N.04
Luglio/Agosto 1997

Nella marcia vincenziana un incontro con la propria libertà per nuovi slanci di generosità

La marcia vincenziana, organizzata dalle Figlie della Carità di S. Vincenzo in collaborazione con i Missionari vincenziani, è arrivata alla sua VIII edizione e si sta preparando alla IX. Dopo 8 anni di sperimentazione, abbiamo constatato che la formula funziona: formula che alterna, in un cammino reale momenti di preghiera, di scambio, di confronto, di convivenza.

Essa risponde alle esigenze dei giovani che avvertono il bisogno di esperienze nuove, forti, di nuovi Santuari, di nuove mete, di nuove formule di aggregazione, di nuove occasioni di crescita e di confronto. La dimensione della fede è vissuta come un itinerario da percorrere insieme e l’incontro con tanti giovani sulla stessa strada origina una certa sicurezza e conferma che “quella strada” è buona. La marcia vincenziana si colloca modestamente su questa scia.

Nella prima parte della marcia, centrale è l’esperienza del “camminare insieme”, zaino sulle spalle, all’insegna della precarietà, dell’essenzialità. Cammin facendo (50 km. circa suddivisi in tre giorni che va in genere da Arezzo a La Verna) ci si conosce, ci si confronta… il cammino fisico rimanda ad un cammino interiore da fare. Testimonia una ragazza:

“Durante la camminata, ci siamo scoperti nel modo peggiore dal punto di vista estetico… sudati, sporchi… ma nella semplicità e nella verità. Ho riscoperto il mio corpo come un grande dono che esige rispetto e riconoscenza. Ho compreso che il vero significato della camminata è partire da una particolare condizione… e poi correre, arrampicarmi su un grande albero, come Zaccheo, peccatore, ma desideroso di cambiare… per vedere Gesù e sentire che in fondo è Lui che ci cerca e ci dice: oggi devo fermarmi in casa tua…”.

Nella convivenza con gli altri, vissuta nella semplicità, la marcia conduce all’incontro con se stessi e all’incontro con Dio.

Nella seconda parte della marcia, vissuta a La Verna, centrale è proprio lo scoprirsi figlio di Dio, cercato da Lui. Questa riscoperta è ritmata da tre giornate: la giornata di deserto; la giornata della riconciliazione; la giornata della festa. È sorprendente vedere come ogni anno molti giovani si riavvicinano alla fede, alla celebrazione dei sacramenti, alla Chiesa.

Si parte in genere dalla ricerca di se stessi per arrivare alla scoperta degli altri e alla ricerca del volto di Dio! Il binomio “libertà e vita” ha sempre caratterizzato i temi di tutte le marce: “Liberi per servire”; “Liberi per l’incontro”; “Liberi per amare” ; “Liberi per amare la vita”; “Liberi per una vita piena”; “Liberi per donare la vita”; “Liberi per cambiare la vita” ; “Liberi per vivere e testimoniare la Carità”. L’uomo è chiamato ad un cammino di libertà: “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi” (Gal 5,1).

E noi abbiamo voluto mettere in evidenza la libertà come dono ma anche come compito, come cammino da fare. Un cammino che dura una vita, che cambia la vita e la trasforma ad immagine di Colui che ci ha amati per primi. Così, nel corso di questi anni, cammin facendo, siamo andati scoprendo con sempre maggiore profondità, che la vera libertà, tanto desiderata e ricercata, ma mai pienamente raggiunta, è Cristo e Cristo crocifisso. È in Lui che troviamo la capacità di donarci, di spezzarci per gli altri…

Tali tematiche sono state seguite con interesse dai giovani e ne danno prova le “risonanze” conclusive di ogni marcia che sono il compimento di tutto il cammino e   manifestano tutta la ricchezza del vissuto, le conquiste, le riscoperte, l’azione di Dio nella vita di ciascuno, esperienza concreta di come si possa vivere in un’altra dimensione.

Libertà e vita sono le parole che accompagnano ogni marcia. Ogni anno ho avuto la conferma che per vivere bene la propria vita bisogna essere liberi di amarla, di accettarla così com’è e non come la vorremmo… ho imparato ciò da tutte le persone che ho incontrato durante la marcia… ho imparato ad accettare chi è diverso da me, ad essere più forte, più coraggioso, e voglio attuare ciò al mio ritorno a casa. 

Durante l’anno si ha la possibilità di sperimentare momenti di felicità, però spesso sono finti e superficiali. La à cristiano, all’interno di un marcia dà occasione per conoscere un tipo di felicità cristiano all’interno di un cammino di fede profondo sulla via di Cristo.

Per la prima volta mi sono sentito felice… Quando tornerò nel mio ambiente, anche se ritroverò gli stessi problemi, sento che tutto sarà diverso… Quando ci scontreremo con la dura realtà e saremo tentati di rinnegare quanto  abbiamo appreso qui, non dobbiamo avere paura; l’importante è non perder di vista il messaggio grande che Dio ci ha dato in questi giorni.

 

In questi giorni in me è nata la gioia… Ho scoperto che Dio non è vicino a me, ma dentro di me, basta solo scoprirlo e in questa ricerca voglio impegnarmi sempre di più… So che la marcia non finisce qui; la mia marcia continuerà nella vita. Sento che devo fare qualcosa per gli altri giovani quando tornerò al mio paese…

L’esperienza di ogni marcia rimane un memoriale forte di come Dio è all’opera nella vita di ogni uomo. È una scommessa a lasciarsi coinvolgere nella logica di Dio. È un’avventura a tappe, entusiasmante e lunga che orienterà la vita. È una specie di caccia al tesoro. Ogni anno un frammento. Alla fine si troverà il tesoro tutto intero: Gesù Cristo!