiritualità e la preghiera, innestare l’animazione vocazionale nella pastorale d’insieme della Chiesa particolare, portare l’animazione vocazionale nelle comunità parrocchiali (cfr. P.P.V., 54); a ciò si aggiunge un lavoro più specifico da parte degli incaricati diocesani che hanno un mandato, dal Vescovo, per il seminario o dai “Superiori” di Istituti religiosi a favore dei vari carismi alla vita consacrata. Si può parlare, quindi, di collaborazione e distinzione. Per un dono dello Spirito, la nostra diocesi sta vivendo in questi ultimi anni un periodo particolarmente ricco per quanto riguarda le ordinazioni sacerdotali e le professioni religiose.

Nell’anno trascorso ci sono state cinque ordinazioni al sacerdozio diocesano e quattro professioni religiose. Si tratta, in genere, sia per questo anno che per quelli trascorsi, di vocazioni adulte provenienti dai gruppi e movimenti ecclesiali. Il merito è da attribuire solo a Dio, che chiama quanto e come vuole.

Il CDV ha cercato di seminare, di creare alcune condizioni di fondo (grazie soprattutto al P.P.V.); se un merito può attribuirsi, è quello di aver favorito soprattutto il moltiplicarsi di iniziative di preghiera, valore primario ed essenziale per ottenere le vocazioni dal Signore.

Carlo Lupi 

Direttore del CDV