“Ho creduto all’amore… Eccomi”
La scelta dei temi delle Giornate Mondiali di Preghiera per le Vocazioni, come noto, in questi anni è avvenuta aderendo strettamente agli Orientamenti Pastorali CEI per gli anni ‘90, alfine di evitare incomprensibili e dispersive pastorali parallele.
Aderendo a “Evangelizzazione e testimonianza della carità” ne è stata proposta una “lettura vocazionale”, “narrando” la vocazione come “iniziativa dell’amore di Dio” nelle sue diverse manifestazioni: “la Carità dono di Dio” (ETC, 12).
Nell’intento di “educare i giovani al vangelo della carità” (ETC, 43), si è cercato di cogliere “alcune dimensioni essenziali della vita cristiana che è indispensabile proporre nell’educazione dei giovani alla fede. Innanzi tutto la sua costitutiva risonanza vocazionale” (ETC, 46). L’amore, per sua natura, interpella, chiama. Più specificamente si sono enucleati alcuni “valori vocazionali” che da una parte descrivono la carità come dono di Dio e dell’altra motivano ed educano la risposta dell’uomo. Sono i valori che strutturano lo schema biblico dell’alleanza sponsale tra Dio e l’uomo.
Tali “valori vocazionali”, durante il quinquennio 1991-1995, si sono tradotti nei temi delle Giornate Mondiali di Preghiera per le Vocazioni, sostenendo la preghiera e la catechesi vocazionale della chiesa italiana.
Richiamo, in sintesi, tali “valori vocazionali” – ampiamente approfonditi attraverso la sussidiazione proposta annualmente dal Centro Nazionale Vocazioni – e i temi-slogan che li hanno annunciati.
1991 – Dio ama per primo: “Ti ha amato per primo”.
1992 – Dio ama con un amore e una presenza fedele: “Io sarò con te… Il mio amore è fedele”.
1993 – Dio ama con amore totale: “Ti ha dato tutto”.
1994 – Dio ama con amore gratuito e che supera ogni misura: “Ti ha dato se stesso… gratuitamente”.
1995 – Dio ama con un amore personale: “Ti ho chiamato per nome”.
Il progetto vocazionale verso il 2000
Si tratta di tenere costantemente presente quanto acquisito nel quinquennio precedente: “La carità dono di Dio”, “Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi” (1Gv 4,9-10), (ETC, 12). In breve: “La profondità inaudita dell’amore di Dio” (ETC, 13).
Consapevoli che “l’uomo è se stesso se ama” (ETC, 16), “rispondendo all’amore con l’amore” (ETC, 46), il “progetto vocazionale” che naturalmente ne scaturisce è quello concernente la “risposta dell’uomo all’amore di Dio”.
A tal fine, attraverso i “temi” delle Giornate Mondiali di Preghiera per le Vocazioni da qui al duemila, la chiesa italiana rileggerà i “valori vocazionali” propri dell’Amore di Dio (eterno, fedele, totale, gratuito, personale) sul versante della “risposta dell’uomo”. Specificatamente i valori motivanti la risposta del “giovane credente” oggi, alfine di annunciare nella comunità cristiana che “la vocazione cristiana è fondamentalmente unica e coincide con la sequela di Cristo e la perfezione della Carità. Siamo però chiamati a vivere questa medesima vocazione lungo diversi cammini: nelle vie del matrimonio e dell’impegno laicale, o in quelle del presbiterato, della vita religiosa, degli istituti secolari e di altre forme di speciale donazione” (ETC, 46).
Sarà inoltre opportuno, per un cammino di comunione con la chiesa universale, sintonizzare i temi delle Giornate Mondiali di Preghiera per le Vocazioni verso il 2000, con l’itinerario di preparazione proposto dal S. Padre nella Lettera Apostolica “Tertio Millennio Adveniente” (cfr. * nello schema che segue), tenendo anche presente il Catechismo degli Adulti (CdA) della Chiesa Italiana.
Il progetto globale dei temi delle “Giornate di Preghiera per le Vocazioni” per il quinquennio verso il 2000, può essere dunque visualizzato e sintetizzato come segue.
“Ho creduto all’Amore… Eccomi”
Il tema della Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni di quest’anno (Domenica 28 Aprile) intende far da “ponte” tra il cammino del quinquennio precedente e quello che segue verso il 2000, secondo il progetto sopra riportato.
Prende avvio dall’espressione, contenutisticamente e pedagogicamente molto significativa, degli Orientamenti CEI per gli anni ‘90, n. 46: “All’Amore si risponde con l’Amore”.
Il tema, annunciato nello slogan “Ho creduto all’Amore… Eccomi”, è tuttavia direttamente attinto dalla Parola di Dio: la prima lettera di Giovanni (4,1-6).
Tale tema approfondisce in particolare come amare, quindi dire “Eccomi” significa anzitutto lasciarsi amare, appunto “chiamare”: la vocazione è un “rapporto d’amore”, un “dialogo d’amore”. tra il Creatore e la creatura, tra Dio che chiama e l’uomo che risponde.
Alla luce di questo incontro e dialogo con Dio il tema di preghiera e di catechesi di quest’anno intende iniziare in particolare il giovane credente, ma ogni membro nella comunità cristiana, al dono sincero di sé, alla risposta che l’uomo con l’aiuto della grazia può e deve dare a tanto Amore.
Già nella Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni del 1977, Paolo VI ammoniva: “C’è forse crisi d’amore, prima di esserci crisi di vocazioni”. Avendo a mente le promesse e le incognite del terzo millennio, c’è davvero da pensare in che misura il nostro amore può diventare vocazione, serio e fattivo contributo per la civiltà dell’amore.
La catechesi, nell’intento di mediare il tema di una prima risposta dell’uomo a Dio, si sviluppa attraverso quattro principali passaggi: la presentazione di ciò che oggi impedisce una vera esperienza dell’amore di Dio; la fede come risposta all’Amore l’urgenza di incarnare questa risposta nella vocazione; l’approdo ad una possibile scelta di speciale consacrazione. Il “Sussidio di Catechesi”, proposto come sussidio base per l’annuncio del tema della Giornata, sviluppa ampiamente tali passaggi.
Il Messaggio del S. Padre
Presenta un tema fondamentale per la pastorale delle vocazioni: le vocazioni nella comunità cristiana. Ad una lettura e riflessione attenta è emersa in me la seguente consapevolezza: questo Messaggio è destinato a segnare decisamente il presente e futuro della pastorale delle vocazioni.
Le riflessioni e gli orientamenti del S. Padre, già in apertura del Messaggio, non lasciano dubbi e non necessitano di commenti particolari: “Come il seme dà frutto abbondante nel buon terreno, così le vocazioni sorgono e maturano generosamente nella comunità cristiana. È proprio in essa, infatti, che si manifesta il mistero del Padre che chiama, del Figlio che invia, dello Spirito che consacra: la vocazione, chiamata di Dio, nasce in un’esperienza di comunità e genera un impegno con la Chiesa universale e con una determinata comunità. Bisogna ripartire dalle comunità per preparare il fertile terreno, nel quale l’azione di Dio possa espandersi con potenza e la sua chiamata essere accolta e compresa. Certamente urge dovunque rifare il tessuto cristiano della società umana. Ma la condizione è che si rifaccia il tessuto cristiano delle stesse comunità ecclesiali (CfL, 34)… Soltanto comunità cristiane vive sanno accogliere con premura le vocazioni e poi accompagnarle nel loro sviluppo, come madri sollecite della crescita e della felicità del frutto del loro grembo. ‘La pastorale vocazionale ha come soggetto attivo, come protagonista, la comunità ecclesiale come tale, nelle sue diverse espressioni: dalla Chiesa universale alla Chiesa particolare e, analogamente, da queste alla parrocchia e a tutte le componenti del popolo di Dio’” (PdV, 41).
Il S. Padre – dopo aver ricordato che “oggi di fronte alla sfida del mondo contemporaneo, occorre un supplemento d’audacia evangelica per realizzare l’impegno di promozione vocazionale” e che le vocazioni di speciale consacrazione “sono frutto di una grazia speciale ed esigono un supplemento di impegno morale e spirituale”; nonché “rispetto e accoglienza, piena disponibilità nel mettere in gioco la propria esistenza, un’insistente preghiera di domanda” – invita ad “un’amorosa attenzione ed ad un sapiente e prudente discernimento per i germogli di vocazione presenti nel cuore di tanti ragazzi e giovani”; invitando gli educatori a rifuggire da un certo incomprensibile ed equivoco attendismo: “Alcuni pensano che, poiché Dio sa chi chiamare, a noi non resti che attendere. Costoro in realtà dimenticano che la sovrana iniziativa divina non dispensa l’uomo dall’impegno di corrispondervi. Di fatto, molti chiamati raggiungono la consapevolezza dell’elezione divina attraverso circostanze favorevoli, determinate anche dalla vita della comunità cristiana”.
Il nucleo centrale del Messaggio, che ci interpella personalmente come educatori alla fede e c’impegna come comunità cristiana, a me pare in particolare il seguente: “Ogni vocazione nasce, si alimenta e si sviluppa nella Chiesa ed è ad essa legata per origine, sviluppo, destinazione e missione. Per questa ragione le comunità diocesane e parrocchiali sono chiamate a confermare l’impegno per le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata soprattutto con l’annuncio della Parola, con la celebrazione dei sacramenti e con la testimonianza della carità. Esse debbono altresì tenere conto di alcune condizioni indispensabili per un’autentica pastorale vocazionale”.
– L’annuncio della Parola
“Occorre innanzitutto” – afferma Giovanni Paolo II nel Messaggio – “che la comunità sappia mettersi in ascolto della Parola di Dio… che sappia pregare intensamente”.
Le grandi vocazioni bibliche, le vocazioni dei Santi lungo la storia e la vita della Chiesa sino ai nostri giorni, sono tutte segnate dalla disponibilità e quotidiana familiarità con la Parola di Dio accolta nella preghiera.
Anche la nostra vocazione personale – in questo momento che sto stendendo queste righe ripercorro la storia della mia vocazione e dei giovani che il Signore mi ha dato di accompagnare lungo il ministero di parroco – è tutta segnata nella sua percezione e decisione da un ascolto assiduo, personale e comunitario, della Parola di Dio.
La “scuola della Parola” o gli innumerevoli “incontri di preghiera” a partire dalla parola di Dio – che per dono dello Spirito sono fioriti ovunque in questi anni nelle nostre comunità – sono stati e continuano ad essere veri e propri luoghi di annuncio, proposta e accompagnamento vocazionale: potremmo dire un annuncio, proposta “in diretta” della Parola di Dio al cuore dell’uomo.
In essi si realizza il “metodo” proprio della “lectio divina”- così come ci è stato tramandato dalla viva tradizione della Chiesa – e che il S. Padre nel sopra citato passo del suo Messaggio così sinteticamente ripropone: “la Sacra Scrittura è guida sicura quando viene letta, accolta e meditata dalla Chiesa”.
Da un “ascolto” siffatto della Parola di Dio la comunità cristiana, quindi l’uomo credente, impara a pregare e alimenta la propria preghiera quotidiana. Dall’ascolto della Parola di Dio ad una preghiera che cambia la vita e sollecita la risposta personale; è il “cammino” naturale, possiamo dire ordinario, di ogni vocazione cristiana: “la preghiera” – sottolinea ancora il S. Padre nel Suo Messaggio – “offre energie preziose per assecondare l’invito del Signore”[1].
– La celebrazione dei Sacramenti
A partire dall’affermazione del S. Padre – “occorre fare della liturgia il centro dell’esistenza cristiana” – siamo invitati a riconfermarci nella consapevolezza che la “vita sacramentale” è la radice “feconda” di ogni vocazione: in essa la vocazione del credente attinge direttamente al mistero di Cristo morto e risorto.
La celebrazione liturgica è un vero e proprio itinerario vocazionale, ove si di viene discepoli del Signore e si vive in progressione la reale possibilità della sequela di Cristo. I Sacramenti e l’anno liturgico sono gli itinerari educativi alla fede e alla vocazione per eccellenza, che appartengono al tesoro educativo originale della chiesa, attingendo alla “economia sacramentale”, cioè a quel complesso di segni che significano e danno la grazia, visti come realtà complessiva che sgorga dalla Pasqua di Gesù ed esprime lungo i tempi dell’esistenza umana e a favore dell’uomo la sacramentalità della chiesa. I sacramenti e l’anno liturgico dunque portano in sé naturalmente e senza forzature i “contenuti” e il metodo per un cammino vocazionale nella comunità cristiana.
La valenza vocazionale della liturgia è, in definitiva, questa esperienza viva; in ogni celebrazione liturgica chi vi partecipa può sempre dire “ho incontrato il Signore” e può annunciare “ho visto il Signore”[2].
– La Testimonianza della carità
Gli orientamenti del S. Padre – “la comunità deve, poi, essere sensibile alla dimensione missionaria… essere aperta al servizio dei poveri” – ci ricollegano direttamente al cammino della chiesa italiana impegnata su: “Evangelizzazione e testimonianza della carità”.
Un dato è certo: le nostre comunità sono ormai entrate con decisione, e in molti casi con un piano organico, dentro al progetto educativo della chiesa – da sempre fondato sull’unità di Parola, Sacramenti, Carità – ove la dimensione vocazionale e missionaria non è accessoria, ma sono dimensioni essenziali e costitutive della vita della Chiesa stessa e della formazione del credente: “in realtà il pane della parola di Dio e il pane della carità, come il pane dell’Eucaristia, non sono pani diversi: sono la persona stessa di Gesù che si dona agli uomini e coinvolge i discepoli nel suo atto di amore al Padre e ai fratelli” (ETC, 1).
Non è difficile da queste premesse ricordarci, se fosse necessario, come la carità nasce da Cristo Signore; come la carità è sorgente del servizio; come l’oblatività per il credente nella comunità cristiana è un cammino, una crescita.
Se l’incontro con la Parola, con la Preghiera e i Sacramenti, consente una radiografia oggettiva del credente, il servizio ne è la verifica. Il servizio è infatti la gratuità e la fecondità della fede, la ferialità e l’operatività della fede. Il servizio alla luce di Cristo – come relazione gratuita ed oblativa – è uno dei segni più evidenti della maturità personale e vocazionale.
Il servizio, tipica manifestazione dell’oblatività giovanile, nelle sue molteplici e concrete espressioni di carità – oltre il volontariato propriamente detto, in cui prende forma nella comunità ecclesiale – attende dunque di essere coltivato e finalizzato alla piena maturità della persona, in definitiva, vocazionalmente.
A me pare, osservando l’esperienza e il cammino in questi anni fatto in proposito dalle nostre comunità cristiane, che i tempi siano maturi e ci si offra ormai la possibilità di incontrare e condurre i nostri giovani e ragazze al cuore del Vangelo, che si qualifica essenzialmente come “Vangelo della Carità” (ETC, 11) e “Vangelo della Vocazione” (PdV, 34)[3].
Note
[1] Cfr. CNV, Perché pregare per le vocazioni; ed. Rogate, Roma, 1993.
[2] Cfr. CNV, Celebriamo in Cristo la nostra vocazione, ed. Rogate, Roma, 1994.
[3] Cfr. CNV, Il Vangelo della Carità chiama i giovani, ed. Ancora, Milano, 1996 (in via di pubblicazione).