N.02
Marzo/Aprile 1998

Il CDV e il suo Direttore: il coraggio e la gioia dell’annuncio vocazionale

Con due similitudini donateci da Gesù cerco di descrivere il terreno su cui si muove questa testimonianza: Il Regno dei Cieli si può paragonare ad un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo (Mt 13,31). E ancora: Il Regno dei Cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta fermenti (Mt 13,33). Gesù ci parla del Regno dei cieli, Regno già presente in mezzo a noi, Regno a cui noi dobbiamo aderire e configurare la nostra vita e azione.

 

Con noi ogni giorno

Queste similitudini, che Gesù ci offre per descrivere il Regno dei Cieli, sono state le tracce, i percorsi su cui ho cercato di impostare l’attività, il servizio che il Vescovo mi ha chiesto come Direttore del CDV.

Questo “terreno” offre serenità, pace all’anima nello svolgere questo servizio: è la certezza che chi opera è solo lo Spirito Santo. Questo seme, questo lievito, siamo noi, quando con umiltà, serenità, senza pretese, ci poniamo al servizio del Signore, della Chiesa.

Questo seme, questo lievito è la chiamata che Dio pone nel cuore di tanti giovani affinché lo seguano in modo esclusivo, totalizzante. Questo seme, questo lievito, saranno i frutti che produrranno le nostre iniziative se fatte con questo cuore ricolmo di Speranza, di certezza che al di là delle apparenze il Signore sta compiendo, oggi, ora, miracoli, e in particolare il miracolo della “chiamata”: un grande albero, il pane lievitato e pronto per essere spezzato. Sono certo che i frutti ci saranno, anzi ci sono.

 

Collaboratori di Dio

Esistono problematiche che hanno alla radice un numero così complesso di cause che non sappiamo non solo eliminare, ma spesse volte neppure descriverne tutte. Il problema vocazionale è una di queste e l’atteggiamento di fondo da tenere è un atteggiamento di fede, nella certezza che il Signore non abbandona la sua Chiesa. Sono certo che il servizio che cerchiamo di offrire alla Chiesa è grande, è utile, è gioioso. La gioia nasce dalla certezza che cerchiamo di dare il massimo delle nostre capacità per offrire un servizio alla Chiesa in ciò che la Chiesa stessa ci chiede. Forse non ne vedremo i frutti; uno pianta, ci insegna la Sacra Scrittura, uno irriga, un altro raccoglierà i frutti, ma è Dio che fa crescere! Noi dobbiamo essere solo “collaboratori di Dio”. In questo senso uomini coraggiosi che non portano una proposta nata da uomini ma da Dio.

In questo senso ho cercato di avere sempre una massima prudenza nel fare analisi di tipo statistico. Sono utilissime, ma spesse volte producono, se lette solo in se stesse, e non in un’ottica di fede, scoraggiamenti, tristezze per il futuro. Il non vedere frutti concreti ad attività svolte con impegno può portare a sconforto, abbattimento. A noi è chiesto di lavorare, è chiesto di offrire occasioni affinché la Chiesa, i giovani incontrino il Dio vivente che parla nel cuore, perché ascoltino la Sua voce nella certezza che il Signore non abbandona la sua Chiesa, certi che il Signore chiama costantemente, chiama alla sua sequela.

In questo mio intervento non voglio offrire elenchi di iniziative promosse dal CDV o da me in quanto Direttore del CDV, ma è soltanto individuare quelle linee, quei nodi, quelle direttrici su cui ho cercato di muovere le iniziative vocazionali al di là del successo o dell’insuccesso che possono aver avuto, perché anche gli insuccessi, se vissuti nell’amore di Dio, offrono occasioni di maturazione, di crescita, di verifica, allora non sono più insuccessi ma diventano occasioni di rendimento di grazia. Il punto centrale è il non pretendere mai di vedere immediati frutti. Se poi il Signore dona dei frutti, ringraziamolo.

 

La mia Diocesi

Quella di Montepulciano – Chiusi – Pienza è una piccola Diocesi in provincia di Siena, nel sud del senese, di circa settantacinquemila abitanti. A livello territoriale è molto ampia, è una realtà composta da piccoli centri, la maggior parte di essi con attività agricole, turistiche, artigianali. Non ci sono città, né centri particolarmente grandi. Ci sono ottime vie di comunicazione e ciò comporta facili spostamenti e mobilità delle persone, sia per attività lavorative, che per studi. Ciò comporta ovviamente che i giovani dopo le scuole dell’obbligo si sgancino con grande facilità dal tessuto territoriale locale diventando alcuni pendolari, altri trasferendosi in centri che offrono più possibilità di lavoro. Questa breve descrizione geografica, fa già comprendere come le iniziative pastorali non possono avere centri principali ma occorre, anche per noi, operare con questa attenzione alle singole realtà, piccole, distanti tra loro, con tradizioni spesso diverse.

 

I “Pilastri” dell’attività

Come già detto non ha senso fare un elenco di iniziative svolte ma offrire in questa sede quelle direttrici, quei “pilastri” su cui si appoggia l’attività del CDV e del suo Direttore. Il Direttore del CDV è uomo di preghiera che offre aiuto e occasioni di incontro con Dio, è uomo di comunione che cerca di vivere questa comunione, in sé e nella Chiesa. I “pilastri” principali che vorrei brevemente descrivere sono quindi preghiera e comunione, quale fondamento di ogni iniziativa.

 

La preghiera è la sorgente

La preghiera per le vocazioni è prima di tutto comando del Signore: pregate il padrone della messe che mandi operai nella sua messe (Mt 9,38).

Il Signore ci ha offerto solo questo come modalità concreta per chiedere vocazioni. Noi non possiamo distaccarci dall’insegnamento di Gesù illudendo noi stessi che ci siano altre strade privilegiate. Tutte le nostre iniziative devono partire da questa obbedienza. È stato utilissimo e bellissimo, a questo proposito, il convegno promosso dal CNV nel ‘93 sulla preghiera dal titolo “Perché pregare per le vocazioni”. Primo atto è quindi la fedele preghiera che il Direttore e il CDV quotidianamente vivono in e per questo loro servizio.

Preghiera che diviene non solo contenuto di ogni iniziativa ma modalità ispiratrice. È nella preghiera che il Signore ci dice cosa fare e come farlo. Solo il Signore è il “costruttore”; noi siamo solo collaboratori. Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori (Sal 127,1). Riecheggia il rimprovero del Battista rivolto ai farisei e ai sadducei: dico che Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre (Mt 3,8). Dio può far sorgere “vocazioni da pietre”, come e quando vuole. A noi è chiesta una continua conversione del cuore, la nostra disponibilità all’ascolto della sua Parola, a noi è chiesto di essere suoi collaboratori (cfr. 1 Cor 3,9). Vana è la nostra opera e sterili sono le nostre iniziative se non sono guidate da questa certezza.

Preghiera è il luogo ove Dio incontra il cuore dei giovani e li chiama e propone loro quel progetto di amore che Lui ha su ogni uomo. In questo senso il CDV è organismo pastorale particolarmente attento nell’offrire occasioni di incontro con Dio nella preghiera; di formazione alla preghiera. Fondamentali per la nostra Diocesi sono gli esercizi spirituali che annualmente vengono svolti e la scuola di preghiera.

Il CDV e il suo Direttore non è “centro reclutamento” di sacerdoti o di religiosi! Vuole essere fermento, lievito, piccolo seme, che cerca di offrire occasioni in cui il cuore dell’uomo incontra il cuore di Dio e sarà Dio stesso ad indicare all’uomo la strada che Lui ha pensato fin dall’eternità perché possa realizzarsi e diventare santo.

In questa linea, fin dall’inizio di questo incarico, mi sono fatto promotore di creare una sensibilità nella Diocesi di attenzione alla preghiera per le vocazioni. Il popolo ha risposto in modo entusiasta e commovente. Persone di ogni età e soprattutto ammalati, offrono quotidianamente la preghiera, le gioie e dolori come supplica al Signore affinché invii sante vocazioni.

In tutte le parrocchie è stata riproposta l’adorazione settimanale per le vocazioni; in quasi tutte le parrocchie si sono costituiti gruppi stabili di preghiera per le vocazioni. È stato creato, inoltre, un foglio di collegamento fra i vari gruppi che sta divenendo strumento di comunione, di formazione, di linee di spiritualità.

 

La comunione è la condizione

Il Direttore del CDV è uomo che cerca di realizzare la sua presenza, e la sua azione in uno stile di comunione: Siano anch’essi in noi, una cosa sola (Gv 17,21). Comunione prima di tutto con la Chiesa e quindi concretamente con il Vescovo e tutti gli organismi pastorali della Diocesi.

Le iniziative che vengono annualmente proposte sono inserite sempre dentro il quadro generale della programmazione pastorale diocesana. Il CDV è presente nei vari organismi. Mai proporre e fare iniziative concomitanti o in parallelo ad altre, a livello diocesano. Questo aspetto di coordinamento, di partecipazione è uno degli aspetti più belli che stiamo sperimentando; questo essere lievito, piccolo seme presenti nelle varie realtà diocesane.

Comunione con i sacerdoti. La mia Diocesi è piccola e, per grazia di Dio, tra noi sacerdoti ci conosciamo tutti; non una conoscenza solo anagrafica ma più profonda. In questo senso il rapporto con i sacerdoti è stato uno degli elementi su cui ho cercato di porre la massima attenzione, perché solitamente è proprio dai sacerdoti che nasce un primo discernimento vocazionale. Nel direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri viene detto al n. 32: È esigenza insopprimibile della carità pastorale che ogni presbitero, assecondando la grazia dello Spirito Santo, si preoccupi di suscitare almeno una vocazione sacerdotale che ne possa continuare il ministero. Ho proposto questa frase con particolare attenzione a tutti i sacerdoti; è stata accolta con serenità ed è stata occasione di impegno, se non altro per un rilancio nelle varie parrocchie dei gruppi di preghiera per le vocazioni. Utili e significativi sono stati gli incontri di preghiera itineranti nelle varie parrocchie.

Il CDV non deve essere visto come organismo estraneo o che interferisca o si sostituisca alle iniziative parrocchiali ma sì inserisca in queste, in un rapporto di accoglienza del parroco in un clima di gioia. La gioia è frutto dello Spirito Santo che si sperimenta nella Comunione. Gioia che è serenità, è conoscenza, è imparare a volersi bene. Creare piccoli gesti significativi, che tessano rapporti nuovi. Ogni vocazione nasce dalla gioia dì un incontro e dell’Incontro.

Quanto dico dello stile di comunione e collaborazione con le parrocchie si è verificato anche con i movimenti. Nella mia Diocesi non sono numerosi e tutti sono inseriti nelle parrocchie. Preciso che il CDV è stato costituito chiedendo la collaborazione di tutte le realtà diocesane sensibili a questo tema e sono presenti rappresentanti di molte realtà ecclesiali. La comunione, che sempre nella Chiesa è fondamentale, lo è tanto più in questo settore e il Direttore del CDV deve tendere ad essere questa figura: prete e uomo di comunione. Sempre dentro l’aspetto della comunione voglio sottolineare una valorizzazione dei seminaristi del seminario maggiore che, presenti nei fine settimana o nei periodi di vacanza nelle varie parrocchie, coordinati, divengono una occasione di testimonianza vocazionale.

Un ultimo aspetto vorrei comunicare in questa mia testimonianza: questo servizio per me è stato una occasione particolare di crescita nella fede, un guardare con uno sguardo pieno di speranza al futuro, certo che nella misura in cui compirò con fedeltà quello che il Signore mi chiede, le vocazioni non mancheranno, Io forse non vedrò i frutti ma lo so, non sta a me dirlo, è la fede che ci dice che il Signore non abbandona la sua Chiesa. Certi che lavorare per il Signore offre davvero una dimensione dì pace e di gioia grande nel cuore, t un piccolo seme dì senapa, un piccolo pezzo dì lievito che il Signore ha posto anche nel mio cuore e che mi fa crescere in questo sguardo al futuro. Le vocazioni ci sono, crescono e il Signore sta chiamando. Non sappiamo se in queste nostre terre, ma il Signore non abbandona la sua Chiesa. Occorre anche però avere il coraggio dell’annuncio, il coraggio e la gioia di fare delle proposte chiare ai giovani, senza mezzi termini, senza ipocrisie, senza fraintendimenti, recuperare il coraggio dell’annuncio e la gioia di questo servizio. È giunto il tempo di parlare coraggiosamente della vita sacerdotale come di un valore inestimabile e come di una forma splendida e privilegiata di vita cristiana (Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis, n. 39).