La conversione: punto di partenza e di verifica di una ricerca vocazionale
La parola “cambiamento” nell’attuale contesto culturale, sembra non aver più presa sulle coscienze, specie nelle nuove generazioni. Il ritmo della vita ha insinuato l’idea che tutto si giochi in decisioni immediate, azioni rapide, tutto e subito senza grossi stravolgimenti. L’io frantumato e depistato non riesce a guardare al futuro e quindi a progettare il nuovo e a realizzarlo impiegando idee, energie, mezzi e tempi. La decisione di fede e la conversione, con il suo carattere perentorio e definitivo, in quanto impegna tutta la persona in tutte le sue dimensioni e dinamiche, appare dunque oggi più che mai faticosa, carica di conflitti e quindi improponibile. Nell’ambito ecclesiale l’idea di cambiamento viene espressa con questo termine denso di contenuto anche se logorato dall’uso: “conversione”. È la traduzione del temine neotestamentario metanoein, che a sua volta traduce l’ebraico shúb, radice semitica che indica semplicemente voltarsi, tornare sui passi e, solo di conseguenza, convertirsi: l’enfasi viene posta sull’idea di rovesciamento. Il termine greco metanoein vuole precisare questo rovesciamento: contiene due radici di cui la prima, come l’ebraico, indica capovolgimento, mentre la seconda ci dice che cosa viene sconvolto, il noús, cioè il cuore più profondo, il fondo spirituale.
Conversione: un incontro che cambia la vita
Si tratta dunque di uno sconvolgimento interiore, di una rivoluzione che l’inflazionato termine conversione non rende con forza sufficiente. Conversione è dunque lasciarsi sconvolgere per voltarsi verso qualcosa o qualcuno; un cambiamento radicale con il quale si torna sui propri passi per imboccare una nuova direzione.
Secondo il CdG/2 “convertirsi significa volgersi verso Dio anziché verso noi stessi, accogliere e vivere la sua Parola, vendere la propria sapienza per scegliere e fidarsi della sapienza di Dio; scambiare ciò che si possiede che è ben poco, con una ricchezza alternativa, con un tesoro prezioso, anche se nascosto (Mt 13,44-46)”[1]. Il cambiamento in questo caso nasce dalla decisione di fede suscitata dall’incontro con Cristo e il suo evangelo, per un itinerario di progressiva integrazione di tutti gli aspetti della persona nella volontà di vivere per Dio, alla sequela di Gesù. Il centro della missione di Gesù è l’annuncio del regno di Dio. L’uomo di fronte a Gesù è il “chiamato” a far parte del regno. E la chiamata esige una risposta in termini di conversione-cambiamento, nel senso, appunto, di voltarsi, tornare sui propri passi.
L’evangelista Marco sin dalle prime battute mette sulla bocca di Gesù questo annuncio: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo” (Mc 1,15). È evidente che l’evento (la vicinanza del regno), chiaramente enfatizzato nel testo marciano, è il cuore della fede cristiana, e precede le esigenze: la conversione e la fede. In Gesù di Nazaret il regno irrompe ed entra nella storia degli uomini[2], a tal punto che entrare in esso coincide con l’essere suoi discepoli e il discepolo deve coraggiosamente cambiare il baricentro della sua vita: non più se stesso, ma Gesù[3].
Così la conversione avvia dinamiche di esodi, cammini reali di liberazione, relazioni e consapevolezze nuove. Conversione è dare spazio allo Spirito che riversa nei cuori l’amore di Dio, forza irresistibile che ci fa accettare il giogo del continuo morire a noi stessi (al peccato) per rinascere a nuova vita (cfr. Rm 6,4; 2 Cor 5,17; Col 3,9-10).Carne/spirito, uomo vecchio/ uomo nuovo, morte/vita, schiavitù/liberazione, possesso/dono, individualismo/comunione, è il superamento e la dinamica pasquale che si assume non come un obbligo morale ma come conseguenza della chiamata all’esistenza nuova. La rinunzia alla vita della carne, al peccato, alla schiavitù dell’idolatria di sé, e l’accoglienza della vita secondo lo Spirito, che crea l’uomo adulto e lo associa ai “rinati” per una collaborazione attiva all’avvento definitivo del regno di Dio, è il frutto che scaturisce spontaneo dall’apertura all’amore di Dio, dall’accettazione dell’atto ricreativo dello Spirito in Cristo Gesù. Conversione è allora imporsi la legge dello Spirito, la nuova legge del cristiano, cioè fare vivere Dio-Amore in se stessi in un continuo essere interpellati per una risposta di pienezza di vita. È lo Spirito che “ristruttura la nostra personalità offrendole un nuovo centro e un solido fondamento, la vita stessa di Gesù. Lo Spirito fa incontrare Gesù: l’orientamento di vita che ne scaturisce diventa punto di unificazione della personalità e criterio per ogni scelta e decisione. Uomini e donne nuovi sono allora giovani vivi, ricchi di umanità, piegati fino in fondo al servizio e all’amore, alle prese con i problemi, le difficoltà, gli entusiasmi e le incertezze di ogni giorno, che si affidano e fanno riferimento esplicito a Gesù di Nazaret e al suo progetto di vita, radicati dal suo stesso Spirito su di lui, roccia indistruttibile”[4]. Se dunque la conversione è un elemento essenziale della vita cristiana è perché a monte di essa c’è una chiamata sotto forma di “notizia-bella”, apportatrice di novità. Da qui la fatica a cui è sottoposta da sempre la comunità cristiana nel tenere in relazione dinamica questi due elementi costitutivi: vocazione e conversione, evangelo e vita nuova.
I tratti della conversione: un percorso vocazionale
Il Progetto Catechistico Italiano con lucida chiaroveggenza mette in risalto e tematizza questo imprescindibile parametro di riferimento del cammino di fede. Nella struttura complessiva del CdG/2 Venite e vedrete, complemento inseparabile del primo Io ho scelto voi, dove in prospettiva vocazionale si “vuole guidare i giovani a maturare un convinto cammino di discepolato di Cristo, al fine di aiutarli a compiere le loro scelte alla luce del progetto di vita che è il Vangelo”[5], quello della conversione è in filigrana il tema che trasversalmente impronta e caratterizza il testo[6]. Ne è quasi l’esigenza di fondo: “Proprio perché la venuta del regno rivela un volto sorprendente di Dio e dell’uomo, ne segue la necessità – da parte di chi lo accoglie – di un radicale cambiamento, che è insieme un capovolgimento della propria mentalità e del proprio agire, una conversione; un credere vero l’annuncio dell’evento e un affidarsi a quello stesso evento. La conversione è la risposta a un annuncio che allarga il cuore dell’uomo: in Gesù è apparso in tutta la sua profondità l’incredibile e sorprendente amore di Dio verso di noi, verso l’uomo, ogni uomo. E’ questo l’annuncio da accettare, del quale fidarsi e sul quale modellarsi”[7]. Questa attenzione del testo può essere chiaramente valorizzata in vista di un percorso vocazionale originato e verificato non solo a partire dal tema generale della conversione ma soprattutto dalle mete ivi prospettate. Infatti il CdG/2 non si sofferma soltanto a dire che “l’incontro con Cristo cambia la vita, la rende nuova”[8], ma si preoccupa anche di delineare e di proporre ai giovani dei parametri che permettano loro di dimorare nella conversione e verificarne la reale incidenza esistenziale. Così, in 5.1: Spogliàti dell’uomo vecchio, nel delineare i tratti fondamentali dell’uomo convertito, si snoda un itinerario educativo vocazionale che va dal passaggio dalla vecchia alla nuova condizione in cui si trova il discepolo per la sua adesione a Cristo: “dalla morte alla vita, dalla schiavitù alla libertà, dal chiuso dell’egoismo e dell’indifferenza agli spazi aperti della carità”[9], alla sua vocazione particolare nella chiesa come risposta adulta al dono dello Spirito: “con la ricchezza e la novità dei suoi doni, lo Spirito offre a ciascuno lo spazio per seguire la propria vocazione, esprimere la propria originalità ed esercitare il proprio servizio”[10]. Questi i tratti salienti:
– la presa di coscienza del primato dell’amore illimitato e indefettibile di Dio nella propria esistenza: “L’uomo animato dallo Spirito non sta davanti a Dio nel timore e nella paura ma nella libertà. Sa di stare a cuore a Dio…”[11];
– l’accoglienza della sequela di Cristo come significativa per la propria esistenza umana: “La novità per l’uomo non consiste nelle cose che egli può inventare, produrre, mettere sul mercato, godere… Consiste nella novità che è la persona stessa di Gesù: in lui e solo in lui è possibile inventare una storia nuova, una vicenda umana inedita …”[12]; e l’abbandono dell’uomo vecchio, ripiegato su se stesso e la scelta della vita secondo lo Spirito: “Uomo ‘vecchio’ è il giovane che si lascia imbrigliare dalle opere dell’egoismo:… disprezzo della propria e altrui vita, tempo vissuto nella noia, uso di droghe… libertinaggio sessuale… cecità di fronte alle tragedie umane… I giovani che vivono secondo lo Spirito ne esprimono i frutti in volontariato, servizio ai poveri… generosità di offrirsi gratuitamente”[13];
– la preghiera come dialogo filiale: “Questa confidenza di fronte a Dio, una confidenza che è obbedienza e libertà, è il segno dell’autenticità della preghiera, non più fatta di molte parole, ma di sereno abbandono”[14];
– la capacità di relazione dentro una comunità concreta riconoscendo e stimando il dono degli altri e la volontà di mettere la propria originalità nelle molteplici direzioni del servizio: “L’uomo nuovo non si appiattisce nell’ anonimato, ma riconosce e difende la propria originalità. Al tempo stesso, però, sente la passione della comunione e non fa della sua originalità un motivo per dividere, per contrapporsi o per elevarsi sopra gli altri, ma ne fa un dono per tutti, un servizio per la crescita comune”[15];
– la testimonianza franca del regno e la missionarietà: “I cristiani sono pieni di slancio e in perenne cammino missionario: testimoni di Cristo… uomini liberi e coraggiosi, obbedienti a Dio piuttosto che agli uomini (At 4,19)”[16];
– una precisa scelta vocazionale nella direzione della coniugalità o della verginità consacrata come concretizzazione di quell’amore suscitato in tutti dallo Spirito: tra i frutti della conversione della vita secondo lo Spirito il testo indica: “preparazione alla vita di famiglia, generosa risposta a una vocazione di speciale consacrazione”[17].
Così per il CdG/2 la conversione oltre ad essere punto di partenza è anche possibilità di verifica della realizzazione della chiamata cristiana in uno stato particolare di vita. Senza conversione non ci può essere vita cristiana e concretizzazione di essa in una vocazione. Non si possono proporre itinerari di animazione e di discernimento vocazionale senza prima preoccuparsi di fare una seria proposta di fede, senza dare l’opportunità di incontrarsi con Colui che fa nuove tutte le cose.
Un uomo che conosce l’essenziale della vita cristiana così ha scritto: “Al di fuori della conversione non possiamo stare in presenza del vero Dio: non saremo davanti a Dio bensì davanti a uno dei nostri numerosi idoli. D’altro lato, senza Dio non possiamo dimorare nella conversione perché questa non è mai il frutto di buoni propositi o di qualche sforzo sostenuto: è il primo passo dell’amore, dell’amore di Dio molto più che del nostro. Convertirsi significa cedere all’azione insistente di Dio, abbandonarsi al primo segnale d’amore che percepiamo come proveniente da lui. Abbandono dunque, nell’accezione forte di ‘capitolazione’: se capitoliamo davanti a Dio, ci offriamo a lui. Allora tutte le nostre resistenze fondono davanti al fuoco divorante della sua Parola e davanti al suo sguardo, non ci resta altro che la preghiera del profeta Geremia: ‘Sconvolgici (lett.: rovesciaci), Signore, e noi saremo convertiti (lett. rovesciati)” (Lam 5,21; Cfr. Ger 31,18)”[18].
Note
[1] CdG/2, 60.
[2] Cfr. ibid. 55.
[3] Cfr. ibid. 78-80.
[4] Ibid. 205.
[5] Ibid. presentazione, 4.
[6] Per alcune considerazioni circa l’accoglienza, la lettura e l’utilizzazione del CdG nel contesto del Progetto Catechistico italiano si cfr. G. RUTA, Conoscere il Catechismo dei Giovani/ 1, in “Catechesi” 7 (1994) 39-51; Id. Il Catechismo dei Giovani/2: “Venite e vedrete”, in “Catechesi” 5 (1997) 42-61.
[7] CdG/2, 60.
[8] Ibid. 202.
[9] Ibid.
[10] Ibid. 209.
[11] Ibid. 206.
[12] Ibid. 204.
[13] Ibid.
[14] Ibid. 206.
[15] Ibid. 209.
[16] Ibid. 208.
[17] A. LOUF, Sotto la guida dello Spirito, Qiqajon, Magnano 1990,17.
[18] A. LOUF, Sotto la guida dello Spirito, Qiqajon, Magnano 1990,17.