N.03
Maggio/Giugno 1998

Il progetto formativo apostolico dell’Azione Cattolica è vocazionale per sua natura

Il servizio vocazionale che svolge l’Azione Cattolica si inquadra dentro alcuni precisi orizzonti ben definiti all’interno del Progetto Formativo dell’ACR: il Piano Pastorale per le vocazioni della CEI, il Progetto Catechistico Italiano, gli Orientamenti Pastorali Generali della CEI, il recente documento del Congresso Europeo sulle Vocazioni.

Sono questi degli ineliminabili punti di riferimento che intersecandosi e illuminandosi reciprocamente guidano l’animazione vocazionale degli educatori nei gruppi dell’AC. A questo proposito alcune parole di precisazione: l’Azione Cattolica per sua intrinseca natura è chiamata a fare proprie le linee pastorali della CEI e quindi a servire ogni piano, essendo inoltre l’AC realtà eminentemente educativa presta una particolare attenzione all’accompagnamento vocazionale dei giovani presenti in misura considerevole nei propri gruppi parrocchiali o di ambiente.

A questo proposito va ricordato che nel 1988 ha riletto, con l’aiuto del Centro Nazionale Vocazioni, il proprio Progetto Educativo e l’ha specificatamente orientato al servizio del Piano Pastorale per le Vocazioni[1]. L’AC serve l’orientamento vocazionale dei giovani presenti nei gruppi associativi, vivendo con tutta la comunità, i momenti di vita liturgica e caritativa della medesima, promuovendo all’interno dei suoi gruppi degli itinerari differenziati di catechesi che facendo perno sul Documento Base, sul Progetto Catechistico Nazionale, sui catechismi CEI, intendono promuovere, come hanno richiesto i Vescovi Italiani nella “Lettera per la riconsegna del testo: “Il rinnovamento della catechesi” al n. 7, progetti educativi e catechistici più personalizzati.

All’interno quindi di un servizio globale all’educazione alla fede l’AC prepara a vivere i momenti di scelta e di orientamento vocazionale. Ciò avviene a partire dalle occasioni più piccole e feriali della fanciullezza per arrivare poi ai giorni in cui già da preadolescenti si è chiamati a fare delle scelte che orientano per sempre la propria vita, quali: la scelta di continuare a studiare o iniziare a lavorare dopo la terza media, il tipo di scuola superiore da fare, l’aprirsi o meno ai primi rapporti affettivi. L’educazione all’orientamento vocazionale della propria esistenza è un atteggiamento da acquisire durante l’iter formativo dell’Iniziazione Cristiana e il percorso di educazione alla sequela di Gesù, dell’adolescenza.

 

L’itinerario vocazionale in AC

Alla luce di queste considerazioni è ora possibile illustrare l’operato specificamente vocazionale dell’AC. L’itinerario vocazionale in AC ha come mete:

– dono di sé

– responsabilità

– rapporto personale con Cristo

– vivere la Chiesa

 

I principali obiettivi perseguiti sono:

* dall’accettazione di sé alla scoperta della propria “vocazione” personale, e più precisamente abbiamo:

il ragazzo

* scopre la propria persona come valore e come dono,

* scopre il suo rapporto con gli altri,

* si apre al rapporto con gli altri,

* scopre il suo essere figlio di Dio,

* scopre e conosce Gesù, specialmente nella vita liturgica e nella carità, come persona che gli parla e lo coinvolge,

* affronta i perché della vita e li confronta con le risposte di Cristo (capacità di interrogarsi e di “leggere”),

*  scopre il rapporto di amicizia con Cristo e lo vive specialmente attraverso la vita sacramentale, la preghiera, la carità,

* vede Cristo presente nei fratelli e negli avvenimenti,

* testimonia con l’adesione personale la chiamata di Cristo,

*  scopre e vive la chiamata ad essere membro vivo della Chiesa, a somiglianza di Maria,

* scopre e vive la chiamata alla costruzione della Chiesa,

* vive la comunione dentro il gruppo e nella comunità cristiana,

*  scopre la presenza di Dio nel mondo,

* collabora alla edificazione di questo Regno e sa chiedere perdono delle proprie mancanze, dei propri peccati imparando a rialzarsi e a riprendere il cammino attraverso il dono del Sacramento della Riconciliazione,

*  inizia ad intuire quella che potrà essere la propria vocazione,

* si sente soggetto attivo di scelte,

* inizia a conoscere un progetto di vita personale, alla luce della Parola di Dio e della Chiesa, acquisisce la capacità di ascolto del Signore, di se stesso, della vita, della storia, degli altri, della propria chiamata,

* scopre grazie anche all’aiuto spirituale e personale e alla direzione spirituale, lo stato di vita al quale Dio chiama personalmente, nella comunità.

Questi obiettivi educativi vengono perseguiti all’interno di un cammino di vari anni (circa 12) attraverso itinerari educativi differenziati costruiti sui catechismi della CEI (i singoli volumi del catechismo CEI per l’Iniziazione Cristiana dei ragazzi e per l’educazione alla sequela di Cristo dei giovani sono proposti ai ragazzi attraverso le loro tre dimensioni fondamentali: quella battesimale crismale, quella eucaristica ecclesiale, quella penitenziale morale) in vista dell’edificazione di una personalità incentrata su Cristo.

Forti e serene personalità cristiane che hanno fatto un paziente cammino in una comunità parrocchiale possono oggi riuscire a porsi criticamente dinanzi alla cultura edonista e individualista imperante e saper fare dono a Dio e alla Chiesa della propria vita, della propria purezza, della propria verginità, in risposta ad una precisa chiamata di Dio. Sovente il giovane percepisce la chiamata ma è incapace di rispondervi positivamente perché troppo forte la tentazione a confondersi con la massa, ad essere uguali a tutti. Quando limitata è l’esperienza di Dio difficile è vincere la paura di “sciupare” la propria vita consacrandosi.

È fondamentale aiutare l’edificazione di persone ricche di una bella spiritualità cristiana continuamente nutrita dalla vita mistica. Questo è un convincimento molto ben radicato in AC che porta conseguentemente i suoi itinerari educativi ad essere di coinvolgimento personale ma poveri di sentimentalismo, ricchi di stupore e di meraviglia ma alieni dal sensazionalismo, educanti più alla bellezza della vita quotidiana e della sua croce che all’evento eccezionale. Stimolanti ad un’esperienza piena di Dio con il cuore e la testa, con il sentimento e l’intelligenza.

Si educa in AC a possedere una spiritualità cristiana quale identità personale “risignificata” attorno a Gesù Cristo [2] quale conoscenza del cuore di Dio e della sua passione per la salvezza di ogni persona. Si educa a ricomprendere e riorganizzare la propria vita a partire dalla decisione totale per Gesù Cristo e per la sua causa. La spiritualità in AC è promossa quale stile di vita e auto-consapevolezza riflessa di questo stile[3].

 

La spiritualità del laico apostolo in AC

La spiritualità del laico è definita ed espressa nei suoi tratti costitutivi nel decreto del Concilio Vaticano II sull’Apostolato dei laici al n. 4 che l’AC pone a pietra miliare della propria spiritualità. Poche righe nelle quali è tratteggiato il volto di una spiritualità propria dei laici, avente il suo cuore in una sintesi vitale di tutte le esperienze quotidiane di un laico intorno a Cristo. Esperienza, attività non giammai di per sé allontananti dal Signore ma bensì a loro modo arricchenti e potenzialmente capaci di far crescere e di andare sempre di più incontro al Signore che viene.

Si afferma:

“Siccome la fonte e l’origine di tutto l’apostolato della Chiesa è Cristo, mandato dal Padre, è evidente che la fecondità dell’apostolato dei laici dipende dalla loro vitale unione con Cristo (…).Questa vita di intimità con Cristo si alimenta nella Chiesa con gli aiuti spirituali comuni a tutti i fedeli (…), e questi aiuti i laici devono usarli in modo che, mentre compiono con rettitudine gli stessi doveri del mondo nelle condizioni ordinarie di vita, non separino dalla propria vita l’unione con Cristo, ma compiendo la propria attività secondo il volere divino, crescano sempre più in essa. Su questa strada occorre che i laici progrediscano, con animo pronto e lieto, nella santità, cercando di superare le difficoltà con prudenza e pazienza. Né la cura della famiglia né gli altri impegni secolari devono essere estranei alla spiritualità della loro vita”[4].

Quella del laico di AC è quindi una spiritualità unificante, integrante tutti gli aspetti della vita, proponente un’identità cristiana personale armonica e sinfonica, aperta e pronta a seguire il Signore ovunque Egli voglia. È questa la meta dell’educazione cristiana in AC: far incontrare Cristo, amarlo ed avere il coraggio di seguirlo ovunque egli voglia condurre, dentro un’aula di un parlamento o in un oratorio, in famiglia o in città o nella più sperduta missione in Asia.

 

 

 

Note

[1] Cfr. AA.VV. ACR: Quale pastorale vocazionale?, AVE, Roma 1989.

[2] Cfr. G.TONELLI, La spiritualità della vita quotidiana, LDC, p. 24.

[3] Ivi.

[4] Cfr. Apostolicam Actuositatem, n. 4.