N.04
Luglio/Agosto 1998

La Lectio divina del Vangelo della vocazione con i giovani

“Il seminatore uscì a seminare” (Mc 4,3)… Con quest’immagine evangelica anche il recente documento “Nuove vocazioni per una nuova Europa” richiama l’opera pedagogica di un educatore alla fede nei confronti dei giovani che sta accompagnando nella comprensione del progetto di Dio. “Il buon seme è… il Vangelo della vocazione”. Questa potrebbe essere l’immagine che fa da sfondo alla condivisione dell’esperienza di Lectio divina che proponiamo ai giovani.

…E questo seme del Vangelo della vocazione da noi Apostoline umilmente ma con decisione è stato sparso a piene mani, senza badare allo spreco o alla paura di trovare terreni poco accoglienti, sapendo che in fondo “è Dio che fa crescere!” (1 Cor 3, 6). L’esperienza che credo continuamente facciamo, accompagnate da una fiducia profonda, è la certezza che “la messe già biondeggia” nella vita di tanti, di tutti coloro che accoglieranno questo seme della vocazione. Sempre negli incontri per i giovani, la “bella notizia della vocazione” è al cuore della proposta che facciamo, perché tutta la nostra vita di Apostoline vuole avere come centro quest’annuncio del Vangelo della vocazione.

In tutti gli incontri, in tutti gli itinerari che proponiamo, punto di partenza è la Parola di Dio perché è nella Parola che il giovane può trovare rivelata la sua vita, ed è in compagnia di essa che può liberare la sua risposta. Se ripenso ai temi proposti ai giovani in questi anni, (a dire il vero da sempre, ancor prima che io nascessi come Apostolina!), credo che anche lo Spirito si sia divertito con noi a tirar fuori “cose antiche e sempre nuove” dal gran tesoro della Parola. Ma è proprio la novità che nasce dalla Parola che interpella la vita del giovane, la mette in discussione, la provoca, la converte… la chiama e la fa mettere in cammino verso una risposta!

Pur sapendo di fare proposte esigenti, non abbiamo mai pensato di calcare la mano chiedendo di sostare lungamente per un colloquio orante con la Parola. L’incontro con Gesù, con le sue parole, con i suoi amici, con i suoi chiamati… risulta sempre imprevedibile!

Non mi propongo in questa condivisione di parlare della Lectio divina in chiave vocazionale. C’è abbastanza bibliografia in merito e grande spazio a questo tema è stato dato anche nelle pagine di questa rivista. Piuttosto voglio cercare di guardare a come sono impostati i nostri incontri e a far emergere qualcosa che possa anche essere utile per qualche altro animatore vocazionale. Spero di riuscirci! Del resto sappiamo quanta fatica e impegno richiede il riflettere vocazionalmente sulla Parola e quanto siano preziose per molti animatori vocazionali e molto seguite anche le tracce che proponiamo ai giovani e che pubblichiamo sulla nostra rivista “Se Vuoi” o nei “Campi di Se Vuoi” che pubblichiamo in collaborazione con il CNV.

Mi sembra che il primo passaggio che fa bene a me come educatrice alla fede e richiede molta disponibilità e attenzione sia proprio la preparazione ad ogni Lectio, ad ogni incontro. È questa la prima seminagione della Parola dentro la mia vita prima della chiamata a spargerla fuori. Scegliere un tema biblico da leggere in chiave vocazionale perché diventi interpellante per altri, mi provoca personalmente a una riflessione vocazionale. Quante volte preparando le tracce delle Lectio, soprattutto le domande per la parte della meditazione, ho scoperto il gusto di leggere la Parola come annuncio vocazionale nella mia vita! E quanto ringrazio il Signore per avermi chiamata a sentirmi coinvolta nell’ascoltare la sua voce che chiama in ogni brano che dovrò poi proporre ai giovani. Il Vangelo della vocazione è buona notizia, è appello che chiede una risposta mai scontata prima di tutto a me e poi ai giovani che incontrerò la domenica o durante un corso di esercizi vocazionali o un campo!

Credo veramente essenziale sottolineare l’importanza della cura nel preparare la Lectio da offrire ai giovani. Il Vangelo, la Scrittura possono essere letti da vari punti di vista. Quello che i giovani si aspettano da noi Apostoline è incontrare una lettura vocazionale della Parola. Il piccolo sussidio che mettiamo nelle loro mani perché possano pregare la Parola, nasce sempre da un’esperienza di Parola pregata!

Il primo momento della Lectio, quello della lettura e della comprensione del testo, lo si vive insieme, comunitariamente, ma già questo è un momento personalissimo e intimo. Me ne accorgo da come alcune sottolineature della Parola toccano e provocano le persone a cui sono rivolte. Ognuno ha una reazione e un sussulto differente, segno che la Parola va a visitare proprio le profondità della persona con il suo essere verità. Ed è importantissimo questo momento. Non è solo la sete di sapere intellettuale e di comprensione più grande che viene soddisfatta, ma è la sete dell’incontro con una Persona, del sentire che non solo la Parola si fa incontro al giovane ma il giovane stesso si mette interiormente in cammino verso Colui che chiama. È la scoperta sconvolgente ed entusiasmante di una Parola che “mi dice”, rivela me a me stesso, facendomi entrare nel cuore del mistero di Dio.

È poi nel momento prolungato di meditazione personale, di silenzio profondo in cui si invita il giovane ad entrare – in quel dialogo cuore a cuore in cui alcune sottolineature di attualizzazione aiutano ancora di più ad entrare in profondità e confidenza con la propria vita come luogo in cui si fa carne la Parola ascoltata -, che il Vangelo della vocazione diventa provocazione, sfida, desiderio di risposta.

Credo che questo sia veramente un momento sacro in cui nemmeno noi educatori abbiamo ben coscienza di dove abbiamo condotto i giovani che ci sono stati affidati. Lì, in quel tempo della meditazione, il Signore opera con ciascuno la profonda esperienza biblica che ha fatto vivere ai suoi amici: a qualcuno chiede la disponibilità di Abramo a partire, oppure lotta come ha fatto con Giacobbe, o ancora si rivela come pace e misterioso incontro, o sollecita domande fondamentali quali il “dove abiti?” dei primi discepoli, o spegne la sete di acqua viva al pozzo di Sicar… Immagini antiche e sempre nuove che si ripetono nella personalissima chiamata-risposta.

È in questo tempo prolungato di ascolto e confronto con la Parola che diamo la possibilità, fuori forse dagli schemi classici di una Lectio, di avere un colloquio con noi animatori. Lì dove si fa più viva la rivelazione del progetto di Dio sulla vita della persona, lì dove il confronto con la Parola fa udire la sua voce di chiamata… crediamo importante e quasi indispensabile “essere accanto”, perché ciascuno possa realmente prendere in mano la propria vita e rispondere, entrando in quella verità di sé che apre all’impegno del comprendere bene, senza equivoci o fraintendimenti, la volontà di Dio sulla vita.

Ed è poi logica conseguenza il mettersi in dialogo, nella preghiera, con quel Dio che ha parlato. Non è sufficiente ascoltare, comprendere, andare nelle profondità di sé. È importante che da quelle profondità, in cui la verità della vita si è fatta più vera, si alzi la voce per affidarsi e fidarsi di “Colui che è fedele e può fare tutto questo” (1Ts 5,24). Solo così è possibile trovare la forza perché la comprensione diventi risposta umile e credibile nel quotidiano, aperta agli orizzonti del futuro che sa riconoscere “nella volontà di Dio la propria gioia” (cfr. Sal 118,16).

Mi piace lasciare a tutti voi amici di Vocazioni uno schema di Lectio che quest’anno, nell’anno dedicato allo Spirito, abbiamo proposto ai giovani in collaborazione con d. Francesco Lambiasi. Chi meglio di Maria può fare sintesi del Vangelo della vocazione e della gioia di aver risposto alle imprevedibili proposte di Dio? La vita deve avere un centro. Con Lui tutto è facile perché impossibile.

 

 

 

TRACCIA PER LA LECTIO DIVINA

 

1. Per entrare nella Parola

Avvenga di me quello che hai detto (Lc 1,26-38).

Il racconto dell’annuncio della nascita di Gesù a Maria, è uno dei brani evangelici più conosciuti. Per questo è importante che tu lasci da parte tutto ciò che credi di sapere su questo racconto, per entrare con stupore e grande fede in questo evento di salvezza. Come a Maria, la Parola chiede “oggi” di farsi carne in te. Ma per far questo ha bisogno che tu dica sì alla proposta d’amore di Dio. Ora, come lei, anche tu puoi generare al mondo il Figlio di Dio.

26-27: Dio entra nella storia di ogni uomo, facendosi suo contemporaneo. È in un tempo concreto che Dio decide di mandare suo Figlio. L’intrecciarsi della storia di salvezza, che Dio non ha mai finito di scrivere con il suo popolo, ora giunge a compimento. La scena dell’Annunciazione si svolge in un insignificante villaggio della Galilea. Non è più la solennità del Tempio che domina questa scena (cfr. Lc 1,5-25), ma una semplice casa di un paese senza rilievo; non è più un sacerdote ad essere interpellato mentre si prepara a celebrare il culto, ma una giovane donna.

Chi è Maria? Luca ce la presenta come “vergine” e “promessa sposa”. Vergine indica innanzitutto che non c’è iniziativa umana nella nascita di Gesù, ma solo la pura gratuità dell’amore di Dio che porta a compimento le promesse. Questa condizione scelta da Maria, indica pure l’atteggiamento più grande che una persona può avere: lasciare tutto lo spazio all’azione di Dio. È proprio per la sua verginità che Maria può generare il Figlio di Dio. Maria è promessa sposa: anche lei ha deciso come vivere il suo futuro. Il nome del suo sposo è Giuseppe, della casa di Davide. Questa speciale paternità di Giuseppe inserirà Gesù nella discendenza a cui Dio aveva promesso di “costruire una casa”.

28: Il racconto centrale è dominato dal messaggio dell’angelo Gabriele. Egli si presenta con il saluto che richiama la profezia di Sofonia (Sof 3,14-17): “Gioisci, esulta, rallegrati!”: gioia incontenibile perché è giunto il momento in cui Dio mantiene le promesse, si avvicina, si rende presente all’umanità. Maria è scelta dall’amore di Dio per un compito speciale. “Il Signore è con te”, le dice l’angelo. Non è un semplice augurio, ma è la garanzia che Dio ha deciso di essere vicino a lei e in lei ad ogni uomo. Per questo Maria è “colmata di grazia”, perché è guardata dagli occhi pieni d’amore di Dio.

29: Maria comprende le parole dell’angelo e rimane turbata. Il suo è un atteggiamento naturale, normale; desidera comprendere come Dio le ha fatto grazia.

30-33: Come in molti racconti di vocazione, Dio, insieme a una proposta grande pronuncia la sua parola di sostegno: “Non temere”. E l’angelo spiega cosa Dio sta per compiere in lei. Maria sarà la madre del Messia atteso e annunciato ad Israele. Sullo sfondo delle antiche promesse si aprono orizzonti nuovi: il nome di Gesù contiene una promessa che si sta realizzando: “il Signore salva”; egli sarà grande, sarà figlio dell’Altissimo, lo si riconoscerà come Dio stesso venuto tra gli uomini.

34: Maria non chiede, a differenza di Zaccaria, come sia possibile la nascita di Gesù, ma come essa avverrà. La verginità di Maria non è un dato biologico: prima di tutto è espressione della sua radicale povertà e disponibilità di fronte al progetto di Dio. La domanda di Maria serve per spiegare come avviene l’azione impossibile di Dio.

35: Dio opera ciò che è umanamente impossibile donando all’uomo il suo Spirito. Lo Spirito, presente all’inizio della creazione, è ora il protagonista della nuova creazione; Lui che copriva con la sua ombra il monte Sinai e che come una nube riempiva la tenda dell’Alleanza e il Tempio, ora avvolge Maria, la vera arca dell’Alleanza, il nuovo Tempio dove Dio abita.

36-37: Anche a Maria, come ad ogni credente, viene dato un segno per comprendere l’azione di Dio. Il segno è Elisabetta che nella sua anzianità e sterilità ha concepito un figlio. Maria può fidarsi: ciò che sembra impossibile agli occhi degli uomini è possibile al cuore di Dio.

38: Maria si dichiara “serva”, totalmente disposta a fare quanto Dio, attraverso l’angelo Gabriele, le chiede. Desidera fare spazio alla Parola che diventa carne in lei. Maria risponde l’“eccomi” della disponibilità e dell’accoglienza e dà la possibilità a Dio di dire quell’“ECCOMI” che da tutta l’eternità ha cercato di dire all’uomo. L’“eccomi” di Maria permette a Dio di dire in modo definitivo il suo amore per gli uomini.

Il racconto che è iniziato con l’arrivo dell’angelo termina con l’angelo che parte. L’angelo è la presenza di Dio nella parola annunciata. Quando anche noi pronunciamo il nostro “sì”, la Parola diventa vita in noi, come è stato per Maria. In quel momento l’angelo può partire per annunciare ad altri questo grande evento di salvezza che è il “sì” definitivo di Dio nella storia.

 

2. Meditazione

  • Qual’è la bella notizia che riguarda il mio futuro?
  • Come posso dimostrare che è stato proprio il Signore a comunicarmela?
  • Come l’ho accolta?
  • Quali difficoltà si frappongono alla sua concretizzazione?
  • Se non ho ricevuto ancora questa bella notizia, come mi sto preparando ad accoglierla?

 

3. Preghiera di contemplazione

Mi pongo di fronte a Gesù e come e con Maria gli ripeto più volte: “Eccomi, sono a tua disposizione, si compia in me la tua Parola”.