N.04
Luglio/Agosto 1997

Prete, pellegrino nella notte, in compagnia di trecento giovani

Uno dei primi atti del Vescovo Martino Gomiero, quando nel 1988 prese possesso della Diocesi di Adria-Rovigo, fu quello di domandare ai giovani di mettersi generosamente in cammino verso il 2000, compiendo ogni anno un Pellegrinaggio diocesano al Santuario mariano della Madonna di Pilastrello di Lendinara. Il Centro Diocesano Vocazioni e il Centro Diocesano di Pastorale Giovanile si fecero carico dell’organizzazione. Proposero itinerari diversi, testimonianze forti di personaggi illustri, gesti di carità qualificanti, momenti intensi di meditazione e di preghiera. La risposta dei giovani non si fece attendere.

Il Pellegrinaggio di ottobre divenne un appuntamento tradizionale e quasi desiderato in Diocesi. Da spostamento geografico di massa, qual era all’inizio, si trasformò via via in un itinerario spirituale dove vengono coinvolte, e quasi messe in gioco, tutte le facoltà del giovane pellegrino: da quelle uditive a quelle visive, da quelle motorie a quelle emozionali; dove ogni testimonianza, ogni gesto, ogni rito, ogni suono, ha la sua voce, il suo significato, il suo richiamo al trascendente; dove la fatica del cammino diventa invito alla conversione, la condivisione della strada è la gioia di essere insieme, il pregare uniti rende fratelli e figli raccolti attorno l’unico Padre.

Il IX Pellegrinaggio era quest’anno modulato sulle seguenti tematiche:

“Vegliare e camminare” ; “Il cammino dell’incontro con Gesù”; “Gesù fissatolo lo amò”; “Confrontarsi con Gesù è nascere di nuovo” ; “Nascere dall’acqua e dallo Spirito”; “Accogliere la croce”; “Se tu conoscessi il dono di Dio”; “Maestro, dove abiti? Venite e vedrete”; “Credere è fare”; “Testimoni”.

I testi biblici di riferimento: Giovanni 3,1-21 (Nicodemo) – Marco 10,17-22 (Il giovane ricco) – Giovanni 4,5-26 (La Samaritana) – Giovanni 1,35-37 (I primi due discepoli).

Questa è la testimonianza di un sacerdote che ha vissuto il pellegrinaggio notturno insieme con i giovani.

Dopo sette anni di esperienza agli organizzatori parve giunto il momento di imprimere un ritmo nuovo a questo annuale pellegrinaggio di giovani. Lo si volle più forte, più qualificante, più impegnativo, più capace di dire che l’anno 2000 era ormai alle porte. Fu così che lo si pensò notturno. A qualcuno, l’idea parve peregrina e fuori del tempo; improponibile per i giovani di oggi, abituati a vivere – si diceva – nella comodità e dentro alla cultura del “tutto mi è dovuto gratuitamente”.

Chi invece i giovani li conosce non per sentito dire, ma per vicinanza quotidiana di vita e per condivisione di esperienze, non ha esitato un istante. Del resto, gli ultimi tre anni che ci separano dal grande traguardo del 2000, sono sembrati occasione singolare e privilegiata per questo nuovo modo di mettersi in cammino nella notte.

Si scelse la notte tra il sabato 26 e la domenica 27 settembre. Il percorso prevedeva la partenza alle ore 24 dalla Basilica di San Bellino, che custodisce l’arca con i resti mortali del patrono della Diocesi. I giovani arrivarono alla spicciolata, ben attrezzati per macinare chilometri di asfalto e con il cuore aperto all’ascolto e all’accoglienza di Dio.

Un’ora di preghiera iniziale servì ad accordare gli animi sulla stessa linea d’onda e poi ci si unì in marcia, uno accanto all’altro, senza nulla dire, ma con dentro all’anima le tante parole dell’Amore che riscalda, vivifica e ti lascia beneficamente inquieto. Il tragitto fino a Fratta Polesine fu breve: lo spazio di una confessione e il pianto di un padre che si era messo in strada di notte – anche se non più giovane – per domandare a Dio la guarigione della figlia.

All’arrivo, il parroco di Fratta Polesine ci offri un ristoro caldo, e la chiesa, sontuosa d’arte e di spazio, dedicata ai santi Pietro e Paolo, ci strinse in un abbraccio di festa, intorno a Cristo, al quale ogni giovane poté chiedergli cantando: “Dammi un cuore, Signor, / grande per amare…/ pronto a lottare con te”. Al ritmo di quel ritornello, dopo un’ora, riprendemmo a camminare verso Villanova del Ghebbo.

Il buio era profondo, solcato solo dalla luce delle torce che aprivano e chiudevano quella singolare marcia di giovani, i quali sfidavano la notte e il riposo dei più, per trovare un senso alla loro vita. Il silenzio era rotto unicamente dal rumore dei passi sull’asfalto e dal latrare dei cani, innervositi dal transitare inconsueto di tanta gente.

Luca mi si accostò e mi chiese di narrarmi, prima ancora delle colpe, i doni di cui Dio gli stava riempiendo la vita. Lo ascoltai a lungo senza proferir parola e quando alla fine parlai, fu più per ringraziare che per concedere il perdono. A Villanova ci accostammo tutti simbolicamente al fonte battesimale per ritrovare, in quella sorgente d’acqua viva, le radici della nostra fede e il coraggio dell’annuncio.

Nell’ultimo tratto di strada fino a Lendinara, il più lungo, ci portammo appresso, inquietante, l’interrogativo con cui il frate francescano aveva sciolto l’assemblea: “Giovane, che ne è stato del tuo battesimo?”.

La responsabilità della risposta e, forse, la fatica che ormai si faceva sentire un po’ in tutti, resero i giovani camminatori ancora più silenziosi del solito. Io capii, dalla stanchezza che mi trovavo addosso, che la giovinezza per me era ormai roba d’altri tempi. Strinsi i denti con orgoglio e giunsi con il gruppo alla chiesa del convento dei Cappuccini di Lendinara per l’ultima sosta di preghiera, prima di un prolungato, caldo e abbondante ristoro offertoci dai frati, che doveva prepararci all’Eucaristia del vescovo Martino celebrata sul piazzale del Santuario della Madonna del Pilastrello. A quell’insolita assemblea liturgica domenicale si unirono altri giovani e un gruppo di devoti.

Il canto, che sembrava non smettere mai, mi portò lontano. Così lontano, da farmi pensare alla “domenica senza tramonto”con cui si concluderà, un giorno, un altro pellegrinaggio, ben più impegnativo di questo: il pellegrinaggio della vita. Ritornai pienamente in me stesso solo quando la voce di don Guido annunciò che la camminata notturna del prossimo anno avrebbe preso il via da Badia Polesine e consegnò in custodia, tra l’applauso dei presenti, la croce dei pellegrini ai giovani di quella comunità.