Educare alla verginità: orientamenti per gli educatori e le guide spirituali
Dal tabù del campo minato al fai da te a tutto campo
Non ci vuole chissà quale sagacia investigatrice ed inventiva, per scoprire che oggi c’è più informazione sessuale che vera educazione affettivo-sessuale; più abuso sessuale che formazione affettivo-sessuale; più vanto di diritti sessuali che doveri di una gestione seria della sessualità. Una situazione, che da una parte mette in piazza ogni licenza nei riguardi della sessualità e dall’altra pone in sordina tutto ciò che sa di orientamento e di educazione/formazione in questo campo. La Chiesa e poche altre agenzie sono viste come le vecchie paladine e custodi di un comportamento sessuale, che, oltre essere giudicato sorpassato, è considerato inibitore della realtà affettivo-sessuale della persona. Il Liberismo sessuale si ritiene di gran lunga il trionfatore a tutto campo su ogni tabù sessuale, che sempre in questa visuale, è impersonato dalla Chiesa, la quale ha dominato incontrastata fino a pochi decenni or sono, facendo di questo argomento un campo minato, dentro cui muoversi con particolare circospezione o non muoversi affatto. Per gli educatori e le guide spirituali tutto questo clima di revanche sessuale della società rende certo difficile affrontare il tema con serenità. Tanti educatori e guide spirituali sono essi stessi reduci da una formazione tabuista in questo campo, per cui, in troppi casi, si tratta con disagio e timore questo argomento o si preferisce non trattarlo affatto, invece di affrontare il problema nel modo giusto.
I giovani, accostando confessori e guide spirituali, preferiscono tacitare ogni problema di questo genere, prevenuti come sono di fronte a chi rappresenta la Chiesa e, quindi, è ritenuto incompetente e retrogrado su questi argomenti. Il Liberismo sessuale preferisce dare ai giovani dei nostri giorni tante informazioni sessuali con la pretesa che un maggior numero di conoscenze generino automaticamente anche maggiori responsabilità ed insieme un’unica indicazione formativa in questo campo: si tratta del fai da te a tutto campo. Per questo offre con dovizia tante sollecitazioni affettivo-sessuali, perché uno possa con disinvoltura fare tutte le esperienze possibili. Tocca insomma alla singola persona scoprire la sessualità e usarla, perché è la natura in tutti i suoi impulsi la regola migliore da seguire.
La terza via: formare delle personalità integrate
Fra il tabuismo del campo minato ed il Liberismo del fai da te, seguendo i propri istinti, non esiste una via di uscita? Oltre il tabù del campo minato, che mi porta a non parlare di questi problemi, e il Liberismo, che mi convince di poter vivere la gestione matura della vita affettiva, semplicemente andando “dove porta il cuore”, esiste una terza via, che, può ricuperare i valori perenni e, nello stesso tempo, può offrire la classica leva per uscire dall’impasse sessuale contemporanea e permettere, anche oggi, una vera educazione/formazione e maturazione serena e responsabile in questo campo.
La terza via consiste nella preoccupazione sostanziale di formare delle personalità integrali non solo dei pezzi di personalità. Non solo cultura, non solo sana e robusta costituzione, non solo disinvoltura nel savoir faire con gli altri, non solo l’onestà del cittadino, che sa occupare responsabilmente e professionalmente il suo posto nella società; non solo un sano comportamento morale; non solo maturità psichica; non solo scelta responsabile di fede, ma tutto questo insieme. Pretendere di fare crescere e fare maturare la dimensione affettiva della persona dei ragazzi e dei giovani, così a se stante, sarà sempre un osso fuori posto nella crescita. Fissare l’obiettivo sulla crescita integrale non è deviare dall’argomento e perdersi in altro; rimane invece, a mio avviso, l’unico modo giusto e l’unico contesto valido per affrontare bene il discorso della maturità affettiva e della buona gestione del dono della sessualità, in vista anche del cogliere il valore della verginità. Considerare il pezzo staccato dal tutto è sempre stata una strategia, che, in passato ed anche oggi, ha creato e crea per lo più grossi guai. Tanta contestazione, ad esempio, alla morale cattolica, in fin dei conti, ha anche qui il suo tallone di Achille. Dare immediatamente una norma senza giungere alla norma, facendo compiere con pazienza il percorso della presa di coscienza del valore della persona e della sessualità nel suo contesto globale, equivale ad incentivare il rifiuto non solo della legge ma anche di chi la propone, il quale passa sempre come un retrogrado incapace di comprendere.
È questo dunque il gioco raffinato dell’educatore/formatore, quello della formazione integrale, nella quale la maturità affettiva e la dimensione verginale sono una parte e non il tutto o l’unico. Parlare di formazione di personalità integrale porta a richiamare immediatamente il fatto che dentro la persona e la stessa sessualità e vita affettiva c’è scritto un progetto. Un progetto da scoprire, da integrare e da fare crescere insieme con la persona.
Questo percorso viene a toccare successivamente le seguenti tappe: incoscienza/banalizzazione, scoperta del dono, canalizzazione delle energie, armonia nella gestione degli elementi della personalità. Non risulta infatti tanto strano costatare che tra il cammino di maturazione della personalità ed il cammino di maturazione della vita affettiva c’è una buona corrispondenza proporzionale, nel percorso di quelle tappe a cui accennavo sopra. Certo, a monte di tutto c’è il dono della persona e in essa della sessualità, a loro volta inseriti nel contesto di un progetto di vita e di vocazione. Ma, immediatamente, questo dono è per lo più in balìa dell’incoscienza e delle abbondanti incentivazioni allo sfruttamento, abilmente giocate dai meccanismi consumisti della nostra società. Incoscienza e banalizzazione/sfruttamento sono sempre direttamente proporzionali. Dal piacere e dal gusto di essere e diventare se stessi, per realizzarsi in un progetto, è facile scadere nel piacere gratificante della banalizzazione affettivo-sessuale.
Ecco allora il grande compito degli educatori e guide spirituali; soprattutto con i Preadolescenti urge avviarli a scoprire il dono della loro persona, i doni all’interno della loro persona e, in particolare, il dono della vita affettiva e sessuale. I Preadolescenti soprattutto sono un cantiere straordinario di energie e di dono da scoprire, al fine di comprendere, rispettare e non banalizzare. Scoprire un dono nella persona è sempre scoprire un’enorme energia, che, con gusto e fatica, occorre imparare a trattare amichevolmente, cioè a rispettare, ad amare e valorizzare, in altre parole ad incanalare. Chi più dell’Adolescente fa esperienza con timore e senso di inadeguatezza di queste energie della persona? Energie senza canale, perché ancora sbrigliate, tutte da incanalare bene, nel modo giusto e con progressività. Fascino e paura sono il pane quotidiano con cui ogni Adolescente nutre la sua vita.
Il compito discreto, rispettoso, ad un tempo comprensivo e pungolante dell’educatore e delle guide spirituali è una vicinanza “giusta” all’Adolescente, cioè senza ossessioni ma anche senza abbandoni o solo critica acida, per aiutarlo a guardare senza paura e con grande fiducia a questo universo sbrigliato della sua persona, in particolare dei doni dell’aggressività e della sessualità/vita affettiva. Qui come altrove, la paura e la poca stima di sé sono ciò che favorisce maggiormente lo sfruttamento di se stessi e del dono della sessualità. C’è invece da portare l’Adolescente a giocarsi prevalentemente sul terreno della identità; un’identità ancora indefinita che il nostro eroe ansiosamente vorrebbe già pienamente rivelata con contorni chiari e definiti. Continuare ad essere “uno, nessuno, centomila” non farà fare alcun passo di crescita al nostro Adolescente alle prese con delle energie più forti di lui. Voler diventare qualcuno, iniziando a mettere al posto giusto qualche mattone della personalità, aiuta invece ad accogliere bene se stessi e a rispettare e trattare il dono della sessualità/affettività con responsabilità.
D’altra parte il compito principale dell’Adolescente rimane quello di accogliere la vita come vocazione, cioè con una sempre più grave responsabilità verso se stesso e verso gli altri. E questo è il campo base per lo scatto vocazionale di tutte le specifiche vocazioni. Dalle energie senza canale all’essere sfruttatori e sfruttati, perché incoscienti ed irresponsabili, alla responsabilità della vita come vocazione, al rispetto di ogni dono della persona e quindi all’apertura alle varie vocazioni specifiche.
La cosa più interessante mi sembra a questo punto il tema della verginità. Nel modo comune di pensare la verginità è vista come una dote naturale, biologica, da conservare e da custodire, a forte rischio di perdita. In realtà, invece, mi sembra, la verginità è la prima grande conquista della maturità della persona intesa come capacità sufficiente di gratuità e, di conseguenza, come sua apertura a tutte le vocazioni. La verginità conquistata è consapevolezza ed abilitazione almeno sufficiente a non più sfruttarsi e banalizzarsi come persona, in particolare nel campo della sessualità ed affettività ma a gestirsi con responsabilità, pur con la permanenza della propria fragilità e debolezza. Questa verginità conquistata è quella che offre l’ottica giusta per guardare alle varie vocazioni e misurarsi con esse. Tutte le vocazioni infatti, è importante affermarlo, hanno bisogno di questa verginità fondamentale, perché ogni vocazione autentica si costruisce esclusivamente sul terreno della gratuità.
Di qui a scoprire quel dono che è la verginità come vocazione di speciale consacrazione, prolungamento della verginità di Cristo per la salvezza del mondo e l’annuncio dei cieli nuovi e della terra nuova del Regno, il passo è breve. Se i passi di accoglienza del dono e del senso di responsabilità sono stati fatti, la prospettiva di una tale vocazione non sarà affatto guardata con sospetto o derisione. Guarda caso, chi banalizza una vocazione alla verginità consacrata in genere è rimasto uno sfruttatore (giovane o adulto non importa); una persona che non ha ancora imparato a rispettare se stesso, una vera frana nel canalizzare le sue energie affettive.
Ma c’è bisogno di un clima
Parlare di orientamenti e di metodo per educatori e guide spirituali è cosa buona e oggi ce n’è particolarmente bisogno. Ma gli educatori e le guide spirituali a cui ci rivolgiamo, non sono semplicemente degli psicologi e neppure semplicemente dei pedagoghi o dei teologi. Sono invece essenzialmente dei padri, degli accompagnatori di vita, gente che ha voglia di farsi compagno di viaggio dei Preadolescenti, degli Adolescenti e Giovani, per condurli ad essere a loro volta padri e madri secondo la loro specifica vocazione. Ma questo esige un particolare clima che rimane condicio sine qua non della maturità affettiva e personale, cioè vocazionale. Si tratta di una particolare presenza di educatori e guide, che facciano strada con loro, vivendo soprattutto la dimensione della gratuità.
Questa è quella paternità profonda, in cui si esprime l’amore fontale e fecondo del Padre; Egli vuole che noi a nostra volta la prolunghiamo con la nostra vita. Essere donatori di vita col massimo possibile di gratuità. È questo che favorisce lo sbocciare dei germogli di gratuità, che la bontà di Dio ha seminato nel profondo di ogni cuore umano, perché l’insieme dei doni della persona possa svilupparsi nel modo più giusto e pieno.
Si tratta di un compito arduo ma immensamente affascinante. Per fortuna, esiste l’Eucaristia, che quotidianamente ci assicura che tutto questo risulta possibile, anzi è ardentemente voluto, perché qui c’è il desiderio più grande di Dio: “…ho desiderato di un desiderio infinito mangiare questa Pasqua con voi!”.
Bibliografia di riferimento
BUSCAGLIA, Amore, Mondadori, 1985; A. CENCINI, Per amore. Con amore. Nell’amore, EDB, 1994-95; U. DE VANNA, Adolescenti e svolta cristiana, Ancora, Milano, 1992; N. DE MARTINI, Maturità e sesso, LDC, 1977.