Tema di catechesi: un’esperienza di “appropriazione”
Da circa dieci anni i Redentoristi hanno sviluppato un programma di Pastorale Giovanile Vocazionale che prevede diversi appuntamenti locali, provinciali, nazionali e internazionali a scadenze periodiche. In particolare in uno dei due raduni provinciali annuali previsti, quello che si svolge in primavera, sempre si è trattato il tema proposto dal CNV per la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni. Ogni volta ci si è sforzati di rendere attuale e coinvolgente il tema proposto perché ogni giovane potesse innanzitutto sentirsi protagonista di una ricerca e quindi offrire delle risposte personali alle provocazioni del tema.
Il raduno dello scorso anno ha visto la partecipazione di circa 200 giovani provenienti dal sud Italia che per tre giorni (24-26 aprile) hanno riflettuto in modo creativo sul tema: “Ho creduto all’amore… eccomi”. Il raduno, per la cronaca il sedicesimo della serie, è stato preceduto da una serie di riunioni che hanno fatto maturare una ipotesi di lavoro abbastanza interessante. Si è pensato infatti di far precedere il raduno da una settimana di formazione aperta ai giovani animatori ed ai responsabili dei diversi gruppi di provenienza; con loro sarebbe maturata una dinamica di lavoro adeguata all’età ed ai diversi gradi di preparazione dei gruppi partecipanti e, dato da non sottovalutare, avremmo avuto anche “forza-lavoro” per la preparazione tecnica dello stesso raduno.
Nel corso della settimana di formazione, che ha visto la partecipazione di circa 30 persone, tra giovani e studenti redentoristi, si sono avuti degli incontri di approfondimento sul sussidio di catechesi, condotti dallo stesso autore del sussidio, P. Serafino Fiore. Questa settimana si è trasformata anche in una esperienza di vita comunitaria scandita da momenti di varia natura.
L’incontro con il responsabile serviva a proporre chiavi di lettura per accedere al tema, a un confronto e ad un dibattito per eventuali chiarimenti, mentre altri momenti (la preghiera, il silenzio personale, lo “studio” del testo di catechesi vero e proprio, ecc.) servivano da approfondimento. Il traguardo di questa prima fase era che ogni animatore facesse suo il tema di catechesi, e cominciasse a focalizzare una possibile pista di attuazione: anche le piste venivano ipotizzate durante gli incontri preparatori e lasciate naturalmente alla creatività degli animatori.
Lentamente si è andata configurando una interessante dinamica di lavoro. Tutti i partecipanti sono stati divisi in tre gruppi; ognuno dei quali ha avuto un nome che avrebbe in qualche modo limitato l’interesse dei suoi lavori: Parola, Testimoni, Vita. Si trattava, in altri termini, di collegare al tema generale alcune figure bibliche, testimoni del passato e/o del nostro tempo, situazioni attuali, ripercorrendo alcuni “sì” speciali, attualizzandoli e rapportandoli alla nostra esistenza ed evidenziando l’eccomi che scaturisce dal credere all’amore. Ovviamente ogni gruppo principale è stato suddiviso in tanti piccoli gruppi di riflessione guidati da almeno due animatori.
Ma il lavoro non era solo di discussione, molto si è insistito perché questa “appropriazione” del tema da parte degli animatori non si concretizzasse in una “predica in più” da fare all’interno del gruppo, ma fosse mediata poi dal gruppo stesso – dopo una breve “scheda” di presentazione del tema da parte del responsabile di gruppo – in un elaborato, dal “genere letterario” più consono alla sensibilità dei giovani. La gamma di scelta era delle più variegate: a titolo di esempio si citava l’elaborazione di un mimo, la redazione e presentazione di un racconto inedito, una recita o rappresentazione, una canzone rap, l’esecuzione di una danza, una mostra grafica o fotografica, la scelta di simboli, ecc. Ma si lasciava ai gruppi la più ampia libertà di scelta, pur nella fedeltà al proprio ambito (Parola/Testimoni/Vita) e con l’impegno di presentare a tutti il proprio elaborato, nella riunione generale prevista sul finire del raduno.
Straordinario è stato l’impegno creativo dei giovani e dei loro animatori, con un risultato che a noi responsabili è sembrato fuori discussione: i giovani hanno vissuto in prima persona il tema di catechesi, lo hanno riletto con l’originalità e la freschezza che è propria della loro età. E soprattutto lo hanno messo al servizio della loro preghiera e dell’incontro con il Cristo. Concludendo, mi sembra opportuno richiamare sinteticamente le tappe principali di questo raduno, ai fini di una indicazione di metodo, forse utile al lettore:
– settimana di formazione per gli animatori, con incontri comuni e approccio personale al tema di catechesi;
– sempre durante la settimana di preparazione, incontri sul metodo per l’animazione dei gruppi;
– raduno vero e proprio: accoglienza in clima di festa per tutti i giovani;
– lavoro nei gruppi: breve “scheda” introduttiva da parte degli animatori sul tema di catechesi, indicazione di possibili piste di lavoro, scelta del “genere letterario” e lavoro del gruppo per l’elaborazione vera e propria;
– nei momenti “comuni” del raduno, incontri di preghiera, momenti di festa, ecc.
– all’assemblea finale del raduno: presentazione a tutti dei vari elaborati dei gruppi.
A seguire vogliamo offrire alcuni tra gli elaborati più significativi.
ALLA RICERCA DELL’AMORE DI DIO
Tutti noi, quando andiamo alla ricerca dell’amore di Dio nella nostra vita, siamo simili ad un bambino che vuole imparare a nuotare; un bambino che si rivolge al padre con queste parole: Papà, vorrei tanto imparare a nuotare, ma ho paura: se i miei piedi non toccano il fondo, come riuscirò a stare a galla? Il padre, sorridendo per la tenerezza di quella domanda, gli risponde: Guarda quella barca: è così grande e pesante, molto più di te, ma come vedi le acque la sorreggono.
Non convinto, il bambino replica: Ma la barca è legata al molo; vedi, anche lei ha paura di allontanarsi. Ancora più intenerito il padre gli dice: Ogni barca è fatta proprio per navigare, non per rimanere legata. E, con tono accattivante, aggiunge: Dai, piccolo, lasciati andare e vedrai che il mare amico ti cullerà con le sue onde e non ti farà del male.
Finalmente convinto, il bambino segue il consiglio del padre: Va bene – dice – però stammi vicino e tienimi per mano. Con la dolcezza che solo un affetto profondo può dare, il padre lo aiuta un po’, poi tenta di lasciarlo, ma il bambino continua ad aggrapparsi a lui. Dopo numerosi tentativi, ecco che il piccolo riesce a tenersi a galla con sua enorme gioia. Il genitore soddisfatto gli dice: Vedi, prima ti accontentavi di guardare gli altri nuotare, ora, invece, tu stesso provi quel senso di libertà che il mare può dare a chi a lui si affida. Nella vita capita spesso che gli uomini si limitano ad essere solo degli osservatori e non si rendono conto che il vero ruolo è quello di protagonisti. Abbi sempre cura della tua vita ed impara ad amarla.
PERCHÉ AMARE
C’è chi nella vita non sa come amare e chi nella vita non può aspettare.
Io nella vita non so cosa fare, ho paura di rischiare nel seguire la tua strada.
Eccomi, eccomi, eccomi Signore sono qui.
Rit.: Perché amare è dare se stessi, perché amare è star bene con gli altri,
perché amare è anche soffrire, perché amare è fidarsi degli altri.
Eccomi, eccomi, eccomi Signore sono qui.
Con te nella vita io so come amare, e nella vita potrò aspettare.
Ora della vita io so cosa fare.
Ho preso la tua mano, ho creduto nell’amore.
Eccomi, eccomi, eccomi Signore sono qui. Rit.
AMA DAVVERO
(Sulla musica di We will rock you dei Queen)
Se anche conosciamo l’inglese, il francese, se abbiamo anche un diploma o una paga a fine mese,
ma non abbiamo nel cuore il vero amore, non abbiamo nulla da comunicare.
Rit. Ama, ama, ama davvero (2 v.)
Se anche regaliamo i nostri gioielli e ci sembra che scompaia il desiderio di averli,
dare, sempre dare le nostre energie, ma senza amore son tutte bugie. Rit.
È inutile gridare, non serve litigare perché con il tuo amore la vita ha più valore.
Se amiamo è già futuro, futuro è il presente, la vita ci sorride e con lei tutta la gente. Rit.
Amare è perdonare, amare è gioire, amare è capire e a volte anche soffrire.
Rispondere è pregare, rispondere è morale, rispondere è dire: “Ho creduto all’amore”. Rit.
SALMO RAP
Quando ero nella piazza
mi sentivo isolato,
adesso sono al Colle
e mi sento rinato,
se Ti incontro in cappella
dico: guarda che bello,
stare solo con Te
per rispondere ai perché.
E questo salmo rap
è una sfida col destino,
vorrei che per la vita
Tu ci fossi assai vicino.
Ti canto un salmo rap
per dirTi che di Te
mi piace quando parli,
mi piaci quando stai con me.
Sono timido
ma la fede mi dà coraggio
per dirTi che
da quando Ti conosco
sono più saggio
Ti canto un salmo al dì
per dirTi: eccomi qui.