Un campo vocazionale vissuto “per strada”
Da alcuni anni la Fies di Parma propone ai giovani-adulti della diocesi una particolare esperienza estiva: otto-dieci giorni vissuti insieme in cammino per strada vivendo ed ascoltando la Parola di Dio. Ogni anno una meta diversa, ma sempre al termine del cammino due-tre giorni trascorsi in un monastero condividendo la preghiera ed il lavoro confratelli e sorelle chiamati a consacrare tutta la propria vita a Dio e agli altri: il monastero di Monte Corona, il monastero di Tamié, Vitorchiano, Abbaye de Lerins, Monastero dei santi Pietro e Paolo a Germagno, Monts Voirons, Fonte Avellana.
Ogni anno prepariamo lo zaino: con noi la tenda, il cibo necessario per alcuni giorni, lo stretto necessario per coprirci, un quaderno, la Bibbia; e siamo pronti a partire. Un campo vissuto per strada: si realizza in questa esperienza la chiamata di ogni battezzato ad essere pellegrino, sempre in cammino, pronto a lasciare ciò che ci lega al passato, alle “cose” del nostro piccolo orizzonte. La strada diventa per alcuni giorni concretamente il luogo dove noi viviamo, parliamo, incontriamo fratelli e sorelle, fatichiamo, ascoltiamo… Abituati a vivere in case di mattoni, fermi, sicuri di ciò che abbiamo, per strada scopriamo l’insicurezza, la precarietà ma anche la libertà della nostra chiamata.
“Amato tormento”: così un’estate abbiamo definito questa esperienza che ogni anno torniamo a vivere. È tormento il camminare con lo zaino sulle spalle, è tormento montare e smontare la tenda, preparare e disfare lo zaino anche più volte al giorno, è tormento il sentirsi stanchi, spesso inadeguati di fronte alle situazioni che si possono presentare. Ma scopriamo in questo tormento il desiderio di continuare a camminare, l’amore per “strada” che ci scuote e distrugge anno dopo anno la pietra che ancora ricopre il nostro cuore.
Per strada riscopriamo la luce di ciò che è essenziale: poche “cose”, i fratelli e le sorelle, l’ascolto con la vita della sua Parola. Dove andiamo? Dove conduce la strada? La strada porta sempre all’ascolto della sua Parola che chiama: davanti a Lui, affaticati, lieti per gli incontri inattesi, grati per il sole donato, preoccupati per il sentiero perduto, riceviamo nel nostro cuore la forza della sua Parola, e la riceviamo per quello che siamo. La strada, passo dopo passo, ci spoglia di tutto ciò che appesantisce il nostro cuore e ci dona di accogliere la Parola per quello che noi siamo nel profondo.
Per questo ogni anno al centro della “strada” vi è un libro della Scrittura, Parola che si incontra con la nostra vita e ci apre al futuro, ci conduce nuovamente “per strada” anche ,quando torniamo alle nostre case e siamo tentati di fermarci. La Scrittura proposta con perseveranza e gradualità, all’interno della giornata e lungo la strada: ogni sera il culmine nella celebrazione della Parola, e solo alla fine del cammino il “titolo” del viaggio, secondo quanto lo Spirito ha seminato nei cuori: da “Abramo amico di Dio”, a “Yosef il sognatore”, a “Geremia profeta”, al “Terremoto di Amos”, all’“Unico rifugio JHWH”, “Pellegrina lontana”, “Il segno di Giona”, “Volti nei volti”, “Benedetto Dio…”.
La Parola viene ascoltata, lasciata penetrare nel nostro essere; il suo orizzonte si allarga, si moltiplicano echi e richiami delle Sacre Scritture a partire da Cristo. Ne nascono commenti a questa Voce che viene a sradicare ed abbattere per piantare la nuova vita nei cuori; o testi più aperti, simbolici; o, infine, ne nasce il canto: quando è la Parola stessa a suggerirlo.
Nella nostra esperienza il rapporto fra Parola e canto ha un’importanza particolare: non si canta per cantare, ma il canto giunge come ripresa di quanto ascoltato, e spinta a vivere “oltre”: il canto, per sua natura, porta in sé il massimo della nostra possibilità di dare corpo alle parole. Quando poi è vivificato dalla Grazia, e i testi non sono parole nostre ma ripetizione della Parola, e il suono è gemito dello Spirito in noi, allora il canto diviene una via in mano all’unico Maestro. Lo scopo è sempre lo stesso: che la sua Parola trovi una porta, un sentiero per entrare in noi.
Il canto come risposta all’ascolto, il canto come memoria della storia di Dio per noi, il canto perché il cuore di ognuno sia libero di andare e cercare dove più lo Spirito lo spinge, per entrare nel mistero di Dio che chiama, il canto per vivere come popolo, una sola bocca, che tenta di seguire le vie del vangelo, il canto per esprimere e crescere nella carità, per diventare canto di gioia e di speranza nel mondo verso la Venuta di Cristo.
“Per strada” sempre, chiamati ad essere pellegrini di misericordia del nostro Dio, Padre delle misericordie che ci ha donato suo Figlio, pellegrino per le strade del mondo; la strada diviene messaggio, risveglia nel mondo la tensione verso una meta: “Dove vanno”? È una chiamata per tutti, al cui interno cresce la chiamata per ognuno di noi, dono del suo amore misterioso e sovrabbondante di Grazia.