N.05
Settembre/Ottobre 1997

Preparare al dono di sé: ogni vocazione all’amore nasce e cresce in famiglia

Caratteristica fondamentale della vocazione è il dono, come conseguenza di un atto d’amore. E l’amore si vive, si pratica e si impara in famiglia. Pertanto questa proposizione ci porta subito ad individuare la vocazione inserita nella famiglia e nelle manifestazioni dell’amicizia coniugale, paternale e fraternale, che si praticano in famiglia. In altre parole la vocazione nasce in famiglia. E la migliore preparazione alla vocazione, al matrimonio, al ministero ordinato alla vita consacrata o al celibato ut sic, si situa nell’ambito familiare. È in questo ambito che la persona si forma e matura nella complessità dei suoi bisogni. Soprattutto è in famiglia che si impara la relazione, il contatto positivo o negativo con il mondo esterno. E la relazione o meglio il saper relazionare positivamente rimane la migliore disposizione per fare delle scelte.

 

 

Diventare adulti nelle risposte

Vediamo ora un possibile percorso familiare per educare un individuo alla maturazione personale. Cosa significa diventare adulti? A mio avviso tre sono gli elementi che costituiscono la maturità di una persona: veder chiaro, essere libero e avere il senso della responsabilità.

Semplifico in questi tre elementi tutto l’iter formativo che una sana famiglia potrebbe seguire in quel complesso e tormentoso cammino verso la realizzazione del sé, verso il raggiungimento della maturità dei propri componenti. Rimane quindi basilare il concetto che questo cammino coinvolge tutti i membri della famiglia: genitori e figli e non solo questi ultimi. È tutto il nucleo familiare che si propone questi scopi e quindi si autoeduca alla maturità. Essere lucidi, liberi e responsabili.

 

 

Veder chiaro

L’adulto possiede innanzitutto una visione netta e obiettiva delle persone e delle cose; vede chiaramente nella propria vita, ne comprende il senso e ne sa intuire il futuro. Ciò presuppone, in primo luogo che non ci sia nebbia sul suo cammino. E incominciamo dagli ostacoli alla lucidità.

 

L’agitazione

È sollecitata da un mondo che va in fretta. Correre, mai fermarsi. O come mi diverto! Macchine, moto, mezzi di comunicazione, ecc., sollecitano e stordiscono. A forza di correre non ci si incontra con nessuno, e quel che è peggio, nemmeno con se stessi.

La mania dell’apparenza

Vale tutto quel che brilla, che è “formidabile”, che strabilia gli altri: una macchina bella, gioielli preziosi, vestiti firmati, un corpo atletico, o a seconda dei casi, un corpo anoressico. È la mania dell’apparenza e di tutto ciò che luccica e che quindi impedisce il vederci chiaro.

I tossici della vita moderna

Che cos’è la droga se non l’illusione di poter essere diversi e di aver quel qualcosa in più che inebria e permette di evadere o di eccellere? Oltre la droga ci sono poi tutte le mode e gli adeguamenti ad un tipo di società che consuma, consuma fino al totale sciupìo.

I pregiudizi

Sono tanti nei confronti della vita affettiva e del matrimonio o di qualsiasi vocazione. I pregiudizi creano i “singles” creano gli stereotipi del benessere fisico.. Perché sposarsi, perché fare figli? E poi: la castità non è più di moda. Dobbiamo provare a vivere insieme prima. E così via. La lucidità non viene da sé. La si deve acquistare.

Saper guardare

Non è tutto rosa o tutto nero. Bisogna vedere il mondo nella sua obiettività e realtà, coi lati buoni e quelli cattivi. Osserviamo e accettiamo i lati dolorosi della vita, i nostri difetti, le malattie, le disgrazie. Insomma, avere il coraggio di guardare in faccia alla vita.

Prevedere

Vedere lontano, vedere in anticipo. E di conseguenza vedere in larghezza. Anche questo fa parte della lucidità. Come pure avere l’elasticità nei programmi relativi al futuro, per mettersi al riparo da traumi e imprevisti.

Non aver fretta

La vita moderna è tutta velocità. Non fa male fermarsi. E come diceva don Caffarel, “sedersi per riflettere”. Farsi un’isola silenziosa in mezzo al frastuono. Essere lucidi è anche riflettere. E perché no, abbandonarsi anche a sogni positivi.

Lasciarsi consigliare

Talvolta a furia di riflettere le cose si ingarbugliano di più. Allora non fa male affidarsi a qualcuno più saggio, con più esperienza. Sarà bene rispolverare quel dono dello Spirito che è il Consiglio.

 

 

Essere libero

Essere adulto significa essere libero e poter scegliere la propria vita. Avere uno stile di vita personale e scegliere liberamente quel legame d’amore che ci impegnerà per la vita. Parliamo non di libertà assoluta, ma di libertà umana, condizionata da tanti eventi. Libertà umana è soprattutto fantasia di consumare l’esistenza consapevoli di dipendere dall’Esistente. E ora vediamo anche qui gli ostacoli.

 

Le sollecitazioni della pubblicità

Non è difficile osservare come la pubblicità ci condizioni, anche nel misero spazzolino per i denti. Essa esercita una subdola pressione sulla nostra volontà.

La paralisi delle nostre paure

Ogni età della vita ha le sue paure, le sue ansie, che fanno parte della crescita dell’individuo. Il bambino ha paura dei fantasmi, del buio e di essere abbandonato dai genitori… L’adolescente ha paura di essere diverso dagli altri, di commettere errori, di prendere impegni… L’adulto ha le paure esistenziali della solitudine e della morte. È normale quindi che ogni paura sia nella propria età. Il guaio incomincia quando non si sono superate le paure proprie dell’età. Per esempio l’adolescente che ancora ha paura di essere abbandonato; così per l’adulto che ha paura di essere differente, di essere abbandonato o di prendere degli impegni. È necessario aiutare il superamento delle paure. Per quelle dell’adulto ci dovrebbe pensare la capacità di amare e l’impegno di avere buone relazioni.

La tirannia degli istinti e l’equivoco della spontaneità

È proprio dell’adulto lasciarsi guidare dalla ragione e dalla volontà. Se egli obbedisce ciecamente all’impulso degli istinti, non è più libero. Se tutte le volte che uno ha delle voglie (fame, sete, fumare, parlare, muoversi, accarezzare, possedere…) le soddisfa, non è più padrone di sé. C’è differenza tra spontaneità e libertà. Mi viene sonno spontaneamente, ma sono. costretto a dormire. Sono libero quando decido, per un motivo superiore di non dormire. Non è seguendo il richiamo della spontaneità che si è liberi, ma è pilotando l’energia della spontaneità che si diventa uomini liberi.

La schiavitù della colpa

Forse oggi questa espressione suona male, ma è necessario ricuperarne il valore. Il peccato c’è e in alcuni momenti ci sentiamo incapaci di fare il bene, come per es. chiedere perdono o dare perdono. E così via. E ora vediamo come agire in uno stile di vita libera. 

Un adulto sa governarsi secondo una scala di valori

La vita si compone di numerosi elementi di diverso valore. Il che ci obbliga a continue scelte e a farne un concetto di importanza relativa: onestà, religione, avanzamento professionale, famiglia, denaro, rango sociale, bellezza fisica, sicurezza, figli, amore a Dio, il prossimo, lo sport ecc. È estremamente utile stabilire una classificazione, poiché il sistema dei valori adottato, diventa una norma in tutte le scelte della vita.

Rendersi indipendente o autonomo

Il bimbo non possiede ancora sufficiente personalità per imporsi una linea di condotta; prima di agire guarda gli altri e cerca di fare come fanno tutti. L’adulto invece cerca di essere indipendente nel suo comportamento. Mentre può essere lodevole imitare il buono negli altri, è infantile lo scimmiottare gli atteggiamenti di moda o adattare acriticamente il comportamento degli altri. Ciò non significa essere anticonformisti ad oltranza, ma rendersi indipendenti e non avere eccessiva preoccupazione di quello che dicono gli altri.

Impegnarsi in amore

Talvolta si crede che essere liberi significhi non essere obbligati a nulla, non avere legami con qualcuno. Libero, direbbe il Casanova fine 900. Ma libertà vera è amare, avere una storia d’amore profonda e duratura. Al punto che possiamo dire che una persona è libera nella misura in cui si lega a qualcuno.

 

 

Avere il senso di responsabilità

Un adulto porta in sé il senso della responsabilità, cioè il coraggio di accettare la propria vita e dire di sì a tutte le sue esigenze. È responsabile colui che prende la sua parte di peso, di felicità e di sofferenza, che dà alla sua vita uno scopo e aiuta gli altri a fare lo stesso. Le evasioni davanti alle responsabilità potrebbero essere lo scoraggiamento, cioè rassegnare le proprie dimissioni; la leggerezza e gli entusiasmi fatui; il disfattismo e l’infantilismo.

Per coltivare il senso di responsabilità è importante conoscere la portata delle proprie responsabilità ossia guardare attentamente persone e cose che ci circondano. L’adulto misura i propri limiti e la difficoltà del compito da affrontare. Accetta la situazione concreta nella quale si viene a trovare senza cercare scappatoie infantili. È l’amore che dona coraggio e realismo. Ed è anche importante costruire con solido ottimismo. È proprio dell’adulto responsabile essere portatore di gioia. Ciò è profondamente cristiano.

 

 

Verso la scelta vocazionale

Come si è visto la formazione della persona porta alla maturità e quindi ad una scelta lucida, libera e responsabile. Prima scuola formatrice rimane la famiglia, come luogo privilegiato dell’evolversi delle tappe di crescita. In questo cammino si riscontrano altri elementi essenziali.

 

 

La maturazione affettiva

In seno alla famiglia si compie la prima sintesi dell’affettività che è l’insieme dei sentimenti consci ed inconsci che l’individuo ha verso se stesso, verso gli altri e il mondo in genere. È il sentirsi adeguato, lo star bene, avere buoni rapporti. Lo si può imparare solo in famiglia, con l’aiuto poi della scuola e della catechesi. Attraverso gesti concreti di tenerezza, che io definisco come la capacità di un fiducioso e accogliente abbandono all’amore.

 

 

L’educazione alla castità

Oltre la prima tappa, individuata nell’integrazione affettiva, si giunge all’educazione sessuale. È un momento di apprendimento non solo teorico, ma soprattutto esperienzale. Semplificherei il tutto, dicendo che la migliore educazione sessuale proviene dall’amore sponsale dei genitori. Il loro volersi bene, il dono di se stessi rimane l’elemento irrinunciabile della sessualità. Dopo l’esempio è necessario portare l’individuo a conoscere il suo self-control. E questo dall’inizio: la rinuncia ad una caramella, ad un gioco superfluo prepara alle rinunzie più grandi dell’età seguente. Come si fa a dire ad un giovane che deve rispettare la sua ragazza (e viceversa) quando si è concesso tutto, senza limitazioni? È assurdo, come storia insegna.

Il controllo di sé e delle proprie istintualità porta così l’individuo alla comprensione della parola rinuncia, oggi abbandonata. E alla comprensione che la castità non è solo rinuncia o privazione, ma è parte integrante della crescita e dello sviluppo dell’individuo. È la regolazione consapevole, gioiosa per quanto possibile, dell’amore.

È possibile tutto ciò in famiglia? Ecco il punto. Direi che la nuova evangelizzazione della famiglia sta nel ricupero di queste risorse. La vocazione parte da lì. Dal concreto di un amore sano vissuto in casa, con genitori possibilmente uniti e fedeli, con un clima disteso e appagante.

A questo è chiamata, per vocazione, la nostra attività pastorale!