Il cammino verso il Giubileo attraverso la preparazione delle Giornate Mondiali di Preghiera per le Vocazioni
Che cosa resta delle Giornate Mondiali di Preghiera per le Vocazioni (GMPV) nella memoria collettiva delle nostre comunità dopo la loro celebrazione?Lo slogan! A volte, anche il manifesto che l’ha accompagnato. Molti si saranno chiesti: chi sceglie lo slogan? Con quale criterio viene scelto? Con quali strumenti si cerca di farlo “parlare” nelle nostre comunità?… Sono domande che tentano di squarciare quella “nube della non conoscenza”, che sembra avvolgere il lavoro del Centro Nazionale Vocazioni (CNV).
Rispondere a queste domande non significa voler fare dell’“archeologia”. Ma, al contrario, voler condividere tutto il lavoro di preparazione per la GMPV che non sempre appare, ma che forse vale la pena conoscere, perché può sollecitare tutti gli operatori pastorali a non fermarsi solo allo slogan o ad uno sguardo rapido del manifesto, ma a cogliere tutta la ricchezza che questi, insieme agli altri sussidi preparati dal CNV, contengono; può inoltre servire ai Centri Diocesani Vocazioni (CDV) e ai Centri Regionali Vocazioni (CRV) per assimilare un metodo di lavoro collaudato da decenni e che, adattato alle singole situazioni, può risultare di grande aiuto.
Il metodo di lavoro del CNV
La preparazione della GMPV inizia all’interno della Direzione del CNV, dove s’individua il valore vocazionale su cui si desidera puntare l’attenzione della Chiesa italiana e dove viene affidato ad uno dei suoi membri il compito di preparare una scheda sul tema scelto. Questa scheda viene presentata al Consiglio Nazionale del CNV e qui si arricchisce delle riflessioni, degli approfondimenti e suggerimenti che i membri del Consiglio, dopo un lavoro personale, condividono in assemblea. Nell’assemblea si cerca di individuare anche una frase (lo slogan) che possa sintetizzare tutto quanto è stato detto e servire da punto di riferimento per chi deve poi preparare il manifesto.
In seguito, il lavoro del Consiglio è fatto oggetto di riflessione e di studio da parte della Direzione che sceglie, tra gli slogan proposti, quello che sembra essere il più rispondente al tema della Giornata e individua, inoltre, le persone cui affidare la preparazione dei diversi sussidi della Giornata.
Come molti avranno avuto modo di notare, la busta dei sussidi che accompagna la GMPV con il passare degli anni è andata arricchendosi sempre più. Non solo della collaborazione di tanti amici che hanno saputo donare la loro specifica competenza (liturgica, catechetica, biblica, spirituale…) preparando strumenti pastorali che sono da tutti apprezzati, ma anche perché il numero degli stessi sussidi è andato sempre più crescendo. Questo non tanto per rendere più “pesante” la busta, ma solo perché si rendevano necessari per meglio rispondere alle attese degli animatori vocazionali e agli obiettivi che il CNV si prefiggeva. È questo il caso del sussidio delle “celebrazioni penitenziali” che è stato pensato per dare il nostro specifico contributo in questo anno dedicato alla riscoperta del sacramento della penitenza.
Mi piace, infine, sottolineare che il metodo seguito dal CNV fa sì che la GMPV sia veramente “vocazionale” non solo per le tematiche e le diverse proposte, ma innanzi tutto perché frutto del prezioso lavoro di comunione dei rappresentanti delle diverse vocazioni, che, nella stima e nel rispetto reciproco, non mancano mai di far emergere le diverse ricchezze.
Le GMPV e gli Orientamenti per gli anni ‘90 della CEI
Ma come vengono scelti i valori vocazionali da proporre nella GMPV? Anche un occhio superficiale e disattento, dando uno sguardo agli slogan delle GMPV degli anni ‘90, si potrà rendere conto facilmente che essi non sono stati scelti a caso, ma che sono tra loro collegati da una logica interna.
1991: “TI HA AMATO PER PRIMO”;
1992: “IO SARÒ CON TE… IL MIO AMORE È FEDELE”;
1993: “TI HA DATO TUTTO”;
1994: “TI HA DATO SE STESSO… GRATUITAMENTE”;
1995: “TI HA CHIAMATO PER NOME…”;
1996: “HO CREDUTO ALL’AMORE… ECCOMI!”;
1997: “LASCIO TUTTO. ECCOMI!”;
1998: “TU SEI LA MIA GIOIA… ECCOMI!”;
1999: “NELLA FEDELTÀ È IL MIO AMORE… ECCOMI!”
Quando agli inizi degli anni ‘90 la CEI ha proposto alla Chiesa italiana il documento “Evangelizzazione e testimonianza della carità”, nel CNV si affacciò il timore che questo decennio diventasse il decennio della “Caritas” e che le nostre comunità si limitassero a dar vita ad iniziative di carità, lasciandosi sfuggire una preziosa opportunità per riflettere sulla sorgente della carità: DIO.
Per questo, accogliendo gli “Orientamenti” dei Vescovi, il CNV si sintonizzò subito sulla lunghezza d’onda della tematica proposta, offrendo il proprio specifico contributo. Si pensò, pertanto, di dividere gli anni ‘90 in due quinquenni. Nei primi cinque anni l’approccio al tema della carità fu decisamente teologico: si voleva in questo modo liberare immediatamente la carità dagli ambiti ristretti delle nostre iniziative, sollecitando le nostre comunità a puntare lo sguardo in alto sulla sorgente della carità: “Se noi amiamo è perché Dio ci ha amati per primo”. Nel secondo quinquennio l’attenzione è stata focalizzata sulla persona, che sentendosi raggiunta dall’Amore di Dio, è accompagnata dalla comunità ad offrire una risposta radicale, gioiosa, fedele e totale.
Le GMPV e la “Tertio Millennio Adveniente”
Alla fine del ‘94, quando Giovanni Paolo II, con la “Tertio Millennio Adveniente”, ha proposto a tutta la Chiesa un cammino di preparazione al Giubileo del 2000, il CNV pur decidendo di conservare per la GMPV il riferimento al tema della carità proposto dai Vescovi italiani e la sua suddivisione nei due quinquenni, non volle, però, perdere la ricchezza dei suggerimenti offerti dal Papa in quel Documento per gli anni 97-99.
1997: Gesù Cristo e il sacramento del Battesimo
“Il primo anno, 1997, sarà pertanto dedicato alla riflessione su Cristo… e sulla riscoperta del Battesimo come fondamento dell’esistenza cristiana” (TMA, 40-41). Questa proposta del Papa ha arricchito enormemente la GMPV di quell’anno che aveva come tema: “Lascio tutto: eccomi!”.
Infatti già Paolo VI in un messaggio per la GMPV di vent’anni prima aveva affermato: “Se c’è crisi di vocazioni, non è forse perché c’è innanzi tutto crisi di fede? Nessuno segue uno sconosciuto, nessuno dà la vita per una persona che non conosce…”. Di qui l’invito forte e accorato rivolto a tutti gli educatori a condurre i giovani a Cristo. Questo primo anno di preparazione immediata al Giubileo ha sollecitato tutti gli operatori pastorali a presentare Cristo come Colui che pone ogni persona che incontra sul suo cammino “di fronte alla domanda strategica: che cosa fare della mia vita? Qual è la mia strada?” (NVNE, 17).
Siamo stati, così, invitati a tener presente che non ci può essere alcuna pastorale vocazionale veramente efficace se non a partire dalla presentazione di un Cristo “scomodo”, capace di mettere in discussione la vita di un giovane e di coinvolgerlo nell’entusiasmante avventura del suo Vangelo. “C’è un tratto unificante dell’identità di Gesù che costituisce il senso pieno dell’amore: la missione. Essa esprime l’oblatività, che raggiunge la sua epifania suprema sulla croce: ‘Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici’” (NVNE, 17).
Il ‘97 è servito, perciò, a ricordare a tutti gli animatori vocazionali che è Cristo il vero formatore, l’unico capace di plasmare nei chiamati i Suoi stessi sentimenti: “l’essere per gli altri, con il cuore di Cristo, è il volto maturo di ogni vocazione” (NVNE, 17). E tutto questo a partire dalla riscoperta del Battesimo, sacramento che dona alla vita cristiana il significato di un’esperienza responsoriale. Perché “la fedeltà al battesimo significa guardare in alto, da figli, per fare discernimento della Sua volontà sulla propria vita e sul proprio futuro” (NVNE, 16).
1998: lo Spirito Santo e il sacramento della Confermazione
“Il 1998 sarà dedicato in modo particolare allo Spirito Santo… e alla riscoperta della presenza e dell’azione dello Spirito… soprattutto mediante la confermazione” (TMA, 44-45). Tema della GMPV era: “Tu sei la mia gioia… Eccomi!”. Non possiamo dimenticare che la gioia è frutto dello Spirito (Gal 5,22) ed è segno della presenza del Signore nella nostra vita. Questo secondo anno di preparazione al Giubileo ha dato alla pastorale delle nostre comunità quel “colpo d’ali” per non affondare nelle sabbie mobili dell’iperattivismo delle iniziative, mortificando lo Spirito. Difficilmente, infatti, i giovani sapranno incamminarsi sulle strade della vocazione se non saranno aiutati dalla comunità a vivere momenti di comunione profonda con il Signore[1]: nell’ascolto, nel dialogo, nella preghiera e nel rendersi disponibili all’azione dello Spirito Santo. “La Sua presenza è sempre accanto ad ogni uomo e donna, per condurre tutti al discernimento della propria identità di credenti e di chiamati, per plasmare e modellare tale identità esattamente secondo il modello dell’amore divino” (NVNE, 18).
In quest’ottica il sacramento della Cresima non sarà più considerato come il sacramento dell’addio alla comunità e di congedo illimitato fino a data da stabilirsi, ma dovrà essere sempre più il sacramento con cui il credente “conferma” la propria disponibilità a vivere secondo il progetto di Dio[2]. “Non solo secondo le proprie aspirazioni e attitudini; non solo negli spazi messi a disposizione dal mondo; ma soprattutto in sintonia con il disegno, sempre inedito e imprevedibile, che Dio ha su ciascuno” (NVNE, 18).
1999: il Padre e il sacramento della Penitenza
“Il 1999… avrà la funzione di dilatare gli orizzonti del credente secondo la prospettiva del Padre che è nei cieli… ed è questo il contesto adatto per la riscoperta e l’intensa celebrazione del sacramento della Penitenza” (TMA, 49-50). Il tema proposto per questa GMPV era: “Nella fedeltà è il mio amore… Eccomi!”
La fedeltà di cui qui si parla prima di essere una fedeltà agli impegni assunti è innanzi tutto fedeltà alla propria identità: siamo stati creati ad immagine e somiglianza di Dio. “Se il Padre è l’eterna sorgività, la totale gratuità, la fonte perenne dell’esistenza e dell’amore, l’uomo è chiamato, nella misura piccola e limitata del suo esistere, a essere come Lui; e dunque a ‘dare la vita’, a farsi carico della vita di un altro… La vita è il capolavoro dell’amore creativo di Dio ed è in se stessa una chiamata ad amare. Dono ricevuto che tende per natura sua a divenire bene donato” (NVNE, 16). In questo terzo anno siamo stati condotti per mano al cuore di ogni pastorale vocazionale: “il dono sincero di sé” (GS, 24). L’amore è, infatti, la fondamentale e nativa vocazione di ogni essere umano[3].
In questo cammino di educazione alla fede, è estremamente importante che il giovane sia aiutato attraverso il sacramento della Penitenza e la Direzione Spirituale a sentirsi avvolto dalla misericordia del Padre e a prendere consapevolezza dei suoi limiti e della sua debolezza e dei suoi timori. In questo modo “coglierà sempre più la realtà del mistero come chiave di lettura della vita e della sua persona e potrà capire meglio il motivo di certi suoi atteggiamenti e reazioni” (NVNE, 35).
Conclusione
Questo itinerario di preparazione al Giubileo, illuminato dalle tematiche delle GMPV e dalle proposte del Papa contenute nella TMA, ha invitato tutti noi ad una profonda conversione. La crisi vocazionale che la nostra Chiesa attraversa ci interpella direttamente e ci sollecita ad interrogarci sulle nostre responsabilità, personali e comunitarie, e ad intraprendere con rinnovato vigore ed entusiasmo il nostro impegno nella pastorale vocazionale. “Usciremo dalla crisi vocazionale solo se questo processo di conversione sarà sincero e darà frutti di novità e di vita” (NVNE, 38). Non possiamo, infatti, dimenticare che “la fedeltà vocazionale d’una comunità credente è la prima e fondamentale condizione per il fiorire della vocazione nei singoli credenti, specie nei più giovani” (NVNE, 19).
Ci auguriamo che il Giubileo ormai imminente diventi per tutti i chiamati un’ottima occasione per riscoprire quanto preziosa sia la loro gioiosa testimonianza personale, convinta, coerente e perciò coinvolgente. “Si fa animazione vocazionale solo per contagio, per contatto diretto, perché il cuore è pieno e l’esperienza della bellezza continua ad avvincere” (NVNE, 34). Nel nostro impegno ci sostenga la fiducia nell’azione dello Spirito che non ci lascia mai soli, ma precede, accompagna e sostiene la nostra azione.
Note
[1] “C’è un primato della vita dello Spirito, che sta alla base di ogni pastorale vocazionale. Ciò richiede il superamento di un diffuso pragmatismo e di quell’esteriorismo sterile che porta a dimenticare la vita teologale della fede, della speranza e della carità. L’ascolto profondo dello Spirito è il nuovo respiro di ogni azione pastorale della comunità ecclesiale” (NVNE, 18).
[2] “Allo stesso modo è importante e decisivo aiutare i giovani a far emergere l’equivoco di fondo: quell’interpretazione della vita troppo terrena e centrata attorno all’io che rende difficile o addirittura impossibile la scelta vocazionale, o fa sentire eccessive le esigenze della chiamata, come se il progetto di Dio fosse nemico del bisogno di felicità dell’uomo” (NVNE, 35).
[3] “Tutta la pastorale vocazionale è costruita su questa catechesi elementare del significato della vita. Se passa questa verità antropologica allora si può fare qualsiasi proposta vocazionale. Allora anche la vocazione al ministero ordinato o alla consacrazione religiosa o secolare, con tutto il suo carico di mistero e mortificazione, diventa la piena realizzazione dell’umano e del dono che ogni uomo ha ed è nel più profondo di sé” (NVNE, 36).