Bibliografia ragionata su pastorale vocazionale e famiglia
L’aggiornamento bibliografico sul tema della pastorale familiare nell’ottica di lettura del presente fascicolo di ‘Vocazioni’, in questo contributo è svolto con l’intento di offrire un percorso che faccia riferimento ad alcune pubblicazioni (per lo più recenti) che possono aiutare gli operatori pastorali ad una contestualizzazione ed acculturazione del tema, ad una riflessione approfondita sulla teologia del matrimonio, all’interno del quale recepire la prospettiva vocazionale ed infine in riferimento al rapporto famiglia e vocazioni. La scelta limitata dei titoli corrisponde ad esigenze di sinteticità. Ulteriori indicazioni potranno essere reperite nelle stesse opere recensite ciascuna delle quali presenta un coerente e buon repertorio bibliografico.
Contestualizzazione del tema nell’ottica delle scienze umane
L’approccio alla dimensione vocazionale propria del matrimonio e della famiglia, come consegnato dai recenti documenti del Magistero, non può non confrontarsi seriamente e serenamente con alcune tendenze proprie dell’attuale situazione sociale come con alcune dinamiche psicologiche e con alcuni orientamenti pedagogici elaborati dalle corrispettive scienze umane. La preoccupazione a questo livello supera, comunque, la semplice curiosità descrittiva e l’ansia di immediate e comode tipologizzazioni per andare ad una più esatta percezione del fenomeno con l’impegno di registrare quei punti di innesto propri di un discorso vocazionale all’interno delle dinamiche socio-psicologiche attuali. La bibliografia in questo settore è abbondante, anche se non immediatamente accessibile da un punto di vista lessicale e di gergo specifico. I contributi che segnaliamo, tra i molti possibili, si caratterizzano per la sinteticità e una relativa completezza nell’affrontare le singole problematiche.
SCABINI, Psicologia sociale della famiglia. Sviluppo dei legami e trasformazioni sociali, Bollati Boringhieri, Torino 1995.
L’Autrice, ordinario di Psicologia sociale della famiglia presso l’Università Cattolica di Milano, in questo testo, la cui lettura non si presenta esente da difficoltà, ma che risulta certamente stimolante ed arricchente, studia l’aspetto psico-sociale della famiglia nella sua specifica soggettività sociale caratterizzata dallo sviluppo relazionale e intergenerazionale sorretto da una logica di dono (cura) e di relativo debito (lealtà) reciproco (cfr. l’importante cap. 3 del volume). In una sezione successiva la soggettività familiare (la costituzione della coppia; la nascita dei figli e la loro crescita, la presenza degli anziani, la separazione coniugale) come momenti di una successiva modulazione del legame relazionale e intergenerazionale che caratterizza l’ethos familiare. L’aggancio pastorale con i temi di questo volume, che rimangono rigorosamente entro i binari del saggio accademico, può essere ravvisato in una particolare attenzione a svolgere il tema vocazionale, che resta unico e si salda proprio sulla dinamica antropologica della relazionalità come forma di amore realizzato secondo modalità specifiche (ed insostituibili) all’interno della famiglia, con una particolare attenzione alle successive “vocazioni” che lo svolgersi del ciclo di vita familiare determina come situazioni di “rischio” dell’identità o come appelli ad una apertura delle molteplici possibilità di incarnazione dell’unica vocazione di amore propria della coppia coniugale.
SCABINI – P. DONATI (a cura di), Nuovo lessico familiare, Studi interdisciplinari sulla famiglia, 14, Vita e Pensiero, Milano 1995.
Frutto delle molteplici analisi promosse dal Centro Studi e Ricerche sulla Famiglia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, il volume identifica alcune “tematiche cruciali e trasformazioni strutturali, relazionali e culturali”che attraversano la famiglia in Italia proponendo così “le categorie fondamentali ed i concetti chiave per una comprensione della famiglia, sia come sistema relazionale (dimensione intrasoggettiva delle relazioni tra i suoi membri) sia come soggetto societario (dimensione intersoggettiva che ne coglie la rilevanza sociale)” (p. 9). L’impegno dei singoli contributi così è quello di definire la famiglia e analizzare il soggetto famiglia in rapporto con il tempo e con gli eventi di rischio che attraversano la convivenza. Il volume, come il precedente, appare così un utile prontuario per reperire ed analizzare il fenomeno famiglia in vista anche di una attenzione pastorale che non può prescindere nel tratteggiare la dimensione vocazionale di essa dalla considerazione di alcune dinamiche che il volume puntualmente descrive quali la relazione familiare, il ciclo di vita, la cura familiare, il legame familiare e la frattura coniugale, il rischio familiare.
MANENTI, Coppia e famiglia come e perché, Psicologia e formazione, 10 EDB, Bologna 1993.
L’attenzione dell’Autore è quello di aiutare la coppia e quanti operano nell’ambito della famiglia, a capire e sviluppare in modo adeguato il sistema familiare che appare caratterizzato da tre costanti: l’affetto, la relazione, il progetto “Il contenuto affettivo (amarsi) ha bisogno di una precisazione relazionale (amarsi come?) e finalistica (amarsi a qual fine?)” Il volume fa propria la tesi secondo cui se per la precisazione dei criteri di autenticità di una relazione la psicologia può offrire importanti stimoli, così “per la precisazione finalistica la proposta cristiana ne ha degli altri altrettanto interessanti”. È convinzione di Manenti che “il contributo psicologico e teologico siano legittimamente integrabili nella trattazione del tema coppia e famiglia. Come e perché sono due aspetti inseparabili. Grazie a loro la parola amore perde l’ambiguità” (p. 6). Alla luce di questo principio tutto il volume analizza lo stile familiare ed i valori che lo ispirano, si impegna a verificare le motivazioni e la qualità relazionale vissuta all’interno della famiglia e vede in essa un luogo singolare di integrazione di fede e vita (cfr. cap. 5). Il testo può rappresentare un utile contributo accanto allo studio della teologia e della spiritualità del sacramento per una contestualizzazione della vocazionalità-progettualità del matrimonio entro le strutture delle stesse persone coinvolte in modo protagonistico nell’avventura della vita familiare.
GALLI, Educazione dei giovani alla vita matrimoniale e familiare, Educazione famiglia società, 4, Vita e Pensiero, Milano 1993.
L’Autore, ordinario di Pedagogia nella Facoltà di Magistero dell’Università Cattolica di Milano, svolge in questo ampio saggio una pedagogia della vita matrimoniale e familiare che a partire da alcune caratteristiche proprie dell’attuale cultura giovanile e dell’attuale percezione della realtà sessuale e dell’istituzione matrimoniale e familiare, offre negli ultimi due capitoli (“Il fidanzamento, tempo di intese e di progetti”, “Verso il matrimonio. Spunti di sintesi e di approfondimento”) interessanti ed utili riflessioni, in stretta correlazione con la linea personalistica del Magistero conciliare e post-conciliare, in vista di un’educazione all’amore coniugale e familiare per quanti sono chiamati ad operare nella pastorale familiare. Nel testo appare con chiarezza quanto sostenuto nello stesso Direttorio di Pastorale Familiare: la necessità di “inserire la propedeutica alla vita sponsale nell’educazione generale” per cui “all’azione coniugale ci si prepara per gradi nelle età anteriori” (p. 419). Così “matrimonio e famiglia risultano non tanto l’esito spontaneo dell’età o di contingenze sociologiche o di necessità esistenziali quanto piuttosto il punto di arrivo di un itinerario, che principia da lontano, supera le difficoltà specifiche degli stadi di sviluppo, conduce il soggetto in divenire alle condizioni volute per assumere decisioni responsabili in merito alla pianificazione della sua vita” (p. 420). Nella prospettiva cristiana la progettualità, come dinamica tipica dell’assetto decisionale della vita, pur contrastata ed impoverita da alcune tendenze dell’attuale cultura, diventa accoglienza della vocazionalità, realtà che comunque arriva da lontano e corrisponde alla specificazione della vocazione alla vita e battesimale propria del credente.
Per una teologia e pastorale del matrimonio in una prospettiva vocazionale
SICARI, Matrimonio e verginità nella rivelazione. L’uomo di fronte alla “gelosia di Dio”, Già e non ancora, 227, Jaca Book, Milano 1992 (Il ed.)
Il testo, scritto con un linguaggio seducente ed avvincente, si ripromette di cogliere la vocazione all’amore matrimoniale a confronto con quella all’amore verginale, realtà che appartengono al patrimonio della Chiesa fin dalle origini e che devono essere comprese alla luce del tema dell’amore geloso di Dio, manifestatosi nell’offerta dell’Alleanza con l’umanità definitivamente realizzata nel mistero sponsale del Cristo per la Chiesa. “Che cos’è la Gelosia di Dio se non la forma storica, pedagogica e stimolante, per condurre l’uomo su un terreno, su una qualità di amore che appartiene solo alle possibilità di Dio e che, violentemente certo, ma per un progetto di deificazione, si riversa sull’uomo?” (p. 212). Così “la Chiesa resta come luogo abituale in cui il Dio Uni-Trino continua a mettere se stesso in comunione con l’uomo; e la vocazione dell’uomo non è altro che la simpatia, l’affinità con cui l’uomo condivide la sua stessa intera vita con l’esperienza trinitaria che gli si offre. Ed è evidente che quanto il discorso vocazionale riguarda direttamente le umane capacità ed esperienze di amore, esso assume una precisazione che può essere definita solo ‘sacramentale’. La vocazione coniugale vi appare così come una lenta ma sempre più progressiva e totalizzante esperienza di come la comunione interpersonale […] si approfondisca, si scavi nell’essere, impari le leggi dell’oblazione piena di sé, della reciproca nutrizione, della effusione vitale e della potenza generativa” (p. 213). Ma alla luce dell’amore crocifisso trova senso anche l’esperienza del logoramento, della morte per cui “la vocazione di due coniugi è una capacità storica e storicamente esperimentata d’assistere alla crescita del proprio amore nel logoramento della propria carne e, apparentemente, dell’amore stesso”(p. 213).
In una prospettiva di presentazione di alcuni temi della vocazione matrimoniale va segnalato del medesimo Autore: Breve catechesi sul matrimonio, Già e non ancora, 191, Jaca Book, Milano 1990.
CAMPANINI, Il sacramento della coppia. Saggio di teologia del matrimonio cristiano, Nuovi saggi teologici, 37, EDB, Bologna 1996.
Il testo rappresenta una precisa ed ampia introduzione alla realtà sacramentale del matrimonio da cui sgorga la dimensione vocazionale propria della coppia e vissuta all’interno dell’ethos familiare. La convinzione di fondo che muove l’Autore nell’articolare la sua ricerca è quella della singolarità propria del matrimonio. Infatti “gli altri sacramenti rappresentano eventi di salvezza che si inseriscono nella storia umana, il matrimonio è un evento della storia umana che – per i battezzati – si costituisce come evento di salvezza”. Così “l’atto sacramentale del matrimonio non si pone dopo la realtà antropologica dell’incontro e del reciproco accettarsi e consegnarsi degli sposi, al contrario coincide con questa realtà, essendo la stessa comunione di amore tra un uomo e una donna battezzati che diviene sacramento” (p. 8). La dimensione vocazionale si specifica così come un approfondimento dell’antropologia dell’incontro interpersonale e reciproco nel quale l’amore e la sua dimensione corporea e sessuale diventa parola che impegna e promette la vita. In una seconda parte dello studio la partenza è dall’alto, dalla natura sacramentale del matrimonio, inserita nell’intero organismo sacramentale originato dalla Pasqua di Gesù e si struttura come “sacramento permanente” in cui dono di grazia e compito aperto da essa per la vita dei coniugi vengono a saldarsi per una comune vocazione alla santità che “non è da cercare altrove o nonostante, ma proprio in e mediante la vita coniugale, lo stato, la dignità e i doveri che essa comporta” (p. 246-7).
GIOVANNI PAOLO II, Uomo e donna lo creò. Catechesi sull’amore umano, Città Nuova Editrice – Libreria Editrice Vaticana, Roma – Città del Vaticano 1985.
Il volume, che raccoglie il ciclo delle “catechesi del mercoledì”, tenute dal Pontefice nei primi anni del suo ministero apostolico dal 5 settembre 1979 al 28 novembre 1984, rappresenta un’importante introduzione alla teologia dell’amore nell’ottica del mistero della persona secondo la ben nota antropologia che il Papa ha continuamente approfondito nel suo lungo esercizio magisteriale. Lo stretto legame tra antropologia, cristologia e teologia dell’amore umano sviluppato nei primi tre cicli con una particolare sottolineatura alla comprensione simbolica del corpo, si connette nelle ultime tre sezioni con una riflessione sulla verginità e sul matrimonio. Il volume che può essere percorso anche attraverso un accostamento tematico (per il quale sarebbe stato gradito un apposito indice), riveste un’importanza particolare anche per la riflessione pastorale e non solamente per la teologia morale e sacramentale. Un riferimento ai molti temi proposti da GIOVANNI PAOLO II è sicuramente di utilità per una determinazione più esatta della vocazione all’amore, dal suo essere radicata nella realtà corporea dell’uomo e del suo pervenire alla sua piena accoglienza nella rivelazione cristiana e alla sua attualizzazione nella coppia coniugale come nel vergine. Circa la vocazione matrimoniale non può sfuggire nella sua profondità l’affermazione per cui “coloro che, come coniugi, secondo l’eterno disegno divino si uniscono così da divenire, in un certo senso ‘una sola carne’, sono anche a loro volta chiamati, mediante il sacramento, ad una vita ‘secondo lo Spirito’, tale che corrisponda al ‘dono’ ricevuto nel sacramento” (p. 390).
Per una introduzione ai temi delle Catechesi, così come una loro “guida di lettura” si segnala: L. CICCONE, Uomo – Donna. L’amore umano nel piano divino. La grande Catechesi del mercoledì di Giovanni Paolo II, LDC, Leumann-Torino 1986.
GOFFI, Spiritualità del matrimonio, Spiritualità, 52, Queriniana, Brescia 1996.
In questo testo del teologo morale e spirituale recentemente scomparso si cerca di offrire una rivisitazione contestualizzata dell’esperienza spirituale matrimoniale, alla luce dell’insegnamento scritturistico, teologico, dei testi liturgici e con una particolare attenzione alla prospettiva ecumenica. Nonostante le ampie prospettive offerte dal Magistero circa il vissuto spirituale familiare, fa notare GOFFI, “la massa dei coniugi sta adagiata per lo più nella mediocrità cristiana. La stessa pastorale ecclesiale si limita ad inculcare in essi una normativa morale umana. Il presente scritto amerebbe di poter cooperare ad iniziare il ceto coniugale all’esperienza spirituale nell’accoglienza della grazia dello Spirito di Cristo. Divulgandosi un vissuto spirituale coniugale, costituirebbe nella comunità ecclesiale la grande rivoluzione autenticamente evangelica, che lo stesso concilio Vaticano II si è augurato (GS 48)” (p. 9). Sulla base di questa preoccupazione allora si può comprendere come un’educazione ad un vissuto matrimoniale ispirato da una logica di fede passi attraverso la proposta e l’accoglienza di una spiritualità coniugale, capace di tradursi nell’esercizio delle virtù peculiari del matrimonio, che proprio nell’approfondimento della tematica della vocazione, possono trovare un insostituibile elemento architettonico.
TETTAMANZI, La famiglia via della Chiesa, Sussidi pastorali e liturgici, 51, Massimo, Milano 1987.
Il testo, uno dei molti dedicati all’etica, alla spiritualità e alla pastorale familiare, dall’Autore, arcivescovo di Genova, è una raccolta di studi che muovendo dai problemi attuali della pastorale familiare e dalle coordinate di fondo della teologia del matrimonio cercano di definire lo stile di vita cristiano che sgorga dalla celebrazione del sacramento della coppia. In particolare emerge la vocazione ecclesiale propria della famiglia attraverso la costruzione dell’amore in cui l’ethos del dono e della capacità generatrice, rigeneratrice propria dell’amore, consente di sviluppare una ministerialità familiare ispirata dalla solidarietà che sa dare corpo all’identità vocazionale che riposa dentro la grazia del sacramento matrimoniale. “Il ministero coniugale – precisa TETTAMANZI – è ‘dono’: come ogni altro ministero ecclesiale, il ministero coniugale è fondamentalmente un carisma, possiede un’intrinseca dimensione carismatica, perché è legato – tramite la celebrazione sacramentale – all’effusione dello Spirito Santo [.. .]. Ciò dice che il servizio ecclesiale degli sposi cristiani si connette non tanto alla loro buona volontà, quanto al ‘dono’ loro comunicato e ne deriva che questo ministero è destinato a suscitare e sviluppare il ‘rendimento di grazie’ (eucaristia) nell’esistenza della coppia, esigendo che sia esercitato nel rispetto della sua qualifica di dono: un dono che si fa dono! […]. In quanto offerto alla libertà umana, il dono divino si configura poi come ‘comandamento’. In questo senso il ministero coniugale suscita e sviluppa nella coppia cristiana un’obbligazione morale: questa viene ‘dopo’ il dono di Dio, è sempre sostenuta dal dono divino, ed esperimenta quella forza vincolante che è propria dell’amore” (p. 93).
Sul rapporto famiglia e vocazioni
Non mancano contributi su questo tema già affrontato nella Rivista e in un convegno del Centro Nazionale Vocazioni ai cui Atti si rimanda per un primo accostamento alla problematica (Famiglia oggi e vocazioni, Rogate, Roma 1990). L’orizzonte di fondo del presente fascicolo inclina verso una rilettura del matrimonio come vocazione. Si può ritenere che all’interno della vocazione matrimoniale di due battezzati si apra lo spazio per un servizio all’intuizione, alla maturazione e al consolidamento della vocazione di ciascuno ed in particolare nell’azione educativa per la proposta della vita come vocazione e, comunque, di un senso progettuale dell’esistenza. In questa ottica possono essere segnalati i seguenti due contributi di recente pubblicazione.
STENICO, La famiglia luogo di orientamento vocazionale, Edizioni Dehoniane, Roma 1997.
L’Autore, che ha già pubblicato un’opera sulla pastorale familiare (Famiglia per vocazione. Per una pastorale della famiglia, Edizioni Dehoniane, Roma 1994), in questo saggio dapprima va alla ricerca dell’identità della famiglia intrecciando il dato teologico con una riflessione mediata dalle scienze umane ed in particolare con la psicologia che fa propria la teoria sistemica della famiglia e successivamente si concentra sul problema educativo. Procede, poi, analizzando la visione cristiana di vocazione sulla quale innesta il tema di fondo del saggio, quello della famiglia quale luogo di orientamento vocazionale. Così “la famiglia educa ravvivando la conoscenza di sé e del proprio ‘essere’, della natura e struttura del fatto educativo e delle esigenze della vocazione cristiana. Ma non è però in grado di ‘diventare ciò che è’ da sola, per questo motivo è provocata a compiere un passaggio decisivo: da una comunità di affetti, di interessi e di progetti a una comunità di testimoni e di profeti che annunzia il Regno già presente e lo edifica nel quotidiano e nell’umano. Ciò avviene accettando di essere sempre in cammino con Cristo, anzi in Cristo. In lui avrà coscienza di essere essa stessa una vocazione particolare e un luogo di crescita vocazionale” (p. 98). Dentro questa comprensione vocazionale dell’esistenza si apre, quasi naturalmente, l’impegno a sviluppare la cura per la vocazione dei figli attraverso ciò che sostanzia il quotidiano di ciascuna famiglia e assumendo seriamente l’impegno educativo come compito capace di aprire il futuro e la libertà di abbracciare la personale vocazione di ciascuno. “Essere famiglia – richiama in conclusione l’Autore – significa essere luogo vivente di valori, e la famiglia diverrà luogo di orientamento vocazionale se al suo interno si vivranno e si comunicheranno i valori base del Vangelo, dell’ascolto attento della parola di Dio, della preghiera, dell’educazione alla fede” (p. 179).
ROSSI, Famiglia cristiana e vocazioni speciali, Edizioni Del Noce, Camposampiero (PD) 1997.
L’opera nasce dalla preoccupazione di raccordare il tema della famiglia come luogo di crescita vocazionale, come attestato, anche se non del tutto approfondito, in alcune- indicazioni magisteriali (cfr. LG 11), con una considerazione delle attuali condizioni della famiglia in cui questo impegno, segnalato nella predicazione come nella pastorale ecclesiastica, difficilmente trova una sua considerazione e realizzazione. Coerentemente con il progetto segnalato, lo studio considera il tema dell’educabilità delle vocazioni di speciale consacrazione e recensisce, sulla scorta dei documenti e delle fonti magisteriali, i compiti della famiglia cristiana in ordine alla vocazione. La seconda preoccupazione è attestata dal cap. 3 in cui vengono sinteticamente delineati i tratti della famiglia nell’attuale società e il suo ruolo specifico. Conclude il lavoro un capitolo propositivo circa i metodi e gli strumenti operativi per abilitare la famiglia a prendere coscienza e a sviluppare il suo servizio circa le vocazioni di speciale consacrazione. “La famiglia, come prima comunione di persone, come esperienza originaria dell’amore, deve liberare nei figli la capacità di amare e, sul piano cristiano, deve farlo fino al punto di far loro concepire la vita come dono d’amore. E quanto più questo amore è pieno, totale, radicale, tanto più la famiglia potrà dire di aver realizzato se stessa. Per cui la famiglia cristiana avrà conseguito le sue mete educative solo quando i suoi figli avranno individuato la loro vocazione cristiana e, in essa, quello stato di vita che Dio ha per essi voluto” Se questa è la tesi di fondo sostenuta dall’Autore, i cui tratti possono risultare largamente condivisibili, la sua verifica nel lavoro pastorale appare ancora un compito che attende soddisfacenti risposte.