N.04
Luglio/Agosto 1997

Il pellegrinaggio vissuto e raccontato nella sua dimensione vocazionale

Questo numero raggiunge i nostri lettori durante le attività estive. Esercizi spirituali, campi scuola, campi vocazionali… ed anche “pellegrinaggi”. Le donne della mia parrocchia si stanno preparando in questi giorni al pellegrinaggio che una decina di loro farà a fine Luglio a Lourdes… Ascoltandole nei loro preparativi percepisco tutto il limite della loro esperienza… Parlano tra di loro: tu che vestiti porti? Quante valigie (è appena una settimana…)? E poi troveremo questa cosa? Senza quella non so come farei… Ricercano – pur partendo – tutto quello che lasciano: quello che ad esso ogni giorno dà sicurezza… Torneranno: certamente toccate dall’esperienza, ma certamente l’esperienza avrà dato ad esse poco rispetto all’enorme potenziale di un pellegrinaggio.

Già: un pellegrinaggio come enorme potenziale. A certe condizioni. Un enorme potenziale per il cammino vocazionale, per l’animatore vocazionale, per la guida spirituale. Ma specialmente un enorme potenziale per chi lo vive come esperienza squisitamente vocazionale: distacco – cammino – approdo – distacco – cammino…

Forse alle donne della mia parrocchia è importante chiedere che il pellegrinaggio divenga per loro cammino vocazionale verso l’ultima chiamata (sono già tutte nonne…) ed il distacco più che da ogni altra cosa deve avvenire proprio in ordine alle cose, alle sicurezze, ai rapporti quotidiani: ci aspetta il Paradiso! Ed è quello che ho detto loro in questi giorni.

Ma questo numero di ‘Vocazioni’ affronta il tema del pellegrinare in una prospettiva molto più vasta perché lo inquadra nell’ottica straordinariamente stimolante del cammino vocazionale complessivo e specifico di ciascuno di noi… Gli aspetti biblici, culturali, pastorali ecc. fondono per consegnarci alcune idee che – proprio in questo periodo di preparazione agli eventi Giubilari – sostengono il nostro servizio di animatori vocazionali.

 

L’uomo è un viandante

Se si perde questa dimensione di un “da” un “durante” un “verso” si è smarrita l’identità vera dell’uomo e della sua dignità. Lo sanno tutti: “chi si ferma è perduto…”. Ma se si toglie il volto della chiamata e della risposta a questo camminare “da” e “verso” il “durante” (che è la vita terrena) diventa uno scavarsi una fossa sempre più profonda. Solo apparentemente il “camminare” dell’uomo sembra un crescere: in verità – avendo sbagliato strada – si allontana sempre di più dalla meta come chi ha perso la bussola si trova drammaticamente alle prese col nulla del deserto o della foresta sempre meno ospitale e sempre più paurosa… Dal punto di vista della visione dell’uomo del nostro tempo questo è un fattore assai importante. La dimensione vocazionale dice il senso di ogni cammino e ne elimina il rischio di essere semplicemente una “fuga”…

 

Esci dalla tua terra

La vocazione ad un modo “speciale” di servire l’avvento del Regno di Dio reclama un distacco, un’uscita, un andare oltre. Il pellegrinaggio da questo punto di vista si fa ricco di motivazioni profonde e diventa in qualche modo “tipico” dell’esperienza vocazionale. A chi vive l’esperienza del pellegrinaggio è importante “raccontare” la fede perché essa sola sostiene, nutre, plasma il pellegrino e lo rende aperto e disponibile ad ogni chiamata.

 

Io sarò con te

L’andare oltre comporta sempre incertezza. E l’incertezza è una cattiva consigliera quando si deve durare anche fatica. Il pellegrino vive questa esperienza caratteristica del pellegrinaggio così come lo hanno concepito e vissuto da sempre i nostri padri e non solo per motivi religiosi. Ma una stella guida i Magi. Una Parola fedele guida Abramo. Un Padre rende sicuro il passo di Gesù… Anche il pellegrinaggio verso la scelta vocazionale nella vita consacrata ha la sua Stella, la sua Parola, un Padre: io sarò con te… Nei prossimi anni, nella Chiesa Italiana, il tema del pellegrinaggio sarà sempre più importante: prepariamoci a viverlo e ad educarne la realizzazione con un forte accento vocazionale; ne hanno bisogno coloro che animano i pellegrinaggi, ne abbiamo bisogno noi animatori del pellegrinaggio vocazionale che è la vita stessa.