La “compagnia” del P.P.V. alla programmazione pastorale delle Diocesi italiane
Nell’età moderna la Chiesa locale diocesana si è fatta promotrice responsabile e attiva della ricerca (reclutamento), formazione e distribuzione delle proprie vocazioni e recentemente della Pastorale Vocazionale.
Il Congresso Internazionale del 1981 ha segnato un momento culminante. È partito da una larghissima e felice indagine e raccolta di Piani di Azione diocesani dei Vescovi del mondo, spesso elaborati in collaborazione con Superiori Religiosi e altri Responsabili della vita consacrata. Nel Documento Conclusivo indicava il Programma o Piano di Azione diocesano a favore delle vocazioni (steso, aggiornato) come compito precipuo del CDV, “tenendo a base il testo del Congresso”.
Nella verifica, gioiosa e problematica, della Pontificia Opera per le Vocazioni Ecclesistiche (1992) ritornava il riferimento ai Piani Diocesani operativi per la Pastorale vocazionale (n. 13). Condizione dell’efficacia di questa erano dette la preparazione e l’attuazione di “piani ben precisi”, garanti di continuità e costanza, capaci di concretizzare “la corresponsabilità e la compartecipazione di persone e comunità” (n. 92). Si elencavano tra i segni di speranza crescente sia l’elaborazione di uno specifico Piano Pastorale per le Vocazioni, sia la caratterizzazione vocazionale del Piano Pastorale generale presente in ogni Chiesa locale (n. 99).
La centralità della Diocesi
Il Piano Pastorale per le Vocazioni nella Chiesa Italiana (P.P.V., 1985) concludeva assegnando al CDV, tra altri compiti, quello di “prevedere annualmente la stesura di una programmazione pastorale tenendo conto del cammino concreto della diocesi e degli altri organismi ci partecipazione pastorale”.
Nel decennio ‘85-’95 in Italia è stato reso pubblico un numero notevole di “Piani”. Essi hanno acquisito ormai punti fermi, aperto prospettive e fatto proposte significative per un lavoro comunionale e articolato, impegnando Chiese locali, Pastori, organismi vocazionali.
In verità, non sempre i Piani di Pastorale Vocazionale Diocesana appaiono organici, completi, magari frutto di Congressi e Convegni specifici. Molti Piani Pastorali Vocazionali sono tracciati come Lettere Pastorali dei Vescovi. Oppure sono parti significative e rilevanti di Piani Pastorali diocesani più generali e comprensivi, riferimenti vocazionali rapidi entro documenti diocesani più vasti e comprensivi. Meraviglia il fatto che dei testi esaminati, solo una parte faccia il dovuto riferimento iniziale al P.P.V. (Ascoli Piceno). Sarebbe servito a richiamare e raccomandare agli operatori il riferimento organico all’intera prospettiva tematica, analitica, dottrinale, organizzativa, metodologica, attuatrice del Piano, pur senza ripeterlo, ma invitando ad attingervi in maniera legittima e valida. Un riferimento costante si può leggere nell’invito e impegno frequenti a considerare e collaborare con i CDV.
Comunque globalmente non sempre traspare nelle Lettere un’adeguata ispirazione al tono, allo stile, all’impostazione del P.P.V. 1985, pure eccellente a giudizio italiano e straniero. Una panoramica necessariamente sommaria, con qualche accentuazione parziale, non basta per assicurare alla Diocesi e alla sua azione unitaria la base adeguata di pensiero e di operazione. Anche la definizione di Programmi Generali, “Programmazione Pastorale Annuale” e “Piani-Programmi Annuali” resta superficiale e perfettamente innocua in sede di vera comprensione e di rigorosa attuazione. Una realtà ricca e complessa necessita di gran rigore e profondità che non sempre emergono chiaramente. Non vi potremmo trovare forse la ragione di risultati ancora assai ridotti per quantità e per qualità? In molte Diocesi suppliscono incontri frequenti e sistematici di animatori. Anche i corsi organizzati dal CNV per animatori diocesani sono assai frequentati.
Tra continuità e sviluppo
La partenza è da riferimenti teologici. Nei documenti ritorna comune la convinzione che all’origine della vocazione vi è Dio con la sua grazia di elezione e chiamata. Però l’articolazione trinitaria è ancora eccezionale (Brescia, con ampia articolazione), o almeno lontana dal precisare l’esperienza divino-umana dell’uni-trinità e dell’azione-missione di ogni Persona divina che permette di avviare e maturare le identificazioni formatrici vocazionali, ministeriali e carismatiche. Il riferimento biblico è generalmente debole (migliore nei Piani di Volterra, Brescia, Mondovì, Ferrara, Acerra). Maria resta spesso nell’invocazione finale di prammatica. Se rientra nei testi, passa sempre più dai piani devozionali e delle virtù da imitare a sostanzialità teologica e teologale (Benevento).
La dimensione antropologica è presente. Forse con abbondanza di accenni preoccupati alla difficile condizione giovanile. Gli schemi esistenziali sono ingenui, ben lontani da una progressione antropologico-teologica cristocentrica e da un quadro di dinamiche e tratti specificamente vocazionali.
L’attenzione alla Chiesa è forte. Chiesa come mistero di vita, dono e grazia, perciò di vocazione e vocazioni, missione e missioni, Chiesa Popolo di Dio, Sacramento di salvezza, Chiesa dotata di ministeri gerarchici e di carismi di santità e di azione operanti e da rigenerare mediante chiamate.
L’impegno del Vescovo per il tema è ben evidente. Sia come munus di funzione indispensabile, sia nel trasparire di personalità sensibili, impegnate, partecipanti. I Vescovi sono generalmente autori dei testi, con stile personalizzato, consapevole, responsabile, impegnato. Sono intenzionalmente coinvolti nel dovere-diritto di presiedere nel proprio ambito pastorale l’intera promozione vocazionale. Nei Piani e nelle Lettere i Vescovi italiani sfumano l’urgenza numerica, ma si scoprono veri maestri della Fede, pastori responsabili davanti a Dio, alla Chiesa, ai fedeli, alla missione, alcuni ai giovani. L’evidente mancanza di una rifinitura analitica e concreta si spiega con la molteplicità dei ruoli pastorali, e viene rimediata dalla funzionalità esperta e piena dei CDV in stretta relazione integratrice con essi (Ascoli Piceno, Acerra, Mileto, Venezia, Lodi).
È ormai abituale l’inserimento in prospettive pastorali generali. Il tema vocazionale, e soprattutto il Piano di azione, vengono abitualmente inquadrati dentro programmi e dinamiche totali e urgenti di vita e di impegno della Diocesi, a volte bene espressi dai Vescovi: annuncio del Vangelo (Ascoli Piceno), nuova attenzione alla Chiesa (Como), attuazione del Sinodo dei Vescovi sulla VC (Torino, Bolzano), qualificazione vocazionale completa della Diocesi (Volterra), vocazioni nella Chiesa per l’umanità (Acerra), inversione di crisi e sfide (Ferrara-Comacchio), Vangelo della carità (Belluno-Feltre, Brescia), traduzione nell’azione di una forte ispirazione teologica (Brescia), una comunità apostolica e missionaria (Noia, Frosinone, Brescia, Pistoia), un Sinodo diocesano da attuare nel suo insieme totale (Lodi). La vocazione e le vocazioni si stagliano come grazie e forme necessarie, complementari (Acerra).
Le molte vocazioni aprono la prospettiva unitaria (sacerdotale, religiosa, laicale…). Ma è piuttosto una giustapposizione che completa un quadro, poca fusione organica di ministeri, carismi, missioni suggerita dalla realtà abbastanza totale della Chiesa tutta e già locale (bene Acerra). Manca ancora l’avvio giovanile e vocazionale da una base larga e aperta, dentro la quale seguono le scelte successive necessarie (maschili e femminili, ordinarie o consacrate speciali) o elettive speciali (ordinazione, vita consacrata nelle molte forme e famiglie). In alcuni Piani l’attenzione è limitata al campo delle vocazioni sacerdotali, comprensibile sia per l’urgenza basilare che per l’immediatezza delle preoccupazioni del Vescovo.
Altri punti fermi. La dilatazione dell’orizzonte cristiano di tutti i chiamati e mandati è ormai presente (motivato con PdV – Ascoli Piceno). Anzi in qualche caso fa tardare l’attenzione ai cammini particolari. L’analisi di situazione, degli andamenti, delle condizioni di buon esito, è rapida, essenziale. Le prospettive d’impegno sono appena elencate, raccomandate. Il quadro dei contenuti e mezzi è ormai classico. L’insistenza cade su catechesi, pastorale giovanile, esercizi spirituali (Brescia, Como). A ogni età, a ogni gruppo, molto presto, deve essere dedicata la sua pastorale (Belluno-Feltre).
Il quadro dei responsabili e degli attori della PV è vasto (Acerra). L’accento cade largamente sulla comunità cristiana, tutta e bene articolata, sulla famiglia (Lecce), sui presbiteri animatori e promotori universali. Si avverte l’urgenza di una pedagogia di diretta necessaria ispirazione teologica, evangelica (Ferrara, Mondovì), di processi e metodi di azione, di itinerari soggettivi e pedagogici (Brescia, Venezia, Lodi, Reggio Emilia), guidati da organismi e strutture pastorali.
Scelte operative comuni e urgenti
Urge il conseguimento previo di alcune mete ecclesiali (Como 1990), con la previa rinascita del senso della radicalità cristiana vissuta e ben articolata nella Chiesa, in tutto il Popolo di Dio (Como 1993-1994). La partenza è dalla vita e dai sacramenti dell’iniziazione cristiana. Le varie vocazioni complementari domandano criteri di scelta, luoghi, ambiti interiori, comunionali e di proposta, giusti modi della proposta.
Molti richiami sono rivolti alla comunità per una rinnovata presa di coscienza sull’intero arco del tema vocazionale. Al di là dell’elenco, l’attenzione cade sulla qualità degli impegni. È comune la segnalazione dei “momenti privilegiati” nell’anno per le Comunità parrocchiali (specialmente le varie “Giornate”). Di eventi significativi da valorizzare, ricorrenze (Como).
Il tema della preghiera domina costante. Dalla preghiera per le vocazioni alle Scuole di preghiera, di educazione alla preghiera, della Fede, per i giovani chiamati. La catechesi è vista luogo di possibilità privilegiata. Così globalmente la Pastorale giovanile, da qualificare vocazionalmente con reciproco vantaggio, sfociando in esercizi spirituali di molte forme, Campi vocazionali, direzione e guida vocazionale personale. Via sicura e feconda è l’impegno di carità, missione, volontariato…
Elementi di un modello pastorale abbastanza consolidato sembrano essere la partenza dalla vita cristiana nella comunità e nella pastorale giovanile di base, l’offerta di tempi e modi giusti di preghiera (locale, parrocchiale, zonale, diocesana), la presenza di un gruppo di animatori (seminaristi, religiosi, testimoni), l’opportunità della direzione spirituale, l’assunzione di un preciso progetto personale di vita spirituale, il confronto esplicito con la propria vocazione (Como 1993). Una soluzione globale si ha nei Corsi diocesani per animatori vocazionali (Roma, Ascoli Piceno).