N.06
Novembre/Dicembre 1995

La riscoperta del valore evangelico della verginità nel mondo protestante

 

Darmstadt, il 4 settembre, 1995

Revedendo Don Italo,

oggi Le inviamo la testimonianza richiesta per la Rivista Vocazioni.

Madre Basilea ha espresso la sua esperienza personale dell’amore verginale in molti canti e scritti. Dato che la Madre ora sta poco bene (ha 91 anni) non è in grado di scrivere una riflessione apposita per la Rivista. Il presente è tratto da un libretto scritto da lei alcuni anni fa: Ci auguriamo che Le possa essere ugualmente utile.

Per Sua informazione alleghiamo il libretto completo “Esulta, sposa di Gesù Cristo” insieme ad un altro libro sull’amore sponsale: “Gesù è il mio primo amore”.

Augurando ogni bene per il Suo apostolato, affinché molti giovani trovino questo tesoro e amino il nostro Signore con tutto il cuore, Le mandiamo cordiali saluti, anche a nome di Madre Basilea.

Suor M. Gabriella

 

 

 

Il “Primo amore” per Gesù, l’amore sponsale e quindi anche l’amore verginale per Lui, è un segreto che si custodisce nel cuore, così come una fidanzata porta in sé il segreto che la rende completamente felice: ella ha trovato qualcuno che non soltanto la ama, ma che lei a sua volta ricambia.

Tuttavia l’amore tra fidanzati non può che essere soltanto un debole riflesso del vero amore sponsale che esiste tra un’anima e il nostro Signore Gesù Cristo. Sì, perché questo amore è indescrivibilmente più profondo e ardente.

Chi anela a questo amore lo troverà se davvero lo cerca, perché Dio ha promesso (cfr. Ger 29,13) di farsi trovare da chiunque cerca con tutto il cuore Lui e, di conseguenza, il primo amore. Gesù, sebbene regni sul mondo intero insieme al Padre e porti nel Suo cuore miliardi di uomini, riserva un amore tutto particolare alla Sua sposa e desidera essere ricambiato. Ciò non ha nulla a che fare con il sentimento e la fantasia. L’amore di Gesù è vero, concreto e nello stesso tempo ineffabilmente caldo, intimo e tenero – e così è pure l’amore che Egli suscita nella Sua sposa.

Spesso sono i giovani che fanno l’esperienza dell’amore di Gesù e il loro cuore si riempie di un amore che brucia per Lui solo. Essi vivono in ansiosa attesa e in attento ascolto d’una chiamata da parte Sua, aspettando un segno che indichi loro che il Suo cuore li desidera davvero personalmente per sé. E così innumerevoli sono coloro che nel corso dei secoli si sono sentiti chiamare da queste parole: “Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio, dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre; al re piacerà la tua bellezza, Egli è il tuo Signore: prostrati a lui” (Sal 44,11-12).

Gesù ha un’infinità di modi per rispondere alle aspirazioni segrete di un’anima, così che essa non possa più dubitare, ma ne esca invece incrollabilmente sicura: amare Gesù significa possedere il più bel tesoro del Cielo e della terra – e in ricambio offrirgli e donargli tutto quanto si ha.

Perciò i giovani che sperimentano questo amore sponsale spesso sono spinti a sacrificare e abbandonare tutti. Essi si sentono pronti a donare al Signore tutti i loro desideri personali e, allorché la Sua chiamata è certa, a rinunciare anche al matrimonio e alla futura famiglia. Il loro amore ha occhi e orecchi unicamente per Lui solo, i loro passi vogliono seguire unicamente le Sue orme, le loro mani servirlo, la loro lingua cantarlo ed esprimergli il loro amore con le più tenere parole. Il suo Nome è sempre sulle loro labbra. Così molti scelgono la via della verginità, perché – come dice la Scrittura – vogliono vivere soltanto per “piacere al Signore” (1 Cor 7,32).

Che però si tratti di un mistero, è stato Gesù stesso a dircelo: “Vi sono altri che si sono fatti eunuchi (ossia, rinunciano al matrimonio) per il regno dei cieli. Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso” (Mt 19,12 e 11).

Un esempio del come l’amore sponsale possa riempire completamente gli uomini, così da far naufragare ogni loro pensiero umano-razionale nella “follia dell’amore”, è l’apostolo Paolo – e dopo di lui tanti altri nella storia della Chiesa, specialmente San Francesco d’Assisi. E appunto per questo che essi hanno scelto il celibato. Nella prima lettera ai Corinzi, Paolo dice chiaramente cosa significhi per lui essere completamente libero per il suo Signore e Sposo: “Vorrei che tutti fossero come me… Ai non sposati e alle vedove dico: è buona cosa per loro rimanere come sono io” (1 Cor 7,7-8).

Quando l’apostolo Paolo ha raccomandato il celibato, la verginità, egli ne ha mostrato i vantaggi, per il cristiano, pur aggiungendo però che non intendeva dare un comando da parte del Signore, ma soltanto un suo parere personale:

“La donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito… Questo poi lo dico per il vostro bene…, per indirizzarvi a ciò che è degno e vi tiene uniti al Signore senza distrazioni” (1Cor 7,26-38).

Io posso testimoniarlo per me stessa, per i miei figli e figlie spirituali e per tanti altri: nel nostro celeste Sposo abbiamo trovato il nostro tutto e una vera pienezza di vita. La nostra meravigliosa vocazione a spose di Gesù Cristo noi non la scambieremmo con nulla al mondo.

Nella mia adolescenza Gesù non era per me che un nome, ed io non avevo alcuna relazione personale con Lui. Ma più tardi, nella mia giovinezza, quando non riuscivo più a trovare una soluzione alle mie numerose domande e problemi, mi accadde una notte di contemplare in visione interiore Gesù crocifisso, scoprendo in Lui il mio Redentore. Mi venne così vicino col Suo grande amore, che il mio cuore divampò tutto di gioia e d’amore per Lui.

Di questo mio segreto non parlai con nessuno. Non sapevo neanche che cosa avrei dovuto fare dopo aver incontrato Gesù, tanto più che non conoscevo persone credenti. Il Signore condusse le cose in modo tale da farmi incontrare delle persone che mi aiutarono a comprendere meglio la Sua Parola, ma perché la mia vita spirituale era molto influenzata dal mio ragionamento, cominciò per me un lungo tempo di ricerca della via giusta. Mi si presentavano diverse dottrine cristiane ed io volevo conoscerle nella speranza di giungere attraverso di esse ad una comunione più profonda con Gesù. In tutti questi anni, nel profondo del mio cuore sempre più forte bruciava l’inesprimibile anelito: “Più vicino a Te, mio Dio, mio Signore Gesù, più vicino a Te, affinché Tu possa rivelarmi il Tuo cuore, e io possa avere una più intima comunione d’amore con Te”.

E Gesù rispose al desiderio segreto del mio cuore, anche se in maniera assai diversa da quella che mi sarei aspettata. Egli ha fatto sì che mi accorgessi della mia mancanza d’amore, quando ebbi a soffrire a causa di molte ingiustizie, e questo fece nascere in me il pentimento. Fu questo pentimento a gettarmi tra le braccia di Gesù, perché Gesù e il peccatore che si pente si appartengono. Allora Egli mi venne incontro col Suo grande amore, e cominciò a rivelarmisi come Sposo. Le diverse dottrine non avevano più importanza per me. Egli stesso era presente e infiammava il mio cuore. Gli interrogativi intellettuali sparirono come nebbie al sole. Ora m’importava una cosa sola: Lui, rispondere con amore tenero e ardente al Suo amore, che ha perdonato i miei peccati, che mi ha redenta e mi ama in modo indicibile.

Improvvisamente Gesù era divenuto il grande amore, il “Tu” della mia vita, “il più bello tra i figli dell’uomo” (Sal 44,3), il gioiello del mio cuore. Proprio Lui, il Figlio di Dio pieno di gloria, senza peccato, l’Amore divino, la gioia di tutte le gioie, il tesoro più prezioso della mia vita – come avrei potuto non amarlo sopra tutte le cose?

La Parola di Dio ci dice chiaramente che per Lui l’amore è la cosa più importante; infatti, alla domanda su che cosa bisogna fare per ottenere la vita eterna, Gesù indica il primo comandamento: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente”(Lc 10,27).

Del resto, ci è possibile amare Gesù e Dio Padre soltanto perché Essi ci hanno amati per primi. E su questo amore di Dio per noi e sul primo amore sponsale dell’anima per Lui trovai nella Sacra Scrittura numerose parole, che mi commossero profondamente. Nel profeta Geremia, per esempio, parlando dei rapporti instaurati da Dio col Suo popolo eletto, si legge: “Mi ricordo di te, dell’affetto della tua giovinezza, dell’amore al tempo del tuo fidanzamento, quando mi seguivi nel deserto, in una terra non seminata” (Ger 2,2).

Anche altrove nell’Antico Testamento Dio parla ripetutamente del Suo popolo dell’alleanza come della Sua fidanzata o della Sua “sposa”: “Ti farò mi sposa per sempre” (Os 2,21). “Come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te”(Is 62,5). E nel Vangelo il nostro Signore Gesù Cristo viene chiamato “sposo” (Mt 9,15; Gv 3,29).

Che espressioni meravigliose queste della Sacra Scrittura! Questo amore per Dio Padre e per il nostro Signore Gesù Cristo, che lo Spirito Santo aveva destato in me, mi aveva dato accesso al cuore di Dio: col primo amore per Gesù, avevo trovato la chiave per giungere al cuore di Dio, la massima felicità della mia vita!

Da quando mi è stata regalata questa chiave che apre il Suo cuore, io ho avuto il privilegio di avanzare nella vita già per oltre cinquant’anni con Gesù quale mio Sposo. Mi è stato concesso di conoscere in maniera travolgente i segreti del Suo amore e della Sua Passione. Ho potuto aiutare molti giovani, miei figli e figlie spirituali, ad entrare in questo amore per Gesù. Ho potuto dire in numerosi scritti e in tanti altri modi quanto rende profondamente felici il primo amore per Gesù. Senza fine ho potuto cantare Gesù e il Suo amore in canti sempre nuovi. E questo non è ancora finito, perché l’eternità non basta per sondare l’altezza, l’ampiezza, la profondità del cuore divino, che è l’Amore stesso.