N.01
Gennaio/Febbraio 1998

Nell’obbedire è la nostra gioia

Si sono appena spente le luci che hanno illuminato il nostro convegno nazionale di studio e mi viene spontaneo aprire questo editoriale collegando – cosa per altro non difficile – il tema del convegno col tema della Giornata alla quale è “consacrato” questo numero monografico.

 

Nell’obbedire è la nostra gioia

Dire al Signore “tu sei la mia gioia” è fargli un discorso da innamorati è dirgli quello che si dicono gli innamorati quando sentono che proprio quella storia d’amore li riempie così tanto da non pensare neanche lontanamente ad altro come sorgente della propria gioia. Ed è proprio questo tipo di gioia che chiama con sé, la esige – come fatto del tutto naturale – l’obbedienza: metto la mia libertà dentro alla storia d’amore che più d’ogni altra sento che mi rende libero. Insomma l’obbedienza è l’amore che tifa libero! D’altra parte questa storia d’amore non avviene “tra pari” (ogni storia d’amore nasce dal bisogno di donare ciò che l’altro non ha e di ricevere ciò che l’altro ha più e meglio di noi…): avviene tra un Dio che conosce perfettamente l’uomo e un uomo che non conosce né Dio né l’uomo: eppure deve diventare Dio vivendo pienamente la propria esperienza di uomo. E si può pensare allora ad un modo più intelligente, per vivere nella gioia, di quanto non lo sia il lasciarsi fare da Dio? Ma è proprio questa l’obbedienza! Andiamo così verso la Giornata facendoci strumenti semplici e generosi di un Innamorato che vuol far giungere la buona notizia di questo amore a tutti coloro che proprio a partire da questo amore potranno dare un senso pieno alla loro vita.

 

Dominum et vivificantem

Quali aspetti, nell’anno dedicato allo Spirito Santo, interessano particolarmente l’animatore vocazionale? Rimandando, in proposito, alle due Esortazioni pontificie Pastores dabo vobis e Vita consecrata, rispettivamente ai numeri 35 e 19, mi permetto di suggerire alcune piste da inizio d’anno:

– Lo Spirito costruisce la Chiesa come unità nella diversità: è lui che suscita “diversità” e, contemporaneamente, spinge all’unità. Le chiamate al ministero ordinato e alla vita consacrata sono così doni dello Spirito alla fecondità della Chiesa e, contemporaneamente rivelazione di come ciascuno è –  singolarmente – chiamato a costruire tale fecondità.

– Riscoprire l’azione dello Spirito Santo – come suggerisce il S. Padre nella T.M.A. al n. 45 – significa riscoprire la sua concreta azione – tanto nel cuore dei credenti quanto nelle comunità cristiane – come “suscitatrice di vocazioni” per diventare a nostra volta collaboratori necessari e preziosi di tale azione attraverso l’indispensabile e relativa azione educativa. La comunità cristiana non può né deve assistere passivamente a tale azione: potrebbe accadere altrimenti quanto ci dice Gesù nella parabola del seminatore sulla Parola che non trovando il terreno fertile e accogliente non potrà portare frutto…

– La stessa riscoperta della cresima non può che essere di natura vocazionale: è il sigillo dello Spirito che configura all’agire stesso di Cristo come inviato dal Padre per la salvezza del mondo; per i cristiani ciò comporta necessariamente un deciso mettersi in cammino alla sequela del Maestro per una crescente disponibilità ad ogni tipo di chiamata, ivi compresa la chiamata alla “forma di vita” scelta dal Redentore, nel celibato e nella castità perfetta per il Regno di Dio. Tanto la preparazione quanto la celebrazione come pure il dopo-cresima sono un’occasione preziosa di annuncio, proposta ed accompagnamento vocazionale.

– Contemporaneamente, l’aver sottolineato – nell’anno dedicato allo Spirito Santo – una forte rivisitazione teologico-esistenziale della virtù della speranza, consentirà alle nostre comunità cristiane dì vivere un nuovo e vigoroso impegno vocazionale con la certezza della fedeltà di Dio. La speranza ci orienta a guardare il nostro futuro con la certezza che in esso il Signore è già presente (in Lui non c’è futuro…) e ci sta aspettando trepidando per noi e per le scelte che faremo. Andare decisamente e radicalmente verso le sue braccia tese è premessa necessaria perché ciascuno possa – nella comunità – scoprire e far crescere la propria vocazione: lo Spirito è la vera anima, la forza, il sostegno sicuro per questo cammino perché è Lui che grida nei nostri cuori “Padre!” e ci spinge a correre tra le sue braccia.